Meloni presa da ansia deficit-Pil. Tassi BTP e spread tornano sotto la lente
Governo Meloni alle prese con grana deficit-Pil mentre lavora alla legge di bilancio per il 2024 e attende il verdetto del nuovo Patto di stabilità e crescita. BTP e spread tornano sotto la lente.
L’ansia deficit assilla il governo Meloni, o meglio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, visto che la questione, soprattutto per motivi legati alle imminenti elezioni europee, non tocca più di tanto la Lega di Matteo Salvini.
In un momento in cui l’esecutivo lavora alla legge di bilancio per il 2024, con le prime indiscrezioni che iniziano a fare capolino, si torna a parlare di BTP e di spread BTP-Bund, facendo riferimento non solo al grande annuncio del Mef relativo alla imminente seconda emissione del BTP Valore, ma anche alla questione mai rientrata da un bel po’ di anni a questa parte del debito pubblico italiano.
LEGGI ANCHE
BTP Valore, il Mef annuncia seconda emissione. Cedole: la grande novità
A preoccupare Meloni, è soprattutto la nuova versione del Patto di stabilità e crescita, che l’Unione europea sta per finalizzare.
La paura, per l’Italia, è di partire subito in svantaggio, visti i livelli elevati di deficit e di debito pubblico che continuano ad assillare i suoi conti pubblici.
In che modo questa paura è riflessa sul mercato secondario dei titoli di stato?
BTP e spread osservati speciali con ansia deficit del governo Meloni
Sul mercato, un articolo di Bloomberg fa notare che, per quanto siano scesi di 5 punti base, al 4,35%, i tassi dei BTP decennali si apprestano a riportare il rialzo settimanale più sostenuto in due mesi, oscillando attorno al record dal mese di marzo.
Il risultato è che lo spread BTP-Bund a 10 anni viaggia attorno a quota 174 punti base, ai massimi dall’inizio di luglio.
Il trend riflette, secondo Bloomberg, la maggiore attenzione che i trader stanno dando al pericolo deficit in Italia.
D’altronde, come fa notare a Bloomberg l’economista Carlo Alberto Carnevale-Maffé, docente di strategia di business all’Università Bocconi, “il giudizio finale non arriverà da Bruxelles, ma dalle trading room”, ovvero dai mercati.
E questo, rimarca Carnevale-Maffé, “Giorgetti e Meloni lo sanno bene, visto che stanno dicendo alla coalizione che le risorse sono limitate”.
In sintesi sia il ministro dell’Economia e delle Finanze che la presidente del Consiglio, “sanno che con i mercati non si scherza”, spiega l’economista.
Occhio dunque ai BTP e allo spread, in un contesto in cui il governo Meloni non è nella posizione di poter permettersi un passo falso.
Che lo si voglia o no, il radar dei mercati è puntato sui conti pubblici italiani, soprattutto sul rischio crescente che il governo Meloni sia costretto a rivedere al rialzo l’outlook sul rapporto deficit-Pil dell’Italia del 2024, dal 3,7% inizialmente stimato a una percentuale più vicina al 4%. Una percentuale troppo alta rispetto a quel 3% che molto probabilmente, tornerà a essere di nuovo il limite tollerato dall’Unione europea nel nuovo Patto di stabilità e crescita.
Dopo la sospensione di quelle regole negli anni peggiori della pandemia Covid-19, l’Europa è vicina infatti ad annunciare le nuove soglie massime dei rapporti debito-Pil, deficit Pil da rispettare.
Patto Stabilità e crescita: la nuova versione innervosisce l’Italia
Alla fine di aprile, la Commissione europea presieduta dalla presidente Ursula Von der Leyen ha presentato le nuove regole fiscali a cui i paesi membri dovranno conformarsi per assicurare la solidità dei loro conti pubblici e il coordinamento delle loro politiche fiscali, confermando la vecchia soglia del deficit-Pil, pari al 3%.
Con la proposta, Bruxelles ha avvertito anche che, in caso di sforamento del limite, la richiesta ai paesi Ue sarebbe di sforbiciare il deficit dello 0,5% del Pil ogni anno, fino a quando il livello non torni al di sotto della percentuale.
Praticamente, la richiesta sarebbe quella di avviare una correzione di bilancio.
LEGGI ANCHE
Patto Stabilità e crescita Ue: nuovi diktat sul debito e sul deficit
Una volta approvato, il nuovo Patto di Stabilità e crescita dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2024.
Così la Commissione europea nel presentare la propria proposta:
“Le proposte, che affrontano le carenze del quadro attuale, tengono conto della necessità di ridurre i livelli di debito pubblico, notevolmente cresciuti, si basano sugli insegnamenti tratti dalla risposta politica dell’UE alla crisi COVID-19 e preparano l’UE alle sfide future sostenendo i progressi verso un’economia verde, digitale, inclusiva e resiliente e rendendola più competitiva”.
