Notizie Notizie Italia Banche italiane: utili record anche nel 2024 con tassi Bce ancora alti ma non solo. Nuova tassa extraprofitti Meloni: chi la vuole

Banche italiane: utili record anche nel 2024 con tassi Bce ancora alti ma non solo. Nuova tassa extraprofitti Meloni: chi la vuole

29 Agosto 2024 11:16

Le banche italiane più importanti si avviano a chiudere un altro anno di utili a livelli record, dopo i conti da sogno riportati nel 2023. E’ quanto calcola la Fabi, il sindacato italiano dei bancari, facendo riferimento alle semestrali annunciate durante l’estate dai sei principali gruppi in Italia, che comprendono in primis le Big del credito UniCredit, Intesa SanPaolo e Mps-Monte dei Paschi di Siena.

Merito dei tassi di interesse ancora alti nell’area euro, dunque della politica monetaria ancora restrittiva della Bce di Christine Lagarde, che finora ai mercati e all’economia del blocco ha dato solo un contentino, annunciando un taglio, tra l’altro mini, del costo del denaro: in questo modo la Bce ha scontentato i consumatori e i governi europei, facendo però contestualmente la gioia degli istituti di credito, che possono contare ancora sul suo sostegno agli NII (margini netti di interesse).

Banche italiane: con tassi Bce utili record anche nel 2024

Per la Fabi la conseguenza – considerando anche gli altri eventuali tagli ai tassi che la Bce dovrebbe in teoria annunciare, a partire dalla prossima riunione del 12 settembre fino alla fine dell’anno – è che le banche italiane, nello specifico, assisteranno nel 2024 a una crescita dei loro profitti tra i 5 e i 10 miliardi, a dispetto del dietrofront dell’Eurotower, arrivando così a incassare qualcosa come 50 miliardi di euro.

L’aumento dei tassi d’interesse da parte della Bce spingerà anche quest’anno i risultati del settore bancario, che vedrà aumentare i profitti lordi di 5,10 miliardi rispetto ai 40,6 miliardi del 2023″, si legge nel comunicato relativo al rapporto stilato dalla divisione Analisi e Ricerche della Fabi.

“Bilanci da record per le banche anche per i primi sei mesi del 2024 – viene fatto notare – per i primi sei gruppi, il primo semestre del 2024 fa segnare un’ondata di segnali positivi, centrando il risultato di 35 miliardi di euro per i ricavi e di utili a due cifre che toccano quasi i 13 miliardi. A ingrassare il conto delle banche non è la sola crescita del ‘fatturato’, ma anche un’attenta gestione dei costi che, affiancata a una robusta patrimonializzazione, rende il sistema attraente nella galassia finanziaria europea”.

Non solo Bce, occhio alle commissioni delle banche italiane

Dunque, la politica monetaria della Bce, ha precisato la Fabi, non è il solo motivo per cui gli utili delle banche italiane continuano a volare.

L’esistenza di tassi di interesse estremamente positivi, molto favorevole al sistema nel corso degli ultimi anni, non è sola leva economica di cui ha beneficiato il settore”.

“Rispetto allo stesso periodo del 2023, i ricavi dei primi sei gruppi sono in crescita del 9% circa, superando quasi la cifra di 35 miliardi di euro, con una variazione positiva di circa 3 miliardi. A rendere florida la voce delle entrate non sono i soli ricavi da tassi di interesse, che passano da 18,3 miliardi di euro a fine giugno 2023 a 20,2 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2024 (+11%), ma anche la parte commissionale e gli altri proventi che crescono rispettivamente del 6,5% e del 3,9%”.

“Se i ricavi da commissioni toccavano quota 11,2 miliardi nei primi sei mesi del 2023, le banche accumulano ben 11,9 miliardi di euro nel 2024 attingendo dalle attività non strettamente creditizie. Se a ciò si aggiunge il compenso complessivo della gestione delle attività finanziarie, che passano da 2,6 miliardi di euro a giugno del 2023 a 2,7 miliardi di euro nello stesso periodo del 2024, il conto economico è ben solido per coprire una scarsa crescita dei costi”.

