Spread BTP-Bund e tassi Italia vittime della ‘maledizione’ Superbonus. Ansia debito assilla il governo Meloni
Effetto Superbonus sullo spread Italia-Germania, almeno secondo gli analisti di Citi.
Nell’Italia costantemente alle prese con la voragine del debito pubblico, lo spread BTP-Bund a 10 anni può tornare a infiammarsi in qualsiasi momento, a seconda delle dichiarazioni che arrivano dal governo di turno e/o di segnali che presentano improvvisamente una fotografia delle casse dello Stato peggiore del previsto.
E’ quanto è avvenuto in questi ultimi giorni, in particolare ieri, quando lo spread Italia-Germania è salito fino a 142 punti base, balzando al record dal 4 marzo.
La fiammata è stata provocata dal forte rialzo dei tassi dei BTP decennali, schizzati in una sola sessione di ben 12 punti base, al 3,79%.
Oggi nuovo boom dei rendimenti, fino al 3,84%, valore superiore del 7% rispetto ai livelli della metà di marzo, dunque rispetto ai valori di poco più di due settimane fa, quando si parlava di acquisti scatenati sulla carta italiana, e di un rally esplosivo che aveva portato lo spread a capitolare anche sotto la soglia di 120 punti, al minimo in oltre due anni.
Dal 15 marzo scorso, lo spread BTP-Bund ha cambiato tuttavia direzione, schizzando di più di 17 punti base, fino ad arrivare oggi a superare anche quota 146 punti.
Nuova fiammata dello spread BTP-Bund. Citi lancia alert Superbonus
E’ vero che a correre sono stati ieri anche i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni, ricalcando un trend che è stato scatenato dagli Stati Uniti, dove i tassi dei Treasury sono volati al record degli ultimi mesi.
E’ altrettanto vero, tuttavia, che qualche analista è tornato a focalizzarsi su quelle che sono le vulnerabilità proprie dell’Italia, ravvisando in esse il motivo della tensione che è tornata a colpire i BTP.
In particolare il responsabile dello scatto del differenziale, almeno secondo gli esperti di Citi, è stato identificato nelle novità del peso del Superbonus sui conti dello Stato italiano.
In una nota ai clienti, gli analisti di Citi hanno parlato addirittura del rischio di “una tempesta perfetta per i bond dell’area euro, la scorsa settimana”, a causa dei nuovi timori legati all’impatto del Superbonus sul debito già monstre dell’Italia.
Citi ha fatto riferimento a quei numeri che hanno messo in evidenza un balzo dei crediti d’imposta immobiliari a carico dello Stato: balzo che ha portato il costo della misura sponsorizzata dal M5S di Giuseppe Conte a superare verosimilmente, come ha scritto Il Corriere della Sera qualche giorno fa, quota 200 miliardi di euro.
Superbonus ergo maledizione per Giorgetti
Una vera e propria “maledizione” per Giorgetti come l’ha definita lui stessa, e una maledizione anche e soprattutto per l’Italia, già assediata dal marchio di nazione tra le più indebitate al mondo.
Le stime sul costo più salato del Superbonus non potevano sfuggire al mondo di Wall Street.
E così Citi ha scritto chiaramente che i nuovi numeri relativi alla zavorra del Superbonus “renderanno ancora più improbabile la discesa del debito-Pil dell’Italia”, in un contesto in cui “le preoccupazioni sui conti pubblici arrivano già dalla Francia”.
Stando a quanto riportato dall’articolo di Reuters “Euro zone bonds track Treasuries sell-off, Italy spread hits one-month high“, che ha messo in evidenza il balzo dello spread BTP-Bund al record in un mese, Citi ha spiegato dunque il ritorno dei sell off sui BTP anche con la “maledizione” di Giorgetti, dunque con il Superbonus, in un momento in cui della misura del M5S si continua a parlare in modo alquanto concitato in Italia, come dimostra anche il fatto che l’hashtag #Superbonus sia tra i trend di X, in queste ultime ore.
Lo scorso 26 marzo sempre il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti aveva lanciato più di un attenti sul Superbonus, rendendo nota l’attesa per i “dati defintivi” e riconoscendo che “le sorprese purtroppo su questa vicenda non sono mancate, sempre in negativo”.
“Già il conto è salatissimo – aveva ammesso il ministro dell’Economia e delle Finanze in una conferenza stampa della scorsa settimana, successiva al Consiglio dei Ministri – Il prezzo per la finanza pubblica ed in particolare per l’onere del debito graverà per diversi anni a venire“.
