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Tassa extraprofitti banche, Moody’s allenta la paura. Mps corre

19 Settembre 2023 10:18

Banche italiane osservate speciali a Piazza Affari, sulla scia della nota di Moody’s, che si è detta ottimista sulla redditività del settore bancario made in Italy anche con la minaccia rappresentata dalla tassa sugli extraprofitti, decisa dal governo Meloni.

Il commento dell’agenzia di rating smorza il timore che il prelievo possa affossare la redditività dei principali istituti di credito italiani.

Moody’s boccia tassa extraprofitti ma rimane fiduciosa verso banche italiane

Sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, Moody’s si era già espressa, subito dopo l’annuncio del governo Meloni che aveva mandato in tilt i titoli del settore.

A dire la sua era stata anche la ‘sorella’ Fitch.

Subito dopo l’annuncio della tassa, contenuta nel decreto asset, diversi erano stati gli analisti che avevano lanciato l’alert sul settore, mettendo in evidenza anche il potenziale effetto dell’imposta sui titoli di stato italiani, ergo sui BTP.

Focalizzandosi sulle principali banche italiane UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bper Banca, Banco Bpm e Banca Monte dei Paschi di Siena, l’agenzia di rating Moody’s, nello specifico, aveva scritto che la nuova imposta avrebbe “ridotto sensibilmente il reddito netto” degli istituti, precisando al contempo che l’effetto su ogni banca sarebbe stato condizionato da alcuni settori, tra cui la diversificazione geografica delle entrate.

Nel suo precedente giudizio, Moody’s aveva però scritto anche che, anche con l’imposizione della tassa, “la redditività della maggior parte delle banche per il 2023, al netto dell’imposta sui guadagni straordinari stimata”, sarebbe rimasta “al di sopra del reddito netto del 2022″.

Nelle ultime ore, l’agenzia di rating è tornata a farsi sentire sull’imposta, attraverso un report dedicato ancora alle cinque banche italiane più importanti, ovvero UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, Bper e Mps, che ha confermato come la tassa sugli extraprofitti non venga poi considerata alla stregua di forte freno per la redditività degli istituti italiani.

Secondo Moody’s, infatti, “gli utili delle banche italiane rimarranno elevati nel secondo semestre del 2023”, anche nel caso in cui alla tassa non dovesse essere apportata alcuna modifica.

Che l’impatto del prelievo non sarà drammatico, l’agenzia lo ribadisce in modo inequivocabile, laddove rimarca che la tassa “non vieterà a nessuna delle cinque banche di assistere nel 2023 a un rialzo degli utili netti, su base annua”, ovvero rispetto al 2022.

La tassa sugli extraprofitti delle banche, di cui più di una volta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivendicato la paternità, rimane un temca più che caldo a Piazza Affari:

su di essa si sono espressi banchieri, ma anche associazioni, in primis l’Abi, l’associazione bancaria italiana, e anche l’Antitrust e, ovviamente, la Bce.

I tecnici del Senato hanno sollevato inoltre dubbi di incostituzionalità del balzello, e diverse sono state le critiche arrivate dal mondo dei banchieri e dell’imprenditoria.

C’è anche chi lo ha definito un “prelievo forzoso”.

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Mps corre a Piazza Affari trascinata da rumor governo Meloni

Nel frattempo, sul listino Ftse Mib di Piazza Affari, si mette in evidenza il balzo del titolo Mps-Monte dei Paschi di Siena, che svetta con un rialzo fino a +3,8%, sulla scia delle indiscrezioni secondo cui il governo starebbe pensando alla possibilità di mantenere una quota di controllo nella banca senese.

Nel caso del Monte di Stato – così noto perchè, dopo la ricapitalizzazione precauzionale del 2017, lo Stato italiano detiene ancora una partecipazione di maggioranza pari al 64% circa del capitale – più che il giudizio confortante di Moody’s sull’effetto della tassa sugli extraprofitti incidono nuovi rumor sui piani del governo Meloni.

La nota odierna di Equita mette in evidenza quanto riportato da un articolo del quotidiano La Stampa, in merito alla possibile vendita della partecipazione detenuta dallo Stato.

“Secondo l’articolo sarebbe emersa una divergenza di vedute significativa tra il Governo e Banca d’Italia. In particolare, alla luce del recupero della performance operativa di Mps, il Governo al momento avrebbe manifestato la volontà di continuare a mantenere una partecipazione di controllo nella banca o comunque di posticipare nel tempo un’eventuale uscita”.

“Da questo punto di vista, fonti interne al governo, riferiscono che la tempistica delineata con la Bce per l’uscita dello stato da Mps (ufficiosamente fissata per il 2024) sarebbe negoziabile e conseguentemente posticipabile in avanti“.

“Dall’altro lato – si legge ancora nella nota di Equita, che fa riferimento alle indiscrezioni che stanno circolando sul futuro di Mps – la Banca d’Italia premerebbe per l’aggregazione di Mps con un altro operatore industriale, spingendo in primo luogo per Unicredit”.

A tal proposito, tuttavia, La Stampa ha riportato che UniCredit “si sarebbe mostrata fredda nel considerare un’operazione con Mps, oltre a segnalare – in ottica di M&A- una preferenza verso Banco BPM”, già potenziale preda della banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel come dimostra quella fuga di notizie che, unita alla guerra in Ucraina, avrebbe impedito una fusione tra i due istituti a inizio 2022.

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“Con il governo che vorrebbe preservare la quota di controllo di Mps, non è tuttavia escluso che lo stato – attualmente al 64% della banca – non
riduca la propria partecipazione attraverso cessioni sul mercato”, si legge ancora nella nota di Equita.

“L’articolo –  conclude la nota della SIM milanese – conferma la nostra view su come l’M&A non sia necessariamente uno scenario di breve termine sulla banca, su cui invece continuerà a pesare il rischio di piazzamento di una quota da parte dello stato. Il titolo tratta con un 2024E P/TE = 0.3x”.

Giorni fa il titolo Mps era stato gelato a Piazza Affari dal dossier Unipol-Pop Sondrio.

La conferma di Unipol dei rumor riportati dal quotidiano La Repubblica avevano portato i trader a scommettere più su un matrimonio tra Pop Sondrio e Bper (di cui, anche in questo caso, Unipol è azionista di maggioranza), che non su una operazione di M&A incentrata sulla preda Mps.

Allo stesso tempo, “MoltoEconomia” de Il Messaggero aveva riferito di un piano del Tesoro volto a collocare sul mercato tranche di Mps del 10-15% per volta, a sconto.

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