Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce, Cipollone striglia Lagarde sui tassi. L’attenti in stile Draghi all’Italia di Meloni: ‘Con debito troppo alto sovranità a rischio’

Bce, Cipollone striglia Lagarde sui tassi. L’attenti in stile Draghi all’Italia di Meloni: ‘Con debito troppo alto sovranità a rischio’

4 Settembre 2024 14:52

Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Bce, lancia un doppio avvertimento: uno all’Italia, alle prese con la spina del debito pubblico troppo elevato, e uno alla “sua” Banca centrale europea, sulla direzione dei tassi dell’area euro.

In una intervista a Le Monde, Cipollone, noto per appartenere al fronte dovish di una Bce sempre più spaccata in due, tra le colombe che temono l’arrivo di una recessione in Eurozona e i falchi ancora ossessionati dal tarlo dell’inflazione, ha praticamente detto a Lagarde di darsi una mossa, tornando a tagliare i falchi, dopo quella mini sforbiciata del 6 giugno scorso e il nulla di fatto dell’ultima riunione del Consiglio direttivo di luglio.

Cipollone come Draghi: con debito eccessivo sovranità a rischio

Il banchiere ha tirato però le orecchie anche all’Italia di Meloni, con una frase che ricorda quelle che sono state proferite in più di una occasione dall‘ex numero uno della Bce ed ex presidente del Consiglio, Mario Draghi.

A Le Monde, Cipollone ha detto infatti che, testuali parole riportate dal sito della Bce che ha pubblicato l’intervista, “When you have excessive debt, your sovereignty is at risk”, ovvero “Quando hai un debito eccessivo, la tua sovranità è a rischio”.

Così disse alla fine del 2019, quando era ancora numero uno della Bce, Draghi:

“Un Paese perde la sovranità quando il debito è troppo alto”.

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Bce, Cipollone difende nuovo Patto di stabilità e di crescita Ue

Interpellato da Le Monde sulle conseguenze che il nuovo Patto di Stabilità e di crescita dell’Unione europea avrà sulle spese pubbliche dei governi del blocco, e sull’opportunità di reintrodurre soglie precise per i rapporti debiti-Pil e deficit-Pil delle rispettive economie, Cipollone ha ricordato che, “prima di tutto, le nuove regole fiscali sono compatibili con il mantenimento degli investimenti pubblici“, aggiungendo che i nuovi diktat “includono incentivi per l’attuazione delle riforme e per gli investimenti, consentendo che i periodi di aggiustamenti di bilancio vengano estesi da quattro a sette anni”.

Non proprio un breve periodo di tempo.

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“Vengo da un paese che spende per servizio debito quanto spende per l’istruzione”

Detto questo, il banchiere che ha sostituito alla fine dello scorso anno Fabio Panetta alla Bce, con quest’ultimo che è diventato governatore di Bankitalia al posto di Ignazio Visco, ha avvertito:

“Dobbiamo essere consapevoli della dimensione del debito. Vengo da un paese (l’Italia) che spende per il servizio del debito quanto spende sull’istruzione. Più grande è il debito, più volatile è il mercato, e più difficile è attuare un aggiustamento. Quando hai un debito eccessivo, la tua sovranità è a rischio“.

Cipollone ha così auspicato – così come ha fatto in precedenza più volte lo stesso Mario Draghi – l’introduzione di un debito comune, ovvero dei cosiddetti eurobond: una soluzione su cui più volte ha lanciato un appello anche Fabio Panetta.

“Vista la posta in gioco, abbiamo bisogno sia di investimenti pubblici che di investimenti privati. In entrambi i casi, è necessario che il tutto avvenga su scala europea. Prima di tutto, perchè ci sono investimenti di cui si avvantaggeranno tutti gli europei; seconda cosa perchè, agendo a livello europeo, i costi di finanziamento saranno ridotti. Questo significa sviluppare veri mercati dei capitali europei, insieme a una capacità comune di indebitamento. Lo stiamo dicendo da molto tempo. In questo modo sarebbe possibile creare asset sicuri (safe assets). Quando parliamo con gli asset manager, ci viene detto che il loro desiderio è quello di acquistare più bond denominati in euro, e io credo che questo sia un fattore cruciale per il ruolo internazionale dell’euro”.

