Pil, Istat: crescita zero nel III trimestre. L’Italia di Meloni si ferma
E la crescita del Pil italiano, da motivo di vanto, si trasforma in angoscia per il governo Meloni.
Nel rendere noto il dato relativo alla stima preliminare del terzo trimestre del 2023, l’Istat ha annunciato che, nel trimestre compreso tra i mesi di luglio e di settembre, la crescita del prodotto interno lordo (Pil) dell’Italia, è stata praticamente pari a zero, sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al terzo trimestre del 2022.
Va detto tuttavia che il Pil dell’area euro, nel suo complesso, ha fatto peggio, scendendo nel terzo trimestre dello 0,1%.
Il dato relativo al Pil dell’Eurozona, diffuso dall’Eurostat, si è confermato tra l’altro peggiore anche delle attese, che avevano previsto non una crescita negativa ma una stagnazione.
Il Pil dell’Unione europea è salito invece dello 0,1%.
Pil Italia: crescita al palo nel III trim. Recessione tecnica evitata
Tornando al caso specifico dell’Italia, così si legge nel rapporto reso noto dall’Istituto nazionale di statistica (Istat):
“L’economia italiana rimane stabile nel terzo trimestre del 2023 dopo il calo fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno. Anche la dimanica tendenziale risulta stabile, interrompendo una crescita che durava da dieci trimestri consecutivi. La crescita acquisita del Pil si stabilizza perciò allo 0,7%, valore uguale a quello fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno”.
“Il risultato – ha spiegato l’Istat – è la sintesi, dal lato della produzione, di un calo del valore aggiunto dell’agricoltura, di una crescita dell’industria e di una sostanziale stabilità del settore dei servizi. Dal lato della domanda, si registra un contributo negativo della domanda al lordo delle scorte e un contributo positivo della domanda estera netta”.
L’Istat ha precisato che il terzo trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2022.
Scomponendo il dato sul Pil dell’Italia è emerso che, ad avere un impatto negativo sull’economia, è stata in particolare la domanda domestica.
Positivo invece l’impatto delle esportazioni su base netta. A fronte dell’indebolimento del valore aggiunto dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura, l’industria ha dato un contributo positivo.
L’Italia è riuscita inoltre a evitare la recessione tecnica, fenomeno caratterizzato da due trimestri consecutivi di crescita negativa, dopo che, nel secondo trimestre del 2023, il Pil aveva sofferto una contrazione pari a -0,4%.
Fatto sta che la crescita ferma dell’Italia nel corso del terzo trimestre si conferma una doccia fredda per il governo Meloni che, fin dalla sua nascita, aveva annunciato con toni trionfanti l’espansione dell’Italia da prima della classe in Europa.
Italia: Pil fermo, Francia fa meglio. Germania giù
La stangata, per il governo Meloni, è arrivata qualche mese fa, con i dati resi noti dall’Istat che hanno messo in evidenza una brusca frenata, a sorpresa, del Pil dell’Italia, nel corso del secondo trimestre di quest’anno, con un dietrofront dell’economia.
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Pubblicato oggi anche il Pil della Francia, che ha messo in evidenza un indebolimento significativo dell’economia nel corso del terzo trimestre, pari ad appena il +0,1%, rispetto al ritmo di espansione pari a +0,6% che era stato riportato nel secondo trimestre del 2023.
A pesare, sia nel caso dell’Italia che della Francia che dell’intera Eurozona, l’effetto dei rialzi dei tassi varati dalla Bce di Christine Lagarde per frenare la corsa dell’inflazione e l’erosione dei fondamentali dell’economia di tutto il mondo, azzannata in generale anch’essa dalle conseguenze di una politica monetaria restrittiva anti-inflazione, lanciata dalle varie banche centrali.
Nella giornata di ieri era stato pubblicato il Pil della Germania, relativo sempre al trimestre compreso tra i mesi di luglio e settembre.
Il dato ha alimentato il timore di una recessione per l’economia numero uno dell’Europa e dell’Eurozona, paventata da mesi.
Il Pil tedesco è sceso infatti dello 0,1% nel terzo trimestre, dopo la crescita pari a +0,1% del trimestre precedente.
Ad affossare l’economia teutonica, soprattutto la flessione delle spese per consumi, mentre un contributo positivo è arrivato dagli investimenti delle aziende per l’acquisto di attrezzature e macchinari.
Crescita zero in Italia: i commenti
Così Gabriel Debach, market analyst di eToro, in relazione ai dati del Pil italiano:
“Restiamo fermi. L’economia italiana nel terzo trimestre di quest’anno sembra destinata alla stagnazione, come evidenziato oggi dalle pubblicazioni preliminari dell’Istat, dopo un precedente trimestre di contrazione. Nonostante le aspettative fossero di una modesta crescita dello 0,1%, i mercati azionari italiani sembrano non aver reagito con preoccupazione, mantenendo invece un’atmosfera positiva durante la giornata”.
“La domanda interna italiana sta apportando un contributo negativo alla crescita economica complessiva – ha fatto notare Debach – segno sempre più evidente degli effetti sfavorevoli delle politiche restrittive adottate dalla Banca Centrale Europea sull’economia. I consumatori e le imprese stanno faticando a dimostrare quella resilienza necessaria, come invece riscontrato oltreoceano. Indicazioni di divergenze nelle preoccupazioni tra la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea (Bce) sono sempre più evidenti”.
Commento sul trend del Pil dell’Italia anche da parte dell’Unione nazionale dei consumatori, che si è così espressa, nel commento “Salvi per un pelo dalla recessione”.
“Salvi per un pelo! Dopo il calo del secondo trimestre, il pericolo della recessione tecnica è scongiurato per un soffio. Una magra consolazione! Il Paese è fermo!”, ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Ora serve una manovra coraggiosa, che metta in campo risorse ingenti per ridare capacità di spesa alle famiglie. Non ci si può accontentare di navigare a vista e restare a galla”, ha concluso il numero uno dell’Unc.
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