Tassi ma non solo. La Bce di Lagarde taglierà anche questo spread con mossa blinda-banche
Il Bce Day tanto atteso dai mercati di tutto il mondo è finalmente arrivato, e i trader hanno gli occhi incollati allo schermo per le novità in arrivo da Francoforte. E’ molto probabile infatti che, nella giornata di oggi, giovedì 12 settembre 2024, la Bce di Christine Lagarde non taglierà solo i tassi di interesse dell’area euro – su questo, almeno, scommettono i mercati -.
La Banca centrale europea taglierà anche uno spread, come ha anticipato un articolo di Bloomberg.
Oltre allo spread BTP-Bund e agli spread tra i Bund e debiti sovrani dell’Eurozona c’è, di fatto, un altro spread su cui l’Eurotower ha acceso negli ultimi anni i riflettori, finendo per annunciare lo scorso marzo una grande riforma avente per oggetto questo differenziale:
lo spread tra i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP) e i tassi sui depositi.
La Bce e i suoi tre tassi
Per capire in cosa consiste questo spread, vale la pena di ricordare che, ogni volta che il Consiglio direttivo della Bce si riunisce, l’annuncio che viene poi comunicato riguarda tre tassi:
i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale e i tassi sui depositi presso la banca centrale.
Nell’ultimo annuncio di luglio, questi tre tassi sono stati lasciati invariati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%.
I tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP-in inglese interest rate on the main refinancing operations) sono, come spiega l’Eurotower, i tassi che le banche pagano a fronte di prestiti erogati dalla Bce, che hanno la durata di una settimana, e sono pari al momento al 4,25%.
Il tasso sui depositi , è quello che le banche ricevono a fronte dei depositi parcheggiati presso la banca centrale:
quello, per la precisione che, nell’era dei tassi negativi lanciata dal l’ex presidente del Consiglio e allora presidente della Bce Mario Draghi, è stato abbassato fino a diventare negativo, al -0,5%, e che ora è pari al 3,75%, dopo la carrellata continua di rialzi dei tassi annunciata dal luglio del 2022 fino al settembre del 2023 da Francoforte per affossare la crescita esplosiva dell’inflazione dell’Eurozona.
Ci sono poi i tassi sulle operazioni di finanziamento marginale, ovvero i tassi che le banche pagano alla Bce a fronte di prestiti overnight che ricevono dalla banca centrale, al momento pari al 4,50%.
Lo spread tra tassi ORP e i tassi sui depositi: la svolta
Al 4,25%, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali ORP – tassi appunto a cui le banche prendono in prestito fondi dalla Bce per una settimana e fino a tre mesi – sono più alti dunque di 50 punti base (è dunque questo lo spread di cui si parla) rispetto ai tassi sui depositi, al momento pari al 3,75%.
Lo spread tra i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginali (4,5%, tassi pagati dalle banche quando assumono prestiti dalla Bce overnight) e i tassi delle operazioni di rifinanziamento principali (4,25%), è invece pari a 25 punti base.
Lo scorso marzo, la Bce ha annunciato la grande mossa: ridurre lo spread tra il tasso sulle ORP e quello sui depositi presso la banca centrale, dagli attuali 50 punti base, fino a 15 punti base, nel mese di settembre: dunque, ci siamo.
Come scrive Bloomberg nell’articolo “ECB Is About to Narrow the Spread Between Its Rates — Here’s Why”, oltre a tagliare di nuovo i tassi, la Bce di Lagarde dovrebbe annunciare oggi anche la riduzione di questo differenziale.
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Un taglio di 60 punti base da parte della Bce su questi due tassi
Per centrare questo obiettivo, ciò significa, come spiega Bloomberg che, se il tasso sui depositi, al momento pari al 3,75%, sarà sforbiciato di 1/4 di punto percentuale, dunque di 25 punti base, passando al 3,5%, gli altri due tassi, che sono quelli che le banche dell’area euro pagano a fronte dei prestiti erogati a loro favore dalla banca centrale, dovranno scendere in modo più importante, ovvero di 60 punti base:
dunque dal 4,50% al 3,9% (tassi su operazioni di rifinanziamento marginale) e dal 4,25% al 3,65% (tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali).
In questo modo, tagliando di 60 punti base quei due tassi e riducendo di 25 punti solo il tasso sui depositi, la Bce farà sì che lo spread tra i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale (ovvero tra il 3,65% e il 3,9%), rimanga pari a 25 punti base attuali (come ora, a fronte di tassi rispettivamente pari al 4,25% e al 4,5%), e che lo spread tra tassi ORP e tassi sui depositi (ora pari al 4,25% e al 3,75%), al momento di 50 punti base, si riduca a 15 punti base (con i tassi in ribasso rispettivamente al 3,65% e al 3,5%).
