Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce: Lagarde taglia ancora, e taglia anche ‘lo spread’. Inflazione e Pil euro danno il via libera

Tassi Bce: Lagarde taglia ancora, e taglia anche ‘lo spread’. Inflazione e Pil euro danno il via libera

12 Settembre 2024 16:05

Così come da attese, la Bce di Christine Lagarde ha annunciato oggi, giovedì 12 settembre, di aver tagliato i tassi principali dell’Eurozona di 25 punti base, facendo scendere il tasso sui depositi al 3,50%, dal 3,75% precedente.

L’Eurotower ha reso noto di aver tagliato anche, così come anticipato, il differenziale tra il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP) e il tasso sui depositi presso la banca centrale, a 15 punti base.

Il risultato è che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati tagliati rispettivamente al 3,65% e al 3,90%.

Nel motivare la decisione di tagliare ancora i tassi, dopo la riduzione di 25 punti base del dopo il mini taglio del 6 giugno scorso la Banca centrale europea ha fatto riferimento ai progressi compiuti dall’inflazione dell’area euro, più vicina al target stabilito del 2%.

Allo stesso tempo, Lagarde ha fatto riferiment alla peorsistenza dell’inflazione, in particolar modo di quella core, il cui outlook è stato rivisto al rialzo dagli esperti della Bce che compilano le proiezioni economiche dell’istituzione.

Inflazione core rivista al rialzo, Lagarde parla del nodo salari

Nel prendere la parola nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi della Bce, la presidente Christine Lagarde ha detto che, in particolare, è la crescita dei salari che sta spingendo al rialzo l’inflazione dell’Eurozona.

Di conseguenza, Francoforte è stata costretta ad alzare le attese sulla crescita dell’inflazione core.

“L’inflazione domestica rimane alta, dal momento che i salari stanno salendo tuttora a un ritmo elevato”, ha detto Lagarde, aggiungendo al contempo che le “pressioni sul costo del lavoro stanno rallentando il passo”.

Inoltre, “i profitti stanno in parte compensando l’impatto dei salari più alti sull’inflazione”.

“Taglio 25 punti base deciso all’unanimità”

Detto questo, usando le stesse parole di Lagarde, il trend dell’inflazione rimane “persistente”, motivo che avalla la cautela della Bce e la scelta di non tagliare i tassi in modo più significativo.

La decisione di tagliare i tassi di 25 punti base è stata legittima e votata all’unanimità – ha spiegato Lagarde – Dovremo continuare a dipendere dai dati, a prendere le nostre decisioni di volta in volta. Ovvio che il percorso è di un allentamento di politica monetaria”.

Tuttavia, è stata la precisazione, “il cammino non è affatto predeterminato”.

Inoltre, nel valutare i dati macro, “non ci focalizzeremo su un solo dato preciso, ma guarderemo a tutti i dati nel complesso”.

Nel rispondere alla chiara domanda sul motivo per cui il taglio dei tassi è stato di 25 punti base e non di 50 punti base, Lagarde ha rimarcato che la decisione, per l’appunto unanime, è stata presa dopo che il Comitato esecutivo dell’Eurotower ha analizzato gli ultimi dati: dati che permettono alla banca centrale di avere fiducia nella capacità dell’inflazione dell’area euro di tornare in modo tempestivo all’obiettivo del 2% ma, evidentemente, ancora non sufficienti ad avallare un taglio più importante dei tassi, che era stato auspicato, tra gli altri, da alcuni esponenti del governo Meloni.

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Lagarde non ha fatto inoltre alcun dietrofront rispetto all’impegno già preso e rimarcato altre volte:

Manterremo i tassi sufficientemente restrittivi fino a quando sarà necessario“: dunque, fino a quando le condizioni non daranno per certo il raggiungimento del target di inflazione, nell’Eurozona, pari al 2%.

Lagarde su rapporto Draghi: “formidabile, rafforzerebbe l’euro”

La presidente della Bce Christine Lagarde ha parlato oggi anche del rapporto sulla competitività che è stato presentato dal suo predecessore, l’ex presidente della banca centrale europea ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, lo scorso 9 settembre:

Un rapporto formidabile e un rapporto che potrebbe rendere l’euro e la stessa politica monetaria della Bce più forti“, ha detto, nel caso in cui il risultato della sua eventuale applicazione fosse la crescita della produttività e una vera unione dei mercati dei capitali.

“Potrebbe essere davvero di aiuto”, ha sottolineato Lagarde, precisando che la Bce non ha avuto modo di leggere in modo attento il contenuto della relazione e che, in ogni caso, “la politica monetaria farà quello che deve fare, ovvero assicurare la stabilità dei prezzi e dare attuazione al suo mandato”.

Per quanto riguarda invece le riforme strutturali auspicate da Mario Draghi, “queste non sono responsabilità di una banca centrale, ma dei governi”.

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Il commento di Lagarde su UniCredit-Commerzbank

Oltre che sul rapporto Draghi, la presidente della Bce Lagarde è stata interpellata nel corso della conferenza stampa anche in merito al caso UniCredit-Commezbank, esploso in Germania dopo che la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel ha annunciato (ieri) di avere acquistato il 9% del capitale del secondo istituto teutonico:

una notizia che è stata accolta con euforia alla borsa di Francoforte, ma non con grande entusiasmo da Berlino e dagli stessi vertici dell’istituto, che ora temono una scalata.

Lagarde ha ricordato che la Bce tende a non commentare notizie del genere.

In ogni caso, la presidente della Bce ha detto anche che ci sono “molte autorità” che da tempo auspicano operazioni di mergers and acquisitions (M&A, fusioni e acquisizioni) tra le banche dell’Eurozona e che, dunque, sarà “molto interessante” vedere come si svilupperà il dossier nell’arco delle prossime settimane.

