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Buy su Treasury, BTP e Bund con dati inflazione e tassi Bce-Fed. Focus spread

Pubblicato 20 Dicembre 2023 Aggiornato 21 Dicembre 2023 11:49

BTP e spread sotto la lente degli investitori, in un momento in cui la prospettiva di tagli dei tassi imminenti da parte della Fed di Jerome Powell e anche della Bce di Christine Lagarde continua a scatenare i buy sui Treasury, i titoli di stato Usa e sui debiti sovrani dell’area euro.

I tassi dei BTP a 10 anni si allontanano così ulteriormente dalla soglia del 4% bucata poco prima dell’ultimo atto del 2023 della Bce , con un calo che li porta fino al 3,6%, valore più basso in un anno.

Acquisti anche sui Bund, dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione. L’effetto è che i rendimenti a 10 anni scendono al di sotto del 2% per la prima volta in nove mesi.

Lo spread BTP-Bund segna così alle 11 circa ora italiana un lieve rialzo, per effetto del tonfo sia della ritirata sia dei tassi dei BTP che dei tassi dei Bund a 10 anni.

Il differenziale, attorno a quota 160 punti base, si riporta in ogni caso ai valori attorno a cui oscillava nei giorni precedenti il lancio, da parte del governo Meloni, della tassa sugli extraprofitti delle banche.

Inflazione: forte ritirata in Germania dell’indice PPI. Tassi Bund sotto il 2%

Market mover della giornata di oggi, in Europa, sono i dati relativi al trend dell’inflazione.

In Germania è stato diffuso l’indice dei prezzi alla produzione, sceso a novembre più delle attese.

Il dato ha segnato infatti una flessione, su base mensile, pari a -0,5%, superiore al -0,3% atteso dal consensus degli analisti, e più sostenuta rispetto al -0,1% di ottobre.

L’ennesimo dietrofront dell’indice PPI ha confermato come l’inflazione dell’area euro continui a fare dietrofront, smentendo quell’attenti ai prezzi che la presidente della Bce Christine Lagarde sta continuando a lanciare ai mercati e all’Eurozona, giudicato da molti eccessivi, se non fuori luogo.

L’attenti non convince nessuno, tanto meno i mercati, che hanno già ‘deciso’, a dispetto delle dichiarazioni rilasciate da Lagarde nell’ultima riunione dell’anno – “di tagli ai tassi non abbiamo affatto parlato” – che, a causa del rallentamento dell’economia e dell’inflazione, la Bce sarà costretta a sforbiciare i tassi, nel corso del 2024.

Le scommesse sono di un taglio ai tassi già nella riunione di marzo del 2024 della Bce con una probabilità del 50%.

Buy Treasury con scommesse Fed, ma anche Gilt post inflazione UK

Per quanto riguarda le aspettative sulle prossime mosse della Fed di Jerome Powell, le scommesse dei mercati sono ancora più dovish.

Dal CME FedWatch emerge di fatto che i trader scommettono su un primo taglio dei tassi Usa da parte della Fed, nel meeting di marzo del 2024, con una probabilità pari al 67,5%.

Per i mercati, insomma, il dado è tratto.

E stamattina si rinfocolano anche le speculazioni su una mossa da parte della Bank of England, sulla scia del dato relativo all’inflazione del Regno Unito, misurata dall’indice dei prezzi al consumo.

Il dato CPI ha messo in evidenza infatti che, nel mese di novembre, l’inflazione UK è cresciuta su base annua del 3,9%, in deciso rallentamento rispetto al +4,6% di ottobre, e al ritmo più debole dal 2021. Gli analisti avevano previsto un rialzo del 4,4%.

Va detto tuttavia che l’inflazione core misurata dal CPI core è salita del 5,1% su base annua, confermandosi decisamente superiore al target di inflazione della Bank of England, pari al 2%.

Il trend non ha impedito però ai trader di scommettere su un taglio dei tassi, già a marzo, anche nel Regno Unito.

A conferma delle nuove scommesse, la sterlina è scivolata subito nei confronti del dollaro, bucando la soglia di $1,27.

