Piano strutturale di bilancio: non ‘solo’ manovra, l’altro test clou per Meloni, tassi BTP e spread
Si chiama piano strutturale di bilancio, o anche piano strutturale di medio termine, ed è il nuovo documento che il governo Meloni, così come tutti gli altri paesi Ue, dovrà presentare a Bruxelles entro il prossimo 20 settembre, in linea con quanto stabilito dal nuovo Patto di stabilità e di crescita, ovvero dalle nuove regole fiscali dell’Unione europea, entrate in vigore il 30 aprile di quest’anno.
Oltre alla manovra-legge di bilancio per il 2025, è su questo documento che l’esecutivo italiano sta lavorando, a fronte di una scadenza decisamente imminente.
Tra l’altro, nel caso dell’Italia che, così come la Francia e altri paesi è stata colpita da una procedura di infrazione per deficit eccessivo, il piano dovrà contenere anche un percorso di aggiustamento che certifichi l’intenzione del governo Meloni di rimettere in riga le finanze pubbliche disastrate dello Stato italiano.
Per garantire la credibilità delle norme anti debito e anti deficit, così come è stato ribadito più volte dalla sua nascita, il nuovo Patto di stabilità e di crescita ha stabilito infatti che i paesi con un disavanzo superiore al 3 per cento del Pil o con un debito superiore al 60 per cento del Pil (e l’Italia sfora entrambe le soglie da tempo), devono presentare nei piani sentieri di aggiustamenti tali da garantire che, alla fine del percorso di consolidamento:
- il debito si collochi in modo plausibile su una traiettoria decrescente o si mantenga su livelli prudenti;.
- e/o che il disavanzo si mantenga al di sotto del valore di riferimento del 3 per cento del Pil nel medio periodo.
Piano strutturale di bilancio: il diktat con nuovo Patto stabilità
A rimarcare la scadenza relativa alla presentazione del piano strutturale di bilancio è stato il Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in una nota pubblicata in data 30 agosto, ha ricordato che il programma “è il primo atto formale conseguente la riattivazione dei vincoli e delle procedure del Patto di stabilità e crescita, sospesi per fronteggiare gli effetti economici della pandemia e modificati dalla riforma entrata in vigore alla fine dello scorso aprile”.
Il nuovo Patto di stabilità e di crescita è tornato di fatto a introdurre soglie ben precise per i rapporti debito-Pil e deficit-Pil che i paesi Ue devono rispettare o impegnarsi a rispettare, pari rispettivamente al 60% e al 3%.
In linea con questo obiettivo, tutti gli Stati membri dell’Unione europei sono tenuti a stilare un
piano nazionale strutturale di bilancio di medio termine che copra un periodo di 4-5 anni, a seconda della durata della legislatura nazionale.
All’interno del piano, i governi devono presentare il percorso pluriennale della spesa pubblica netta, spiegando contestualmente il modo in cui realizzeranno riforme e investimenti “che rispondano – si legge così nel comunicato del Consiglio europeo – alle principali sfide individuate nel contesto del semestre europeo, in particolare nelle raccomandazioni specifiche per paese”.
Per l’Italia di Meloni una grande sfida, visti i livelli di debito e di deficit dell’Italia che sforano ampiamente le soglie che l’Unione europea è tornata a individuare come diktat da osservare per tutti i paesi.
Con il piano strutturale di bilancio, noto anche come piano di rientro dai deficit eccessivi, il governo italiano dovrà rendere noto il modo in cui intende risanare i propri conti pubblici che, finora, sono caratterizzati – stando a quanto emerge dal Def che è stato presentato ad aprile – da un rapporto debito-Pil atteso dallo stesso esecutivo non in calo, ma in rialzo al 137,8% quest’anno, e in ulteriore crescita al 138,9% nel 2025, fino a lievitare al 139,8% nel 2026, e da un rapporto deficit-Pil al 4,3% del Pil nel 2024, poi in discesa al 3,7% nel 2025, al 3% nel 2026 e al 2,2% nel 2027.
Tutto, a fronte di una crescita del Pil dell’Italia che, sempre nel Def, è attesa per questo anno 2024 al ritmo dell’1%, per poi segnare +1,2% nel 2025, +1,1% nel 2026 e +0,9% nel 2027.
Peccato però che l’outlook di crescita del Pil dell’Italia del 2024 sia stato già ‘smentito’ dall’Istat, tra l’altro nella giornata di ieri, con una previsione di crescita acquisita per quest’anno che è stata rivista anche al ribasso, e che ora è attesa al +0,6%.
L’outlook sui conti pubblici dell’Italia firmato dal Fondo Monetario Internazionale è, inoltre, decisamente più fosco.
