Mps: attenti al titolo con ok Bce a dividendi. E intanto la mossa di Meloni infiamma la politica
Attenti anche oggi al titolo Mps-Monte dei Paschi di Siena, dopo il secondo atto lanciato dal governo Meloni per privatizzare la banca e l’ultima notizia arrivata ieri sera, relativa all’ok della Bce alla proposta di distribuzione di dividendi inoltrata dall’istituto.
La banca senese si riprende la scena non solo di Piazza Affari, ma anche della politica italiana, confermandosi come da copione Pomo della discordia tra il governo di turno e le opposizioni.
C’è chi accusa il governo Meloni di aver dato il via, più che a una vendita delle azioni del Monte dei Paschi di Siena, a una svendita, facendo entrare nel capitale proprio quelli che i sovranisti sono soliti definire squali della finanza, ergo gli hedge fund.
Nel frattempo a Piazza Affari il titolo Mps si conferma tra i titoli migliori del Ftse Mib, salendo di oltre l’1% a quota 4,250 euro circa.
Mps: shopping azioni da “tanti fondi esteri”. Tra i nomi anche Soros
L’agenzia di stampa Ansa ha riportato come a fare incetta delle azioni Mps in occasione del secondo collocamento lanciato dal Mef attraverso l”Accelerated Book Building – ABB’ siano stati “tanti fondi esteri”.
“L’interesse si è visto anche ieri: domanda tripla dell’offerta, con molto estero nei libri delle banche che hanno gestito il collocamento (Citi, Jefferies, Mediobanca e Bofa). Il 51% della domanda è arrivata dalla Gran Bretagna, il 34% dagli Usa e il 9% dall’Italia, con il 70% delle azioni assegnate a fondi hedge e il 30% a fondi ‘long only'”.
Un ulteriore approfondimento dell’identikit dei fondi esteri che si sono catapultati a fare incetta di azioni Mps è arrivato con un articolo di MF-Milano Finanza e da Il Corriere della Sera che hanno fatto i nomi di Soros e Vanguard, così come dell’hedge fund Marshall Wace e di Wellington Management di Boston, con quest’ultimo – ha scritto MF -che “ha rafforzato la propria partecipazione nella banca senese”.
Tanti sono stati dunque i fondi esteri, e non solo made in Usa, che hanno risposto a questo secondo atto del governo Meloni, annunciato nella serata dell’altroieri, che ha visto il Mef maggiore azionista del Monte di Stato cedere sul mercato un ulteriore pacchetto pari al 12,5% del capitale sociale della banca senese.
La cessione, va ricordato, è avvenuta al prezzo di di 4,150 euro per azione, permettendo così al Tesoro di incassare un “circa Euro 650 milioni”, dopo quei 950 milioni raccolti dalle casse dello Stato con la prima mossa del novembre del 2023 , quando il via ufficiale del processo di privatizzazione dell’istituto si era concretizzato con lo smobilizzo di una partecipazione del Mef pari al 25%.
Con la mossa di due giorni fa, il Tesoro ha ulteriormente ridotto la quota detenuta in Mps al 26,73% circa, rispetto al 64,23% che deteneva in qualità di azionista di maggioranza fino al periodo precedente il lancio della prima vendita delle azioni.
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Mps perno risiko banche? Il PD VS Meloni: svendita solo per fare cassa
Mentre in Borsa si torna a parlare della possibilità di un matrimonio tra Mps ed eventuali potenziali acquirenti – i soliti nomi che si fanno rimangono quelli di UniCredit, Banco BPM e Bper – che fino a oggi hanno commentato l’ipotesi di convolare a nozze con Mps sempre con un ‘No Grazie’ – , la politica italiana torna a infiammarsi sul caso della banca.
Le opposizioni si scagliano contro quella che per ora interpretano come una serie di operazioni volte a fare solo cassa, per ripianare quei conti pubblici disastrati che il governo Meloni ha deciso di risanare con un ambizioso piano di privatizzazioni da 20 miliardi di euro circa. Ma che dire di quel terzo polo a cui punterebbe l’esecutivo, dando in sposa Mps a un altro istituto di credito?
