Notizie Notizie Mondo Elezioni Francia: rischio paralisi o alleanze con Macron. Bond: c’è chi dice short con NFP. Spread BTP-Bund sempre nel radar

Elezioni Francia: rischio paralisi o alleanze con Macron. Bond: c’è chi dice short con NFP. Spread BTP-Bund sempre nel radar

8 Luglio 2024 13:32

Qualche ora prima che il mondo intero conoscesse l’esito delle elezioni francesi, nell’anticipare le probabili conseguenze del voto sui mercati, qualcuno aveva già consigliato di shortare gli OAT, ovvero i bond francesi, facendo notare che una vittoria del Nuovo Fronte Popolare (NPF) di Mélenchon e compagni avrebbe potuto provocare danni all’economia d’Oltralpe peggiori di quelli che avrebbero potuto essere inflitti dal Rassemblement National di Marine Le Pen e del suo delfino candidato premier, Jordan Bardella.

Altri invece, nel commentare l’esito del voto, sottolineano oggi che l’RN di Le Pen comunque faceva più paura dell’estrema sinistra.

Nel frattempo, la borsa di Parigi e gli OAT riportano un trend positivo e analisti e strategist cercano di anticipare e pronosticare l’effetto dei risultati delle elezioni sugli asset made in France.

Elezioni Francia, lo strategist consiglia: shortate i titoli di stato francesi

Il campanello d’allarme sull’effetto della vittoria del Nuovo Fronte Popolare sui mercati francesi è stato lanciato da David Roche, direttore generale e strategist globale di Independent Strategy che, stando a quanto riportato dalla CNBC, ha avvertito in una nota pubblicata nella giornata di ieri, domenica 7 luglio 2024, che un qualsiasi sospiro di sollievo tirato per una mancata vittoria dell’RN di Le Pen avrebbe breve durata:

motivo per cui Roche ha sfornato il seguente consiglio: shortate OAT, ovvero bond francesi, visto che lo spread OAT-Bund è “soltanto a quota 70 punti base”.

I mercati stanno dunque sottovalutando il rischio Francia?

La risposta è affermativa, almeno secondo Independent Strategy:

“Questo è un parlamento ‘appeso’ caratterizzato da una alleanza traballante, negoziata da un presidente screditato, e senza un’agenda” di riforme, ha rimarcato Roche.

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E Robin Brooks fa notare spread BTP-Bund. Si torna a sottovalutare Italia?

Prima del risultato delle elezioni francesi Robin Brooks, capo economista @IIF, ovvero dell’Institute of International Finance ed ex capo strategist forex di Goldman Sachs, ha scritto inoltre in un post che i mercati sono tornati a sottovalutare  il rischio Italia nelle ultime sessioni.

Quella tensione, Robin Brooks economista noto per tirare le orecchie a una Bce a suo avviso troppo generosa nei confronti di paesi propensi a fare debito in modo ostinato – l’aveva considerata in senso positivo, in quanto più aderente alla realtà dei fatti.

Per questo, in un post pubblicato su X lo scorso 6 luglio, l’economista aveva mostrato un certo disappunto nel rilevare soprattutto la discesa del differenziale tra i tassi dei BTP e dei Bund a 10 anni che si era impennato nei giorni di alta tensione esplosa dopo l’annuncio di Macron fino a un soffio da quota 160, con mix tossico elezioni Francia – inflazione

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Assemblea Nazionale ostaggio di tre partiti. Il rischio paralisi Francia

Nel tornare alle elezioni francesi Holger Schmieding, capo economista di Berenberg Bank ricorda che, già a partire dai giorni in cui il presidente Emmanuel Macron, a seguito delle elezioni europee e della performance a dir poco da incubo del suo partito, aveva indetto con un annuncio shock le elezioni anticipate, aveva previsto un’Assemblea nazionale praticamente paralizzata a seguito del voto.

Qualche ora fa l’esperto ha rincarato la dose:

“Neanche questo è un buon risultato, visto che decreta la fine delle riforme pro-crescita di Macron” e visto che “qualsiasi governo, che sia guidato dall’attuale premier Gabriel Attal – o da un candidato considerato più accettabile dal centro-sinistra – faticherà a portare a casa risultati” chiari.

Schmieding aveva già definito la prospettiva di un parlamento bloccato – il cosiddetto Parlamento ‘appeso’ – la più negativa che potesse concretizzarsi, rispetto ad alcuni analisti che, subito dopo la vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen al primo turno del voto, avevano piuttosto fatto notare come i mercati preferissero addirittura una situazione di ingovernabilità che un’Assemblea nazionale in mano ai piani spendi e spandi di Le Pen.

Per fare un esempio una settimana fa circa, tra gli altri, Sebastian Paris Horvitz, direttore della divisione di ricerca di La Banque Postale Asset Management – intervenuto alla trasmissione ‘Squawk Box Europe della CNBC  – aveva commentato che il risultato del primo turno delle elezioni in Francia “ci dice molto di ciò che sapevamo prima, ovvero che lo scenario più probabile rimane quello di un parlamento appeso”.