Già allora il Commissario Ue agli Affari economici e monetari, l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, aveva ricordato all’Italia la necessità di “ridurre il livello del proprio debito”, notoriamente elevato.
In attesa che il dibattito sul Patto di Stabilità e di crescita entri nel vivo – data clou il prossimo 15 settembre, con la riunione dei ministri dell’Economia dell’Unione europea in calendario in Spagna – la paura del governo Meloni porta il nome di conti pubblici, che rischiano una ulteriore erosione, soprattutto ora che è passata quella parentesi di miracolo economico tanto rivendicata dall’esecutivo nei mesi precedenti.
Pil Italia paga tassi Bce: -0,4% in II trim. S&P: manifatturiero ‘impantanato’
Meloni tallonata da incubo lettera della Bce a Berlusconi del 2011
“Meloni Tempts Bond Vigilantes With Italian Spending Squabble”, scrive Bloomberg, facendo riferimento all’ansia deficit che sta assillando, in realtà, neanche tutto il governo Meloni, ma, in primis, piuttosto la presidente del Consiglio.
Meloni, scrivono Alessandra Migliaccio e Flavia Rotondi, ricorda infatti molto bene cosa accadde al governo Berlusconi che servì negli anni della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona, e che cadde dopo la famosa lettera della Bce, nel periodo più drammatico per l’Italia, i BTP, lo spread, la stessa sopravvivenza dell’euro e dell’Eurozona.
Di conseguenza, la priorità di Giorgia Meloni si chiama oggi prudenza fiscale.
Il problema è che, stremato dai continui rialzi dei tassi lanciati dalla Bce di Christine Lagarde – da tempo entrata nel mirino del governo Meloni – il Pil dell’Italia ha sofferto una pesante battuta d’arresto dopo essersi confermato primo della classe, in Europa, all’inizio dell’anno: e questo è un fattore che mette a rischio quel sentiero di contenimento del debito e del deficit su cui la premier aveva puntato scommettendo proprio sulla leva della crescita economica dell’Italia.
Se poi la versione finale del Patto di Stabilità e crescita dovesse veder vincere i rigoristi europei, allora per l’Italia sarebbe proprio un dramma. Roma si ritroverebbe infatti già in partenza a non riuscire a rispettare la soglia massima stabilita per il rapporto deficit-Pil, pari al 3%.
LEGGI ANCHE
Patto Stabilità non convince né Germania né Italia
Per questo, l’Italia continua a invocare flessibilità nel rispetto delle nuove regole che arriveranno con il Patto, a fronte dei paesi del Nord come la Germania che, invece, in queste ore continuano a lanciare appelli vari a favore del ritorno di una maggiore disciplina fiscale.
Meloni sbotta contro Gentiloni e riprende parole Draghi
Non per niente, proprio nella conferenza stampa di ieri, indetta dopo il varo del Consiglio dei Ministri del decreto contro la criminalità giovanile, la premier ha rincato la dose contro Gentiloni, già vittima dell’affondo lanciato qualche ora prima dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, lanciandogli un chiaro messaggio: quello di fare di più gli interessi dell’Italia.
La paura di fare più deficit è stata confermata anche dall’attacco contro il Superbonus, definito ‘eredità pesante sui conti’.
Meloni ha ripreso anche le parole che l’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha rilasciato nell’intervista all’Economist.
“Nell’Eurozona servono nuove regole e sovranità condivisa”, ha detto Draghi, avvertendo anche, riguardo al Patto di Stabilità e crescita, che “tornare passivamente alle vecchie regole sospese durante la pandemia sarebbe il risultato peggiore possibile” .
Di fatto, nella conferenza stampa di ieri, la premier si è così espressa:
“Sono convinta che sia importante riuscire a modificare le regole della governance prima che rientrino in vigore i vecchi parametri, e se non si riesce proporrò di prorogare le attuali regole, perché tornare ai parametri pre-Covid produrrebbe una contrazione dell’economia, già in sofferenza importante. Bisogna correre e credo sarebbe drammatico ritorno alle vecchie regole”.
Intanto, l’ansia deficit è stata riportata nella giornata di ieri anche da alcune indiscrezioni dell’Ansa, che ha fatto riferimento al bagno di realtà per il governo Meloni, in vista del vertice che si è tenuto a Palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio e i partiti di maggioranza:
“Il deficit aumenta: un primo balzo verso il 5%, mezzo punto in più del previsto, già viene dato per molto probabile. E potrebbe salire ancora, per colpa del Superbonus. Le prime ipotesi sui numeri escono poco prima di un vertice attesissimo. Ma nessuno parla dopo le due ore passate a palazzo Chigi”, ha scritto l’Ansa.