Inflazione euro: target Bce 2% più vicino, per trader anche tagli tassi
L’inflazione dell’area euro continua a scendere: è quanto ha annunciato oggi l’Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione europea, comunicando l’indice dei prezzi al consumo (CPI), tra i termometri più importanti per monitorare il trend dell’inflazione dell’Eurozona.
Dal rapporto diffuso dall’Eurostat è emerso che l’indice CPI preliminare relativo al mese di novembre è salito del 2,4% su base annua, a un ritmo inferiore rispetto al +2,7% atteso dal consensus.
Il dato ha confermato come l’inflazione continui a smorzarsi, dopo il rialzo del 2,9% di ottobre.
Il CPI core è avanzato del 3,6%, meno del +3,9% stimato. Anche in questo caso l’indebolimento è stato evidente. Nel mese di ottobre, il ritmo di crescita era stato pari a +4,2%.
Inflazione: indice CPI + 2,4% a novembre
L’annuncio atteso con trepidazione dalla Bce di Christine Lagarde e dai mercati è arrivato: il ritmo di crescita dell’inflazione continua a rallentare, confermando come quelle dieci strette monetarie consecutive varate dall’Eurotower stiano continuando a smorzare la crescita dei prezzi.
Il rallentamento dell’indice CPI dal +2,9% di ottobre al +2,4% di novembre indica come il tasso di inflazione si stia avvicinando anche al target della Bce del 2%, in modo anche più veloce di quanto previsto.
Per quanto riguarda le componenti del dato, l’Eurostat ha reso noto che i prezzi dei beni alimentari, dell’alcol e del tabacco hanno segnato un balzo del 6,9%, mentre quelli dei servizi sono saliti del 4%.
Evidente il tonfo dei prezzi energetici, pari a -11,5%.
Pil Francia in contrazione, scivola inflazione Italia
Il dato relativo all’inflazione dell’area euro è stato anticipato dagli indicatori relativi a diverse nazioni Ue.
L’ottimismo sui mercati, che scommettono sulla fine della carrellata dei rialzi dei tassi da parte della Bce, è stato acceso subito stamattina dalla pubblicazione del dato relativo all’inflazione in Francia.
Il CPI armonizzato della Francia per i paesi Ue è avanzato del 3,8% su base annua, al di sotto delle attese degli economisti interpellati dalla Reuters, che avevano previsto un tasso di crescita pari a +4,1%, dopo il +4,5% di ottobre.
A fare da assist alle speculazioni dei trader sulla fine delle strette monetarie nell’area euro è stato anche (o soprattutto?) il dato relativo al Pil della Francia, diffuso stamattina, che ha messo in evidenza una contrazione del prodotto interno lordo pari a -0,1% nel terzo trimestre dell’anno.
Il trend del Pil francese è stato peggiore rispetto a quanto inizialmente reso noto con la lettura preliminare, che indicava una crescita, per il terzo trimestre del 2023, pari a +0,1%, successiva all’espansione dello 0,2% nel secondo trimestre.
A pesare sono stati gli investimenti e le spese per consumi , che si sono confermati più deboli rispetto a quanto inizialmente previsto.
Reso noto oggi anche il dato relativo all’inflazione dell’Italia, praticamente crollata, come emerge dalle stime preliminari dell’Istat. L’indice nazionale dei prezzi al consumo è sceso infatti a novembree dello 0,4% su base mensile, riportando una crescita di appena +0,8% su base annua, dopo il +1,7% del mese precedente. Il trend riportato dall’inflazione italiana ha confermato una crescita dei prezzi al al minimo dal marzo del 2021.
Immediata la reazione non solo dei trader, ma anche degli economisti, secondo i quali per la Bce di Christine Lagarde sarà più difficile continuare a mettere in evidenza la persistenza dell’inflazione nell’area euro, dopo gli ultimi numeri arrivati dal fronte macroeconomico. A dispetto di quello che dice la stessa Lagarde.
Bce: Lagarde su tassi, inflazione, economia al Parlamento Ue
ING: taglio tassi Bce prima dell’estate 2024
In particolare Bert Coljn, economista senior di ING, ha scritto di ritenere che la discesa dell’inflazione in Eurozona porterà la Bce a tagliare i tassi prima dell’estate del 2024.
Coljn ha scritto di fatto che “i segnali di una vittoria imminente della Bce sull’inflazione stanno aumentando”, ricordando che “la banca centrale mostra preoccupazioni per alcuni fattori, come la crescita dei salari e il possibile balzo dei prezzi energetici, che potrebbe tornare a infiammare l’inflazione” dell’Eurozona.
Ma, ha continuato l’economista, “l’attuale politica monetaria è restrittiva al punto tale che i dati sui prestiti delle banche resi noti all’inizio di questa settimana hanno mostrato che i tassi più alti stanno avendo un impatto significativo sui prestiti”.
Inoltre, Coljin ha sottolineato che l’impatto delle restrizioni deve ancora dispiegarsi sui fondamentali dell’economia.
“Di conseguenza, il mercato ha iniziato a scommettere su tagli ai tassi nel 2024, e a ragione. Noi riteniamo che il primo potrebbe arrivare prima dell’estate”.
Della stessa idea anche Filippo Diodovich, senior market analyst di IG:
“Queste cifre sull’inflazione confermano lo scenario di una Bce che manterrà i tassi di interesse sui livelli correnti nei prossimi meeting del Consiglio Direttivo. I dati sull’andamento dei prezzi al consumo cancellano gran parte dei dubbi espressi dal governatore dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde che ha mostrato perplessità sul futuro sentiero dell’inflazione. E’ vero che al momento sono stati solamente gli ultimi due mesi che hanno mostrato un forte rallentamento della crescita dei prezzi al consumo. Tuttavia se l’inflazione dovesse mostrare questo andamento anche nei prossimi mesi, necessariamente la politica monetaria della BCE dovrebbe cambiare portando a un taglio del costo del denaro in primavera”.