L’esperto aveva tuttavia aggiunto che, per come la vedono i mercati, “questa è l’opzione meno negativa”, in quanto l’opzione di un Parlamento senza nessun partito che detenga la maggioranza assoluta a suo avviso verrebbe considerata dagli investitori migliore di quella di una Assemblea Nazionale nelle mani di un solo partito pronto a votare misure di una politica eccessivamente espansiva che avrebbero fatto esplodere i conti, alla faccia del nuovo il nuovo Patto di stabilità e crescita partorito dall’Unione europea.

Jack Allen-Reynolds, vice responsabile economista dell’area euro di  Capital Economics, la pensa diversamente.

Reynolds ha infatti avvertito che “un parlamento spaccato significa che sarà difficile per qualsiasi governo riuscire a rendere esecutivi quei tagli alla spesa che sono necessari alla Francia per rispettare le regole sui conti dell’Ue e per mettere il debito pubblico su un sentiero sostenibile”.

Le due opzioni per Parigi post elezioni

Philippe Ledent, senior economist di ING, ha parlato di un risultato che “fa precipitare ulteriormente la Francia nell’ignoto”, ricordando che l’Assemblea francese non è stata mai così divisa in blocchi diversi, in particolare tra quello della sinistra (182 seggi), del centro (168 seggi), destra estrema (143 seggi).

Interpellato dal Guardian, Ledent ha presentato di conseguenza due opzioni.

La prima è la creazione di un governo di minoranza.

L’esperto ha ricordato in primis che i partiti politici francesi “non sono abitutati a fare concessioni nel momento in cui devono creare un programma con altri partiti e formare una coalzione” e che in particolare “la figura più importante del Nuovo Fronte Popolare, ovvero Jean-Luc Mélenchon, pretende che la sua agenda venga attuata in toto”.

Ciò significa che, secondo Ledent, “se i partiti politici dovessero mantenersi ancorati alle loro posizioni, la conseguenza sarà un lungo periodo di instabilità“, visto che “senza una maggioranza assoluta, e considerata la natura radicale dell’agenda socioeconomica, il blocco di sinistra non riuscirà ad approvare una sola legge, a meno che non si affidi all’articolo 49.3, che è stato tanto criticato nella precedenza legislatura”.

Ma uno stesso esito si avrebbe se Macron cercasse di far salire al potere un candidato del suo blocco o se la stessa cosa facesse anche la destra.

A quel punto l’instabilità durerebbe fino almeno al giugno del 2025, visto che prima di allora il presidente francese Emmanuel Macron non potrebbe indire nuove elezioni.

L’altra e seconda opzione è la coabitazione tra le forze politiche, che però sarebbe, ovviamente, difficile.

Escludendo 80 parlamentari dell’estrema sinistra e 145 dell’estrema destra, ci sarebbero più di 350 parlamentari che sarebbero inclini a formare un’ampia coalizione pronta a riformare la Francia, sempre prendendo in considerazione la differenza di opinioni. In altri paesi europei, Germania inclusa, una tale configurazione sarebbe piuttosto naturale e si tradurrebbe in un governo con una chiara maggioranza”.

Ma in Francia?

“Certo, qualche porta sta iniziando ad aprirsi a una coalizione del genere, che incontra il favore del blocco del presidente (Macron)”.

Di fatto, ha concluso Ledent, “i partiti politici francesi sono bloccati in un gioco strategico dove l’unica soluzione chiede che si lavori insieme” per rendere la Francia governabile.

Se così fosse, “si contribuirebbe a ripristinare la calma e la stabilità politica. Ma, non conoscendo l’attitudine di altri partiti, e considerando che una qualsiasi concessione del proprio programma verrebbe considerata un tradimento del proprio elettorato, nessun partito nel breve termine sembra pronto a intavolare le trattative con altri”.

Outlook spread OAT-Bund e borsa Parigi

Occhio anche al commento di Frédéric Leroux, membro del Comitato di Investimento Strategico di Carmignac, sull’esito dell’elezioni legislative francesi e sul possibile impatto sui mercati e sull’economia francese ed europea.

“Come previsto, l’organizzazione di un ‘fronte repubblicano’ contrario al Rassemblement National è riuscita a impedire l’ascesa al potere dell’estrema destra, dopo la sua vittoria clamorosa al primo turno delle elezioni. Ciò che ha sorpreso, nel secondo turno, è stata la portata della sconfitta del Rassemblement National”.

Detto questo, “la nuova Assemblea Nazionale non ha una maggioranza. I partiti di destra hanno ottenuto il maggior numero di seggi, ma la loro componente principale – il Rassemblement National – non potrà formare una coalizione con il centro. Nel frattempo, a sinistra, anche La France Insoumise (estrema sinistra) non potrà partecipare a una collazione allargata. Ciò significa che non c’è spazio per una coalizione maggioritaria tra il resto della sinistra e il centro”.

