Notizie Notizie Italia BTP tra inflazione euro e tassi Bce. Il buy Italy tiene, ma attenti a questi rischi

BTP tra inflazione euro e tassi Bce. Il buy Italy tiene, ma attenti a questi rischi

26 Marzo 2024 14:04

A condizionare il trend dei BTP italiani e dei titoli di stato dell’area euro, nelle prossime ore, saranno alcuni market mover cruciali, che daranno agli operatori di mercato maggiori informazioni sul trend dell’inflazione nei paesi del blocco, rafforzando o indebolendo le speranze e le speculazioni sul taglio dei tassi da parte della Bce previsto per la riunione di giugno.

I market mover attesi al varco dai mercati sono i numeri preliminari relativi al trend dell’inflazione, nel mese di marzo, in Spagna, Italia e Francia.

Countdown a market mover cruciali. In arrivo i numeri sull’inflazione

Per la precisione, dal calendario dei principali dati macro di questa settimana – destinata a essere più breve del solito a causa delle chiusure, venerdì 29 marzo, delle borse europee e di Wall Street in vista della Festività di Pasqua -, emerge che i dati preliminari sull’inflazione della Spagna saranno diffusi domani, mercoledì 27 marzo, mentre i numeri sull’inflazione di Francia e Italia arriveranno nella giornata di venerdì 29 marzo.

Il dato generale relativo all’inflazione preliminare di marzo dell’intera area euro sarà diffuso successivamente, mercoledì 3 aprile.

L’ultimo dato sull’inflazione dell’Eurozona pubblicato dall’Eurostat ha messo in evidenza che, nel mese di febbraio, la dinamica dei prezzi è stata pari a una crescita, su base annua, pari a +2,6%, rispetto al +2,8% di gennaio, e contro il +8,5% del febbraio del 2023.

Dal rapporto dell’agenzia statistica europea è risultato che i tassi di inflazione più bassi sono stati registrati in Lettonia e Danimarca (in entrambi i casi il tasso è stato pari allo 0,6%) e in Italia (0,8%).

I paesi in cui l’inflazione ha galoppato in modo più sostenuto sono stati invece Romania (7,1%), Croazia (4,8%), Estonia (4,4%).

Rispetto a gennaio, ha sottolineato l’Eurostat, “l’inflazione annua è scesa in 20 stati (dell’area euro), è rimasta stabile in cinque, ed è salita in due”.

Il trend al ribasso delle pressioni inflazionistiche, confermato da questi indicatori,  ha calmato i nervi della Bce guidata dalla presidente Christine Lagarde.

In un discorso recente, Lagarde ha infatti aperto alla possibilità di iniziare a fare un dietrofront dalla politica monetaria attualmente restrittiva, dando indicazioni anche su quando potrebbe annunciare le prime sforbiciate ai tassi.

Osserviamo ora un ritorno dell’inflazione al 2% nell’orizzonte temporale di proiezione in anticipo rispetto a prima, ossia a metà 2025, senza che superi il nostro obiettivo nel resto del periodo considerato”, ha detto la numero uno della Bce.

Lagarde ha però avvertito, anche, che l’attenzione all’inflazione da parte della Banca centrale europea rimane viva, a causa del persistere di pressioni inflazionistiche in alcuni settori dell’economia.

Tra l’altro, va detto che i numeri di febbraio, sebbene in discesa, si sono confermati superiori alle attese.

Di conseguenza, non c’è dubbio che i dati macro in arrivo saranno attentamente monitorati, sia dai mercati, che dalla Bce.

A tal proposito Gabriel Debach, market analyst di eToro, ha detto di prevedere “che l’inflazione generale accelererà in Italia e Spagna, mentre ci si aspetta un rallentamento in Francia”.

Cosa fanno i tassi dei BTP e dei titoli dell’area euro

Nell’attesa di conoscere i vari verdetti, nelle ultime ore i tassi dei BTP a 10 anni e degli altri titoli di stato dell’area euro sono scesi, dopo il rialzo di ieri.

In particolare, i tassi dei Bund a 10 anni, stando a quanto riporta Reuters, hanno riportato un calo fino al 2,346%, dopo essere avanzati di 5 punti base nella giornata di ieri, mentre i rendimenti dei BTP hanno segnato stamattina un calo fino a -6 punti base al 3,64%, azzerando il rialzo dello stesso ammontare della vigilia.

Sotto controllo lo spread BTP-Bund, di cui si è parlato molto nelle ultime settimane, per quei livelli minimi in più di due anni a cui è scivolato.

Poco prima delle 14 ora italiana, il differenziale viaggia attorno alla soglia di 129 punti base, in flessione di più del 2%.

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In generale, il trend dei tassi dei titoli di stato dell’area euro continua a essere condizionato dalle aspettative dei mercati sulle mosse di politica monetaria future della Bce di Christine Lagarde che, va ricordato, nella sua ultima riunione del 7 marzo scorso, ha lasciato invariati i tassi principali di riferimento.

Un articolo di Reuters pubblicato nelle ultime ore ha messo in evidenza che i trader ora scommettono su tagli complessivi ai tassi da parte della Bce, nel corso del 2024, pari a -85 punti base, in crescita rispetto alla riduzione di 75 punti base prezzata all’inizio di marzo: la quantità superiore di tagli ai tassi scontata dai trader rispetto ai primi giorni di marzo conferma che le scommesse dei mercati sono diventate, di fatto, più dovish.

