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Storia Bce: dai falchi Duisenberg-Trichet al salva euro Draghi

Pubblicato 24 Maggio 2023 Aggiornato 10 Gennaio 2024 13:30

La Bce compie 25 anni. Da Wim Duisenberg Mr. Euro all’errore storico di Trichet fino alla banca centrale salva euro e salva BTP di Mario Draghi. La storia dall’Eurotower dal 1998 a oggi.

La Bce spegne 25 candeline: la Banca Centrale Europea istituita per creare e blindare l’euro, tra le istituzioni che rappresentano le fondamenta dell’Europa così come la conosciamo oggi, ha alle spalle un quarto di secolo di vita.

La nascita della BCE

La Banca centrale europea (Bce) è stata istituita il 1° giugno del 1998, ovvero nella seconda fase dell’Unione Monetaria Europea.

Questa affonda le sue radici nel giugno del 1988, quando, come si legge nello stesso sito della Bce, “il Consiglio europeo confermò l’obiettivo della progressiva realizzazione dell’Unione economica e monetaria (UEM) e assegnò a un comitato guidato da Jacques Delors, all’epoca Presidente della Commissione europea, il mandato di elaborare un programma concreto per il suo conseguimento“.

In questa seconda fase, che partì il 1° gennaio del 1994, si arrivò, nel 1998, a creare per l’appunto la banca centrale europea (Bce) che lavorò all’introduzione dell’euro, attuando la fissazione irrevocabile dei tassi di conversione, quella che Lagarde ha definito nella sua lettera la “più vasta conversione valutaria mai realizzata”.

I presidenti della BCE in 25 anni di storia

La storia della BCE è la storia dell’euro e dell’area euro, o anche Eurozona, che oggi conta 20 paesi membri.

Sono quattro i presidenti che hanno presieduto l’istituzione, con sede a Francoforte, Germania:

  • Il primo governatore è stato l’olandese Wim Duisenberg, (dal 1 giugno 1998 al 31 ottobre 2003), noto anche Mr. Euro.
  • Dopo Duisenberg, è stata la volta del francese Jean-Claude Trichet (presidente dal 1° novembre 2003 al 31 ottobre 2011)
  • L’italiano Mario Draghi inizia il suo mandato il 1° novembre 2011 per concluderlo il 31 ottobre 2019
  • In ultimo, l’attuale presidente della BCE, Christine Lagarde, ex direttrice dell’Fmi (Fondo Monetario Internazionale), entrata in carica il 1° novembre 2019.

Quattro presidenti della Bce, quattro fasi per la politica monetaria della Bce, alle prese con diverse sfide fin dalla sua nascita. Nascita che è avvenuta 25 anni fa, come ha ricordato oggi Lagarde, con una lettera che è stata pubblicata su 20 quotidiani dei rispettivi 20 paesi membri dell’Eurozona.

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Wim Duisenberg, l’introduzione della moneta unica

Wim Duisenberg fu il primo presidente dell’Eurotower, colui che supervisionò l’introduzione ufficiale della moneta unica.

L’euro venne lanciato prima nel gennaio del 1999 come moneta elettronica, per l’utilizzo da parte di banche, stockbroker e dealers del mercato del forex, per le forme di pagamento non fisiche.

Successivamente, il 1° gennaio del 2002, la moneta fece il suo debutto ufficiale tra i cittadini dell’area euro, attraverso la libera circolazione delle banconote e delle monete.

Fu Duisenberg, diventato numero uno della Bce nel 1998, a inaugurare la sua nascita.

La nomina del primo presidente dell’Eurotower era stata sostenuta fortemente dalla Germania: negli stessi giorni un cui si decise che sarebbe stato lui a salire sullo scranno più alto dell’istituzione, era stato nominato in anticipo anche quello che sarebbe stato il suo successore, ovvero il francese Jean-Claude Trichet.

La doppia nomina di Duisenberg e Trichet, avvenuta nel 1998, era stata decisa dalle due principali economie dell’Europa, ovvero dalla Germania e la Francia.

Duisenberg, che aveva già ricoperto la posizione di ministro delle Finanze in Olanda, morto per infarto nella sua villaa  Faucon, nel sud della Francia, nel 2005, è noto per essersi ostinato a non tagliare i tassi nonostante la crisi economica del 2002 in Europa, per cedere poi alla fine del suo mandato.

Nel dicembre del 20o2,  il costo del denaro dell’area euro venne infatti sforbiciato di 50 punti base, dopo che, con il suo primo presidente al timone, era rimasto a livelli decisamente alti per contrastare la crescita dell’inflazione.

Jean-Claude Trichet, il presidente della crisi del 2008

Il posto di Duisenberg venne preso nel 2003 dal francese Jean-Claude Trichet,  così come stabilito, ovvero al presidente della Bce passato alla storia per aver commesso il grande errore.

