Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce, Lagarde fa chiarezza su tassi e inflazione: Ecco quando potremmo iniziare a tagliare

Bce, Lagarde fa chiarezza su tassi e inflazione: Ecco quando potremmo iniziare a tagliare

20 Marzo 2024 11:28

La numero uno della Bce Christine Lagarde ha fatto oggi maggiore chiarezza sul momento in cui la banca centrale europea potrebbe iniziare a tagliare i tassi, a fronte di un’inflazione dell’area euro che è stata già rimessa un bel po’ in riga.

Con il suo discorso “Maggiore certezza sul percorso da intraprendere”, Lagarde ha fatto il punto della situazione, parlando in occasione della conferenza “The ECB and Its Watchers XXIV”,  organizzata dall’Institute for Monetary and Financial Stability, Università Johann Wolfgang Goethe, di Francoforte.

Bce: Lagarde più fiduciosa su capacità inflazione di centrare target 2%

La notizia positiva per i mercati è la maggiore fiducia che Lagarde ha dimostrato di avere nei confronti del trend dell’inflazione dell’area euro, in particolare nella capacità della dinamica dei prezzi di centrare il tasso di crescita che la Bce ha scelto come target, ovvero il tasso annuo del 2%.

Osserviamo ora un ritorno dell’inflazione al 2% nell’orizzonte temporale di proiezione in anticipo rispetto a prima, ossia a metà 2025, senza che superi il nostro obiettivo nel resto del periodo considerato”, ha detto la numero uno della Bce.

Non solo.

‘Convergenza verso 2% sarà probabilmente più duratura ma forti pressioni interne sui prezzi’

La presidente dell’Eurotower ha aggiunto che “la composizione dell’inflazione sta migliorando, poiché ora ci aspettiamo un calo dell’inflazione di fondo nel medio termine” e questo trend “suggerisce che la convergenza verso il 2% sarà probabilmente più duratura e meno dipendente dalle ipotesi sui prezzi delle materie prime, sebbene queste ipotesi possano sempre rivelarsi azzardate”.

Vero è che “le pressioni interne sui prezzi restano forti”.

In particolare, “l’inflazione dei servizi continua a essere persistente e a oscillare intorno al 4%, sebbene si sia registrato un certo incremento a febbraio”, tanto che “il nostro indicatore dell’inflazione interna, che misura le voci a basso contenuto di importazioni, si colloca al 4,5%, al limite superiore dell’intervallo di valori delle misure dell’inflazione di fondo da noi monitorate”.

Ma come si spiega la persistenza di una inflazione dei servizi elevata?

La parola chiave è “salari”, come già anticipato dalla numero uno dell’Eurotower in altre occasioni.

Lagarde ricorda il nodo dei salari: ‘robusta dinamica salariale’

Oggi Lagarde ha citato di nuovo “la robusta dinamica salariale a fronte dell’avanzare del processo di recupero,” così come anche la solidità del mercato del lavoro, in particolare le sue “condizioni tese”. Un mercato del lavoro resiliente, “che ha mostrato sinora una buona tenuta in un contesto di rallentamento economico”, tanto che “l’occupazione è cresciuta di 2 milioni di unità in termini cumulati nel 2023, anche quando l’economia ha ristagnato, mentre le imprese continuano a mantenere gli stessi livelli occupazionali”.

“Questo andamento sta automaticamente riducendo la produttività del lavoro e spingendo al rialzo il costo del lavoro per unità di prodotto”, ha fatto notare la presidente della Bce, che ha ammesso che, in ogni caso, “in questa fase, risulta difficile valutare se tali pressioni sui prezzi riflettano semplicemente lo sfasamento temporale dei salari e dei prezzi dei servizi nonché la natura prociclica della produttività, oppure se segnalino spinte inflazionistiche persistenti”.

Dunque, “non siamo ancora sufficientemente certi di essere su un percorso durevole verso il nostro obiettivo di inflazione”.

Lagarde: i tre fattori chiave per capire se iniziare a tagliare i tassi

“La domanda fondamentale è quindi – ha fatto notare Christine Lagarde – cosa dobbiamo osservare per avere certezza sufficiente da poter avviare la fase di allentamento della nostra politica restrittiva?”.

In poche parole, quali sono le condizioni che devono essere soddisfatte affinché la Bce possa iniziare a tagliare i tassi?

La risposta oggi l’ha data la stessa Lagarde, illustrando tre elementi chiave che la Bce in primis dovrà monitorare per riuscire finalmente a cantare vittoria contro la persistenza dell’inflazione in Eurozona.

Vi sono tre fattori interni che saranno decisivi per assicurare che il profilo dell’inflazione si evolva coerentemente alle nostre proiezioni”.

La crescita salariale

Il primo è la crescita salariale.

