Fmi: Italia paese con paura spread, debito-Pil sale fino al 2029 e oltre il 140%. L’appello a Meloni
L’Fmi ha lanciato un nuovo alert sui conti pubblici dell’Italia, in particolare sul debito pubblico troppo alto del paese.
“L’Italia è una economia avanzata caratterizzata da un debito elevato, è un paese dove per tradizione esiste la preoccupazione per il mercato dei bond (dunque dei BTP) e per lo spread”, ha ricordato il Fondo Monetario Internazionale, facendo riferimento dunque al trend dello spread BTP-Bund, costantemente monitorato dai mercati internazionali.
Nel presentare il rapporto Fiscal Monitor , chiara è stata la richiesta dell’Fmi al governo Meloni, per voce di Vitor Gaspar. L’Italia lanci un “aggiustamento credibile” delle finanze pubbliche.
Debito Pil: nuovo attenti dall’Fmi. L’appello al governo Meloni
“Un aggiustamento dei conti credibile – ha sottolineato Vitor Gaspar, direttore del dipartimento conti pubblici e fiscali del Fondo monetario internazionale, – sarebbe importante per porre il debito (italiano) su una traiettoria al ribasso in modo sostenibile”.
L’appello è stato lanciato dopo che l’altro ieri, in occasione della presentazione del World Economic Outlook (WEO), l’Fmi ha snocciolato le proprie stime sul trend dei Pil, dei rapporti debito-Pil e deficit-Pil del mondo, dunque anche dell’Italia:
stime che hanno messo in evidenza quanto già il Def appena annunciato dal governo Meloni aveva decretato, ovvero la traiettoria al rialzo del debito.
Va detto che l’Fmi non vede certo crescere il debito soltanto nel caso dell’Italia visto che, così come si legge nel Fiscal Monitor, “quattro anni dopo il Covid-19, i deficit e i debiti rimangono al di sopra dei livelli precedenti la pandemia, trainati al rialzo dagli elevati tassi di interesse e dalle continue misure di stimoli” che sono state varate dai vari governi. (nel caso dell’Italia, il Fiscal Monitor ha fatto riferimento al peso sui conti pubblici del Superbonus).
“Il percorso della normalizzazione – ha scritto il Fondo Monetario Internazionale riferendosi alle economie di tutto il mondo – richiederà grandi sforzi, soprattutto nel grande anno delle elezioni”.
Il paragone tra outlook debito-Pil del Def e dell’Fmi
Non è solo l’Italia, dunque, a essere alle prese con l’angoscia del debito e del deficit: e questo l’Fmi lo ha messo bene in evidenza.
Detto questo, l’Italia continua a spiccare per essere uno dei paesi più indebitati del mondo, caratteristica che Washington non ha ignorato, sfornando un outlook piuttosto deprimente. Outlook che può essere paragonato a quello sui conti pubblici sfornato dal Documento di economia e di finanza che il Consiglio dei ministri ha approvato agli inizi del mese.
Per quanto riguarda il deficit, nel Def si legge che, “nello scenario tendenziale, l’indebitamento netto in rapporto al PIL per l’anno 2024 è previsto al 4,3 per cento, in linea con quello indicato dalla Nota tecnico illustrativa (NTI) 2024, seppur con maggiori entrate e maggiori spese per 0,4 p.p.”, mentre “per gli anni 2025 e 2026, la previsione aggiornata è più alta di 0,1. p.p. rispetto agli obiettivi programmatici, 3,7 per cento nel 2025 e 3,0 per cento nel 2026. Nel 2027, il conto delle Amministrazioni pubbliche registrerebbe un disavanzo pari al 2,2 per cento”.
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Il deficit-Pil è stimato invece dal Fondo Monetario Internazionale al 4,6% per questo anno, dunque più alto rispetto a quello previsto dal Def, e al 3,2% per il prossimo, dunque più basso rispetto a quello atteso dal governo Meloni.
Per quanto riguarda il debito, l’Fmi prevede invece un rapporto debito-Pil dell’Italia in rialzo al 139,2% nel 2024, al 140,4% nel 2025, e al 144,9% nel 2026.
Il Def di Meloni stima per il 2024, 2025 e 2026 rispettivamente un debito pubblico al 137,8%, al 138,9% e al 139,8% rispetto al Pil, valori tutti al di sotto della soglia del 140% che invece l’Italia, secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, sforerà nel biennio 2025-2026 e anche successivamente.
