Notizie Notizie Italia Piazza Affari: i 4 titoli da comprare. L’Italia che piace a Barron’s

Piazza Affari: i 4 titoli da comprare. L’Italia che piace a Barron’s

1 Dicembre 2023 15:01

Alcuni titoli scambiati a Piazza Affari, fanno decisamente gola, se vengono considerati in base al parametro P/E, ovvero price/earnings.

A sciverlo è l’articolo pubblicato da Barron’s , firmato da Brian Swift, dal titolo. “From Italy with Amore: 4 Cheap Stocks to Buy Now”.

L’articolo menziona quattro titoli da acquistare in questo momento: UniCredit, Eni, Stellantis, Ferrari, ricordando anche il momento che l’economia italiana sta vivendo.

Il riferimento è all’onnipresente spina nel fianco dell’Italia, ergo l’elevato debito pubblico (rimarcato ieri, tra l’altro, dallo stesso governatore di Bankitalia Fabio Panetta) e il fatto che Giorgia Meloni, nell’ottobre del 2022, sia “diventata la prima donna presidente del Consiglio” in Italia. Con il compito, anche per lei, di far quadrare i conti, visto che l’aumento dei tassi di interesse lanciato dalla Bce di Christine Lagarde  ha fatto salire il costo del servizio del debito italiano.

Barron’s cita debito Italia e tassa extraprofitti banche di Meloni

Barron’s ha ricordato il rapporto debito-Pil dell’Italia che, con un valore superiore al 140%, è il secondo più alto dell’area euro, dopo quello della Grecia.

Non è mancato un riferimento neanche alla tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata dal governo Meloni e successivamente annacquata. Annacquata, va a tal proposito ricordato, al punto che Big italiane del credito, ovvero le banche italiane, sono riuscite anche a schivarla, grazie a una scappatoia di Stato.

Ancora, è stato sottolineato che, nel mese di ottobre, il Fondo Monetario Internazionale (FMI)(FMI) ha annunciato una revisione al ribasso delle stime sul Pil dell’Italia, che prevedono ora una espansione del prodotto interno lordo pari a +0,7% nel 2023 e nel 2024, rispetto –  Barron’s ha fatto il paragone – al +2,1% e al +1,5% atteso per l’economia degli Stati Uniti.

L’articolo di Barron’s, va precisato, è stato pubblicato nella giornata di ieri, prima della buona notizia arrivata oggi dal fronte macroeconomico dell’Italia: quella relativa alla revisione al rialzo del dato sul Pil italiano nel terzo trimestre dell’anno.

Piazza Affari: la scelta dei 4 titoli buy spiegata con il ratio P/E

Tornando a Piazza Affari, e alla scelta dei quattro titoli buy, Barron’s ha motivato la selezione con l’utilizzo, nella sua analisti, del parametro P/E ratio che, così come spiega Borsa Italiana, è il rapporto tra la quotazione (prezzo di mercato) dell’azione di una società e gli utili per azione.

Questo parametro, si legge, “si esprime anche come rapporto tra la capitalizzazione di borsa dell’emittente e gli utili conseguiti. E’ noto sia come Price/Earnings (P/E) sia come Prezzo/Utile per Azione (P/U)”.

A tal proposito, Barron’s ha fatto notare che le azioni italiane vengono scambiate a livelli “convenienti” e che, se è vero che molte società (italiane) e la stessa economia del paese, la terza più grande dell’area euro dopo la Germania e la Francia, stanno forse soffrendo, è altrettanto vero che altre aziende hanno motivi per riprendersi” e per crescere ancora.

E’ da tempo, si legge nell’articolo, che “le società italiane vengono scambiate (a Piazza Affari) a sconto”, in un contesto in cui la bassa produttività, i livelli elevati del debito pubblico, e l’invecchiamento della popolazione pesano sulla crescita” dell’Italia.

Il fatto di essere a sconto rende tuttavia di per sé i titoli appetibili.

La differenza tra le azioni italiane e quelle del resto del mondo si è allargata al record dal 1998, stando ai dati compilati da Reuters, al doppio del livello di sconto, in media, degli ultimi 20 anni”.

Dai dati di Dow Jones, emerge poi in particolare che il rapporto price/earnings, in media, dell’indice ETF iShares FTSE MIB UCITS (CSMIN), è pari a 12, rispetto ai 20 dell’indice S&P 500, ei 19 all’ETF dell’azionario globale iShares MSCI World.

