Notizie Notizie Italia Bankitalia: Panetta plaude a calo inflazione, ma rimarca nodo debito (BTP). Bce non esageri con QT

Bankitalia: Panetta plaude a calo inflazione, ma rimarca nodo debito (BTP). Bce non esageri con QT

Pubblicato 30 Novembre 2023 Aggiornato 5 Dicembre 2023 10:06

Fabio Panetta, nuovo governatore di Bankitalia, al posto del predecessore Ignazio Visco dal 1° novembre scorso, commenta la forte ritirata dell’inflazione in Italia e nell’area euro, confermata oggi dai dati diffusi rispettivamente dall’Istat e dall”Eurostat.

Merito della Bce che, secondo il numero uno di Palazzo Koch, ha fatto quello che doveva fare, alzando ripetutamente i tassi di interesse dell’Eurozona, per ben dieci volte consecutive, fino a fare una pausa nell’ultima riunione della fine di ottobre.

“La restrizione monetaria attuata dalla Banca centrale europea (BCE) è stata necessaria”, ha detto Fabio Panetta, parlando oggi giovedì 30 novembre in occasione del Convegno Iccrea sul Gruppo Bancario Cooperativo: “Le opportunità e le sfide di un nuovo modello bancario”.

I meriti della Bce sono stati dunque riconosciuti dal numero uno di Bankitalia, che fino a un mese fa sedeva nel Comitato esecutivo della Banca centrale europea.

Allo stesso tempo, nel suo discorso La disinflazione nell’area dell’euro e le opportunità per l’economia italiana”, Panetta ha lanciato un chiaro avvertimento a Christine Lagarde & Co.

Nel parlare del nodo del debito pubblico e della spina dell’emissione di nuovo debito che avverrà a tassi più alti, il banchiere ha invitato Lagarde & Co a non esagerare troppo con il piano QT (Quantitative Tightening, tra l’altro già in atto, con cui la banca centrale ha avviato il processo di normalizzazione del proprio bilancio, iniziando a scaricare quei bond (BTP & Co.) che aveva acquistato con il programma diametralmente opposto: il QE, Quantitative easing, lanciato dall’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Inflazione Italia crolla a novembre: -0,4% m/m, +0,8% su base annua

Per l’Italia, la buona notizia è arrivata oggi con la pubblicazione dell’indice CPI (indice dei prezzi al consumo) preliminare di novembre.

Dal dato è emerso che, se l’inflazione dell’area euro è scesa, quella italiana ha registrato a novembre un vero e proprio crollo.

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Lo ha certificato l’Istat, diffondendo l’indice dei prezzi al consumo, negli stessi minuti in cui l’Eurostat ha diffuso il dato relativo all’Eurozona.

Così l’Istat nel diffondere il dato sull’inflazione dell’Italia:

“Secondo le stime preliminari, nel mese di novembre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile e un aumento di 0,8% su base annua, da +1,7% del mese precedente. La decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente ai prezzi degli Energetici, sia non regolamentati (da -17,7% a -22,5%) sia regolamentati (da -31,7% a -36,0%), e, in misura minore, al rallentamento degli Alimentari lavorati (da +7,3% a +6,3%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +4,6%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,0% a +3,5%). Tali effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +4,9% a +5,8%)”.

Trend dunque addirittura negativo, su base mensile, per l’inflazione made in Italy, sulla scia della forte ritirata dei prezzi energetici.

A rallentare è stata anche l’inflazione core.

L’Istat ha comunicato infatti che “l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, continua anch’essa a rallentare (da +4,2% a +3,6%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +4,2%, registrato a ottobre, a +3,7%)”.

La buona notizia per l’Italia e la Bce  – che, secondo alcuni analisti, potrebbe a questo punto iniziare a cantare vittoria sull’inflazione, anche se su questo punto va detto che la prima a essere cauta è Lagarde stessa – è che, come ha sottolineato l’Istat, quel rialzo dell’inflazione, in Italia, pari a +0,8%, corrisponde al ritmo di crescita minimo dal marzo del 2021.

Merito del “favorevole andamento dei prezzi dei beni energetici, che a novembre evidenziano una netta flessione sul piano congiunturale”, ma anche di altri fattori, in particolare della “dinamica dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto)”.

Così come ha inciso la “nuova decelerazione del ritmo di crescita dei prezzi dei beni alimentari (+6,1%), in particolare della componente lavorata”, che ha frenato “la crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+5,8%)”.

Il governo Meloni esulta, Urso: “Oggi è una buona giornata per le famiglie”

Di nuovo trionfanti i commenti arrivati dal governo Meloni.

Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, parlando dell’assemblea generale di Confindustria Radio Tv:

“Oggi è una buona giornata per le famiglie italiane. I dati che ci arrivano dall’Istat sono emblematici: aumenta l’occupazione e si riduce l’inflazione. Siamo sulla strada giusta”.

Urso ha fatto riferimento al “crollo del tasso di inflazione”, ricordando come l’anno scorso il tasso fosse all’11,8% e come oggi sia sceso allo 0,8%.

“Questo dato è tanto più significativo se lo raffrontiamo con il resto d’Europa“, ha sottolineato il ministro, aggiungendo che l’Italia è “sotto la media europea e sotto il tasso di inflazione registrato in Germania, Francia e Spagna, i grandi paesi europei con cui dobbiamo confrontarci”.