E’ anche vero però che i tagli ai tassi della Bce scontati dai trader rimangono decisamente inferiori rispetto a quelli scontati all’inizio dell’anno, pari a -130 punti base circa. Tuttavia per qualcuno queste scommesse dei mercati rimangono tuttora troppo dovish.

Interpellato dalla Reuters Giles Gale, responsabile della divisione di strategia sull’inflazione globale presso UBS, ha detto infatti che le aspettative dei trader rimangono tuttora un po’ aggressive.

Cosa fare con i BTP? L’analisi di T. Rowe Price

In questo contesto, quali sono le aspettative degli esperti sul trend, in particolare, per i BTP che, in questo primo trimestre del 2024, hanno continuato a essere acquistati a man bassa dagli investitori, grazie all’appetibilità indiscussa dei loro rendimenti?

I BTP italiani, dal punto di vista delle valutazioni, sembrano attraenti. Il livello di offerta, tuttavia, appare eccessivamente elevato”. Così Arif Husain, Head of Global Fixed Income and Chief Investment Officer, T. Rowe Price, nella nota “Obbligazioni: rendimenti interessanti sul breve termine, preoccupano le emissioni di BTP”.

Da un lato, Husain ha messo in evidenza il punto di forza dei titoli di stato italiani, che continuano a essere acquistati sulla scia della caccia ai rendimenti lanciata da un po’ dalla comunità dei trader.

Dall’altro lato, a fronte di una domanda che rimane corposa, c’è il fattore dell’offerta, che rimane essa stessa, almeno secondo il responsabile della divisione globale di reddito fisso e, anche, direttore degli investimenti, di T Rowe Price, fin troppo consistente:

Alcune delle preoccupazioni derivano, infatti, dalla quantità di emissioni, stimate in 350 miliardi di euro quest’anno, le quali devono competere con altre asset class e che dipendono fortemente dalla domanda interna”, ha scritto Husain, aggiungendo che, in questa situazione, “probabilmente sarà necessario un prezzo più basso per collocare l’intero ammontare”.

Certo, i BTP possono contare sulla fiducia dei BTP People, che hanno confermato la loro intenzione di rispondere in modo affermativo all’appello della presidente del Consiglio Giorgia Meloni più titoli di stato nelle mani degli italianianche durante la terza edizione del BTP Valore, dopo i successi della prima edizione lanciata nel giugno del 2023 e della seconda edizione dell’ottobre del 2023.

L’Italia può contare anche sulla fiducia degli investitori stranieri che, in generale, stanno facendo incetta di tutti i debiti sovrani dell’area euro.

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Tuttavia, come fanno notare da T. Rowe Price, “gli investitori locali” ergo i BTP People, “potrebbero voler diversificare i propri portafogli, soprattutto le generazioni più giovani, che in genere hanno un interesse maggiore per gli investimenti esteri”.

L’allontanamento dei BTP People dalla carta italiana non dovrebbe neanche stupire in modo eccessivo visto che, “al di fuori dell’Italia, ci sono molte asset class concorrenti che offrono rendimenti simili, come ad esempio il credito investment grade, che permettono di ottenere un’esposizione diversificata a fronte di un basso rischio di default”.

Certo, ha scritto Husain, “naturalmente, il possibile taglio dei tassi della Bce sarà un fattore positivo per il debito italiano, perché sposterà ulteriori flussi verso il reddito fisso”.

Detto questo, “la Bce potrebbe essere spinta ad avviare una politica monetaria espansiva dalla necessità di far fronte a una possibile recessione. In questo caso, con in sottofondo le preoccupazioni inerenti alla tenuta dell’economia europea, non siamo sicuri che gli investitori stranieri vorrebbero comprare l’Italia”.

Il CIO di T. Rowe Price ha lanciato inoltre un avvertimento sul rischio che i mercati stiano tornando a essere, di nuovo, più dovish rispetto a quanto giustificato dai fondamentali, e dalla stessa inflazione:

“Verso la fine dello scorso anno i dati sull’inflazione sono diventati un po’ più morbidi e le banche centrali hanno reagito con una politica monetaria molto dovish. Al momento, le banche centrali stanno tenendo sotto osservazione i tassi reali, perché un livello troppo alto frenerebbe l’economia. Nessuno è in grado di prevedere l’andamento dell’inflazione. Come il mercato, del resto, non è in grado di prevedere i movimenti dei tassi delle banche centrali”.

“Ciò che è noto agli investitori è che le banche centrali hanno effettivamente intenzione di tagliare i tassi – ha sottolineato Husain – la Fed perché è preoccupata per il sistema bancario e vorrebbe abbassare i tassi reali, ma non sa ancora quando. La Bce perché è consapevole di avere tassi elevati, anche se forse non è altrettanto motivata a ridurli”.

Ma “senza un ritorno al QE – ha avvertito il numero uno della divisione di reddito fisso di T. Rowe Price – probabilmente, continueremo a vedere un’elevata volatilità nei mercati obbligazionari che forse si sposterà dalla parte breve a quella lunga della curva”.

Inoltre, nel caso specifico dei BTP,  Husain rimane tra chi continua ancora a guardare all’Italia con un certo sospetto, in una situazione in cui i fondamentali dell’Eurozona, giù indeboliti, potrebbero finire per soffrire ulteriormente.