L’esito più probabile?

“Le maggioranze si formeranno quindi in base ai provvedimenti da votare, in un contesto in cui i temi di consenso saranno particolarmente rari. Lo scenario più probabile è quello di uno stallo che impedisca qualsiasi iniziativa legislativa di rilievo. La Francia gestirà quindi i propri affari quotidiani, fino al prossimo scioglimento (tra più di un anno) o alle dimissioni del Presidente della Repubblica, in un contesto di ulteriore deterioramento dei conti pubblici”.

“Cosa possiamo aspettarci dai mercati?”, si chiede Leroux.

La risposta è la seguente, per quanto concerne in particolare i bond francesi OAT:

“È difficile pensare che il credito sovrano francese non si discosti da quello tedesco. Lo spread tra i due, che attualmente oscilla tra i 70 e i 75 punti base, è destinato a salire gradualmente, aumentando il costo del debito francese e contribuendo all’indebolimento dell’economia nazionale”.

Per quanto riguarda la borsa di Parigi, l’esponente del Comitato di Investimento Strategico di Carmignac ha spiegato che, “nonostante meno del 20% degli utili del CAC 40 sia generato in Francia, è possibile che le allocazioni di asset in Francia vengano ridotte in modo permanente. La notizia dello scioglimento dell’Assemblea nazionale francese aveva provocato un calo uniforme di tutti i titoli francesi, mostrando una riduzione indiscriminata dell’allocazione alla Francia. Ora che l’apparente ‘worst-case scenario’ del mercato è stato scongiurato, le migliori società esportatrici dovrebbero tornare a sovraperformare il mercato azionario francese, che risentirà di una chiara e duratura mancanza di dinamismo interno”.

“La situazione francese – conclude Leroux – sembra inoltre destinata a contribuire all’indebolimento dell’euro, dato lo stallo del motore politico franco-tedesco. La mancanza di iniziativa economica rischia di “europeizzarsi”.

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IG: trend tassi OAT e spread. Ipotesi coalizione arcobaleno non è morta

Focus anche sul commento “Francia: grande sorpresa per l’esito del voto, reazione lievemente positiva da parte dei mercati finanziari” , firmato da Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia:

“La conclusione del secondo turno delle elezioni legislative ha evidenziato molti più seggi del previsto per il blocco di sinistra e non ha mostrato un crollo della maggioranza presidenziale. Sorprendente che RN sia finito al terzo posto. La reazione dei mercati finanziari in avvio è stata abbastanza limitata e poi nel corso della mattinata è stata positiva. L’indice francese guadagna quasi un punto percentuale con i forti guadagni dei titoli finanziari (Credit Agricole e Societe Generale in particolare). Anche lo spread OAT-Bund è in leggero calo a 62 bps rispetto ai 66 bps della chiusura di venerdì”.

Diodovich ha riassunto poi “alcuni parametri di riferimento per inquadrare chiaramente i livelli attuali: prima dello scioglimento dell’Assemblea nazionale, lo spread OAT-Bund era leggermente inferiore a 50 punti, è arrivato a 85 punti base poco prima del primo turno e ora si attesta a 62 punti base”.

“La piccola sorpresa di questo secondo turno, tuttavia – ha fatto notare il Senior Market Strategist di IG Italia – deriva dal numero di seggi ottenuti dal NFP, che solleva automaticamente interrogativi sulle discussioni fiscali e di bilancio che si terranno in Assemblea. Con un deficit pubblico superiore al 5% del Pil lo scorso anno e con l’apertura della procedura per deficit eccessivo contro la Francia (e altri paesi) da parte di Bruxelles, il risultato elettorale del blocco di sinistra potrebbe sollevare qualche timore. Ma a questi timori non necessariamente seguiranno effetti, in quanto la maggioranza presidenziale (e questa è anche la sorpresa di questo secondo turno) non è crollata ed è al secondo posto per numero di seggi. L’ipotesi di una coalizione ‘arcobaleno’ che vada dalla sinistra moderata alla destra moderata passando per il centro non è morta, anche se la sfida sarà significativa e difficile”.

Diodovich ha affermato  che, a questo punto, “dopo questo secondo round gli scenari sono ancora piuttosto numerosi, ma è comunque bene ricordare che lo stress sui mercati finanziari osservato inizialmente è stato generato dall’ipotesi della maggioranza assoluta di Rassemblement National e dalla concomitante attuazione di programmi economici ritenuti poco credibili. Esclusi ormai questi scenari estremi, la volatilità dei mercati, anche se non si riduce del tutto a causa del perdurare delle incertezze politiche, dovrebbe comunque tenerne conto”.

“Rimaniamo lievemente positivi nel breve periodo – ha concluso lo strategist di IG – Crediamo che i problemi maggiori per la Francia (e per l’Europa) possano arrivare in autunno quando l’Assemblea dovrà approvare la legge di bilancio”.