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Tassa extraprofitti banche: Meloni come Orban. Che succede in Ungheria

22 Settembre 2023 15:01

L’Ungheria di Viktor Orban e l’Italia di Giorgia Meloni sempre più sulla stessa lunghezza d’onda, anche riguardo alla tassa sugli extraprofitti delle banche.

Un articolo di Bloomberg rivela che il ministro delle finanze ungherese Mihaly Varga ha manifestato tra l’altro agli economisti l’intenzione di rafforzare il prelievo sugli extraprofitti delle banche ungheresi,  dopo che queste ultime hanno incassato quest’anno utili a livelli record.

Va ricordato che in Ungheria la tassa sugli extraprofitti delle banche c’è già e, anche, da più di un anno.

L’obiettivo di un ulteriore rialzo della tassa, per Varga, sarebbe quello di raccogliere più entrate in vista del varo della legge di bilancio per il 2024, a fronte di un’economia che arranca nel bel mezzo di una recessione e di un deficit il cui target del 2023 potrebbe essere rivisto dalle stime attuali, pari al 3,9% del Pil.

A caccia di fondi per finanziare la manovra, è la critica che si sente da più parti: la stessa che è stata rivolta al governo Meloni.

Tassa extraprofitti banche: la mossa di Orban. E ora c’è anche ricatto titoli di Stato

E’ da un po’ che l’Ungheria ha varato una tassa sugli extraprofitti delle banche, corredata ora anche da un ricatto che è stato annunciato nel mese di giugno, quando il governo di Orban ha proposto il seguente baratto:

uno sconto dell’imposta fino al 50% dovuta nel 2024, in caso di più acquisti di titoli di stato ungheresi da parte delle banche, come ha riportato un articolo di Reuters.

Lo shock della tassa contro le banche era arrivato in Ungheria ben prima, ovvero  l’anno scorso, con tanto di annuncio del primo ministro Orban postato sulla sua pagina Facebook.

Era l’inizio di giugno del 2022 quando Orban accusava il settore bancario e altri comparti di aver incassato “profitti extra”, grazie ai tassi di interesse più alti e alle commissioni guadagnate con i loro affari, e a dispetto dell’accelerazione dell’inflazione e del contesto difficile di un’economia alle prese con la guerra in Ucraina.

Il primo ministro ungherese precisava che la tassa sugli extraprofitti sarebbe stata temporanea, limitata agli anni 2022 e 2023, e che le entrate incassate con l’imposizione sarebbero andate a confluire in due fondi che avrebbero finanziato misure di sostegno, da parte del governo, a favore di famiglie, contro il caro energia, così come lo stesso esercito del paese.

“Obbligheremo le banche, le compagnie di assicurazione, le catene di grandi magazzini, il settore energetico e le società commerciali, così come le compagnie di tlc e le compagnie aeree, a versare un’ampia fetta dei loro extraprofitti in due fondi statali”, annunciava Viktor Orban.

Interpellato dal sito “The Banker”, nel settembre del 2022, Jovan Sikimic, analista senior della divisione di ricerca dell’azionario presso Raiffeisen Research, commentava gli effetti della mossa, ricordando come i dati diffusi da S&P Global Market Intelligence avessero dimostrato che per le banche sarebbe stato difficile mitigare l’impatto del prelievo.

Già allora, si faceva la conta dei danni, parlando del caso specifico della banca austriaca Erste Group, con una presenza significativa in Ungheria, che aveva assistito a un tonfo degli utili, su base annua, del 92%, secondo gli analisti proprio a causa dell’imposta.

Orban verso nuovo rialzo prelievo anti-banche? La proposta del ministro Varga

Nella giornata di ieri è piombata sulla borsa di Budapest una nuova mazzata, che ha preso la forma di alcune indiscrezioni sulla possibilità che il governo Orban alzi ulteriormente la tassa sugli extraprofitti delle banche.

Evidente il tonfo fino a -8,2% del titolo della banca OTP, il più forte degli ultimi sei mesi.

Le quotazioni di OTP hanno poi ridotto le perdite in modo sensibile, dopo le dichiarazioni di Mate Kocsis, leader della fazione Fidesz, che ha riferito, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa MTI, che il governo non alzerà la tassa sulle banche, in quanto il suo scopo è quello di rafforzare l’erogazione del credito.

Kocsis ha parlato a seguito di una riunione di due giorni del partito Fidesz, a cui ha partecipato anche il primo ministro Orban.

L’articolo di Bloomberg “Hungary Finance Chief Mulls Bank Tax Hike on Budget Pressure”  ha tuttavia fatto notare che la proposta del ministro delle finanze Varga, alleato di lunga data di Orban, avrebbe raccolto un ampio sostegno.

Bloomberg ha ricordato anche quelle che sono le banche ungheresi più importanti: oltre a OTP, è stata menzionata MBH Bank Nyrt, nata dalla fusione di tre banche, insieme alle divisioni di alcune delle principali banche europee, come Erste Group Bank, Raiffeisen Bank International AG, UniCredit SpA e KBC Group.

Ungheria: boom inflazione e paura deficit.  Scontro governo-banca centrale

Indubbiamente, il governo di Viktor Orban è alle prese con una fase dell’economia dell’Ungheria molto difficile: oltre alla recessione, il paese fa fronte a un’inflazione che continua a confermarsi persistente – anche se in evidente ritirata- dopo aver toccato il picco, volando al ritmo di oltre il 25%, nel gennaio del 2023.

In un contesto in cui l’impennata dei costi di finanziamento ha messo ko gli investimenti delle aziende e le spese per le famiglie, il Pil dell’Ungheria ha sofferto una contrazione, su base annua, pari a -2,4%, nel secondo trimestre dell’anno.

