Notizie Notizie Italia Acri: ‘risparmio non vada solo ai BTP’. Parlano Giorgetti, Visco, Patuelli

Acri: ‘risparmio non vada solo ai BTP’. Parlano Giorgetti, Visco, Patuelli

31 Ottobre 2023 12:55

Il risparmio degli italiani non vada solo verso i BTP ma venga investito anche nell’economia reale. E’ l’appello lanciato dal presidente dell’Acri Francesco Profumo, nel discorso con cui ha preso il via oggi la 99a Giornata Mondiale del Risparmio organizzata dall’ Associazione delle fondazioni e delle casse di risparmio.

“Oggi gli italiani che risparmiamo investono pochissimo, acquistano titoli di stato (e questo è certamente positivo) e poi privilegiano strumenti finanziari esteri”, ha detto Profumo.

Profumo ha lanciato un appello affinchè prenda il via “un cambio di paradigma culturale”, che faccia convergere il risparmio “verso l’economia italiana e le Pmi, fino ad aprirsi anche al cosiddetto ‘ecosistema del capitale di rischio’.

La febbre per i BTP o, più in generale, per i titoli di stato italiani è stata confermata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco e lodata dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha ‘sponsorizzato’ fin da subito una maggiore partecipazione del risparmio italiano al debito pubblico, mediante la sottoscrizione di BTP dedicati agli investitori retail. Un pensiero che poi ha preso forma con il lancio del BTP Valore.

Acri presenta la 99esima Giornata Mondiale del Risparmio

Il tema della 99esima giornata mondiale del risparmio, quest’anno, è stato “Scelte consapevoli, educazione, responsabilità. La sfida del risparmio per le nuove generazioni”.

Oltre al Presidente dell’Acri, Francesco Profumo, hanno preso la parola il numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, alla vigilia del suo ultimo giorno da numero uno di Palazzo Koch, e il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

Nella giornata di ieri, era stata pubblicata l’indagine Acri-Ipsos relativa al rapporto tra gli italiani e il risparmio, nel corso del 2023. 

LEGGI ANCHE

Acri-Ipsos 2023: gli italiani e il rapporto con il risparmio, gli investimenti, l’Ue e l’euro

Acri, Profumo: risparmio prevalentemente fermo sui conti correnti

Il presidente dell’Acri Francesco Profumo ha messo in evidenza come il risparmio degli italiani rimanga parcheggiato nei conti correnti, a dispetto dell’inflazione, fenomeno ben noto per provocare l’erosione della liquidità.

Il risparmio italiano è prevalentemente fermo sui conti correnti, e questo ha determinato una forte erosione del suo valore reale a causa dell’impennata dall’inflazione, seguita alla crisi energetica e che, seppur in fase di rallentamento, non è ancora tornata a livelli accettabili”, ha detto Profumo, aggiungendo che “il risparmio degli italiani è distribuito in maniera fortemente diseguale e risulta radicalmente concentrato”.

Di fatto, “si stima che il 60% di queste risorse appartengano al 20% delle famiglie più abbienti”.

Giorgetti si sofferma su piaga debito pubblico

Nel suo intervento alla 99esima Giornata mondiale del risparmio, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarli Giorgetti si è soffermato subito sulla spina dell’Italia rappresentata dal debito pubblico.

“Dopo anni di bassi tassi d’interesse e di impennata degli scostamenti per la pandemia e la guerra è suonata la sveglia”, ha detto il titolare del Tesoro, ricordando che “più debito significa più spesa per intesssi che significa risorse sottratte a famigle ed imprese”.

“Stabilità, responsabilità e prudenza sono le basi su cui si costruisce e si rafforza la fiducia – ha rimarcato Giorgetti – Senza fiducia non c’è risparmio e senza fiducia e risparmio non c’è crescita e senza crescita non c’è futuro”.

Visco (Bankitalia) presenta febbre italiani per BTP e titoli di stato

Se è vero che gli italiani continuano a parcheggiare gran parte del loro risparmio nei conti correnti delle banche, come è emerso d’altronde anche dall’ultima indagine Acri-Ipsos relativa al 2023, è altrettanto vero che maggiori quantità dei risparmi sono stati spostati dai depositi a vista a “strumenti finanziari più remunerativi”. Lo ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, nel prendere la parola durante la 99esima Giornata Mondiale del risparmio.