Per ora, di potenziali acquirenti di Mps non si vede neanche l’ombra, sebbene gli analisti facciano notare da un po’ che l’uscita progressiva dello Stato dalla banca renderà il Monte più appetibile, ponendo le basi di quell‘agognato risiko tra banche italiane di cui si parla da tempo.
Allo stesso tempo, le dirette interessate UniCredit, Banco BPM e Bper non sembrano proprio avere fretta di farsi avanti.
Basti pensare anche a quanto riferito in occasione della pubblicazione dei conti di Piazza Meda dal ceo di Banco BPM Giuseppe Castagna.
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Un’accusa al governo Meloni è arrivata in queste ultime ore dal PD, che ha parlato di svendita della banca senese.
Così si legge nella nota congiunta firmata dai parlamentari del Pd Emiliano Fossi, Silvio Franceschelli, Marco Simiani, Marco Sarracino, Simona Bonafè, Laura Boldrini, Arturo Scotto, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Christian Di Sanzo, Ylenia Zambito e Dario Parrini:
“Quello che sta succedendo a Siena ha dell’incredibile. Il governo Meloni, con la colpevole complicità di una giunta di destra incapace e silente, sta mortificando una comunità intera: la svendita di ulteriori quote di Mps in netta ripresa e soltanto per fare cassa, le briciole delle risorse dei Fondi di Sviluppo e coesione destinati alla provincia (4 milioni sui 683 arrivati in Toscana) e il taglio finanziamenti al Biotecnopolo sono gli ultimi atti di una maggioranza che mortifica le professionalità, la vivacità e le ricchezze di un territorio che non merita queste umiliazioni. Ci batteremo in Parlamento con gli strumenti disponibili per cercare di contrastare questa vergogna”.
Occhio anche al post su X del responsabile economico del Pd, Antonio Misiani:
“Due domande al ministro dell’Economia Giorgetti: 1) Mps staccherà un dividendo di 0,25 euro per azione (il primo da 13 anni, frutto dell’eccellente gestione del management della banca) il prossimo 20 maggio. Perché il Tesoro, dopo aver ceduto il 25% a novembre, ha deciso di vendere un ulteriore 12,5% proprio ieri, rinunciando a una quota importante dei dividendi? 2) Quale futuro ha in mente il Mef per Mps? Uscire dalla banca facendo cassa e basta? Favorire un ipotetico terzo polo bancario?”. Lo scrive su X il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani.
L’orgoglio di Giorgetti e l’ok ai dividendi della Bce
Dal canto suo, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti si è mostrato fiero della seconda mossa lanciata dal ‘suo’ Tesoro, rispondendo con un “piu’ o meno ci siamo” a rispettare l’impegno preso con l’Ue di riconsegnare la banca al mercato, alla domanda rivoltagli alla Camera dai giornalisti, che lo hanno interpellato in merito alla ulteriore quota del capitale del Monte di cui lo Stato si è sbarazzato.
Per quanto riguarda i dividendi, la grande notizia dell’ok arrivato dalla Bce è stata resa nota dalla stessa banca senese con un comunicato diramato nella serata di ieri.
Va ricordato che l’annuncio sui dividendi era stato già fatto in concomitanza con la recente diffusione da parte del Monte dei Paschi di Siena dei conti relativi al 2023.
In quella occasione, Mps aveva comunicato il ritorno ai dividendi anticipato di ben due anni rispetto al target del piano – ma soprattutto dopo ben 13 anni – con la proposta del cda agli azionisti di cedole per un valore di 0,25 euro per azione, per un totale di 315 milioni di euro.
Ieri la banca ha reso noto che la Bce ha dato il suo nulla osta alla distribuzione dei dividendi che, a questo punto, deve superare il test dell’assemblea degli azionisti del prossimo da sottoporre all’assemblea degli azionisti, in programma il prossimo 11 aprile.
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