Notizie Notizie Italia Governo Meloni Mes: l’Europa pronta a strigliare governo Meloni. Cipollone alla Bce

Mes: l’Europa pronta a strigliare governo Meloni. Cipollone alla Bce

12 Settembre 2023 11:37

Nuovo monito al governo Meloni sul Mes e ok alla nomina del vice direttore generale di Bankitalia Piero Cipollone alla Bce, al posto di Fabio Panetta, prossimo a prendere le redini di Bankitalia il 1° novembre, con la fine dell’era di Ignazio Visco: queste le questioni cruciali per l’Italia che saranno discusse in occasione della riunione informale dell’Eurogruppo, in calendario venerdì 15 settembre, a Santiago de Compostela, in Spagna. E’ quanto ha riferito una fonte qualificata Ue, anticipando i dossier che saranno esaminati dai ministri dell’Economia e delle Finanze dell’area euro.

La decisione del governo Meloni di far cadere la propria scelta su Piero Cipollone dovrebbe, secondo la fonte dell’Unione europea, essere accolta con favore dall’Eurogruppo.

Si parla infatti, semplicemente, di “un passaggio procedurale”.

Detto questo, nella stessa riunione dell’Eurogruppo, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dovrebbe beccarsi una bella strigliata dai suoi colleghi, a causa dell’ostinazione del governo italiano a dire no alla ratifica della riforma del Mes .

Il funzionario europeo, ha riportato l’Ansa nelle ultime ore, ha ammesso che “siamo molto consapevoli della sensibilità del tema in Italia e ovviamente rispettiamo pienamente il processo parlamentare”.

Detto questo, “auspichiamo una conclusione positiva del processo quanto prima”.

LEGGI

Meloni e il no a Mes. Bankitalia spiega il Meccanismo europeo di stabilità

Ma oggi dice no anche il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. In un intervento a Rtl 102,5, Tajani blinda anche gli appunti che Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno rivolto al Commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni.

Il Mes, ha detto Tajani, “non è una priorità, io ritengo si debba affrontare tutta la questione economica e fiscale, è tutto un sistema che deve essere affrontato perchè non si possono solo approvare le riforme che piacciono a qualcuno, deve essere fatto un quadro generale di riforme. Il discorso è ampio e il Mes è un capitolo di questa strategia”.

Riguardo alle critiche mosse contro Paolo Gentiloni, Tajani ha sottolineato che “criticare un commissario europeo non è un reato di lesa maestà”.

Nel sottolineare che i rapporti con la Commissione Ue sono “ottimi” e che “siamo con l’Europa, è la nostra stella polare”, Tajani ha detto che il governo Meloni ritiene che Bruxelles debba comunque “fare la sintesi degli interessi di tutte le parti”, ricordando che “una sintesi spostata troppo verso una politica austera non sarebbe buona”.

Il ministro ha negato che il fatto di aver invitato il commissario Gentiloni a fare una “sintesi equa”  sia una “offesa” o “un attacco”.

LEGGI ANCHE

Ue, Meloni rincara la dose contro Gentiloni dopo l’affondo di Salvini

Mes: nuovo capitolo della guerra di nervi tra l’Europa e il governo Meloni

La guerra di nervi tra il governo italiano e l’Europa sul Meccanismo europeo di Stabilità è destinata dunque a continuare. Che l’Italia si esprima inoltre sulla questione, si dice a Bruxelles, dopo la decisione del governo Meloni di ‘congelarla’ prima della pausa estiva.

La fonte ha aggiunto di aspettarsi che “il ministro delle Finanze – Giancarlo Giorgetti – ci dia un breve aggiornamento su cosa sta succedendo in Italia e cosa aspettarci nei prossimi mesi”.

Quella che si è appena aperta sarà una settimana densa di eventi cruciali, alcuni per l’Europa tutta, altri in modo specifico per l’Italia.

Protagonista sarà ancora la questione della tassa sugli extraprofitti delle banche , annunciata dal governo Meloni agli inizi di agosto: una tassa che ha innescato il timore per il futuro non solo delle banche italiane, ma anche per quello della stessa erogazione del credito alle famiglie e alle imprese e che, a partire da oggi, sarà oggetto di diverse audizioni in Parlamento.

C’è poi grande attesa per il nuovo annuncio sui tassi che arriverà dalla Bce di Christine Lagarde dopodomani, giovedì 14 settembre.

Il problema, qui, è che Lagarde, già oggetto di un’ondata di critiche da parte di diversi esponenti del governo Meloni, non ha perso questa estate l’occasione, ogni volta che ha proferito motto, di ribadire l’intenzione di riportare il tasso di inflazione dell’area euro al target del 2% e, dunque, di rimarcare la propensione ad alzare ulteriormente i tassi, dopo aver varato dal luglio 2022 strette monetarie quantificate in un aumento di ben 425 punti base.

Prima dell’estate, la Banca centrale europea ha sfornato un’altra stretta (nel meeting del 27 luglio), pari a +25 punti base, che ha portato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%.

C’è inoltre la legge di bilancio per il 2024 a cui il governo sta lavorando, in un momento in cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in primis è attanagliata dall’ansia di fare più deficit rispetto a quanto preventivato:

questo, in attesa che l’Unione europea annunci la versione finale del Patto Stabilità e crescita , che potrebbe implicare soglie massime di debito e di deficit che sarebbero particolarmente faticose da rispettare, per un paese indebitato e per questo osservato speciale – non solo da Bruxelles ma anche e/o soprattutto dai mercati finanziari – come l’Italia.