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Il comunicato. La Bce taglia lo spread tassi ORP-depositi

Quanto proferito da Lagarde è inciso nel comunicato relativo alla decisione sui tassi pubblicato sul sito della Banca centrale europea.

“Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale orienta la politica monetaria. Sulla base della sua valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, è ora opportuno compiere un altro passo nella moderazione del grado di restrizione della politica monetaria”.

La grande novità di questo Bce Day di oggi non è finita qui: come anticipato negli ultimi giorni, la Bce ha tagliato oggi anche lo spread tra i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sui depositi, al fine di blindare ulteriormente le banche dell’area euro, in una fase in cui, a causa delle decisioni di politica monetaria adottate, la liquidità presente nel sistema finanziario è destinata a contrarsi.

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L’effetto del taglio di questo spread è che, a fronte di un tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale ridotto al 3,50%,“i tassi di interesse sulle operazioni di ri finanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 3,65% e al 3,90%”, e che “le modifiche entreranno in vigore il 18 settembre 2024”.

Non solo inflazione. Il nuovo outlook della Bce sul Pil euro

Per quanto riguarda il trend di crescita dei prezzi, che evidentemente continua a preoccupare Lagarde, nel comunicato si legge che “i dati recenti sull’inflazione rispecchiano sostanzialmente le attese”, così come “le ultime proiezioni degli esperti della Bce confermano le prospettive di inflazione precedenti”, almeno per quanto riguarda i numeri headline.

Non per quanto concerne l’inflazione core, tuttavia, visto che in questo caso l’outlook è stato corretto verso l’alto.

“Secondo gli esperti l’inflazione complessiva (headline) si collocherebbe in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026, come nelle proiezioni di giugno”.

In particolare, “l’inflazione dovrebbe tornare ad aumentare nell’ultima parte di quest’anno, anche perché i precedenti bruschi ribassi dei prezzi dell’energia non incideranno più sui tassi calcolati sui dodici mesi“.

Francoforte ha aggiunto che il trend “dovrebbe poi diminuire fino a raggiungere il nostro obiettivo nella seconda metà del prossimo anno”.

Tuttavia, “per quanto riguarda l’inflazione di fondo, le proiezioni per il 2024 e il 2025 sono state riviste lievemente al rialzo, poiché i rincari dei servizi sono risultati maggiori delle aspettative. Al tempo stesso, gli esperti della Bce continuano ad attendersi un rapido calo dell’inflazione di fondo, dal 2,9% di quest’anno al 2,3% nel 2025 e al 2,0% nel 2026″.

“L’inflazione interna resta elevata – è stata costretta ad ammettere la banca centrale – in quanto i salari continuano a crescere a un ritmo sostenuto. Tuttavia, le pressioni sul costo del lavoro si stanno allentando e i profitti stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione dell’aumento delle retribuzioni”.

Per quanto riguarda il Pil dell’area euro, la Bce ha reso noto che “le condizioni di finanziamento rimangono restrittive e l’attività economica resta contenuta, di riflesso alla debolezza dei consumi privati e degli investimenti”.

In questa situazione, guardando avanti, “le proiezioni degli esperti della Bce indicano un tasso di crescita economica (crescita del Pil dell’area euro) dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026, con una lieve revisione al ribasso rispetto alle proiezioni di giugno, principalmente per effetto del minore contributo della domanda interna nei prossimi trimestri”.

Nel complesso, dal comunicato è emersa la determinazione della Bce a riportare il tasso di inflazione dell’area euro al target del 2%”:

“Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine. Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”.

Confermati i parametri che continueranno a dettare legge alla Bce di Christine Lagarde:

“In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.

In tal senso, nel corso della conferenza stampa, Lagarde ha ammesso che i rischi sulla crescita continuano a essere orientati verso il basso, a causa delle sfide che l’intera economia globale sta fronteggiando.

La domanda più bassa per le esportazioni dell’area euro, dovuta a una economia mondiale più debole e all’escalation delle tensioni commerciali, dovrebbe pesare sulla crescita dell’Eurozona”, ha detto, aggiungendo che “la crescita potrebbe essere colpita anche nel caso in cui l’effetto ritardato di una politica monetaria più restrittiva fosse più significativo delle attese”.

Dall’altro lato, ha precisato ancora, “nel caso in cui l’inflazione rallentasse più velocemente delle attese, la crescita potrebbe essere superiore”.

L’annuncio della Bce sul QT e sul QE pandemico PEPP

Nel comunicato relativo alla decisione sui tassi comunicata oggi, la Bce ha fatto anche altri annunci, che riguardano alcuni bazooka monetari varati negli ultimi anni, creati quando timoniere della banca centrale era Mario Draghi.

In riferimento al destino di quegli strumenti con cui la Bce ha acquistato in passato e acquista tuttora i titoli di stato dell’area euro, rispettivamente il QE tradizionale (PPA) e il QE pandemico, o PEPP, Francoforte ha annunciato oggi che “il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza”.

Riguardo al PEPP, ovvero al “Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP), l’Eurosistema non reinveste più tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, riducendo il portafoglio di 7,5 miliardi di euro al mese, in media”.

La Bce ha confermato l’intenzione di “terminare i reinvestimenti nel quadro di tale programma alla fine del 2024″.

Di conseguenza, “il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia”.

In merito alle operazioni di rifinanziamento della Bce a favore degli istituti di credito, la Bce ha comunicato che, “a fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria”, si legge ancora nel comunicato.

Ribadito il fatto che “il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione ritorni all’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”.

L’istituzione ha ricordato infine che lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (ovvero il TPI, mai lanciato da quando è stato annunciato nel luglio del 2022), può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi”.

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