Notizie Notizie Italia ABI, Patuelli: giù le mani dal risparmio, troppe tasse (ma non per i BTP). L’appello pro Unione bancaria

ABI, Patuelli: giù le mani dal risparmio, troppe tasse (ma non per i BTP). L’appello pro Unione bancaria

10 Luglio 2024 11:19

Basta tasse così alte sul risparmio degli italiani. Così Antonio Patuelli, numero uno dell’ABI che ieri, in occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana che si è tenuta a Roma, nell’Auditorium della Tecnica, ha blindato con il suo discorso le banche e il risparmio, parlando di “una pesante tassazione” su quanto viene accantonato dagli italiani.

“I risparmiatori in Italia sono gravati da una pesante tassazione che spesso li orienta ad investire all’estero“, ha ammonito Patuelli, lanciando un chiaro appello al governo Meloni affinché riduca la pressione fiscale che grava come una zavorra sui risparmiatori italiani.

ABI, Patuelli: tassazione risparmiatori quasi 60% reddito lordo banche

“Occorre favorire gli investimenti del risparmio e ridurre la pressione fiscale sui risparmiatori che investono a medio e lungo termine, che oggi subiscono una tassazione di quasi il 60% del reddito lordo prodotto dalle banche: si sommano l’Ires, l’addizionale del 3,5% e quelle locali, la cedolare secca sui dividendi, l’Irap, l’Imu e l’imposta del bollo”.

Il numero uno dell’Abi ha rimarcato tra l’altro come il risparmio investito in strumenti di liquidità delle banche sia indispensabile per erogare prestiti, e dunque per sostenere il credito e la funzione vitale che esercita per l’economia. Necessario, dunque, proteggerlo da una tassazione troppo pesante.

Antonio Patuelli è stato rieletto ieri per acclamazione al ruolo di presidente dell’associazione bancaria da parte del neoeletto Consiglio dell’Abi, che ha accolto l’indicazione unanime formulata dal Comitato esecutivo, riunendosi sempre nella nella giornata di ieri a seguito dell’Assemblea annuale dell’Associazione.

“Sincere congratulazioni” a Patuelli per la sua rielezione sono arrivate dal Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Sandra Savino, che si è così espressa:

La riconferma del Presidente Patuelli rappresenta un riconoscimento unanime del suo impegno e della sua dedizione al settore bancario italiano. Sono certa che, sotto la sua guida, l’ABI continuerà a svolgere un ruolo cruciale nel supportare la crescita economica del nostro Paese, promuovendo stabilità e innovazione nel sistema.”

Sono stati inoltre eletti nel ruolo di vicepresidenti dell’ABI Gian Maria Gros-Pietro, vicario, (Presidente Intesa Sanpaolo), Giampiero Maioli (Amministratore Delegato Crédit Agricole Italia), Nicola Maione (Presidente Banca Monte dei Paschi di Siena), Mario Alberto Pedranzini (Consigliere Delegato e Direttore Generale Banca Popolare di Sondrio), Massimo Tononi (Presidente Banco BPM), Camillo Venesio (Amministratore Delegato e Direttore Generale Banca del Piemonte).

Patuelli: venga ripensata l’Ace. In Ue completare l’Unione bancaria

Antonio Patuelli ha affrontato anche altri temi critici che riguardano l’Italia e l’Europa tutta, auspicando che l’Italia sia “fra i protagonisti della nuova Commissione europea, con una importante responsabilità in materia economica e una Vicepresidenza”.

Un altro appello è stato lanciato al governo affinché vengano varate misure di sostegno alle imprese e ai giovani:

“E’ fondamentale un’economia più patrimonialmente solida in tutti i settori: chiediamo che venga ripensata l’Ace per favorire le imprese a rafforzare le solidità indispensabili per nuovi investimenti”.

Ancora, l’Italia “deve sviluppare nuovi progetti per favorire le iniziative economiche e di lavoro dei giovani, non solo per l’acquisto della prima casa”.

E’ necessario infatti che ai giovani vengano fornite “più possibilità di lavoro qualificato, competitive con quelle degli altri Stati europei”.

