Inflazione euro sale più delle attese, idem core. Nuova grana tassi per la Bce di Lagarde e mercati
Niente da fare per chi spera in un imminente taglio dei tassi nell’Eurozona: l’inflazione dell’area euro continua a confermarsi ostinata. E’ quanto emerge dalla lettura preliminare dell’indice dei prezzi al consumo resa nota dall’Eurostat.
Il dato CPI è salito su base annua del 2,6%: la crescita dell’inflazione ha rallentato dunque il passo ma si è confermata più alta del +2,5% atteso dal consensus degli economisti.
Dietrofront anche per il CPI core, che è salito al ritmo del 3,1%, rispetto al +3,3% di gennaio.
L’outlook era tuttavia di un indebolimento maggiore, ovvero di un rialzo dell’indice core pari a +2,9%.
Tassi Bce: countdown a riunione 7 marzo, cosa prevedono gli analisti
Grande è stata in questi giorni l’attesa per il dato relativo all’inflazione dell’area euro di febbraio, atteso al varco dai mercati per anticipare quelle che potrebbero essere le prossime mosse sui tassi da parte della Bce di Christine Lagarde.
Mosse imminenti, visto che il Consiglio direttivo dell’Eurotower si riunirà giovedì prossimo, 7 marzo, annunciando le proprie decisioni di politica monetaria, e snocciolando anche il proprio outlook sull’economia dell’Eurozona.
La trepidazione per la seconda riunione del 2024 della Bce è massima, in un mercato che ha decisamente smorzato, in queste ultime settimane, le scommesse sull’arrivo imminente di tagli ai tassi, che si erano infiammate a partire dalla fine del 2023, quando la Bce aveva annunciato l’ultimo atto dell’anno.
Ad affossare in queste ultime settimane le speculazioni su una Eurotower pronta – finalmente per molti- a lanciare un salvagente ai fondamentali economici dell’area euro, sono stati sia le dichiarazioni rilasciate da Lagarde, ossessionata ancora dalla paura dell’inflazione, che alcuni dati macro, che hanno confermato la cautela di chi ritiene che, a dispetto delle critiche, la presidente della Bce possa avere ragione nel prendere tempo prima di tagliare i tassi.
L’ultima riunione del Consiglio direttivo della Bce risale al 25 gennaio scorso, giorno in cui Francoforte, come da attese, in quello che è stato il primo atto del 2024 , ha confermato i tassi principali di riferimento dell’Eurozona.
Per la precisione, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati lasciati invariati al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.
Economisti: tagliare tassi troppo presto peggio che tagliarli troppo tardi
Nelle ultime ore, da un sondaggio diffuso dall’agenzia di stampa Reuters sono emerse le attese degli economisti su quelle che saranno le prossime mosse di politica monetaria della Bce, in particolare su quando arriveranno quei tagli ai tassi tanto auspicati e chiesti a gran voce, oltre che dai mercati, dalle famiglie e aziende, ancora alle prese con rate sui mutui e costi di finanziamento particolarmente elevati.
Diffuso oggi anche il risultato di un altro sondaggio con cui Bloomberg ha interpellato diversi economisti.
Il risultato del sondaggio di Bloomberg, in particolare, non piacerà né ai mercati né alle famiglie.
Gli economisti intervistati si sono trovati infatti d’accordo con i falchi della Bce, avvertendo che tagliare i tassi di interesse troppo presto sarebbe un errore peggiore rispetto all’alternativa di tagliare i tassi troppo tardi.
“ECB Cutting Too Soon Would Be Worse Than Delaying, Survey Shows“: è l’articolo di Bloomberg che riassume l’esito del sondaggio con cui gli economisti sono stati interrogati su cosa la Bce dovrebbe fare, da un lato per tenere sotto controllo la crescita dell’inflazione, impedendo eventuali fiammate, dall’altro lato per non dare il colpo di grazia all’economia dell’Eurozona.
Quasi due terzi degli economisti hanno dato ragione a Lagarde:
muoversi troppo velocemente sui tassi per ribaltare quei rialzi dei tassi che la Bce ha annunciato senza interruzione dal luglio del 2022 fino a settembre del 2023 provocherebbe a loro avviso danni all’economia superiori di quelli che verrebbero inflitti se l’Eurotower decidesse di aspettare troppo prima di iniziare a tagliare il costo del denaro.