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Piano strutturale di bilancio: per ora nessuno scossone sui BTP
Su quali pilastri si reggerà di conseguenza il piano di rientro dal deficit eccessivo a cui il governo Meloni sta lavorando, e quali le ripercussioni sui BTP e sulla fiducia degli investitori nei confronti della carta italiana, in vista della legge di bilancio?
Torna inevitabilmente alla memoria l’ansia per i conti pubblici che esplose nell’ottobre dello scorso anno quando, subito dopo la presentazione della Nadef del governo Meloni, i BTP tornarono nel mirino delle vendite, pagando anche la stangata firmata dall’Fmi per il Pil italiano.
Il risultato fu che i tassi dei BTP a 10 anni, già vittima dell’annuncio sulla tassa degli extraprofitti delle banche dell’agosto del 2023 che, prima di essere corretta, aveva scatenato un dietrofront degli investitori non solo dai titoli bancari, ma anche dai bond sovrani dell’Italia, scattarono fino al 5%, a fronte di uno spread BTP-Bund a 10 anni che si infiammò attorno ai 200 punti base, dai 166 punti base a cui aveva oscillato due mesi e mezzo prima.
Al momento, in attesa della presentazione del piano strutturale di bilancio (PSB) che sostituirà la Nadef, facendo da cornice alla prossima legge di bilancio, non ci sono scossoni particolari sul mercato dei titoli di stato italiani.
Equita ha ricordato che “questo programma è parte del Patto di Stabilità e si accompagna alla prossima manovra di bilancio, stimata tra i 24 e i 30 miliardi di euro”, aggiungendo che “il governo avrà il difficile compito di trovare le coperture per finanziare i nuovi interventi espansivi che intende introdurre”.
La SIM ha tuttavia affermato anche che “non siamo preoccupati su questo fronte”.
Detto questo, se per ora non arrivano dal mercato dei titoli di stato, segnali di preoccupazione giungono dalle opposizioni al governo Meloni e anche da alcuni economisti.
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Lo scorso 20 agosto, a far sentire la sua voce è stato Luigi Marattin, deputato di Italia Viva e professore di Economia all’Università di Bologna, che su X ha così scritto:
“Oggi è il 20 Agosto. Tra un mese esatto il governo dovrà inviare a Bruxelles il più importante documento di finanza pubblica della storia recente italiana. Si tratta del Piano Strutturale di Bilancio (PSB) di Medio Termine”:
un documento, ha continuato Marattin, che “avrà una durata di 5 anni, e dovrà contenere due cose: a) il percorso della spesa pubblica (al netto di alcune componenti); b) le riforme strutturali che l’Europa da anni – in alcuni casi da decenni – chiede che uno Stato membri attui al fine di accrescere produttività e competitività”.
Il deputato di Italia Viva ha ricordato che “questo piano non dovrà essere presentato ogni anno”.
Il documento, infatti, “una volta presentato (il 20 settembre), rimarrà quello per anni. E potrà essere sostanzialmente cambiato solo in caso di cambio di governo”.
Questo significa anche che “il governo Meloni dovrà VINCOLARE OBBLIGATORIAMENTE spesa pubblica e riforme strutturali per i prossimi cinque anni. E tale vincolo potrà essere cambiato solo in caso di insediamento di un nuovo governo. Oltre alle riforme strutturali (la maggior parte delle quali anche solo a nominarle provoca reazioni allergiche a destra e sinistra), il piano dovrà prevedere un aggiustamento di bilancio che nelle stime più attendibili si attesta a 10-12 miliardi di euro di ogni anno per ciascuno dei prossimi 7 anni”.
A commentare la prossima e alquanto imminente sfida per l’Italia è stato nei giorni scorsi anche Carlo Alberto Carnevale-Maffè, Associate Professor of Practice di Strategy and Entrepreneurship presso SDA Bocconi School of Management, con un post su X, mettendo in evidenza il cruciale appuntamento della presentazione del piano strutturale di Bilancio:
un piano, ha sottolineato l’economista, “che vincolerà la finanza pubblica per i prossimi 7 anni”, e il cui arrivo accompagna l’assenza totale di dibattito e di informazione a proposito di questa scadenza improrogabile, per l’Italia.
Giorgetti punta su piano rientro deficit con durata sette anni
Nel caso dell’Italia, va precisato, il governo Meloni punta a ottenere dall’Europa il sì per un piano strutturale di bilancio (PSB) che abbia una durata di sette anni.
E’ stato lo stesso Mef di Giancarlo Giorgetti a ricordare di fatto che il piano, “che ha una durata di 4 anni”, è “estendibile fino a 7 anni nel rispetto di particolari criteri”, avendo cura di precisare contestualmente, a proposito della manovra e in occasione del Consiglio dei Ministri che si è svolto venerdì scorso che, in questa legge di bilancio, non ci saranno “soldi da buttare dal finestrino”.