Motivo: il contesto di elevata inflazione e di aumento dei tassi.

In Italia, ha confermato il numero uno di Palazzo Koch, si è di fatto “osservato di recente uno spostamento dai depositi a vista, cresciuti in misura molto rilevante nel post-pandemia, a strumenti finanziari più remunerativi”.

A beneficiare di questo trend sono stati soprattutto i titoli di stato, ergo i BTP.

Per la precisione, “nei primi sei mesi di quest’anno, in particolare, si sono registrati oltre 70 miliardi di acquisti netti di titoli del debito pubblico, un valore molto elevato nel confronto storico”, ha detto Visco, tanto che la “quota di questi titoli detenuti direttamente dalle famiglie sul totale delle loro attività finanziarie ha raggiunto il 4,2 per cento, il valore più alto dal 2014, mentre quella dei depositi il 26,0 per cento, il valore più basso dal 2008”.

“Si può stimare – ha continuato il numero uno della Banca d’Italia – che tenendo anche conto dei titoli del debito pubblico detenuti indirettamente a fronte di investimenti in fondi comuni la relativa quota salga a circa il 7 per cento, oltre il 16 per cento del totale dei titoli pubblici”.

“Questo processo di riallocazione del risparmio è stato influenzato dalla trasmissione molto contenuta dei rialzi dei tassi ufficiali alla remunerazione dei depositi a vista, da noi come negli altri paesi dell’area”. Ovvero, tradotto in parole più semplici, dal fatto che le banche italiane hanno adeguato  i tassi sui depositi e sui conti correnti al contesto di tassi più alti in Eurozona – per effetto delle strette monetarie della Bce –  in modo decisamente più lento rispetto a quanto hanno fatto con i tassi sui prestiti.

Detto questo, Visco ha confermato come anche i tassi che le banche applicano ai conti abbiano iniziato a salire.

Certo, nel caso dei conti correnti il rialzo della reminerazione si è confermato piuttosto fiacco:

“A agosto il rendimento dei conti correnti detenuti da famiglie, che all’avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria era sostanzialmente nullo in tutti i principali paesi dell’area”, si è attestato allo “0,3 per cento (0,5 in Germania, 0,1 in Francia e in Spagna)”.

Ma la “trasmissione – ha continuato il governatore – è stata invece ampia per i tassi sui depositi a termine che sono cresciuti in linea con quelli di riferimento, portandosi da livelli prossimi a zero al 3,4 per cento (3,1 in Germania, 3,6 in Francia, 2,3 in Spagna)”.

In generale il fatto che la  “remunerazione dei conti correnti” sia “molto contenuta”, a “confronto con quella dei depositi a termine o delle obbligazioni” è stato riconosciuto. Visco ha ricordato però anche che i conti correnti sono strumenti a cui si ricorre “normalmente per motivi transazionali e non come forma di investimento del risparmio”, sottolineando che “un rendimento maggiore può essere ottenuto allocando parte delle giacenze disponibili sul conto corrente in depositi con scadenza prestabilita, peraltro coperti dalla stessa garanzia di cui beneficiano i conti correnti”.

A tal proposito, il banchiere ha teso a sottolineare che “in Italia circa il 60 per cento delle attività finanziarie delle famiglie è investito direttamente in strumenti emessi o gestiti dalle banche e dagli altri intermediari finanziari”.

Visco: il rapporto risparmio-reddito disponibile in calo dalla metà degli anni ’90

Il numero uno (ancora per poco) di Bankitalia ha ripercorso anche le tappe storiche più rilevanti che hanno caratterizzato nella storia recente dell’Italia il rapporto tra gli italiani e il risparmio.

“Dalla metà degli anni Novanta, quando superava il 20 per cento, il rapporto tra risparmio e reddito disponibile delle famiglie, storicamente elevato nel confronto internazionale, è diminuito sensibilmente, collocandosi nel 2019 al 10 per cento, un livello inferiore a quello medio dell’area dell’euro”.

