Bce: Lagarde pronta a taglio tassi. Sorpresa Pil euro da Fmi: Italia peggiore del G7 nel 2025
La lettura finale del dato relativo all’inflazione dell’area euro suggerisce che la Bce di Christine Lagarde ha, in teoria, la strada spianata per procedere al taglio dei tassi nel mese di giugno.
E’ stata d’altronde la stessa Lagarde a ribadire la sua intenzione di iniziare a sforbiciare il costo del denaro dell’area euro, in una intervista rilasciata ieri ai margini della riunione primaverile dell’Fmi (Fondo Monetario Internazionale).
Nel frattempo, proprio per voce dell’Fmi è arrivata una stangata per il governo Meloni.
Se le stime sulla crescita del Pil dell’Italia del 2024 sono state confermate (al +0,7%), quelle sull’espansione del 2025 sono state riviste al ribasso in modo significativo.
Inflazione euro confermata al 2,4%, la Bce pronta al grande atto sui tassi
Oggi l’Eurostat ha confermato che l’indice dei prezzi al consumo dell’area euro relativo al mese di marzo è salito del 2,4% su base annua, come emerso dai numeri preliminari.
I numeri hanno confermato che il processo disinflazionistico, nell’Eurozona, continua, ovvero che il trend dei prezzi continua a scendere, fenomeno che è stato confermato dalla stessa presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde, nella giornata di ieri:
“Stiamo osservando un processo disinflazionistico che sta andando avanti in linea con le nostre aspettative”, ha detto Lagarde, in un’intervista rilasciata alla CNBC.
Nelle stesse ore, l’Fmi – Fondo Monetario Internazionale – ha pubblicato l’aggiornamento dell’outlook sulla crescita del Pil mondiale.
Nel complesso, la notizia è stata positiva per il Pil globale, visto che ora l’Fmi prevede una crescita del 3,2% nel 2024, meglio – sebbene di appena 0,1 punti percentuali – rispetto alle previsioni di gennaio.
Il prodotto interno lordo mondiale dovrebbe espandersi allo stesso ritmo annuo nel corso del 2025.
Nel commentare il nuovo outlook il responsabile economista dell’Fmi Pierre-Olivier Gourinchas ha sottolineato che le ultime rilevazioni del Fondo mettono in evidenza che l’economia globale è orientata a “un soft landing” che, ironia della sorte, sembra interessare più i paesi ex Usa che gli Stati Uniti stessi.
Le stime sul Pil Usa per il 2024 sono state alzate infatti dal Fondo monetario internazionale di ben 0,6 punti percentuali a una espansione pari a +2,7%, a fronte di un rialzo per l’economia dell’area euro pari ad appena +0,8% quest’anno, in ribasso tra l’altro di 0,1 punti percentuali rispetto alle stime che erano state diffuse a gennaio.
Motore di crescita del Pil mondiale, gli Stati Uniti, a fronte di una carrellata di downgrade che l’Fmi è stato costretto ad annunciare nel caso del Pil dell’Eurozona.
Pil Italia: nel 2025 il peggiore delle economie del G7
Le prospettive di crescita della Germania, prima economia e motore di crescita dell’Europa intera, sono state riviste per esempio al ribasso, per il 2024, a una espansione pari ad appena lo 0,2%, ritmo inferiore di ben 0,3 punti percentuali rispetto all’outlook precedente.
Dall’outlook è emersa anche una tranvata per il governo Meloni, visto che per l’anno prossimo il Fondo stima per il Pil dell’Italia la crescita più bassa tra le economie del G7, pari a +0,7%.
Il downgrade sul Pil dell’Italia è stato significativo, pari a -0,4 punti percentuali rispetto all’outlook di gennaio.
E l’Italia si conferma la peggiore, per l’appunto, della classe dei paesi del G7.
Il Pil della Germania è atteso infatti dall’Fmi per il 2025 in ripresa dell’1,3%: per la Francia la prospettiva è di un aumento dell’1,4%, per il Giappone dell’1%, per il Regno Unito dell’1,5%, per il Canada del 2,3%, per gli Stati Uniti dell’1,9%.
Vale la pena di ricordare che, dal Def del governo Meloni emerge una crescita dell’economia italiana pari a +1,2% nel corso del 2025.
E’ possibile dunque che il governo italiano abbia peccato di ottimismo, guardando all’anno prossimo.
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Dal nuovo outlook sul Pil dell’Eurozona, così come anche sul Pil Usa, emerge che la Bce debba essere costretta a muoversi con più urgenza rispetto alla Fed.
A tal proposito, va ricordato che, nell’ultima riunione del Consiglio direttivo della Bce di giovedì scorso, 11 aprile , Lagarde ha dato dimostrazione di coraggio e anche di indipendenza, sottolineando che l’Eurotower “non dipende dalla Fed, dipende dai dati”.
Detto questo, la storia ha insegnato a Lagarde a essere cauta, quando si tratta di rilasciare commenti sul trend dell’inflazione.
La numero uno dell’Eurotower ha così detto, nell’intervista rilasciata ieri alla CNBC che, per quanto il processo disinflazionistico vada avanti” come sperato, “abbiamo bisogno di essere un po’ fiduciosi nel fatto” che lo stesso “si muova secondo le nostre attese”.
Il commento pro-taglio dei tassi, tanto auspicato dalle colombe che da tempo chiedono a Lagarde di intervenire per blindare il Pil dell’area euro, c’è stato:
“A meno che non si manifesti un grande shock”, ha ammesso la presidente della Bce, la strada va verso “un momento in cui dovremo moderare la politica monetaria restrittiva”.
Tuttavia un attenti c’è, ed è alla dinamica dei prezzi del petrolio:
Lagarde ha detto infatti che la Bce monitorerà “molto attentamente” il trend dei prezzi delle quotazioni del petrolio, sulla scia dell’escalation del conflitto esploso in Medio Oriente.
Vero è che la reazione dei prezzi del petrolio all’attacco dell’Iran contro Israele, ha precisato, è stata “relativamente moderata” .
Ma il messaggio è che la Banca centrale europea non può permettersi di abbassare la guardia nei confronti delle conseguenze che potrebbero emergere dalle tensioni geopolitiche.
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