Su questo punto, ha reso noto Lagarde, “le nostre previsioni indicano che i salari nominali rallenteranno al 3% nei prossimi tre anni, consentendo alle retribuzioni reali di risalire sui livelli antecedenti la pandemia nell’orizzonte di proiezione, compresi gli incrementi di produttività”.

Detto questo, “con un tasso di disoccupazione che dovrebbe mantenersi su un livello molto basso, pari al 6,6% tale andamento salariale non è scontato”.

A tal proposito, “l’analisi di sensibilità condotta dagli esperti della Bce mostra che, in presenza di un pieno recupero anticipato entro la fine di quest’anno, l’inflazione salirebbe al 3% nel 2025 e si ridurrebbe soltanto al 2,5% nel 2026″.

I margini di profitto

Il secondo fattore sono i margini di profitto.

E su questo fattore Lagarde ha ricordato che “la compressione dei margini di profitto ha consentito il recupero dei salari senza ulteriore incremento dell’inflazione”, se si considera che i profitti per unità di prodotto, che “nell’ultimo trimestre del 2022 hanno rappresentato oltre il 50% del deflatore del PIL“, ora sono pari ad appena “il 20% a distanza di un anno”.

Su questo punto, “la nostra analisi di sensibilità mostra che, se le imprese riacquistassero potere nella determinazione dei prezzi a seguito della ripresa dell’economia e i margini di profitto aumentassero di un punto percentuale cumulato in più rispetto alle nostre proiezioni fino alla fine del 2026, l’inflazione sarebbe pari al 2,7% nel 2025 e al 2,4% nel 2026″.

La crescita della produttività

Il terzo fattore è “la crescita della produttività”.

A tal proposito, Lagarde ha detto che “ci attendiamo che un incremento della domanda, se soddisfatta con il pieno utilizzo della manodopera accantonata, porterà a un aumento della crescita della produttività e a un calo del costo del lavoro per unità di prodotto”. E che “le proiezioni indicano una crescita della produttività del lavoro dello 0,1% quest’anno, che salirebbe poi all’1,2% nel 2025 e nel 2026″.

La presidente della Banca centrale europea ha affermato anche che “il profilo dell’inflazione potrebbe però rivelarsi diverso se, in un nuovo contesto geopolitico, la perdita di produttività per le imprese europee risultasse essere in parte strutturale”.

Presentati i tre fattori chiave, Lagarde ha fatto una importante ammissione, riconoscendo che la Bce non può neanche “aspettare di avere tutte le informazioni necessarie”, visti “i ritardi con cui questi dati si rendono disponibili”.

Aspettando troppo, ha concordato Lagarde, il rischio sarebbe di “adeguare il nostro orientamento con eccessivo ritardo”.

Per caso anche la numero uno della Bce inizia a temere il pericolo di un taglio ai tassi che possa arrivare troppo tardi?

Va detto che finora Lagarde ha sempre rimarcato la necessità di rimanere prudenti e vigili, senza mostrare mai alcuna fretta di iniziare a sforbiciare ai tassi, sebbene, con il suo recente secondo atto del 2024, abbia almeno aperto alla possibilità di fare un dietrofront.

La sua ostinazione a concentrarsi ,anche in questi ultimi mesi, più sul pericolo di una eventuale nuova fiammata dell’inflazione che sul rischio di una recessione è stata spesso oggetto di critiche.

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Le due informazioni cruciali che Lagarde aspetta prima del grande passo

Christine Lagarde ha presentato oggi i “due elementi importanti”, che saranno comunicati “nei prossimi mesi”, che permetteranno alla banca centrale di accrescere il proprio “livello di certezza in misura sufficiente da poter adottare un primo intervento di politica monetaria”.

Tradotto: un livello di certezza tale da iniziare a tagliare i tassi di interesse dell’Eurozona.

“In primo luogo – ha precisato la presidente della Bce – disporremo di maggiori dati per confermare se i salari stiano effettivamente aumentando in modo compatibile con il conseguimento durevole dell’obiettivo di inflazione entro la metà del 2025″.

Questi dati, come già ribadito da Lagarde altre volte, saranno disponibili alla fine di maggio.

Sarà allora che “avremo a disposizione i dati sulla crescita delle retribuzioni contrattuali”, ha confermato Lagarde, dunque relativi alla crescita dei salari, cruciali per valutare il pericolo di una eventuale spirale salari-prezzi che potrebbe rendere la Bce più riluttante a fare il grande passo di politica monetaria.

“Molte trattative salariali sono attualmente in corso in grandi settori” e, “non appena concluse, terremo conto dei loro esiti nel nostro indice salariale”.