A puntare con decisione verso il basso anche i tassi dei titoli di stato UK, con quelli a 10 anni che oggi, dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione, sono scivolati di più di 10 punti base.

E stanno andando giù anche i tassi dei titoli di stato giapponesi. Quelli a 10 anni sono piombati al livello più basso dalla fine di luglio, dopo l’annuncio della Bank of Japan guidata dal governatore Kazuo Ueda, tuttora intrappolata nella politica monetaria ultradovish imperniata sui tassi negativi (-0,1%) e sul controllo della curva dei rendimenti, e ancora poco propensa ad aggredire un’inflazione la cui crescita, ai suoi occhi, appare ancora poco sostenibile.

Tornando agli Stati Uniti, i tassi dei Treasury a 10 anni continuano ad allontanarsi dalla soglia del 4%, bucata la scorsa settimana il giorno immediatamente successivo all’ultima riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria dell Fed guidata da Jerome Powell.

Da quella riunione, con cui la Fed ha confermato i tassi sui fed funds Usa al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, è emerso un dot plot che ha indicato la previsione mediana di tre tagli nel corso del 2024.

Contrariamente a Lagarde, Powell non ha inoltre rispedito al mittente le scommesse sull’arrivo di un dietrofront della politica monetaria Usa, affermando che “un rialzo dei tassi non è più lo scenario di base, così come lo era stato 60 o 90 giorni fa” e, anche, che la Banca centrale americana “ha parlato del timing dei tagli dei tassi nella riunione di oggi”.

La Bce ha mantenuto invece il punto sull’inflazione in modo decisamente più evidente.

Ma i mercati hanno deciso di snobbare le parole ancora da falco di Lagarde, iniziando a scommettere subito, anche in questo caso, sull’arrivo di tagli ai tassi, blindando così in generale i bond dell’area euro e in particolare i BTP in Italia, che hanno assistito a ulteriori ribassi dei rendimenti.

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Spread BTP-Bund: il calo dopo boom scattato con tassa extraprofitti Meloni

Riguardo ai BTP, che hanno ricevuto negli ultimi mesi più scosse dal governo Meloni, il calo dei tassi riporta lo spread BTP-Bund a oscillare attorno ai livelli a cui si trovava all’incirca nel periodo precedente all’ansia per l’Italia, e in particolare per le banche italiane, esplosa con l’annuncio della tassa sugli extraprofitti, identificata inizialmente alla stregua di un pericolo anche per i titoli di stato italiani, poi corretta con alcune modifiche che hanno blindato proprio i bond sovrani.

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La discesa dello spread BTP-Bund è impressionante, così come quella dei tassi dei BTP, se si considera che, due mesi fa appena il differenziale, a seguito della presentazione della Nadef e della manovra Meloni, si era impennato oltre la soglia dei 200 punti base.

Quelle stime sul rapporto deficit-Pil dell’Italia contenute nella Nadef di Meloni avevano fatto scattare i mercati e diversi economisti, riportando lo spread BTP-Bund e la questione eterna del debito pubblico italiano sotto la lente sia della Bce che dell’Fmi (Fondo Monetario Internazionale).

Sono stati successivamente gli annunci più clementi della Bce di Lagarde a inaugurare la fase ribassista per lo spread e i tassi dei BTP.

Prima, lo scorso 26 ottobre, quando l’Eurotower ha annunciato la decisione di lasciare i tassi di interesse dell’area euro invariati, dopo averli alzati per ben dieci volte consecutive a partire dal luglio del 2022; poi, la scorsa settimana, con l’annuncio con cui la Bce, oltre a confermare di nuovo i tassi, ha comunicato la tempistica della fine del PEPP, QE pandemico – considerato altra misura pro-BTP -, secondo alcuni economisti in modo meno aggressivo rispetto a quanto paventato dall’Italia.

Tra l’altro, vale la pena ricordare che era stata la stessa Bce a confermare come lo spread BTP-Bund fosse salito nelle settimane precedenti non tanto per la determinazione di Lagarde & Co. a non abbassare la guardia nei confronti dell’inflazione dell’Eurozona, quanto a causa delle misure annunciate dal governo Meloni con la presentazione della manovra-legge di bilancio per il 2024.

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