Notizie Notizie Italia Mes: Meloni dice no. Ma su ratifica è caos

Mes: Meloni dice no. Ma su ratifica è caos

23 Dicembre 2022 11:27

Fioccano da ogni dove i commenti dopo la frase di Giorgia Meloni sul Mes Fondo-Salva stati, che ha generato non poca confusione. Questo perché, oltre alla frase “Finchè io conto qualcosa l’Italia non accederà al Mes, lo posso firmare col sangue”, Meloni ha aperto, sostanzialmente, alla ratifica dello strumento su cui il populismo, va detto, marcia da anni. Sull’adesione al Mes, ha indicato, “discuterà il Parlamento”.

Che noi si approvi la riforma o no – ha aggiunto – il Mes non è stato mai utilizzato da nessuno”.

Dunque? La ratifica ci sarà o no? Sconcerto da parte dell’opposizione.

Così il segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova:

“Meloni fa melina e trasforma in manfrina un passaggio serio e delicato che aspetta l’Italia: ratificare la riforma del MES. Meloni vuole ratificare o no e isolare l’Italia? Questo è il punto. Che poi lei voglia firmare con il sangue o altro che non chiederà i fondi, non c’entra nulla con la questione della ratifica”.

E così anche Mariastella Gelmini, vicesegretaria di Azione, a Porta a Porta:

Alla luce delle parole della presidente Meloni, pare che la postura dell’Italia in Europa sia contraddistinta dalla volontà di non utilizzare il Mes e, forse, neanche di ratificare il Trattato. Uno dei temi che questa legge di bilancio non affronta è la sanità e quando, dopo la pandemia e di fronte a caro energia e inflazionesi destinano al Sistema sanitario italiano solo due miliardi di euro questo significa tagliare. Utilizzare quindi i soldi del Mes non è una scelta, ma una necessità. Gli italiani hanno diritto di sapere cosa intende fare la presidente Meloni”.

La notizia della posizione che Giorgia Meloni ha preso sul Mes è arrivata nel tardo pomeriggio, con la pubblicazione della registrazione della puntata speciale di ‘Porta a porta’ su Rai1.

Per Meloni, il fondo salva Stati è “una cosa troppo poco utile”.

Ma ci chiediamo perché il Mes non è mai stato usato da nessuno?ha insistito – Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito. Allora io vorrei capire se c’è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio”.

Immediate le reazioni: i sovranisti inneggiano a Meloni che ha detto no al Mes, mentre dalla platea degli economisti e degli esperti del caso, vengono messe in evidenza le contraddizioni in cui la presidente del Consiglio è incappata.

Meloni sta facendo invece dietrofront?

Il Foglio in particolare ribatte così a Giorgia Meloni, indicando “gli errori fattuali” che sono emersi dalle sue dichiarazioni. La grande contraddizione è tutta nel titolo dell’articolo:

“Meloni apre alla ratifica fingendo di tenere il punto”

Ci sono degli errori fattuali: non è vero che nessuno ha fatto ricorso al Mes, l’hanno fatto cinque paesi; non è vero che il Mes fa alzare i tassi, ma li abbassa per il semplice fatto che i paesi vi fanno ricorso quando non c’è nessun altro sul mercato disposto a fare credito (e da qui si capisce la natura di creditore privilegiato, che peraltro finora ha tutelato l’Italia in quanto creditore)”.

“Ma queste parole – si legge nell’editoriale servono alla Meloni per far vedere agli elettori che tiene il punto mentre indietreggia. Perché la retromarcia sostanziale, quella che interessa l’Euro, è questa: solo pochi mesi fa Meloni diceva in Parlamento ‘contro la riforma del Mes la nostra opposizione sarà totale’, ora dice che ‘la riforma del Mes non è il grande tema’. Ha capito con intelligenza che se guidi un paese, quando ti trovi davanti a un muro, è meglio indietreggiare che andare a schiantarsi”.

