Fed: tassi fermi, attenti inflazione Powell e dot plot con tagli. Ultimo atto 2023
La Fed di Jerome Powell non tradisce i mercati, lasciando i tassi invariati come da attese e presentando un dot plot che preannuncia sforbiciate più ampie di quanto atteso in precedenza.
La Banca centrale americana ha lasciato fermi i tassi sui fed funds ieri, mercoledì 13 dicembre, al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, in quello che è stato il suo ultimo atto del 2023.
Fed, Powell lascia tassi fermi al 5,25%-5,5%
Su quello che accadrà in futuro, è stato lo stesso Jerome Powell ad avvertire che il quadro rimane segnato dall’incertezza, riconoscendo comunque i progressi significativi che la banca centrale è riuscita a fare nello sfiammare la crescita dell’inflazione degli States.
“La crescita dell’attività economica è rallentata in modo significativo – ha detto Powell – l’inflazione è scesa dai massimi, e questo è avvenuto senza un aumento significativo della disoccupazione. Si tratta di una notizia molto positiva”.
Non solo: a conferma del notevole rallentamento delle pressioni inflazionistiche, il banchiere centrale ha affermato che “la crescita dei salari sembra indebolirsi” e che “l’attività del mercato immobiliare si è appiattita”.
Detto questo, “considerando quanto abbiamo fatto, viste le incertezze, procediamo con cautela“, ha aggiunto Powell. “I dati che certificano il rallentamento dell’inflazione sono confortanti, ma abbiamo bisogno di assistere a ulteriori prove” che dimostrino l’indebolimento dell’inflazione.
E un’altra dichiarazione che non sarà stata affatto gradita dalle colombe è quella con cui il presidente della Fed ha detto che “siamo al picco o vicini al picco di questo ciclo” di strette monetarie. Il che significa che l’attenti all’inflazione rimane.
“Siamo pronti a ulteriori restrizioni”
Ancora peggio, il presidente della Fed Jerome Powell, nell’aprire la conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi da parte della Fed, si è così espresso:
“Saremmo pronti a ulteriori restrizioni, nel caso in cui le ritenessimo appropriate” e “manterremo la politica restrittiva fino a quando non saremo fiduciosi nel ritorno dell’inflazione al 2%”.
Insomma: “gli esponenti del Fomc non vogliono togliere dal tavolo la possibilità di ulteriori rialzi”.
Ma Powell dice anche: la Fed oggi ha parlato del timing dei tagli dei tassi
Detto questo, Powell non ha mancato neanche di rassicurare i mercati, parlando di tagli ai tassi e comunicando che “un rialzo dei tassi non è più lo scenario di base, così come lo era stato 60 o 90 giorni fa”.
E ancora, per l’appunto, riferendosi alla prospettiva di sforbiciate ai tassi:
“Questo sarà per noi oggetto di discussione, andando in avanti”, al punto che “la Fed ha parlato del timing dei tagli dei tassi nella riunione di oggi”.
Ancora meglio, il numero uno della Federal Reserve ha detto che “siamo molto concentrati sulla necessità di non commettere l’errore di mantenere i tassi a un livello elevato per un periodo di tempo troppo lungo”.
Dot plot dovish: ecco i tagli dei tassi previsti fino al 2026
I mercati si sono concentrati subito soprattutto sul nuovo dot plot sfornato dalla banca centrale.
Dal dot plot è emerso che gli esponenti del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, prevedono per il 2024 tre tagli dei tassi, ciascuno di 25 punti base.
Si tratta di una quantità di tagli dei tassi inferiore ai quattro attesi dai mercati, ma superiore a quanto era stato indicato nel dot plot precedente.
Dal dot plot aggiornato del Fomc emerge ora che, per la fine del 2024, la stima mediana punta a un calo dei tassi fino al 4,6%, in flessione di 50 punti base rispetto al 5,1% atteso nel mese di giugno.
Per il 2025, le previsioni sono di un calo dei tassi al 3,6%, rispetto al 3,9% di giugno.
Per il 2026, la stima mediana è di una ulteriore flessione dei tassi sui fed funds al 2,9%, come a giugno.
La svolta della Fed di Jerome Powell è stata messa immediatamente in evidenza da strategist ed economisti vari.
Occhio in particolare al post pubblicato su X da Nick Timiraos, capo economista per il Wall Street Journal e autore di “Trillion Dollar Triage”, che ha messo in evidenza il ‘pivot’ di Powell, riprendendo le stesse dichiarazioni rilasciate dal numero uno della Fed. Che, lo scorso 1° dicembre, aveva detto che “sarebbe prematuro..speculare su quando la politica potrebbe diventare accomodante” e che ieri ha affermato che la prospettiva di tagli dei tassi è qualcosa che inizia a vedersi” e che “chiaramente è oggetto di discussione”.
Il comunicato della Fed sui tassi
Così si legge nel comunicato del Fomc con cui è stata resa nota la decisione sui tassi Usa.
“Gli ultimi dati suggeriscono che la crescita dell’attività economica è rallentata rispetto al forte ritmo riportato nel corso del terzo trimestre. La crescita dei posti di lavoro ha moderato il passo rispetto all’inizio dell’anno, ma rimane solida, e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L’inflazione si è smorzata nel corso dell’ultimo anno, ma rimane elevata”.
“La Commissione si prepone l’obiettivo di raggiungere una situazione di massima occupazione e di una inflazione al tasso di crescita del 2% nel più lungo termine. Al fine di sostenere questi obiettivi, la Commissione ha deciso di mantenere il target dei tassi sui fed funds al 5,25%-5,5%”.