“In tutto, i costi aumentano in un anno di circa il 2,4%, passando da 13,9 miliardi dello stesso periodo dello scorso, a 14,2 miliardi di euro nei primi sei mesi dell’anno in corso, con una crescita al di sotto del mezzo miliardo di euro. Gli utili complessivi incassati dai primi grandi gruppi sfiorano quota 13 miliardi a giugno 2024, con una crescita raddoppiata rispetto a quella dei ricavi e pari al 19,5%. Sull’ammontare totale, il grosso del guadagno è quello dei primi tre gruppi ma gli altri seguono a ruota, con risultati altrettanto positivi e con una crescita media del 7,1%”.

“Con questi numeri e con l’anno d’oro appena chiuso alle spalle – conclude la Fabi – i bilanci delle banche spiegano che sono pronte a difendersi dall’inversione della politica monetaria – già peraltro avviata – in virtù di uno stato di benessere del settore che favorisce anche il soddisfacimento dei bisogni di famiglie e imprese e sostiene la crescita dell’economia. Si fa fatica a non pensare che anche il 2024 restituirà alle banche un altro anno record e non mancheranno numeri da capogiro per gli azionisti che potrebbero sfiorare i 45-50 miliardi di utili lordi. Si tratterebbe di una crescita tra i 5 e 10 miliardi rispetti ai 40,6 miliardi di profitti messi insieme nel 2023 (perfettamente in linea con la stima Fabi diffusa nell’autunno scorso)”.

Di fatto, la resilienza dei bilanci delle banche italiane è emersa fin da subito, in occasione della pubblicazione dei conti relativi al secondo trimestre del 2024, annunciati tra la fine di luglio e gli inizi di agosto.

UniCredit, la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel, si è messa in evidenza con l’ennesima crescita degli utili e in generale con una trimestrale puntellata dal notevole miglioramento delle commissioni e dalla stabilità del margine netto di interesse (la voce di bilancio più interessata dalle mosse sui tassi della Bce).

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Positivi anche i conti delle rivali Intesa SanPaolo – occhio agli annuncui sui dividendi e sui buyback -, di Banco BPM che ha migliorato la guidance, annunciando la sorpresa sui dividendi – e di Mps-Monte dei Paschi di Siena, che hanno confermato la rinascita della banca senese.

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Quei rumor su nuova tassa extraprofitti Meloni

Le banche italiane possono contare anche sul fatto che, a quanto pare, la girandola di indiscrezioni sulla presunta nuova tassa sugli extraprofitti targata governo Meloni (quella che nella prima edizione non è stata pagata da nessuno), il cui spettro è ripiombato a Piazza Affari improvvisamente qualche settimana fa, si è per ora fermata, anche per le smentite che sono arrivate prontamente da fonti di Palazzo Chigi.

Sono prive di ogni fondamento le ricostruzioni giornalistiche secondo le quali sarebbe attualmente allo studio una norma sugli extraprofitti in alcuni settori dell’economia”, si sono affrettate ad affermare le fonti del governo Meloni.

Notizie false su tasse che non ci saranno mai“, ha commentato un mese fa circa le voci su una nuova edizione del prelievo sugli extraprofitti delle banche lo stesso capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri, rimandando al mittente le voci di una nuova versione del prelievo.

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A chiedere quella tassa rimangono per ora il partito M5S di Giuseppe Conte e il mondo dei sindacati, come è emerso dalle dichiarazioni recenti della segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo.

“Apprendiamo, dalle recenti dichiarazioni del ministro Giorgetti, che il Governo non avrebbe intenzione di introdurre una nuova tassa sugli extraprofitti delle banche. Se tale dichiarazione fosse confermata dai fatti, saremmo di fronte all’ennesimo segnale di favoritismo verso il settore bancario, iniziato già lo scorso anno con la rimodulazione della normativa sugli extraprofitti”, ha detto Buonomo agli inizi di agosto.

Dal mondo della politica, oltre al M5S, a volere la tassa sugli extraprofitti è il partito Verdi e Sinistra, come è emerso da una nota diramata dal portavoce di Europa Verde e deputato di Angelo Bonelli :

“Il vertice del 30 agosto di maggioranza preparerà una manovra lacrime e sangue. Per evitare questa situazione Meloni e Giorgetti dovrebbero avere il coraggio di tagliare i fondi inutili per il Ponte sullo Stretto, 14 miliardi di euro, e prevedere la tassa su extraprofitti bancari e energetici”.

Parliamo di cifre che superano i 60 miliardi di euro negli ultimi due anni e mezzo. Con queste risorse complessive si potrebbe affrontare la prossima manovra in maniera piú equa e senza colpire i ceti piú poveri e il ceto medio”.