Notizie Notizie Mondo Fmi: Lagarde mette il mondo sull’attenti. Appello all’Europa per completare Unione bancaria

Fmi: Lagarde mette il mondo sull’attenti. Appello all’Europa per completare Unione bancaria

2 Aprile 2019 10:36

Unione bancaria e garanzia unica dei depositi: che fine hanno fatto questi ambiziosi progetti europei? In attesa delle riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, che si terranno a Washington nei giorni compresi tra il 12 e il 14 aprile, grande è l’attesa per il discorso che il numero uno dell’Fmi, Christine Lagarde, terrà oggi alla Camera di Commercio Usa (US Chamber of Commerce).

“A Delicate Moment for the Global Economy: Three Priority Areas for Action”: sono queste le parole che anticipano l’intervento, ovvero: “Un momento delicato per l’economia globale: tre aree prioritarie di azione”.

Tra queste, stando a quanto fa notare oggi un articolo del Corriere, una riguarda l’Europa, ovvero “il completamento dell‘Unione bancaria e la creazione di un vero mercato unico dei capitali, per rendere le banche più resistenti davanti a una nuova crisi”.

“Sappiamo che per arrivarci serve una garanzia unica sui depositi – ricorda il quotidiano – ma la Germania su questo punto continua a dire no”.

Che l’Fmi chiede di fare di più all’Europa è noto a tutti, tanto che alla fine di marzo è stato lo stesso vice direttore generale dell’Fmi, David Lipton, parlando da Lisbona, ad auspicare un maggiore impegno nel superare quelle “carenze politiche che potrebbero esacerbare la prossima crisi quando arriverà”.

Lipton, in quell’occasione, non ha mancato di far riferimento alle “evidenti vulnerabilità” che caratterizzano l’Italia, a fronte di alcuni rischi che incombono sull’Unione europea, come “la Brexit, la crescita economica più debole, l’impatto del protezionismo”.

Tali rischi, secondo l’Fmi, sono esacerbati da un’Europa che rimane ancora frammentata in alcune aree, in primis in quella della finanza. Lagarde ne ha parlato di nuovo in un discorso proferito alla Banca di Francia lo scorso 28 marzo.

In quell’occasione, la direttrice del Fondo non ha mancato di tessere le lodi dell’euro, ma ha anche lanciato un chiaro monito: l’Europa rimane un “ecosistema relativamente giovane e incompleto”.

Dito puntato sul mancato completamento dell’Unione bancaria. Così la direttrice del Fondo Monetario Internazionale:

“Prima della crisi, l’integrazione finanziaria dell’area euro ha assistito a diverse attività di erogazione di prestiti transnazionali, soprattutto tra le banche”. Tale attività è avvenuta però, secondo Lagarde, in modo superficiale, se si considera che spesso non venivano rispettati neanche gli standard di queste operazioni, “soprattutto se i rischi erano lontani da casa”.

Il risultato, “inevitabile, è stato il forte rialzo dei prezzi degli asset in alcuni paesi”, fattore che ha provocato “bolle fiscali e nei mercati immobiliari. Sappiamo tutti come è andata a finire”.

“Quando è arrivata la crisi finanziaria globale, le cosiddette banche ‘core’ hanno ritirato immediatamente la loro liquidità, facendola ritornare nella sicurezza percepita di casa, e dando così il via a fenomeni di credit crunch  dopo che era stato alimentato il boom del credito. I prezzi degli asset sono collassati”.

Tutto ciò, ha fatto notare Lagarde, “ha contribuito in modo importante all’emergenza della crisi dei debiti dell’area euro, che è esplosa qualche anno più tardi”.

“Oggi, le attività di prestiti transazionali tra le banche dell’area euro è tornata ai livelli del 2005. Dovremmo preoccuparci? La risposta è sì, visto che in alcuni paesi dell’Eurozona le aziende pagano più del doppio per il credito rispetto a quelle di altri paesi dell’area euro. Una situazione simile interessa le famiglie. E questa dispersione dei costi di accesso ai finanziamenti è aumentata dal 2009. Si tratta, praticamente, del costo della frammentazione della finanza”.

“Ora – tiene a precisare Lagarde – non si può dire che niente sia stato fatto per risolvere il problema. Nel periodo della crisi, le autorità hanno riconosciuto che l’architettura istituzionale non era riuscita a resistere alle tempeste. Hanno capito che, per essere forte e prosperare, una Unione monetaria necessita di una Unione bancaria, una in cui l’assunzione del rischio è soggetta a controlli ed equilibri appropriati”.

Lagarde riconosce dunque che “in un lasso di tempo molto breve sono stati compiuti progressi incredibili“, come “la creazione di un’autorità di controllo singola per le banche, di cuscinetti di capitali maggiori all’interno delle banche stesse, e l’introduzione di un nuovo quadro per la gestione dei fallimenti e delle crisi bancarie. (riferimento a direttiva BRRD che include anche il bail-in). Questi nuovi strumenti sono diventati elementi cruciali di un nuovo sistema di controlli ed equilibri e la buona notizia per i contribuenti è che, come risultato, è meno probabile rispetto a dieci anni fa un loro coinvolgimento nei massicci bailout bancari”.

Detto questo, “abbiamo bisogno di un sistema bancario europeo che possa piegarsi alla tempesta senza spezzarsi, abbiamo bisogno di un sistema bancario che sia capace davvero di diversificare i rischi nell’ecosistema e irrigare la crescita. E’ chiaro cosa manca da fare: lanciare una garanzia unica sui depositi. Possiamo trovare il modo di risolvere le nostre preoccupazioni legittime e piantare quell’albero cruciale che ci ripari (dalle tempeste). Desidero enfatizzare che questo sistema sarà finanziato dalle banche, non dai contribuenti. Affinché ciò si realizzi, i paesi membri dovranno concordare sull’esistenza di un equilibrio accettabile tra condivisione dei rischi e riduzione dei rischi, tra fiducia e responsabilità. Non sarà facile”.

In vista dei meeting primaverili della prossima settimana, in questo contesto che diventerà più chiaro quando Lagarde prenderà la parola nella giornata di oggi allo Us Chambers of Commerce, alta è l’attesa per ciò che l’Fmi dirà non solo in merito all’economia globale, ma anche sul caso specifico dell’Italia, che rimane osservata speciale dei mercati mondiali. Washington ha già bocciato quota 100, come ha fatto anche l’Ocse.

Vale la pena ricordare anche lo shock italiano a Davos, arrivato proprio per le dichiarazioni rilasciate dall’Fmi a inizio anno sull’economia italiana.

Il timore è che Lagarde lanci nuovi avvertimenti sulla crescita mondiale, dopo aver già rivisto al ribasso il suo outlook al tasso più basso in tre anni.