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Cipollone su Bce: esiste rischio di diventare troppo restrittivi

Per quanto riguarda invece la politica monetaria della stessa Bce di cui fa parte, Cipollone ha lanciato un chiaro avvertimento a Lagarde, in vista della imminente riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower, in calendario giovedì prossimo, in data 12 settembre:

Esiste il rischio reale che la nostra politica possa diventare troppo restrittiva. Dobbiamo assicurarci che l’inflazione converga verso il nostro target senza frenare in modo non necessario l’economia, in quanto abbiamo disperatamente bisogno di investimenti e di crescita in Europa. Un qualsiasi ritardo su questo fronte ci metterebbe in una posizione di grave svantaggio”.

‘Non ci preoccupa più l’occupazione, ma livello produttività’

Nel commentare le condizioni in cui versano i fondamentali economici dell’area euro, Cipollone ha detto al quotidiano francese che “l’occupazione non è più motivo di preoccupazione”, in quanto “è salita in modo considevole, ed è un fattore che accogliamo molto positivamente”.

Il “timore principale” della Bce è un altro, e porta il nome di “produttività”. Il banchiere ha ricordato di fatto che, “nel corso degli ultimi 30 anni, la crescita della produttività oraria nell’area euro è stata pari soltanto alla metà di quella degli Stati Uniti”. Il punto è che “le nostre aziende non investono come quelle negli Stati Uniti, soprattutto nel campo delle nuove tecnologie. E questo accade perchè sono piccole”.

Secondo l’esponente della Bce, “l’Europa non è riuscita a promuovere la nascita di aziende sufficientemente grandi da essere competitive a livello globale. Non stiamo ottenendo il massimo dal nostro principale asset, ovvero dal mercato unico europeo. Si tratta di un problema strutturale”.

A riprova di quanto detto, Cipollone ha menzionato il fatto che “i nostri mercati finanziari e dei prodotti sono frammentati lungo le linee nazionali”: un fenomeno che “limita il finanziamento e lo sviluppo delle aziende europee e, dunque, anche la loro capacità di competere a livello internazionale”.

Parole, queste ultime, ancora simili a quelle pronunciate da Mario Draghi che, chiamato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a redigere un rapporto sulla competitività Ue – che per ora non ha visto ancora la luce, almeno in via ufficiale – ha criticato più volte le stesse regole dell’Unione europea, definendole  ormai obsolete, in quanto riferite a un mondo che non esiste più.

“Le nostre regole per gli investimenti sono costruite su un mondo che non c’è più: il mondo pre-Covid, pre-guerra in Ucraina, pre-crisi in Medio Oriente”, ha detto l’ex presidente del Consiglio in un discorso proferito nel mese di aprile.

Draghi ha rincarato la dose , sottolineando che in Europa “siamo rivolti verso l’interno, abbiamo visto i nostri concorrenti come noi stessi, perfino in settori come la difesa e l’energia, dove abbiamo interessi comuni profondi. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato in modo sufficiente all’esterno“.

Tornando alla questione tassi, in un momento in cui cresce la trepidazione per l’esito della riunione del Consiglio direttivo del prossimo 12 settembre, Cipollone ha confermato alcuni punti ribaditi più volte dalla presidente della Bce, Christine Lagarde.

Non ci stiamo vincolando in anticipo su un qualsiasi percorso. Prenderemo le nostre decisioni di meeting in meeting”.

Per quanto riguarda tuttavia il rischio che la politica monetaria della Bce finisca con lo strozzare la crescita del Pil dell’area euro il banchiere ha avvertito che, sebbene i dati del secondo trimestre (dell’anno) siano coerenti con la previsione di una crescita del Pil dell’Eurozona, nel 2024, pari a +0,9%, “quelli più recenti – come la fiducia dei consumatori e gli indicatori dell’attività come il Purchasing Managers’ Index, relativi soprattutto al settore manifatturiero, non sono stati altrettanto incoraggianti“, fattore che “rappresenta un rischio per l’outlook di crescita dell’area euro”.

Di fatto, “gli investimenti rimangono deboli, elemento che suggerisce che le aziende non credono in una ripresa forte”: e “questo indebolisce il nostro potenziale di crescita, riducendo la capacità della nostra economia di sviluppare e adottare nuove tecnologie, al fine di sostenere la produttività”.

Cipollone ha dunque affermato di credere che “finora i dati confermano la direzione del nostro viaggio, e io spero che ci permetteranno di continuare a essere meno restrittivi”.