Gli esperti si sono trovati d’accordo nel ritenere che il primo taglio dei tassi avverrà nel mese di giugno.
L’inflazione rallenta, ma morde ancora più delle attese
Ma torniamo al dato sull’inflazione dell’area euro pubblicato oggi da Eurostat, analizzandone le componenti.
La buona notizia è che sia l’indice dei prezzi al consumo dell’area euro (CPI, consumer price index), che la componente core (quella al netto dei prezzi dei beni energetici e alimentari, per loro natura più volatili”, hanno messo un ulteriore freno ai rialzi.
La brutta notizia è che il consensus degli economisti aveva previsto numeri più bassi, così come era stato nel caso di altri dati macro che sono stati diffusi negli ultimi giorni, e che difficilmente possono essere considerati di buon auspicio per i dovish, ovvero per quelle colombe che chiedono alla Bce di tagliare i tassi il prima possibile.
Dalla lettura preliminare del dato CPI dell’area euro è emerso che i prezzi che hanno registrato il tasso di crescita maggiore sono stati quelli dei beni alimentari, alcol e tabacco, in rialzo del 4% a febbraio, su base annua, comunque a un ritmo inferiore rispetto al +5,6% di gennaio.
L’inflazione nel settore servizi ha mostrato un trend praticamente piatto, aumentando del 3,9%, rispetto al +4% di gennaio, mentre i prezzi dei beni industriali sono saliti dell’1,6%, rallentando il passo rispetto al +2% di gennaio.
Tra le note stonate, il minore effetto disinflazionistico dei prezzi energetici: i prezzi sono scesi infatti del 3,7% su base annua, rispetto alla flessione pari a -6,1% di gennaio.
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Per quanto riguarda le ultime informazioni arrivate negli ultimi giorni, su cui la Bce di Christine Lagarde baserà le proprie decisioni di politica monetaria, va ricordato il rapporto della stessa banca centrale europea, relativo alla dinamica dei salari , che ha dato indicazioni che Lagarde stessa ha definito “incoraggianti”.
Detto questo, i numeri che la presidente dell’Eurotower attende non sono tanto quelli appena pubblicati, ma quelli relativi al primo trimestre del 2024, che si conosceranno solo tra qualche mese.
Lagarde ha ripetuto inoltre che “le pressioni sui salari rimangono forti” e che “nei prossimi trimestri, la crescita dei salari dovrebbe diventare un fattore sempre più importante nel determinare le dinamiche dell’inflazione” (e, di conseguenza, la politica monetaria dell’area euro)”.
Inoltre, da un altro sondaggio della Bce è emerso che sono gli stessi consumatori dell’area euro a temere una inflazione più ostinata, andando in avanti.
Sono state tra l’altro le stesse minute relative all’ultima riunione della Bce di fine gennaio ad azzoppare le speranze su tagli imminenti ai tassi. Occhio anche al trend dei Pmi del blocco.
Dal sondaggio di Reuters emerge intanto che 2/3 degli economisti, 46 su un totale di 73, ritengono che la banca centrale annuncerà il primo taglio dei tassi nella riunione di giugno, abbassando il tasso sui depositi, al momento pari al 4%, al 3,75%.
Le scommesse su un primo taglio dei tassi a giugno si sono intensificate, se si considera che, nel sondaggio di Reuters di gennaio, a prevedere questo scenario era stato il 45% degli interpellati.
“Perchè giugno? – ha spiegato Carsten Brzeski, responsabile globale della divisione macro di ING – Perchè entro giugno l’inflazione sarà scesa ancora di più, e avremo a disposizione anche i dati sulla crescita dei salari del primo trimestre, che dovrebbero mostrare anche, almeno, l’assenza di una ulteriore accelerazione…Dunque, sembra quello il momento giusto per lanciare un primo taglio dei tassi”.
Anche perchè, poi, va ricordato, è stata Lagarde stessa a mettere in chiaro che la Bce non ha alcuna fretta di tagliare i tassi.