Mes: la sospensiva che ha congelato il dossier

Manca solo il ritorno della grande patata bollente del Mes, con l’Europa che sta già mandando all’Italia un chiaro messaggio: che sulla questione batta almeno un colpo, visto che il dossier è stato praticamente insabbiato, con una sospensiva per non procedere all’esame della proposta di legge di ratifica per un periodo di quattro mesi, presentata dalla maggioranza e poi approvata.

Praticamente, la questione è stata rinviata a novembre.

Infuocate le dichiarazioni che, nei mesi precedenti alla presentazione della sospensiva del Mes, erano arrivate dal governo Meloni.

Ad attaccare il Meccanismo europeo di Stabilità dicendo no alla ratifica è stato più volte il leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha fatto del suo no al Mes uno dei principali cavalli di battaglia del suo partito, e che, in vista delle elezioni europee del 2024, difficilmente farà dietrofront. Tutt’altro.

LEGGI ANCHE

Tassi Bce e MES, Salvini risponde con i BTP. E attacca l’Europa

Tassi Bce, Salvini contro Lagarde: “scelta insensata e dannosa”.

Bond Grecia meglio dei BTP? La view di Goldman Sachs e il nodo MES

Meloni e quel giuramento di sangue

Ma anche Giorgia Meloni ha indicato, più volte, la sua opposizione. Nel dicembre del 2022, q sul dossier aveva addirittura annunciato un “giuramento di sangue”:

“Finché io conto qualcosa, che l’Italia non accede al Mes lo posso firmare con il sangue”, aveva detto la presidente del Consiglio, come ricorda l’articolo “Why is the ESM so Controversial Only in Italy? A conversation with Klaus Regling ” , pubblicato sul sito dell’Università Bocconi.

Va detto tuttavia che l’Europa non sta chiedendo all’Italia di accedere al Mes ma di ratificare la riforma del Trattato.

Il no è stato sottolineato poi più volte.

“Non reputo utile all’Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni strumenti finanziari, come ad esempio il Mes. L’interesse dell’Italia oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un approccio a pacchetto, nel quale le nuove regole del patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale“, ha detto Meloni poco prima dell’approvazione della sospensiva dell’esame della ratifica.

Sulla questione Mes si è fatto sentire nelle ultime ore anche il nuovo numero uno Pierre Gramegna, che ha avvertito che, nel caso in cui “la riforma del trattato del Mes non verrà ratificata dall’Italia, il vecchio trattato continuerà a venir applicato”, il che significa che non sarà operativo il backstop, a fronte dellla scadenza, a fine anno, degli accordi bilaterali di backstop.

Di conseguenza, in assenza di una ratifica della riforma del Mes da parte dell’Italia, “le risorse non saranno così disponibili come sarebbe stato con la riforma del Mes”.

E’ la stessa Banca d’Italia che ricorda, d’altronde, che “la riforma attribuirebbe di fatto “al Mes una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund, SRF) nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie”.

Della serie, è a questo backstop che il governo Meloni sta dicendo no: praticamente, a un aiuto europeo, a una rete europea anti-crisi.

A tal proposito l’ex direttore del Mes Klaus Regling, nell’intervista pubblicata sul sito dell’Università Bocconi, ha avvertito che, “se la riforma del Mes non sarà ratificata ed efficace, l’Eurozona potrebbe non riuscire a rispondere a eventi imprevisti con la prontezza che sarebbe necessaria. E una crisi reale è sempre una sorpresa”.

Piero Cipollone alla Bce al posto di Fabio Panetta. Ci siamo?

Per quanto riguarda la nomina di Piero Cipollone alla Bce, e almeno questa è una buona notizia per il governo Meloni, si tratterebbe ormai di una cosa già fatta.

Al momento vice direttore generale della Banca d’Italia, Piero Cipollone, 61 anni, è stato assunto da Palazzo Koch nel 1993, assegnato al Servizio Studi, dove ha lavorato per 15 anni.

Economista nell’ufficio Bilancia dei Pagamenti, nel 2004 ha poi assunto la direzione dell’ufficio Mercato del Lavoro e nel 2007 è stato nominato Commissario Straordinario, poi Presidente dell’Istituto di ricerca INVALSI, carica che ha successivamente lasciato nel 2011.

Dal 2010 all’ottobre 2014 ha ricoperto la carica di direttore esecutivo alla Banca Mondiale in rappresentanza dell’Italia, dell’Albania, della Grecia, di Malta, del Portogallo, di San Marino e di Timor-Leste, ed è stato anche chairman dell’Audit Committee.

Tornato successivamente alla Banca d’Italia, dal novembre 2014 Cipollone è Capo del Servizio Pianificazione e controllo.

Il banchiere ha fatto parte anche della task force guidata da Fabio Panetta che ha studiato la creazione dell’euro digitale, un progetto sul cui sviluppo la Bce si esprimerà nel mese di ottobre.

Della candidatura di Piero Cipollone al posto che sarà presto vacante con l’addio di Fabio Panetta, aveva parlato tra i primi il Financial Times.

Il quotidiano aveva citato il commento di Lorenzo Codogno, ex dirigente generale al Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze, al momento consulente economico a Londra.

Codogno aveva definito il banchiere “un buon economista con una conoscenza molto più ampia di quella della sola politica monetaria”, aggiungendo che “potrebbe fare un lavoro eccellente alla Bce”.

LEGGI ANCHE

Bce, FT: Piero Cipollone, da Bankitalia al posto di Panetta?

Bce, Panetta: euro digitale, sfida a stablecoin PayPal & Co.

Alla fine di agosto, il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, nel commentare la scadenza dei termini per la presentazione di candidati disponibili a prendere il posto di Fabio Panetta alla Bce, aveva riferito che l’Italia era stata l’unico paese a farsi avanti.