Lo stesso Mef ha ricordato in data 30 agosto che, nel piano,” ci sarà naturalmente l’indicazione del deficit per l’orizzonte di programmazione indicato”, con la grande novità rappresentata dal fatto che “la variabile di riferimento per la valutazione di conformità da parte della Commissione è rappresentata dall’aggregato della spesa netta, ovvero la spesa non finanziata da nuove entrate o risorse europee, senza contare gli interessi passivi sul debito e gli effetti ciclici di particolari tipologie di spesa”.
Il Tesoro ha precisato che, “al fine di estendere a 7 anni il rientro dai deficit eccessivi, il Piano dovrà inoltre prevedere un insieme di riforme e investimenti tali da rispondere alle difficoltà strutturali del paese e alle raccomandazioni specifiche rivolte dal Consiglio nell’ambito del Semestre europeo”.
“Successivamente, il Piano strutturale di bilancio dovrà essere presentato dal governo ogni 5 anni – si legge nella nota di Via XX settembre – entro il 30 aprile dell’ultimo anno del piano in vigore, salvo la possibilità per lo Stato membro e la Commissione di prorogare il termine, se necessario”.
Di conseguenza, i vari “Def e Nadef, nella veste conosciuta fino a oggi, potrebbero non essere più necessari dal prossimo anno”.
Fatto sta che, con il piano strutturale di bilancio, l’Italia, per ora capitanata da Meloni, avrà praticamente le mani legate molto probabilmente per i prossimi anni previsti per la legislatura corrente:
qualcosa che inevitabilmente metterà dei precisi paletti non solo a questa, ma anche alle successive leggi di bilancio che questo esecutivo, almeno finché avrà vita, dovrà sfornare nei prossimi anni, e che rappresenterà un forte vincolo per gli obiettivi di spesa.
Tassi BTP: rialzi YTD inferiori di scatti Germania e anche Grecia
In vista del programma strutturale di bilancio – in sostanza della lista non tanto della spesa ma dei compiti che il governo Meloni si appresta a compilare – e della legge di bilancio, non c’è al momento nessuna particolare ansia per i BTP e per lo spread BTP-Bund a 10 anni.
I tassi dei BTP a 10 anni viaggiano oggi in lieve rialzo al 3,77%, a fronte del lieve calo dei tassi dei Bund tedeschi, che scendono al 2,326%.
In rialzo sono anche i rendimenti degli OAT francesi, che avanzano al 3,044%.
In generale i titoli di stato dell’area euro continuano per ora a essere blindati dalle scommesse su un nuovo taglio dei tassi da parte della Bce, che farà il suo annuncio di politica monetaria il prossimo 12 settembre.
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I tassi dei BTP viaggiano ancora a livelli lontani dal massimo testato nel corso di questo anno, pari al 4,103%, e in rialzo ma non di troppo rispetto al minimo del 3,554%.
Dall’inizio del 2024, i tassi dei BTP a 10 anni sono saliti inoltre del 9,5%, rispetto ai balzi decisamente più significativi riportati dai rendimenti dei titoli di stato degli altri paesi dell’area euro, come da quelli dei Bund (+30,8 punti), da quelli degli OAT (balzo di 49 punti base), e dai titoli di stato di Spagna (+17,6 YTD) e del Portogallo (+32,6 punti base).
A balzare in modo decisamente più importante rispetto ai rendimenti dei BTP sono stati YTD anche i rendimenti dei titoli di stato della Grecia che, per quanto inferiori ai tassi dei BTP – oggi viaggiano in lieve rialzo al 3,352% -, hanno segnato un rialzo dall’inizio del 2024 pari a +31,1 punti base.
Sotto controllo anche lo spread BTP-Bund a 10 anni , che viaggia oggi al di sopra della soglia psicologica di 144 punti base, in rialzo, in ogni caso ben lontano in ogni caso dal record di questo anno di 168,6 punti.
Ma, a proposito di piano strutturale di bilancio e di Patto di stabilità e di crescita Ue, occhio a cosa aveva detto il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, nel commentare la crisi che aveva travolto i titoli di stato francesi dopo la decisione del presidente Emmanuel Macron di indire le elezioni anticipate nel paese:
“I mercati sarebbero turbati…nei confronti di un qualsiasi governo, non solo della Francia, nel caso in cui la politica fiscale non si adattasse al nuovo quadro fiscale”, (ovvero al nuovo Patto ). Un avvertimento che sa di monito e che si spera non finisca con il rivelarsi profetico.
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