Si “tratta di un buon segnale, gli italiani possono guardare con più fiducia alle festività di fine anno con un incentivo ad aumentare i consumi”, ha detto ancora Urso.

Riferimenti alla Bce? Per ora non pervenuti.

Panetta (Bankitalia) su inflazione: rialzi tassi Bce sono stati necessari

I dati sull’inflazione dell’area euro e sull’Italia sono stati commentati oggi anche da Fabio Panetta, numero uno di Bankitalia.

Parlando in occasione del congresso per il 60esimo anniversario di Iccrea, a Roma, Panetta ha definito il calo dell’inflazione “uno sviluppo favorevole”.

Guardando in avanti, il governatore ha detto che “nei prossimi mesi potremmo assistere a un temporaneo aumento dell’inflazione dovuto a effetti di base, soprattutto per i prezzi dell’energia”. No problem, in ogni caso, visto che il trend, a suo avviso, non rifletterà “una ripresa delle pressioni inflazionistiche”.

L’outlook è dunque confortante:

“Al di là di tali effetti di natura meramente statistica, nel 2024 dovrebbe proseguire la discesa dell’inflazione, in particolare quella di fondo”.

Il governatore ha riconosciuto i meriti della politica monetaria lanciata dalla Bce per sfiammare l’inflazione:

La restrizione monetaria attuata dalla Banca centrale europea (Bce) è stata necessaria. Un’inflazione elevata distorce le decisioni di consumo, risparmio e investimento e provoca effetti redistributivi occulti e iniqui. Entrambi questi fattori ostacolano la crescita e riducono il benessere dei cittadini, soprattutto quelli con basso reddito”.

Non solo: “La stabilità dei prezzi contribuisce inoltre alla sostenibilità delle finanze pubbliche, soprattutto nelle economie con alto debito”.

Panetta e il nodo debito. L’appello alla Bce: “non scarichi troppi bond”

Fabio Panetta ha parlato anche degli effetti dell’inflazione sui costi di servizio del debito e, di conseguenza, dell’eterno tallone d’Achille dell’Italia, ovvero del debito pubblico ricordando che, “nel decennio che ha preceduto la pandemia, la bassa inflazione ha compresso i premi per il rischio sui rendimenti dei titoli pubblici, permettendo agli emittenti sovrani europei di finanziarsi a costi contenuti pur in presenza di un forte, progressivo aumento del rapporto tra debito e Pil”.

Una situazione che si è poi capovolta, “negli anni più recenti, quando l’inflazione ha provocato un aumento dei premi per il rischio”. Facendo salire, nel caso specifico dell’Italia, i tassi dei BTP, titoli di stato considerati più rischiosi dei Bund, per l’acquisto dei quali gli investitori chiedono, di norma, premi più alti (dunque rendimenti più alti).

Un fenomeno che per Panetta non è ancora vicino, tra l’altro, alla sua conclusione, visto che le conseguenze della politica dei rialzi dei tassi della Bce non si sono ancora esaurite:

La stretta monetaria (della Bce) ha sin qui prodotto solo parte dei suoi effetti, e in base all’esperienza passata continuerebbe a frenare la domanda anche in futuro”.

E cosa dire dei nuovi debiti che i governi saranno costretti a emettere? Fabio Panetta si è soffermato su questo punto:

“Nei prossimi mesi verrà a scadenza un ammontare cospicuo di debiti a medio e a lungo termine e a tasso fisso contratti da famiglie e imprese nel periodo di bassa inflazione”.

I “rinnovi avverranno a tassi maggiori, con effetti negativi su consumi e investimenti”.

Di conseguenza, Panetta non poteva non lanciare un appello alla Bce, che in realtà si sta facendo sempre più frequente: quello di non esagerare nel processo di normalizzazione del suo bilancio.

L’invito, praticamente, è stato quello di non scaricare troppi bond (BTP nel caso dell’Italia) con il piano QT.

“La normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema deve evitare aggiustamenti bruschi, che non sarebbero giustificati dalle prospettive dell’inflazione e potrebbero risultare controproducenti per la crescita e la stessa stabilità dei prezzi”, ha avvertito il governatore.

Panetta: debito alto rende Italia vulnerabile a movimenti erratici mercati

Fabio Panetta ha poi ricordato all’Italia anche la necessità di iniziare a ridurre la zavorra del debito pubblico, ponendo l’accento sul rapporto tra il debito e il Pil.

Va soprattutto ridotto il debito pubblico in rapporto al prodotto. Un debito elevato sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo; accresce il costo dei finanziamenti per le imprese private, riducendone la competitività e l’incentivo a investire; rende la nostra economia e in ultima istanza l’intero paese vulnerabili ai movimenti erratici dei mercati finanziari”.

Il peso del debito opprime l’economia italiana da troppi anni – ha continuato il numero uno di Bankitalia – Dobbiamo liberarcene evitando gli errori del passato, agendo sia sul fronte della finanza pubblica sia su quello della crescita”.

Si tratta di un compito non facile – ha ammesso Panetta –  da affrontare tenendo presente l’esigenza di proseguire l’impegno per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno. Questi temi sono ampiamente analizzati e discussi. La Banca d’Italia continuerà a farlo, come da sua tradizione. Io stesso tornerò su di essi con valutazioni approfondite”.