Il presidente dell’Abi si è soffermato poi sull‘importanza di completare l’Unione bancaria, sottolineando che “il completamento dell’Unione bancaria e dei mercati dei capitali sono priorità da realizzare con un ‘disegno centrale’, evitando la moltiplicazione delle norme, favorendo la competitività delle banche nella Ue e la prevenzione nelle crisi bancarie, con i Fondi interbancari che debbono essere preferiti alle più costose ‘risoluzioni’ e a misure come il ‘bail in’: debbono essere sempre rispettati i risparmiatori e i lavoratori”.

Ancora, “fra i più ambiziosi obiettivi strategici per costruire una vera Unione europea, che eviti la concorrenza economica fra gli Stati membri, vi è l’armonizzazione dei sistemi e delle aliquote fiscali”.

A tal proposito, ha continuato Patuelli, “abbiamo ragione nel sostenere che l’Unione bancaria possibile è quella basata su identiche regole di diritto bancario, finanziario e penale dell’economia, con Testi unici, ‘Codici’, riforme che non costano, che semplifichino, razionalizzino e tolgano disparità nell’Europa e favoriscano le aggregazioni bancarie per la competizione delle banche europee con quelle del resto del mondo”.

Non poteva mancare un riferimento alla zavorra del debito pubblico sull’economia italiana:

“La ripresa cospicua e duratura dello sviluppo e la lotta all’evasione fiscale sono indispensabili anche per ridurre i debiti pubblici che non possono crescere allìinfinito – ha detto il numero uno dell’Abi, citando quanto affermato dal governatore di Bankitalia – ‘Quanto più la prospettiva di riduzione del debito sarà credibile, tanto minori saranno i rendimenti che gli investitori chiederanno per detenerlo’, ha giustamente affermato il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta”.

Giorgetti e Patuelli su tema tassi Bce

Nella giornata di ieri, in occasione dell’Assemblea annuale dell’ABI, sono intervenuti anche il governatore di Bankitalia Fabio Panetta e il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, riaffrontando i diversi nodi dell’Italia, come quello del debito pubblico, ma anche le condizioni di salute del sistema bancario e le sfide all’orizzonte che si trova a fronteggiare.

Un chiaro appello affinché la Bce di Christine Lagarde – reduce da una decisione sofferta – si muova a tagliare i tassi dopo la prima sforbiciata degli inizi di giugno è stato lanciato da Giorgetti.

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Il tema tassi è stato affrontato anche da Patuelli, che ha ricordato l’effetto sulle banche dell’era ormai conclusa dei tassi negativi:

“Quasi un decennio di inediti tassi a zero della Bce, e negativi per i depositi delle banche in Bce ha prodotto forti cambiamenti nel far banca e nelle mentalità dei cittadini. La lotta all’inflazione ha fatto mutare le politiche delle Banche centrali, riducendo la liquidità: da novembre i tassi di mercato si sono ridotti”, ha messo poi in evidenza il presidente dell’Abi, ricordando la carrellata continua di rialzi dei tassi che la Banca centrale europea è stata costretta a varare per rimettere in riga l’inflazione, impennatasi con il reopening dell’economia dai lockdown imposti nel periodo più buio della pandemia Covid, e soprattutto poi con gli effetti dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, avvenuta il 24 febbraio del 2022.

Risparmio conteso da banche e Stato. La tassazione agevolata per i BTP

Tornando al risparmio, non è la prima volta che Patuelli critica la tassazione, che è invece agevolata, dunque più leggera, per quanto riguarda i titoli di stato, dunque gli investimenti nel debito pubblico dell’Italia.

Già in occasione del discorso proferito in occasione della 99esima Giornata Mondiale del Risparmio, che si è svolta alla fine di ottobre del 2023, il numero uno dell’Abi aveva criticato il fatto che in Italia siano agevolati soltanto gli investimenti nel debito pubblico, dunque in BTP, “gravati dall’aliquota ridotta del 12,5% di tassazione per favorirne il collocamento”, a fronte di “un risparmio collocato in liquidità che subisce l’aliquota del 26%”.

Anche in quell’occasione il numero uno dell’Associazione bancaria italiana si era riferito al 24% di IRES sugli utili, più l’IRAP, al 26% di “cedolare secca” sui dividendi percepiti dai risparmiatori, più l’imposta patrimoniale del bollo e l’addizionale del 3,5% sugli utili delle banche.

