Notizie Notizie Italia Bankitalia: Panetta cauto su banche, il commento su tassi Bce. Giorgetti fiducioso su taglio debito e Pil, appello a Lagarde

Bankitalia: Panetta cauto su banche, il commento su tassi Bce. Giorgetti fiducioso su taglio debito e Pil, appello a Lagarde

9 Luglio 2024 12:45

Occhio alle dichiarazioni sulle banche italiane, sul Pil e sulla spina del debito pubblico dell’Italia che sono state rilasciate stamattina dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta e dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in occasione dell’assemblea annuale dell’ABI, l’associazione bancaria italiana.

Se il ministro Giorgetti si è confermato fiducioso nella capacità dell’Italia di crescere e di ridurre la mole monstre del debito, senza una manovra di lacrime e sangue per gli italiani, il numero uno di Bankitalia Panetta, pur mettendo in evidenza i punti di forza dell’economia made in Italy, ha lanciato qualche attenti, invitando cittadini e imprese a non lasciarsi andare a un ottimismo che potrebbe rivelarsi eccessivo.

Panetta ha cercato inoltre di ridimensionare i timori di alcuni osservatori e della Bce di Christine Lagarde stessa, relativi alla dinamica dell’inflazione dei servizi e dei salari dell’area euro.

Panetta su salari e inflazione servizi. Meno preoccupato di Lagarde

Per quanto riguarda la Bce il governatore, che è esponente del Consiglio direttivo della Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde, ha ricordato che “all’inizio del mese scorso l’Eurotower ha abbassato di 25 punti base i tassi ufficiali, dopo averli mantenuti invariati per nove mesi su livelli elevati”.

Così Fabio Panetta nel discorso presentato oggi all’assemblea dell’ABI “Le banche e l’economia: credito, regolamentazione e crescita”.

“La decisione – ha spiegato Panetta – riflette il progressivo calo dell’inflazione e la prospettiva di una sua ulteriore discesa nei mesi a venire”.

Detto questo, “pur nell’attuale fase di disinflazione, taluni osservatori manifestano preoccupazioni riguardo alla dinamica dei prezzi nel comparto dei servizi, tuttora pari al 4,1 per cento”.

Sono queste preoccupazioni, per quanto “non immotivate”, che Panetta ha cercato in qualche modo, se non di smontare, di ridimensionare, così come è emerso dalle sue stesse parole:

“Vanno ridimensionate se si considera che i prezzi dei servizi tendono a muoversi in modo diverso da quelli dei beni”.

D’altronde, “come è avvenuto in occasione di shock energetici del passato, nei mesi scorsi l’inflazione nei servizi ha reagito in ritardo all’aumento del prezzo dell’energia, ha toccato in ritardo il suo valore massimo e sta ora scendendo in ritardo rispetto all’inflazione nel comparto dei beni“.

Ma “la circostanza che l’inflazione nei servizi si collochi al di sopra di quella dei beni non è una novità. Nell’area dell’euro è stato così sin dalla fine degli anni novanta, anche quando l’inflazione complessiva era in linea con l’obiettivo della Bce o inferiore”.

Panetta ha ricordato anche l’altra ansia della Bce, riassunta nella parola “salari”.

Di fatto, l’ultimo rapporto relativo ai salari negoziati non ha dato le indicazioni sperate da Lagarde & Co tanto che, dalle minute della Bce relative all’ultimo meeting del 6 giugno – quello in cui i tassi dell’area euro sono stati tagliati – è emerso che la decisione di Francoforte di annunciare la prima sforbiciata del costo del denaro dall’era Draghi è stata decisamente sofferta.

Ma, pur definendo la crescita dei salari “tuttora robusta”, il numero uno di Palazzo Koch ha affermato che, così come per quanto riguarda l’inflazione dei servizi, “anche in questo caso un’attenta analisi dei dati attenua i timori” visto che, “dopo le perdite degli anni scorsi, l’attuale aumento delle retribuzioni rappresenta un inevitabile recupero del potere d’acquisto, destinato ad affievolirsi a mano a mano che si ridurrà la perdita da recuperare”.

“Inoltre, i minori costi degli input produttivi intermedi e i cospicui profitti sin qui accumulati consentono alle imprese di assorbire la crescita salariale senza trasferirla sui prezzi finali”.

E “infine, l’incremento del costo del lavoro da un lato e il calo dei prezzi dell’energia e del costo del capitale dall’altro favoriranno un aumento del rapporto capitale-lavoro e della produttività, contribuendo anche per questa via a contenere le pressioni inflazionistiche”.

Di conseguenza, rivolgendosi alla Bce, Panetta ha affermato che “le future decisioni di politica monetaria dovranno tenere conto di due importanti fattori, così riassunti:

  • Il primo è che i rialzi passati dei tassi ufficiali stanno tuttora comprimendo la domanda, l’attività produttiva e l’inflazione e continueranno a farlo nei mesi a venire.
  • Il secondo è che gli effetti espansivi dell’allentamento monetario che si profila per i prossimi mesi saranno attenuati dall’ulteriore contrazione del bilancio dell’Eurosistema, che continuerà ad agire in senso restrittivo sui costi di raccolta e sulla liquidità delle banche e quindi sull’offerta di credito all’economia.

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Banche italiane: “in Italia dinamica credito fortemente indebolita”

Sulle banche italiane, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha riconosciuto gli effetti della restrizione monetaria avviata e portata avanti dalla Bce negli anni 2022 e 2023 sotto forma di rialzi dei tassi, per cercare di sconfiggere il tarlo dell’inflazione.

L’effetto delle continue strette monetarie è che “in Italia la dinamica del credito si è fortemente indebolita”.