“La Commissione – si legge ancora nel comunicato – continuerà a valutare le informazioni aggiuntive e le loro implicazioni per la politica monetaria. Nel determinare fino a che punto potrebbe essere appropriata una ulteriore restrizione monetaria, al fine di riportare l’inflazione al tasso di crescita del 2% nel corso del tempo, la Commissione prenderà in considerazione l’effetto complessivo delle restrizioni di politica monetaria, il ritardo con cui la politica monetaria condiziona l’attività economica e l’inflazione, e gli sviluppi economici e finanziari”.
“Inoltre, la Commissione continuerà a ridurre i suoi investimenti in Treasury (titoli di stato Usa) e nei debiti delle agenzie che emettono titoli garantiti dai mutui, così come descritto nei piani precedentemente annunciati”.
“La Commissione è fortemente impegnata a far tornare l’inflazione al suo obiettivo del 2%”, ha rimarcato il comunicato del Fomc, che ha precisato a tal proposito che le informazioni di cui la Fed terrà conto per dare una direzione alla sua politica monetaria includono dati relativi “alle condizioni del mercato del lavoro, alle pressioni inflazionistiche e alle aspettative sull’inflazione, così come agli sviluppi finanziari e internazionali”.
LEGGI ANCHE
USA, l’inflazione rallenta ma il dato core continua a far paura
Pil Usa VS Pil euro, tassi Fed VS Bce. Outlook 2024
Pil e inflazione Usa: il nuovo outlook di Powell & Co.
Oltre all’annuncio sui tassi, ieri è stato il giorno in cui la Fed ha presentato il suo nuovo outlook sui fondamentali economici degli Stati Uniti, rivedendo al ribasso, in particolare, le proiezioni sull’inflazione.
Per il 2024 la Fed prevede ora che il suo parametro preferito per monitorare il trend dei prezzi, ovvero il PCE core segnerà un calo al 2,4% nel 2024, per poi arretrare al 2,2% entro il 2025 e centrare finalmente il target della banca centrale, scendendo fino al 2% nel 2026 (dagli ultimi dati, è emerso che il PCE core è salito a ottobre del 3,5% su base annua a ottobre).
Nell’ultimo aggiornamento di settembre, la Fed aveva stimato una inflazione più ostinata, con un PCE core al 2,6% per il 2024 e al 2,3% per il 2025.
Il Fomc ha rivisto al contempo al rialzo di mezzo punto percentuale le stime sulla crescita del Pil Usa relativa al 2023 a un ritmo annualizzato pari a +2,6%.
Per il 2024, le attese sono di una espansione del prodotto interno lordo Usa pari a +1,4%.
Il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti è atteso infine al 3,8% nel 2023 e in rialzo al 4,1% negli anni successivi.
La reazione di Wall Street dopo l’annuncio della Fed. Nuovo record per il Dow Jones
La reazione dei mercati è stata da capogiro, con i trader che si sono focalizzati subito sulle indicazioni emerse dal nuovo dot plot, il documento che presenta le proiezioni degli esponenti del Fomc, ovvero del braccio di politica monetaria della Fed, sulla traiettoria dei tassi nel lungo termine.
Il Dow Jones ha chiuso la giornata di contrattazioni del Fed Day schizzando così di 512,30 punti (+1,40%), per chiudere a quota 37,090.24 punti.
E’ la prima volta che il listino ha chiuso la sessione a un valore superiore ai 37.000 punti.
Lo S&P 500 è balzato dell’1,37% a 4.707,09, superando la soglia dei 4.700 punti per la prima volta dal gennaio del 2022, mentre il Nasdaq Composite è salito dell’1,38% a 14.733,96.
Tutti e tre i principali indici azionari Usa hanno toccato il nuovo record delle ultime 52 settimane.
Focus anche sulla dinamica dei tassi dei Treasury, che ha confermato le scommesse dovish sui tassi Usa degli operatori di mercato.
Oltre che a Wall Street, a scattare subito sono stati così anche i buy sui titoli di stato americani.
Il risultato è stato un vero e proprio crollo dei rendimenti dei Treasury, con quelli a 10 anni che hanno bucato la soglia del 4%, scivolando fino al 3,941%, valore più basso dal 10 agosto.
A capitolare anche i tassi dei Treasury a 2 anni, scesi fino al 4,315%.
L’annuncio della Fed e le parole di Powell, per quanto ancora caute sulle prossime mosse sui tassi, hanno acceso ulteriormente le speculazioni sull’arrivo di numerose sforbiciate a partire anche dai primi mesi del 2024. In particolare, la probabilità di un taglio dei tassi nel marzo del 2024 è volata nelle ultime ore al 75%.
Per l’intero 2024, anno delle elezioni presidenziali Usa, i mercati prezzano ora una carrellata complessiva di tagli ai tassi pari a ben 150 punti base.
I tagli, come emerso dal dot plot, dovrebbero proseguire nel 2025. L’outlook della stessa Fed è infatti di altri quattro tagli dei tassi nel 2025, per un valore complessivo di un punto percentuale.
Tre altre riduzioni, attese per il 2026, dovrebbero poi far scendere i tassi sui fed funds al range compreso tra il 2% e il 2,25%. Insomma, dalla Fed di Powell è arrivato per i mercati, indubbiamente, un regalo di Natale che Wall Street ha più che gradito.