In secondo luogo – ha continuato Lagarde – entro giugno avremo a disposizione nuove proiezioni che confermeranno o meno la validità dell’andamento dell’inflazione da noi previsto a marzo”. Si tratterà di proiezioni che “ci consentiranno implicitamente di comprendere meglio l’evoluzione dell’inflazione di fondo”, dunque di avere “maggiore visibilità sul vigore della ripresa e sul probabile andamento del mercato del lavoro, e quindi sulle conseguenze per i salari, i profitti e la produttività”.

D’altronde, anche”dopo la nostra ultima riunione del Consiglio direttivo ho affermato che, per quanto riguarda i dati che rilevano per le nostre decisioni di politica monetaria, sapremo qualcosa in più entro aprile e molto di più entro giugno”.

Da segnalare che Lagarde ha parlato nello stesso giorno in cui l’attenzione dei mercati finanziari è tutta rivolta al grande annuncio sui tassi che arriverà oggi, mercoledì 20 marzo, dalla Fed di Jerome Powell.

La Fed confermerà i tassi al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%: su questo i mercati non hanno dubbi.

Ciò che preoccupa è la possibilità che il dot plot possa confermare come le aspettative degli esponenti degli esponenti della Banca centrale Usa sul trend futuro dei tassi siano state ridotte. E c’è anche chi non esclude la minaccia di nuovi rialzi ai tassi.

Occhio nel frattempo anche alla svolta storica annunciata sui tassi in Giappone dalla Bank of Japan.

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Tassi: le fasi di inasprimento, di mantenimento e di allentamento

Con il suo discorso proferito nella giornata di oggi, Lagarde ha ricordato la fase di “inasprimento” dei tassi lanciata negli ultimi anni per cercare di frenare la crescita esplosiva dell’inflazione, tornando a sottolineare che la reazione della Banca centrale europea si è basata su tre criteri: le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’ intensità della trasmissione della politica monetaria.

Nello spiegare il suo approccio, la presidente della Bce ha citato anche Marie Curie, menzionando quella frase secondo cui, per progredire tra gli alti e i bassi della vita, ‘bisogna avere perseveranza e soprattutto fiducia’”.

Sono stati di fatto proprio la perserverenza e la fiducia a orientare le decisioni che la Bce ha preso in questi ultimi anni. Decisioni non facili, frutto di quel grande errore che l’Eurotower ha commesso nel sottostimare inizialmente la minaccia dell’inflazione.

Di quell’errore di previsione, Lagarde è tornata a parlare oggi, ammettendo che “le nostre previsioni hanno ripetutamente e ampiamente sottostimato l’inflazione, anche su orizzonti più brevi. Ad esempio, dal 2021 al 2022 gli errori assoluti di previsione dell’inflazione a un trimestre, nelle proiezioni macroeconomiche formulate dai nostri esperti, sono più che raddoppiati, principalmente a causa della volatilità dei prezzi dell’energia”.

Ma la fiducia e la perseverenza di cui parlava Marie Curie sono stati per Lagarde “la nostra bussola affidabile con cui abbiamo calibrato la politica monetaria durante le tre fasi del ciclo in cui ci troviamo”.

“In primo luogo, ha contribuito alla solidità della nostra fase di inasprimento, quando stavamo definendo la portata dell’azione necessaria a contenere l’inflazione”.

“In secondo luogo, durante la fase di mantenimento, ci ha aiutato ad attendere con pazienza il conseguimento di una maggiore coerenza tra i segnali provenienti dalle nostre proiezioni di inflazione e quelli dell’inflazione di fondo”.

“In terzo luogo, ci sosterrà nel raggiungimento di un livello sufficiente di fiducia, tale da poter avviare la fase di allentamento e adottare una politica meno restrittiva”.

Le parole di Lagarde hanno rafforzato oggi la convinzione dei mercati su un primo taglio dei tassi in Eurozona nel mese di giugno.

Da Lagarde nessuna garanzia su mosse successive al primo taglio ai tassi

Detto questo, la presidente della Bce ha ribadito di nuovo che non può dare alcuna garanzia su quanto succederà a seguito della prima sforbiciata ai tassi dell’area euro:

“Le nostre decisioni dovranno continuare a fondarsi sui dati ed essere definite di volta in volta a ogni riunione, sulla scorta delle nuove informazioni disponibili”, ha ribadito, avendo cura di puntualizzare che “ciò comporta che anche dopo il primo abbassamento dei tassi, non possiamo vincolarci a un determinato percorso di riduzione”.

Nessuna garanzia, dunque, che quello di giugno possa confermarsi il primo di una serie di futuri tagli dei tassi.

Lagarde non se la sente di dare garanzie ai mercati che, per ora, scommettono su tre tagli entro il dicembre di questo anno da parte della Bce, stando alle ultime rilevazioni di Reuters. Per qualcuno, è già tanto che abbia parlato anche solo della possibilità di iniziare ad allentare l’attuale politica monetaria restrittiva.