Le proiezioni dell’Fmi, che vanno avanti fino al 2029, sono infatti di un debito-Pil dell’Italia al 143,1% nel 2027, al 144,7% nel 2028 e al 144,9% nel 2029.
Ovvero: il debito-Pil dell’Italia non solo non scenderà nei prossimi anni, ma continuerà ad aumentare, scattando ben oltre la soglia del 140%.
Per Italia probabilità stabilizzazione debito inferiore al 50%
La traiettoria del rapporto debito-Pil dell’Italia è dunque prevista crescere dall’istituzione di Washington in modo più significativo rispetto a quanto atteso dal governo Meloni in quel Def che, pur annunciando solo l’outlook tendenziale, è stato più che sufficiente a risollevare nuovi interrogativi sulla capacità dell’Italia di evitare nel lungo periodo una nuova erosione dei suoi conti.
Ma l’Fmi non si è limitato a fare le sue solite raccomandazioni all’Italia.
Nel suo rapporto, il Fondo ha scritto che “il debito globale è atteso aumentare a un livello vicino al 100% del Pil entro il 2029” e che “l’aumento sarà guidato da alcune grandi economie (esempio, la Cina, l’Italia, il Regno Unito e gli Stati Uniti)”:
con queste parole l’istituzione ha confermato praticamente come l’Italia sia tra quei grandi attori dell’economia globale che contribuiranno a infiammare il debito di tutto il mondo, in rapporto al prodotto interno lordo.
Non finisce qui, visto che l’Italia è stata presa dall’Fmi anche come esempio di un’analisi, da cui è emersa l’altra batosta per il governo Meloni, ovvero il fatto che “la probabilità che l’Italia riesca a presentare un deficit primario necessario per stabilizzare il livello del suo debito è inferiore al 50%”.
Sono stati questi fattori che hanno portato Vitor Gaspar a ribadire, per l’Italia, “la necessità di ulteriori sforzi fiscali nei prossimi due anni”.
Spread BTP-Bund in rialzo con effetto sell off Treasury Usa
Non sono state insomma confortanti le notizie arrivate da Washington per l’Italia di Meloni, che aveva già fatto i conti con quell’outlook contenuto nel World Economic Outlook sempre stilato dall’Fmi, diffuso l’altro ieri, che vede il Pil italiano fare peggio di tutti i paesi del G7 nel corso del 2025, nel bel mezzo di una situazione in cui si aspetta ancora l’intervento salvifico, da parte della Bce di Christine Lagarde, stavolta sotto forma di tagli dei tassi.
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Rimane intanto sotto controllo quello spread BTP-Bund a cui si è riferito Vitor Gaspar nella giornata di ieri, nel commentare il caso dell’Italia dopo la pubblicazione del Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale.
Il differenziale tra i tassi dei BTP e dei Bund con scadenza a 10 anni oscilla oggi attorno alla soglia di 140 punti base, a fronte di rendimenti dei titoli di stato italiani che viaggiano attorno al 3,83%.
Non male, ma va detto allo stesso tempo che il trend ribassista dello spread Italia-Germania, che era iniziato grazie alle aspettative dei mercati per il tanto atteso taglio dei tassi da parte dell’Eurotower, si è arrestato.
A dispetto delle previsioni positive sullo spread, va messo in evidenza infatti che il differenziale è tornato a crescere nell’ultimo mese, dopo essere capitolato fino a quota 116 punti base nella prima metà di marzo.
A infettare i tassi dei BTP a 10 anni, spingendoli verso l’alto, sono state in queste ultime sessioni soprattutto le vendite che si sono accanite contro i Treasury degli Stati Uniti, sulla scia del repricing in atto sui mercati su quelle che saranno le prossime mosse sui tassi sui fed funds da parte della Fed guidata da Jerome Powell.
Oggi i tassi dei Treasury a 10 anni scendono dopo essere volati fino a oltre la soglia del 4,6%, a fronte di tassi dei Treasury a due anni schizzati anche fino al 5% a seguito delle dichiarazioni del presidente della Fed Jerome Powell.
Dichiarazioni che, per l’ennesima volta, hanno azzannato le speranze delle colombe, scatenando l’ennesimo sell off sui titoli di stato che non ha risparmiato i BTP italiani.
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