Poste Italiane: tutto quello che c’è da sapere in vista dell’Opv

Conto alla rovescia per l’avvio della vendita della corposa tranche di azioni Poste Italiane da parte del Tesoro. L’autunno-inverno caldo delle privatizzazioni inizierà tra una settimana, il 21 ottobre, con l’Opv (offerta pubblica di vendita) di Poste con l’offerta di circa il 14% del capitale dell’azienda postale che fa capo al Tesoro.
I dettagli dell’Opv
In attesa delle comunicazioni ufficiali, le ultime indiscrezioni stampa vedono il Tesoro intenzionato a riservare una quota consistente dell’intero collocamento ai piccoli risparmiatori e all’interno di questa soglia una parte del 3% circa andrebbe ai dipendenti di Poste. Potrebbe essere nell’ordine del 35%, superiore al 25% che era stato destinato ai piccoli risparmiatori nel 2015 quando ci fu il primo collocamento con il restante 75% agli investitori istituzionali.
Una novità assoluta è il fatto che l’Opv di Poste sarà la prima offerta di una società pubblica in versione digitale, ossia con l’internet banking. L’offerta partirà lunedì 21 per concludersi venerdì 25. Il prezzo di vendita sarà determinato dalle quotazioni di mercato al momento dell’operazione.
Il lotto minimo per retail e dipendenti
Tra gli elementi di maggiore interesse è la quota che sarà riservata ai risparmiatori retail e l’entità del lotto minimo. Se si guarda a quanto fatto nel primo collocamento, che risale al lontano 2015, i lotti minimi furono da 500 azioni, pari a un esborso minimo di 3.375 euro, quelli intermedi di 2.000 azioni e quelli cosiddetti maggiorati da 5 mila azioni. Rispetto a 9 anni fa però il prezzo di una singola azione Poste è ben diverso, praticamente il doppio e quindi si ipotizza che il lotto minimo scenda in area 250 azioni.
Per i dipendenti il lotto minimo nel 2015 era stato fissato a 50 azioni (337 euro) e anche in questo caso potrebbe dimezzarsi a 25 azioni. Ai circa 120 mila dipendenti Poste sarà concessa anche la facoltà di utilizzare il tfr con uno sconto tra il 20 e il 30% rispetto al collocamento diffuso. In tal senso il 10 ottobre è stato siglato un accordo tra Poste Italiane e la Slp Cisl e altri tre sindacati, per dare la possibilità ai dipendenti di usare il Tfr per comprare azioni.
Inoltre, i dipendenti che sottoscriveranno l’Opv dovrebbero godere di un pacchetto bonus (bonus share) che include 120 azioni gratuite, a condizione che mantengano il loro investimento per almeno un anno.
Verso incasso da oltre 2,3 miliardi
Il Mef, che nelle scorse settimane ha definito la struttura del consorzio di garanzia e collocamento per la dismissione di una quota della partecipazione di controllo, ha precisato che continuerà a detenere una quota, diretta ed indiretta, superiore al 50%. I global coordinator dell’operazione saranno Intesa Sanpaolo, Mediobanca, UniCredit, Citi, Deutsche Bank e JP Morgan. A ricevere l’incarico di joint bookrunner sono invece stati Barclays, Bnp Paribas, Morgan Stanley, Société Generale e Ubs.
Complessivamente, a prezzi attuali (oggi il titolo viaggia oltre quota 12,8 euro), il Tesoro con tale cessione andrebbe a incassare oltre 2,3 miliardi che si sommerebbero ai 3 miliardi già raccolti quest’anno con la cessione di una quota di Eni e del Monte dei Paschi di Siena. Proprio dell’istituto senese il Tesoro ha recentemente preannunciato per bozza del ministro Giorgetti l’intenzione di cedere un’ulteriore quota entro fine anno.
L’azionariato prima dell’Opv
Tornando a Poste Italiane, il gruppo guidato da Matteo Del Fante attualmente vede lo Stato al 64,2% del capitale. Il 35% detenuto da Cassa depositi e Prestiti (controllata sempre dal Mef), mentre il ministero dell’Economia ha una quota diretta del 29,2 per cento. Sommando le quote dirette e indirette si arriva al 64,2%. Le azioni proprie sono pari allo 0,82%, mentre gli investitori individuali e istituzionali detengono quote di Poste Italiane pari rispettivamente al 12,05% e al 22,88%.
Titolo Poste non mostra segni di cedimento
Negli ultimi 12 mesi il titolo Poste si è apprezzato di quasi il 32% e ha raggiunto una capitalizzazione di oltre 16,7 miliardi. Attualmente viaggia non lontano dai massimi annui toccati a giugno sopra i 13 euro e l’imminente Opv non sembra preoccupare gli investitori. La dismissione di una quota da parte del Tesoro in teoria dovrebbe sollevare il rischio di una situazione di overhang sul titolo. Ma l’eventualità di una Opv con una quota consistente dedicata al retail dovrebbe contribuire a limitare tale rischio.