L’economista Veronica de Romanis pubblica su Twitter il seguente commento sulle parole di Meloni, scrivendo: “La scelta oggi è 1) passare per Paese inaffidabile che non mantiene impegni presi 2) ammettere che si sono dette sciocchezze sul Mes”.

 

La questione Mes spiegata da Veronica de Romanis

In un articolo pubblicato su La Stampa qualche giorno fa, l’economista Veronica de Romanis spiegava bene la questione del Mes:

La ratifica della riforma del Mes non ha niente a che vedere con quella linea pandemica. Nel caso specifico, i governi Conte 2 e Draghi hanno fatto molto male a non attivarla. Avremmo risparmiato circa 3 miliardi di minori interessi nell’arco di un decennio. I calcoli sono del ministero dell’Economia. Giorgetti può visionarli facilmente. La linea di credito è comunque ancora disponibile. Sarebbe cosa buona e giusta utilizzarla in questa fase di tassi crescenti”.

Ancora De Romanis, nell’articolo pubblicato prima delle parole di Meloni sul Mes:

Il governo farà le sue scelte. Nel caso in cui decidesse di continuare a non utilizzarla, il costo in termini di maggiore spesa per interessi verrebbe pagato dai cittadini italiani. Non ratificare la riforma del Mes significa, invece, far pagare un costo a tutti gli europei”.

Il Meccanismo – continuava l’economista – avrebbe la capacità di intervenire anche in caso di crisi bancarie e le risorse andrebbero a integrare quelle del fondo di risoluzione unico. Ciò consentirebbe di bloccare il contagio finanziario attraverso la creazione di una sorta di rete di protezione (backstop). Un simile intervento sarebbe prezioso soprattutto per Paesi con alto debito pubblico, proprio come il nostro”.

In un momento, aggiungiamo noi, in cui l’ansia per il debito e per i BTP italiani è tornata a esplodere, con una Bce che ha deciso di staccare la spina, seppur gradualmente, al programma salva-euro salva-Italia del QE-Quantitative easing del 2015: quello lanciato dall’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, per blindare l’area euro dalla speculazione, proteggendola da un’altra eventuale crisi dei debiti sovrani. E quello con cui la Bce è diventata una sorta di bad bank, con il bilancio gonfiato di bond di tutta l’Eurozona, BTP in primis: uno strumento, quello del QE, non più utilizzabile, di fronte a un’inflazione che, nel blocco, costringe l’Eurotower a continuare a essere hawkish sui tassi. E a dimostrare la propria determinazione a spegnere il boom dei prezzi da guerra con il lancio dell’opposto del QE, ovvero con il QT-Quantitative Tightening.

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Questo significa che, senza l’opera salvifica della Bce, non solo la carta italiana non sarà più acquistata da Francoforte, ma inizierà a essere anche venduta.

Non per niente una tale prospettiva, unita alle critiche arrivate dal ministro della Difesa Guido Crosetto (ma non solo) ha fatto schizzare i tassi dei BTP a 10 anni a un valore superiore ai bond della Grecia, mentre il Tesoro starebbe lavorando a una sorta di BTP autarchico (idea della Lega) blinda-Italia, volto a canalizzare il risparmio delle famiglie italiane verso l’acquisizione del debito pubblico e dei BTP.

Certo, c’è il nuovo strumento che la Bce di Christine Lagarde ha lanciato a luglio, noto in termini tecnici come strumento anti-frammentazione dell’area euro e, nel caso specifico dell’Italia, come scudo salva-BTP anti-spread: è il TPI,  che è stato però accolto subito dai mercati con non poco scetticismo.

Così scrive intanto Carlo Cottarelli su Twitter, economista e direttore dell’Osservatorio sui Conti pubblici, già Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica e prima ancora Direttore del Fiscal Affairs Department del Fondo Monetario Internazionale, commentando le parole di Giorgia Meloni sul Mes:

Meloni oggi: “Mai l’Italia prenderà il MES; lo firmo col sangue”. Beh, il MES “sanitario” scade il 31/12 per cui…Quello “normale” è per paesi in crisi e non lo siamo. Ma retromarcia sulla riforma: “non è un gran tema”(eh, io lo dico da 3 anni). Grande è la confusione sotto il cielo

Mes-fobia: Bankitalia risponde ai dubbi

Senza alcun dubbio, quella del Mes-Fondo Salva stati si è confermata negli ultimi anni la questione tra le più calde che hanno diviso l’Italia.