Nello specifico, “la consistenza dei prestiti alle imprese ha registrato una decisa contrazione, che solo ora si sta attenuando” e “i finanziamenti alle famiglie hanno anch’essi rallentato bruscamente, fino a ristagnare nell’ultimo anno”, in un contesto in cui “i tassi di interesse sui nuovi prestiti sono considerevolmente aumentati”.

Panetta ha tenuto a fare una precisazione:

“Come ho già avuto modo di ricordare, la condizione delle banche è nettamente migliorata quanto a redditività, qualità degli attivi e capitalizzazione”.

Ciò significa che “le restrizioni all’offerta di credito, pure emerse nei mesi passati, riflettono principalmente la percezione di maggiore rischiosità dei debitori, e non la condizione degli intermediari; esse sono rimaste pertanto confinate entro limiti fisiologici, e non hanno costretto le imprese a ridimensionare gli investimenti o le famiglie a comprimere i consumi”.

Detto questo, non si può non ricordare il nodo degli NPL, ovvero dei prestiti o crediti deteriorati: quei crediti che le banche erogano e che rischiano di non essere rimborsati a causa delle difficoltà in cui si imbattono i clienti, sia famiglie che imprese.

E’ dunque necessario che gli istituti rimangano prudenti nella gestione degli accantonamenti per far fronte alla minaccia dei Non Performing Loans.

I costi della raccolta della banca potrebbero essere destinati inoltre a farsi più alti.

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Banche, Panetta: costi raccolti più alti e nodo NPL

Fabio Panetta ha precisato che “la contrazione del bilancio dell’Eurosistema (che sta dando già filo da torcere ai BTP) cui ho accennato in precedenza potrebbe accrescere il costo di emissione delle obbligazioni bancarie e accentuare il ribilanciamento dei portafogli dei risparmiatori verso attività più remunerative, aumentando la concorrenza e i tassi nel mercato dei depositi bancari“.

Tra l’altro, “la situazione geopolitica globale e quella politica interna di importanti paesi mantengono elevata l’incertezza di fondo” e “per di più, un prolungamento della fase di alti tassi di interesse potrebbe incidere sulla capacità di rimborso dei debiti”.

Il fenomeno è già dimostrato da alcuni numeri:

“Segnali in tal senso stanno già emergendo: nel primo trimestre del 2024 il flusso dei prestiti deteriorati è salito al 2,1 per cento dei finanziamenti complessivi alle imprese, dall’1,8 del trimestre precedente, e si stima che continuerà a crescere moderatamente sia quest’anno sia il prossimo. Per le famiglie il tasso di deterioramento rimarrebbe più contenuto, intorno all’1 per cento”.

Certo, “si tratta comunque di valori lontani dai massimi storici: nei momenti difficili dello scorso decennio questo indicatore sfiorò il 10 per cento per le imprese e superò il 3 per le famiglie”.

Ma il monito del numero uno di Bankitalia non è mancato:

“In un tale contesto, le banche dovranno contemperare l’esigenza di contenere i rischi con quella di sostenere l’economia reale”. Questo significa che “il credito dovrà continuare a fluire ai prenditori capaci di onorare i propri impegni. Ciò richiederà un’attenta selezione dei debitori, un costante vaglio delle loro condizioni reddituali e finanziarie e un’efficace strategia di recupero in caso di insolvenza”.

Allo stesso tempo, “il livello delle rettifiche di valore va definito in modo prudente. Le banche con operatività tradizionale sulle quali vigiliamo direttamente hanno in media un tasso di copertura dei prestiti deteriorati inferiore a quello dei gruppi significativi”.

Noi, ha rimarcato Panetta, “abbiamo già richiamato gli intermediari interessati ad adeguare gli accantonamenti; la maggior parte ha intrapreso iniziative, la cui efficacia sarà valutata nei prossimi mesi”.

Ma “rimane un numero limitato di banche che non ha pienamente fatto seguito alle nostre esortazioni; con esse proseguiremo il confronto per stimolare l’adozione dei necessari interventi”.

Assemblea Abi, Giorgetti: per taglio debito no manovra lacrime e sangue

A prendere la parola nel corso dell’Assemblea dell’ABI è stato oggi anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che si è soffermato sulla crescita del Pil dell’Italia, ma anche sulle misure necessarie per tagliare la pesante eredità del debito pubblico, che grava sulle casse dello Stato.

Giorgetti ha sottolineato che per il taglio del debito “non serve una manovra lacrime e sangue” ma “semplicemente una seria politica di controllo della spesa pubblica e di miglioramento dell’efficienza del prelievo fiscale”.

Non poteva mancare l’appello alla Bce di Lagarde affinché si muova a tagliare ulteriormente i tassi:

“In una fase sensibile come l’attuale è auspicabile che la dinamica di riduzione dei tassi di interessi registri presto una accelerazione, graduale ma decisa”.

Il titolare del Mef ha spiegato infatti che, a suo avviso, “un ulteriore restringimento della domanda risulterebbe insostenibile e comunque difficile da sopportare per economie come quella italiana che hanno bisogno di respirare”.

Per quanto riguarda il trend del Pil dell’Italia, il ministro ha confermato la fiducia nell’espansione dell’economia, affermando che il target di una espansione al ritmo dell’1% fissato dal Def del governo Meloni per il 2024 (quello noto per essere stato light, praticamente monco) per il 2024 “è ampiamente alla nostra portata”.

E’ emerso dunque dal ministro, per l’ennesima volta, un outlook sul Pil ma anche sulla capacità dell’Italia di ridurre il debito migliore rispetto a quello firmato dalla Commissione europea e dall’Fmi (Fondo Monetario Internazionale)

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