Sull’argomento si era espresso anche Francesco Profumo, numero uno dell’Acri, che aveva organizzato la 99a Giornata Mondiale del Risparmio:

Oggi gli italiani che risparmiamo investono pochissimo, acquistano titoli di stato (e questo è certamente positivo) e poi privilegiano strumenti finanziari esteri”, aveva detto Profumo.

Risparmio conteso dalle banche e dallo Stato italiano, dunque: per la precisione, dalla necessità che le banche raccolgano liquidità per erogare prestiti ma anche per convogliarla in strumenti di investimento; dall’altro lato dall’esigenza che lo Stato emetta titoli di stato per rifinanziare il proprio debito.

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BTP Valore VS tassi depositi banche

Rientra in quest’ultima necessità la missione lanciata dal governo Meloni per riportare nelle mani degli italiani la quantità più alta possibile di debito made in Italy: una missione che ha trovato forma nei BTP Valore che il Mef ha emesso nell’arco di ben quattro edizioni per corteggiare il risparmio degli italiani.

I BTP People non hanno perso tempo, fiutando l’occasione di incassare rendimenti cospicui in una fase in cui l’elevata inflazione ha eroso il valore dei loro risparmi parcheggiati in banca, facendo incetta di questa nuova famiglia di titoli di stato rivolta ai piccoli investitori.

La febbre per i BTP, ribattezzati anche BTP sovranisti o patriottici, è esplosa con la prima edizione del giugno 2023, che ha dato in parte ragione ai rumor che nei mesi precedenti avevano parlato di  BTP autarchico.

Ottima la risposta degli italiani anche alla seconda edizione e soprattutto alla terza edizione, o anche primo atto del 2024 del BTP Valore, che ha incassato ordini record.

L’appello del governo Meloni alla platea dei BTP People affinché continuino a fare le veci del QE-Quantitative easing della Bce, è stato invece accolto con un entusiasmo decisamente inferiore durante la quarta e ultima edizione del BTP Valore che, tra l’altro, è destinato a far fronte alla crescente competizione delle banche, pronte ad alzare quei tassi sui depositi che sono rimasti ostinatamente bassi nel periodo in cui la Bce di Lagarde ha alzato continuamente il costo del denaro.

L’ironia della sorte è che proprio quelle banche contro cui Meloni aveva agitato quella tassa sugli extraprofitti  – che nell’agosto del 2023 aveva scatenato una vera e propria ondata di panico a Piazza Affari, per poi diventare praticamente fantasma –  ora stanno facendo quanto il governo italiano aveva auspicato, ovvero alzare la remunerazione sui conti deposito e conti correnti offerti ai clienti.

In questo modo, tuttavia, stanno ostacolando il disegno stesso in primis della presidente del Consiglio Giorgia Meloni , ovvero quello di convogliare il debito pubblico nelle mani degli italiani.

Detto questo, i BTP e titoli di stato italiani in toto possono contare sul grande vantaggio della tassazione agevolata, pari al 12,5%, criticato da Patuelli ma non solo.

Tassazione agevolata BTP: giusta o sbagliata?

Vale la pena riprendere lo studio dell’Osservatorio sui conti pubblici firmato da Francesco Bortolomai, “La tassazione agevolata sui Titoli di Stato in Italia”, da cui emerge un’altra eccezione tutta italiana:

“L’Italia è uno dei pochi paesi europei che applica un’aliquota diversa sugli interessi dei Titoli di Stato rispetto alle obbligazioni societarie – si legge nello studio – La tassazione italiana dei Titoli di Stato è inferiore rispetto a quella applicata nella maggior parte dei paesi europei (12,5 percento contro il 17 per cento circa della media), mentre è più alta per le obbligazioni societarie (26 percento contro il 21 percento in media)”.

In quello studio Bartolomai ha sottolineato che “la necessità di eliminare l’aliquota del 12,5 percento a favore dei Titoli di Stato è stata sostenuta da molti esperti nel corso dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario” effettuata nel 2021.

Questa indagine ha concluso che “la tassazione ordinaria andrebbe estesa anche agli interessi dei titoli di Stato partendo da quelli di nuova emissione, eliminando un incentivo anacronistico e poco giustificato all’indebitamento pubblico rappresentato dall’aliquota ridotta del 12,5% che, quantomeno, si potrebbe avvicinare a quella applicata sugli altri redditi da capitale”.

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