Tassi Bce, da Lagarde nuovo rialzo anti-inflazione: +425 pb in un anno
La Bce di Christine Lagarde ha alzato i tassi come da attese con la nuova stretta anti-inflazione. Tassi sui depositi al 3,75%.
Come da attese, la Bce di Christine Lagarde ha annunciato oggi, giovedì 27 luglio, l’ennesimo rialzo dei tassi dell’area euro.
La stretta monetaria, pari a +25 punti base, ha portato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%.
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Attesa a questo punto per la conferenza stampa con cui la presidente della Bce Christine Lagarde prenderà la parola, commentando l’ennesimo rialzo dei tassi deciso per rimettere in riga l’inflazione dell’Eurozona. Inflazione che si è sicuramente raffreddata rispetto ai ritmi di crescita record dello scorso anno, quando si è infiammata a causa dello shock energetico esploso con la guerra in Ucraina. Ma inflazione che rimane ancora più alta rispetto al target stabilito dalla banca centrale, pari al 2%.
Dopo il rialzo dei tassi Usa al record degli ultimi 22 anni annunciato ieri dalla Fed di Jerome Powell, la Bce ha sfornato dunque lo stesso verdetto.
Bce, lotta serrata contro l’inflazione: carrellata rialzi tassi passa a +425 pb
Nell’ultimo anno, a partire da quel giorno che ha fatto la storia dei tassi dell’area euro ma anche dell’Italia, ovvero da quel 21 luglio in cui è finita ufficialmente l’era dei tassi negativi e in cui è caduto il governo Draghi, la Bce ha alzato i tassi, prima di oggi, per ben otto volte consecutive, aumentando così il costo del denaro dell’area euro di 4 punti percentuali.
Con la stretta monetaria appena annunciata, la nona consecutiva dal luglio del 2022, la carrellata di rialzi dei tassi complessiva dell’Eurotower è stata di 425 punti base.
Obiettivo: sfiammare l’inflazione. E, di fatto, il tasso dell’inflazione dell’Eurozona si è sicuramente indebolito:
gli ultimi dati arrivati dal fronte macro hanno messo in evidenza un indice dei prezzi al consumo in crescita nel blocco del 5,5% su base annua, nel mese di giugno:
il tasso di crescita del CPI, dato che monitora il trend delle pressioni inflazionistiche, è stato il più basso dall’inizio del 2022, rallentando dal +6,1% di aprile e dal +7% di aprile. Questo, per quanto riguarda l’inflazione headline.
L‘inflazione core, invece, diventata negli ultimi mesi ossessione di Lagarde più dell’inflazione headline, si è confermata ancora fin troppo solida, ed è stata rivista anche al rialzo rispetto ai dati inizialmente riportati.
L’Eurostat ha annunciato infatti la scorsa settimana che l’indice CPI core – ovvero l’inflazione escludendo le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari – è salito al ritmo del 5,5% su base annua, rispetto al +5,3% di maggio e alla stima preliminare, che aveva indicato un rialzo del 5,4%. Un valore troppo alto per rassicurare la Bce di Christine Lagarde.
Nei giorni di fine giugno, in occasione del Forum di Sintra organizzato dalla stessa Bce, Christine Lagarde aveva tra l’altro già confermato l’intenzione di tornare ad alzare i tassi nel meeting di oggi di luglio, facendo riferimento alla persistenza dell’inflazione nell’area euro:
“L’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata e rimarrà prevedibilmente tale per troppo tempo”, aveva rimarcato in quell’occasione, aggiungendo:
“Dinanzi alla persistenza del processo inflazionistico, non possiamo abbassare la guardia e non possiamo ancora dichiarare vittoria”.
Il fatto che l’inflazione headline si sia quasi dimezzata da quel ritmo di crescita del 10,6% di ottobre, sta facendo sempre di più meno notizia rispetto alla persistenza dell’inflazione core.
Bce alza tassi di 25 punti base. Il comunicato
Così si legge nel comunicato con cui la Bce ha annunciato di aver alzato i tassi principali di riferimento di 25 punti base.
“L‘inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”.
L’Eurotower spiega che “l’incremento dei tassi di oggi rispecchia la valutazione del Consiglio direttivo delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.
“Gli andamenti osservati dopo l’ultima riunione confermano l’aspettativa che l’inflazione si ridurrà ulteriormente nel resto dell’anno, ma si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo“.
Insomma, la Bce di Christine Lagarde torna a mettere in evidenza la piaga dell’inflazione:
“Sebbene alcune misure mostrino segnali di allentamento, l’inflazione di fondo resta nel complesso elevata”.
Detto questo, viene almeno riconosciuto il fatto che (qualcuno direbbe come minimo) le precedenti strette monetarie, che con quella di oggi ammontano a +425 punti base abbiano prodotto qualche risultato.
Nel comunicato della Bce si legge infatti che “i passati incrementi dei tassi di interesse continuano a trasmettersi con vigore: le condizioni di finanziamento si sono inasprite nuovamente e frenano in misura crescente la domanda, che rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo” del 2%.
“Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della BCE siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”.
L’approccio di Lagarde & Co. continuerà a dipendere dai dati:
“Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse seguiteranno a essere basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.
BTP & Co: cosa succederà al PEPP e al PPA
Per ora il QT non colpirà il PEPP, ovvero il QE pandemico dell’Eurotower.
Nel comunicato della Bce si legge infatti, in riferimento al “programma di acquisto di attività (PAA) e Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP)” che “il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza”.
La Bce continua comunicando che, “per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024 – dunque, come reso noto in precedenza.
“In ogni caso, la futura riduzione graduale del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria.
“Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia”.
Bce fissa remunerazione riserve obbligatorie allo zero
La Banca centrale europea ha annunciato, anche, che “il Consiglio direttivo ha inoltre deciso di fissare la remunerazione delle riserve obbligatorie allo 0%”.
La decisione è stata motivata con il fatto che in questo modo sarà preservata “l’efficacia della politica monetaria, mantenendo l’attuale grado di controllo sulla sua intonazione e assicurando la completa trasmissione delle decisioni sui tassi ai mercati monetari”.
In questo modo, “allo stesso tempo”, la decisione presa dalla Bce “migliorerà l’efficienza della politica monetaria, riducendo l’ammontare complessivo degli interessi da corrispondere sulle riserve al fine di dare attuazione all’orientamento adeguato”.