Il motivo di questa flessione?

Per il governatore di Bankitalia alcune “tendenze di lunga durata, tra cui le dinamiche demografiche e lo sviluppo del settore finanziario, che ha accresciuto la capacità delle famiglie di ottenere prestiti e di ridistribuire i consumi lungo l’arco della vita, nonché il protratto periodo di bassi tassi di interesse, che ha reso tali finanziamenti meno onerosi”.

Nel 2020, ha ricordato Visco, si è verificato poi “un eccezionale incremento del risparmio delle famiglie, fino a ben oltre il 20 per cento del loro reddito disponibile nel secondo trimestre di quell’anno”.

Le famiglie hanno continuato a risparmiare anche successivamente, nonostante il forte recupero dell’economia al punto che, “dopo aver raggiunto un massimo nella primavera del 2022, secondo stime condotte in Banca d’Italia, l’ammontare complessivo del risparmio accumulato” si è attestato “ancora al 2 per cento del totale delle attività finanziarie nette delle famiglie alla metà di quest’anno”.

La situazione è cambiata a partire dal secondo semestre del 2021, “con il progressivo rialzo del costo dell’energia, poi esploso con l’invasione russa dell’Ucraina”, avvenuta il 24 febbraio 2022.

A quel punto l’impennata dell’inflazione “ha cominciato a erodere il potere di acquisto delle famiglie e il valore reale dei loro risparmi”.

Risultato: “nonostante il consistente risparmio addizionale ancora detenuto dalle famiglie, la ricchezza finanziaria in termini reali si colloca oggi lievemente al di sotto dei livelli pre-pandemici, in linea con quanto osservato nella media dell’area dell’euro”.

“Nello stesso arco di tempo la propensione a risparmiare è progressivamente tornata a calare, collocandosi già nella seconda metà del 2022 al di sotto dei valori precedenti la pandemia e scendendo all’8,5 per cento nella media dei primi sei mesi dell’anno in corso”.

“Peraltro, con riferimento al settore privato nel suo complesso, la disponibilità di risparmio per l’economia nazionale (inclusi quindi gli utili non distribuiti delle società non finanziarie), pur se sempre in flessione nel più lungo periodo, è ancora nell’intorno del 20 per cento del reddito disponibile”.

Acri, Patuelli (Abi): occorre ridurre rapidamente pressione fiscale sul risparmio”

Dal canto suo, nel suo intervento alla 99esima Giornata mondiale del risparmio, il numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli, ha parlato sia della necessità di porre un tetto al debito pubblico italiano che del bisogno di ridurre in modo rapido la presssione fiscale sul risparmio.

Nel ricordare che “il risparmio è energia fondamentale per lo sviluppo e l’occupazione”, Patuelli ha fatto notare, anche, che “occorre riformare e ridurre rapidamente la pressione fiscale sul risparmio investito a medio e lungo termine in Italia”, ricordando che “gli investimenti del risparmio nell’economia produttiva non producono rendite, ma rendimenti più o meno basati sul rischio”.

Patuelli ha posto dunque l’accento sul bisogno di “non confondere e distinguere i rendimenti investiti in attività produttive a medio e lungo termine, rispetto alle operazioni speculative a brevissimo termine”, mettendo in evidenza che “in Italia sono agevolati soltanto gli investimenti nel debito pubblico, gravati dall’aliquota ridotta del 12,5% di tassazione per favorirne il collocamento”.

Diverso il discorso della tassazione sul risparmio collocato in liquidità, che subisce invece l’aliquota del 26%.

“Gli investimenti nelle imprese di ogni genere sono gravati dal massimo della tassazione: il 24% di IRES sugli utili, più l’IRAP, più il 26% di ‘cedolare secca’ sui dividendi percepiti dai risparmiatori, più l’imposta patrimoniale del bollo e l’addizionale del 3,5% sugli utili delle banche. Si tratta di una tassazione complessiva che supera il 50% e non incoraggia il risparmio a dirigersi verso investimenti produttivi”, ha rimarcato Patuelli.