Ma quella riduzione di 60 punti base dei tassi sulle operazioni di rifinanziamento della Bce, essendo decisamente più importante del taglio di 25 pb che, secondo le stime, interesserà i tassi sui depositi, implicherà per caso un allentamento della politica monetaria ulteriore da parte della Bce?
La risposta è no, in quanto si tratterà di “aggiustamenti considerati necessari – spiega Bloomberg – per rispondere ai cambiamenti che hanno interessato negli ultimi anni il sistema finanziario e la politica monetaria”. Cambiamenti decisi dalla Banca centrale europea a seguito di un processo di revisione che è durato per ben 15 mesi.
L’impatto sarà inoltre contenuto, in quanto negli ultimi anni la richiesta di prestiti delle banche alla Bce “è stata bassa”, come dimostra il fatto che, su base settimanale, i prestiti si aggirano tuttora attorno ai 2 miliardi di euro, e che si parla di una cifra di 10 miliardi di euro circa per i prestiti erogati dalla Bce agli istituti di credito a tre mesi.
La decisione pro-liquidità banche presa con fine QE avvento QT
Detto questo, rispondendo al perchè del taglio di questo spread, la risposta si ricollega a un bazooka preciso lanciato dalla Bce:
il QE-Quantitative easing di Mario Draghi o anche PPA, piano di acquisti di asset con cui la Bce ha notoriamente blindato i BTP e i debiti sovrani dell’area euro, acquistando i nuovi titoli di stato emessi dagli Stati. QE che è stato lanciato nel 2015 e che è andato in soffitta da un po’, almeno nella sua versione tradizionale – quella pandemica PEPP sta per arrivare al capolinea – , soppiantato dal QT-Quantitative Tightening tanto auspicato da Germania e Olanda: lo stesso osteggiato in particolare dal governo Meloni, per ovvi motivi, annunciato alla fine del 2022.
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Se ai tempi del QE, le banche dell’area euro hanno avuto a disposizione una valanga di liquidità ora, con il piano diametralmente opposto del QT, che continuerà a essere portato avanti, quell’ammontare di denaro circolante nel sistema finanziario è destinato non a crescere, ma a contrarsi.
“E’ da un po’ ormai che la Bce non reinveste, di fatto, i ricavi dei titoli di stato che giungono a scadenza“, fa notare l’articolo di Bloomberg. Ed è ovvio che, in assenza di nuovi acquisti di asset (dunque di BTP e altri bond), la liquidità non sarà più abbondante come in passato, fattore che costringerà le banche a tornare a indebitarsi presso l’Eurotower, in un contesto di maggiore e innegabile volatilità dei mercati.
Ben consapevole di questa nuova situazione la Bce, come spiegato già al momento dell’annuncio, vuole evitare che per le banche dell’area euro diventi uno stigma ricorrere ai suoi prestiti.
Ecco così sfornata la ricetta per incentivare gli istituti di credito a bussare alla sua porta, come ha fatto notare in un commento François Rimeu, Senior Strategist di Crédit Mutuel Asset Management.
Rimeu ha definito la grande mossa che Lagarde lancerà sullo spread tra i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sui depositi come di frutto di una decisione volta a “limitare le potenziali pressioni al rialzo sui tassi del mercato monetario e stabilire incentivi per le banche a prendere prestiti di liquidità nelle operazioni della Bce”.
La riduzione dello spread tra il tasso ORP e il tasso sui depositi “incentiverà le richieste nelle ORP, rendendo probabile un’evoluzione dei tassi a breve del mercato monetario in prossimità del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale”, aveva già spiegato l’autorità, aggiungendo che in questo modo sarebbe stato ridotto “il potenziale margine di variabilità dei tassi a breve termine del mercato monetario”.
Tra l’altro, ridurre lo spread tra i tassi che le banche versano a fronte dei prestiti che ricevono dalla Bce e quelli che ricevono parcheggiando i loro depositi presso la stessa restringerà anche lo spread tra i vari tassi overnight, in quanto nessuna banca accetterà tassi a un valore inferiore a quelli che potrebbe ricevere parcheggiando i depositi presso l’Bce, né accetterà di pagare di più rispetto a quanto verserebbe a fronte dei prestiti erogati dall’istituzione, nelle operazioni con altre banche, dunque in quelle del mercato interbancario.
Rimeu ha confermato quanto anticipato dall’articolo di Bloomberg:
“Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali (OMR) – ha fatto notare lo strategist – sarà ancorato a 15 punti base al di sopra del tasso sui depositi (al 3,65% con il previsto taglio di 25 punti base del DFR), rispetto ai 50 punti base attuali. Il tasso più alto, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale (MLF), rimarrà a 25 punti base sopra l’OMR (al 3,90%)”.
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