Era il 2020, ai tempi in cui il ministro dell’economia era Roberto Gualtieri, che su Twitter compariva l’hashtag #NoMesNoTroika , a conferma di una sorta di Mes-fobia che ha sempre atterrito gli italiani.

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Sempre nel 2020 il commissario agli Affari economici e monetari Ue Paolo Gentiloni invitava a usare invece il Mes e BG Saxo spiegava in cosa consistesse lo strumento, in un’analisi dettagliata.

All’inizio di dicembre di quest’anno, Formiche.net intervistava Ignazio Angeloni, economista ed ex membro del consiglio di sorveglianza della Bce, che spiegava perché, a suo avviso, l’Italia dovesse abbracciare il Mes:

Si apre un’opportunità per questo governo – sottolineava Angeloni nell’intervista a Gianluca Zapponiniprocedere alla ratifica e simultaneamente ottenere le certificazione. Con il Patto di stabilità ancora sospeso e assumendo che la legge di Bilancio vada in porto con il sostanziale assenso della Commissione Europea, quest’ultima dovrebbe essere ottenibile. La garanzia precauzionale del Mes apre la strada all’Outright Monetary Transaction della Bce: il cosiddetto bazooka anti spread varato da Mario Draghi nel 2012. Strumento più solido del Transmission Protection Instrument (TPI) introdotto dalla presidente della Bce Lagarde a luglio”.

Ma tutti quei discorsi sulla sovranità?

Così rispondeva l’ex esponente della Bce Angeloni:

La sovranità finanziaria di un Paese come il nostro non si decreta: si conquista con una politica economica e finanziaria responsabile, che convinca gli investitori e, dietro a essi, le istituzioni europee a cui apparteniamo e che, anche nel nostro interesse, esercitano la vigilanza sulla stabilità dell’euro. Questo governo aveva suscitato qualche dubbio al tempo delle elezioni, ma la linea responsabile tenuta dalla presidente Meloni finora sembra avere attenuato quelle incertezze. Lo spread sui titoli italiani da settembre a oggi è gradualmente sceso. Un progresso importante ma ancora fragile (l’intervista a Ignazio Gentiloni risale a prima degli annunci della Bce che hanno fatto impennare lo spread). Una certificazione del Mes metterebbe quei risultati al sicuro e e ne garantirebbe altri. Per questo governo sarebbe un colpo da maestro”.

Bankitalia ha dedicato un approfondimento alla questione tanto spinosa del Mes.

Tra le spiegazioni date, quella alla domanda: È vero che il MES non serve all’Italia e che anzi addirittura la danneggia? così Palazzo Koch ha risponde:

Il MES non è un organismo inutile e, certo, non danneggia il nostro paese; serve all’Italia tanto quanto a ciascun altro paese dell’area dell’euro. Il MES attenua i rischi di contagio connessi con eventuali crisi di un paese dell’area dell’euro, rischi che in passato si sono materializzati e hanno avuto gravi ripercussioni sul nostro paese (come è accaduto, ad esempio, a partire dal 2010 con la crisi della Grecia). La presenza del MES riduce la probabilità di un default sovrano, almeno per i paesi le cui difficoltà sono temporanee e possono essere risolte con prestiti o linee di credito (per gli altri non cambia nulla)”.

Con la riforma che consente al MES di fungere da backstop del Fondo di risoluzione unico, il MES contribuirebbe anche a contenere i rischi di contagio connessi con eventuali crisi bancarie di rilievo sistemico – si legge ancora nel sito di Bankitalia – Per quanto riguarda specificamente l’Italia, il rifinanziamento dell’elevato debito pubblico del nostro paese può avvenire in maniera più ordinata e a costi più contenuti se le condizioni sui mercati finanziari restano distese”.