Questo particolare fa sì che, a dispetto dei suoi problemi, l’Italia presenta alcune società molto solide e alcune con un P/E ratio che potrebbe essere anche sottovalutato: dunque, alcuni titoli sarebbero delle ottime occasioni di acquisto.

UniCredit: ‘a sconto del 10% rispetto alle rivali’

Tra questi titoli a sconto scambiati a Piazza Affari, c’è per l’appunto UniCredit, la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel, “tra le banche italiane più grandi”, che “presenta un P/E ratio di appena 5,6 volte”.

Fattore che rende il titolo “a sconto del 10% rispetto alle rivali”.

Barron’s ricorda che il titolo UCG è volato di oltre l’85% nel corso del 2023, e che la banca vanta 15 rating “Buy” dagli analisti intervistati da FactSet e due rating “hold”.

UniCredit, va tra l’altro rimarcato, continua a confermarsi protagonista indiscussa di Piazza Affari, sulla scia delle diverse notizie che sono state di recente pubblicate, inclusa quella della giornata di oggi.

A commentare la straordinaria performance del titolo UniCredit e le sue potenzialità è stato Johann Scholz, analista di Morningstar, che ha parlato di svolta per la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel, attribuendo i meriti proprio alla leadership, in mano al così noto Ronaldo dei banchieri:

“La trasformazione di UniCredit in due anni, da una banca che faceva sempre peggio a una delle banche più redditizie dell’Europa è qualcosa di incredibile – ha scritto in una nota riportata nell’articolo di Barron’s “, facendo notare la crescita dei dividendi, “nonostante si tratti di una delle banche meglio capitalizzate su cui noi abbiamo una copertura in Europa”.

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Piazza Affari: ENI, Stellantis e Ferrari gli altri titoli buy

Eni

L’articolo di Barron’s va avanti indicando poi l’altra grande scommessa di Piazza Affari che, a suo avviso, è il titolo Eni, definito un altro titolo sottovalutato. In questo caso, il P/E ratio è pari a 6, “in linea con le società rivali” attive anche esse nel settore oil.

Allo stesso tempo, Barron’s ha sottolineato come le rivali europee di Eni presentino prezzi comunque più elevati, come BP, con un prezzo pari a 6,7 volte gli utili forward, e Shell, con un ratio pari a 7,7.

Barron’s continua ricordando che il titolo ENI ha guadagnato il 12% quest’anno, anche a fronte di un calo dei prezzi del petrolio di circa il 5%. In questa situazione, si legge nell’articolo che, “se i prezzi del petrolio dovessero salire in futuro – e la Russia e l’Arabia Saudita hanno dimostrato l’intenzione di voler ridurre l’offerta, al fine di sostenere i prezzi – Eni potrebbe essere una buona scommessa”.

Va ricordato però anche che proprio nelle ultime ore, tra le grandi novità, c’è stata proprio quella relativa all’offerta di oil nel primo trimestre del 2024 decisa dall’Opec+: una novità che non è stata accolta esattamente dai prezzi del WTI e del Brent in modo positivo.

Stellantis

Terzo titolo sponsorizzato da Barron’s, o visto comunque alla stregua di un titolo da buy è Stellantis, che presenta un P/E che viene considerato “basso in modo scioccante”, ovvero un prezzo che è pari ad appena 3,4 volte gli utili.

Ford Motor, guardando alle rivali, presenta un P/E pari a 6,7, General Motors di 4,2 volte. Il titolo viene considerato a sconto nonostante abbia segnato un rally, quest’anno, pari a +43%, godendo di 16 rating Buy e di un rating Hold, stando a quanto emerso dagli analisti che sono stati intervistati da FactSet.

Ferrari

Infine, c’è Ferrari, stock pick di Barron’s dallo scorso gennaio.

In questo caso, il titolo viene considerato appetibile non per il rapporto P/E, che conferma, contrariamente agli altri casi, una valutazione molto alta, pari a quota 44, ma in quanto il Cavallino Rampante è considerato più espressione più di un brand di lusso che di una società automobilistica.

Le azioni continuano a ricevere inoltre scommesse bullish dagli analisti, tanto da essere schizzato dall’inizio del 2023 del 70%, grazie a una società che vanta alti margini di profitti e che gode di un forte potenziale di crescita. Ben presto Ferrari si lancerà anche nel business delle auto elettriche, incrementando il proprio potenziale di crescita, già forte.