Oggi, in audizione alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, Giorgetti è tornato a parlare di debito, riferendosi all’arrivo imminente del Def del governo Meloni, sottolineando che “è scontato” che l’Ue lancerà una procedura di infrazione per deficit eccessivo contro l’Italia: le dichiarazioni di Giorgetti sono state rilasciate in un momento in cui i mercati sono in ansia anche per le prossime stime sulla crescita del Pil, sul debito-Pil e sul deficit-Pil che saranno contenute nel nuovo Def del governo Meloni.
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Debito ansia costante per Meloni. E per Mazziero Research tornerà a salire
Tra l’altro, l’outlook sul debito pubblico dell’Italia non è affatto confortante.
Lo ha scritto chiaro e tondo nella sua analisi “Debito pubblico: si riparte” Mazziero Research, facendo notare che le casse dello Stato italiano sono tornate in affanno, “dopo un periodo di relativa stabilità”.
A certificarlo sono sempre i numeri:
“L’ultimo dato relativo a gennaio ha segnato 2.849 miliardi di debito, poco al di sotto dell’ammontare di fine 2023 a 2.863 miliardi. Da febbraio cambia la tendenza, portandosi decisamente al rialzo con circa 27 miliardi di aumento in base alle stime Mazziero Research di 2.876 miliardi”.
Non finisce qui, visto che “il debito continuerà a crescere anche nei mesi successivi, portandosi stabilmente sopra i 2.900 miliardi e raggiungendo una cifra compresa tra 2.934 e 2.965 miliardi a giugno”.
La società di analisi ha pubblicato a tal proposito un grafico che “presenta con una linea rossa i dati ufficiali pubblicati da Banca d’Italia, e prosegue in grigio con i valori stimati dalla Mazziero Research”.
Nel report di Mazziero Reseach è stato menzionato anche il fenomeno ben noto riassunto nell‘espressione dei BTP People, ovvero la febbre degli italiani per i titoli di stato, “in particolare BTP”, certificata dal “successo delle ultime emissioni”, inclusa ovviamente quella della terza edizione del BTP Valore.
A conferma dell’entusiasmo per i titoli “di casa”, Mazziero ha riportato i numeri relativi alla detenzione di titoli di Stato italiani nelle mani dei BTP People indicati da Bankitalia.
“Il grafico ci mostra l’evoluzione da dicembre 2022 a dicembre 2023 e si può notare come i residenti italiani – famiglie e imprese – abbiano aumentato il portafoglio di titoli di Stato italiani da 741 a 790 miliardi di euro”, si legge nel report della società.
“Questo trend positivo – spiega Mazziero Research – sembra essere spinto da un rinnovato interesse verso i rendimenti offerti da questi strumenti, percepiti come particolarmente vantaggiosi in un contesto in cui il rischio è attualmente considerato contenuto”.
Tornando allo spread BTP-Bund, va detto che non sono passati molti giorni da quando sempre Giancarlo Giorgetti ha parlato del trend al ribasso dei tassi dei titoli di stato italiani e, dunque, del differenziale, commentando con orgoglio, così come la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche il successo incassato dalla terza edizione del BTP Valore.
A mettere sotto pressione in queste ultime sessioni i titoli di stato italiani, così come i Bund e altri bond sovrani dell’area euro, è stato in generale il tonfo sofferto dai Treasury, successivo alla pubblicazione di un dato macro, nello specifico, che ha riacceso a Wall Street i timori di una Fed meno propensa a tagliare i tassi nel mese di giugno.
L’effetto dei sell sui Treasury è stato il balzo dei rendimenti, protagonista delle ultime sessioni insieme ai buy fioccati sul dollaro Usa, che non hanno frenato tuttavia la corsa dell’oro.
A questo punto, oltre all’ansia citata da Citi per il costo del Superbonus e all’effetto contagio dei Treasury, grande market mover dei BTP, nel caso dell’Italia (e dei titoli di stato di tutti gli altri paesi dell’Eurozona) sarà la prossima settimana la riunione della Bce.
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea si riunirà giovedì prossimo, 11 aprile, per annunciare la propria decisione sui tassi dell’area euro e sugli altri strumenti di politica monetaria.
Occhio a tal proposito alle indicazioni cruciali che sono emerse oggi, attraverso la pubblicazione del dato relativo all’inflazione del blocco.
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