La voglia di imporre una tassa sugli extraprofitti delle banche ancora più alta, sottolinea Bloomberg, è stata manifestata dal ministro delle finanze Varga dopo uno scontro molto acceso con il governatore della Banca centrale dell’Ungheria, Gyorgy Matolcsy, che ha puntato il dito contro la politica economica varata dal governo Orban, accusandola di essere stata responsabile della fiammata dell’inflazione nel paese e di aver reso l’Ungheria una delle economie più vulnerabili al mondo, anche a causa di una politica fiscale non prudente che ha messo in difficoltà i conti pubblici.

Da segnalare, di fatto, che il debito-Pil ungherese è salito al 75% alla fine del secondo trimestre, in rialzo – ha fatto notare in una nota a commento del recente annuncio di Moody’s la divisione di ricerca di ING – di 5,3 punti percentuali rispetto al target che era stato fissato dal governo per il 2023.

Matolcsy non ha risparmiato stoccate all’esecutivo, accusandolo in particolare di aver fatto correre a briglia sciolta il deficit.

Un altro monito ha avuto per oggetto il piano anti-inflazione del governo Orban che, secondo il banchiere centrale, ha provocato l’effetto boomerang di far salire ulteriormente i prezzi, imponendo tetti massimi ai prezzi di alcuni beni. E qui non si può non fare riferimento al patto anti-inflazione a cui sta lavorando il governo Meloni.

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Alla fine del 2022 un altro articolo di Bloomberg commentava l’effetto boomerang del piano con cui l’Ungheria di Orban aveva deciso di fatto di blindare i consumatori dalla piaga dell’inflazione, imponendo tetti massimi ai prezzi di alcuni beni di prima necessità. In quel periodo, l’inflazione del paese balzava ai livelli più alti di tutta l’Unione europea.

La risposta delle aziende all’imposizione del tetto era stata tuttavia il razionamento dell’offerta, fattore che aveva scatenato il timore di ulteriori impennate dell’inflazione.  Inflazione che tuttavia ora sta scendendo, al punto da permettere alla banca centrale di continuare a tagliare i tassi. A tal proposito, l’istituzione snocciolerà la propria decisione sui tassi martedì prossimo.

Le attese sono per un taglio del tasso principale di riferimento di 1 punto percentiale per il quinto mese consecutivo, al 13%. Matolcsy ha tuttavia ribadito nelle ultime ore che la guidance su eventuali ulteriori tagli ai tassi sarà “dipendente dai dati (macro), cauta e graduale”, ricordando al contempo che, “invece di sostenere la battaglia della banca centrale contro l’inflazione, nel 2021 e nel 2022 il governo ha infiammato l’economia con deficit elevati e tetti ai prezzi”.

Detto questo, è stato lo stesso governatore a prevedere un rallentamento dell’inflazione annuale, in Ungheria, al 7%, entro il dicembre del 2023, dal picco del 25% del primo trimestre.  Va detto che la politica di tetti ai prezzi dei beni alimentari è stata ritirata da Orban nel mese di agosto.

Tassa extraprofitti: Meloni come Orban, mentre sale attesa per vaglio decreto asset

Tornando alla tassa sugli extraprofitti, l’articolo di Bloomberg fa l’ovvio parallelismo tra la decisione di Orban di imporre il prelievo e quella annunciata a sorpresa agli inizi di agosto, poi rivista, dal governo Meloni, che punta a rastrellare, come ha detto la stessa presidente del Consiglio di recente, una cifra poco inferiore ai 3 miliardi di euro.
La tassa è stata già bocciata dall’Abi e dalla stessa Bce di Lagarde. Ma l’esecutivo sembra voler tirare dritto. Nella giornata di ieri si è fatto sentire di nuovo il leader della Lega, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che, nel corso della cerimonia di inaugurazione del Salone nautico, si è così espresso:

“Dieci anni fa qualcuno pensava di salvare le casse dello stato tassando le barche, noi abbiamo sostituito la ‘r’ con la ‘n’. Io credo sia giusto chiedere un sacrificio alla banche che faranno decine di miliardi di extraprofitti viste le decisioni della Banca centrale europea, ma la scelta passata di tassare il successo, la bellezza, l’innovazione è stata una delle scelte economiche più controproducenti della storia italiana degli ultimi anni”.

Grande è l’attesa per l’esame del decreto asset, che contiene il provvedimento, che partirà martedì prossimo nelle commissioni Ambiente ed Industria del Senato.

Parlando a New York con i giornalisti, in occasione dell’Assemblea annuale dell’Onu, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha ricordato che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni  “è stata chiara, ha detto che è pronta a fare aggiustamenti e correttivi al testo uscito dal Consiglio dei ministri”.

Nel rimarcare di aver “apprezzato molto” le parole di Meloni, Tajani ha detto che, se si troverà un accordo, Forza Italia sarà pronta a “ritirare gli emendamenti” , aggiungendo che l‘obiettivo è arrivare a “un compromesso”.

La questione, ha sottolineato Tajani, è di “riuscire a correggere il testo al fine di non penalizzare risparmiatori e piccole banche”. E’ necessario anche “dare anche un segnale ai mercati internazionali”.

Mercati che, va detto, hanno subito bocciato con vigore, fin dall’inizio, l’annuncio della tassa anti-banche.

Per fortuna, almeno nel caso dell’Italia, è stata la stessa Moody’s a rassicurare sugli effetti che la tassa sugli extraprofitti delle banche tanto auspicata da Giorgia Meloni avrebbero sulla redditività delle banche italiane. Il prelievo non andrebbe a erodere troppo gli utili del comparto, anche se Moody’s è stata tra le prime a bocciare l’iniziativa del governo italiano.

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