Come scrisse nel 2011 il magazine New Yorker, nel luglio del 2008 la Bce di Trichet fu “qualcosa di prevedibile e di stupido”, alzando i tassi di interesse nell’area euro, alla vigilia della crisi finanziaria peggiore della storia (all’epoca), che avrebbe fatto affondare le economie di tutto il mondo (la Grande Crisi Finanziaria del 2008, come è nota negli Stati Uniti).

La mossa venne considerata prevedibile in quanto Trichet era conosciuto per le sue posizioni hawkish, volte a combattere l’inflazione.

Ciò non impedì alla stretta monetaria di provocare effetti devastanti per l’area euro, più che altro per il momento in cui avvenne, ovvero in concomitanza con la forte crisi che colpì il sistema finanziario made in Usa.

Entro i due mesi successivi, ricorda il New Yorker, la brusca frenata della crescita del Pil dell’Europa, il collasso dell’economia globale, il dissolversi dell’inflazione, costrinsero la Bce a tagliare i tassi di interesse.

Ma il danno era stato già compiuto, visto che “quel rialzo dei tassi del luglio del 2008 fu come un calcio sferrato a un’economia che era andata già al tappeto“.

Tra l’altro, Trichet non imparò neanche la lezione, e dopo l’errore del 2008, preoccupato ancora per il continuo aumento dell’inflazione, alzò i tassi benchmark dell’area euro di 25 punti base, nel 2011, per ben due trimestri consecutivi.

Tutto questo, mentre nell’area euro imperversava la crisi dei debiti sovrani, il rating sul debito del Portogallo veniva bocciato a junk e la Grecia veniva costretta a ristrutturare il proprio debito, sotto l’occhio vigile della troika, per rimanere all’interno dell’Unione europea.

Erano i giorni in cui in Europa si aggirava lo spettro della fine dell’euro.

Quella che viene ricordata come una delle pagine più tragiche della storia dell’Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si concluse con l’arrivo, alla fine del mandato di Trichet, dell’ex governatore di Bankitalia, l’italiano Mario Draghi.

Mario Draghi, la nuova era dovish della BCE

Fu Mario Draghi, ex presidente della Bce, ora ricordato anche come ex presidente del Consiglio in Italia, a sancire la nuova era dovish della Banca centrale europea.

Dopo i due falchi Duisenberg e Trichet, si può dire che l’avvento di Draghi cambiò i connotati della politica monetaria dell’Eurozona, trasformando la Bce, da banca centrale in mano a falchi ossessionati dall’incubo dell’inflazione, nell’istituzione che, negli anni successivi, grazie al lancio di bazooka monetari di tutti i tempi, avrebbe blindato e salvato l’euro.

Con Draghi, nacque praticamente la Bce scudo dell’euro: fin dal suo arrivo, la Bce cambiò infatti volto, inaugurando una serie di tagli dei tassi, lanciando una sfida aperta contro i falchi teutonici, così iniminandosi fin da subito la Germania di Jens Weidmann, l’allora numero uno della Bundesbank, la banca centrale tedesca.

Weidmann non esitò a definire “morfina” i prestiti della Bce, e la tensione tra Draghi e la Germania arrivò al punto che lo stesso ex capo economista della banca centrale europea (che se n’era andato tra l’altro sbattendo la porta), ovvero Juergen Stark, arrivò a definire l’Eurotower e Draghi servi della politica, opponendosi al programma di acquisti di titoli di Stato.

Ma dalla frase storica “l’euro è irreversibile, Mr. Whatever It Takes Mario Draghi è rimasto sempre fedele a se stesso, difendendo più volte la politica monetaria della Bce che, con lui al comando, si è incentrata principalmente sulla lotta contro la minaccia della deflazione, attraverso i tassi di interesse negativi e il QE, anche a dispetto delle critiche sugli effetti negativi per la redditività delle banche.

Fino all’ultimo Mario Draghi ha sfoderato il mantra “Whatever It Takes”, rimarcando l’intenzione della banca centrale di intervenire in qualsiasi momento, laddove fosse necessario, tagliando i tassi ed espandendo il Quantitative easing), e illustrando i benefici, anche, degli altri programmi OMT (mai attivato) e TLTRO (a favore delle banche).

Draghi ha salvato inoltre l’euro salvando l’Italia, considerata nel periodo della crisi dei debiti sovrani l’anello debole, oltre a quello della Grecia, del blocco, – oltre a essere vista come rappresentante ‘illustre’ dell’acronimo PIIGS – a causa della piaga del debito pubblico troppo elevato, e per i continui attacchi speculativi che hanno portato i tassi dei BTP e dunque lo spread BTP-Bund a infiammarsi più volte.

Non per niente, nei mesi del countdown al suo addio, diversi sono stati gli analisti e gli economisti che hanno paventato il peggio per l’Eurozona.

In un editoriale Ashoka Mody, ex vice direttore dei dipartimenti europei e di ricerca dell’Fmi, noto soprattutto per essere l’autore del libro: “EuroTragedy, a Drama in Nine Acts” (in italiano: “Euro-tragedia, un dramma in nove atti”) parlò per esempio di ‘Addio pericoloso di Draghi’, facendo riferimento a quegli stimoli Big Bang che erano stati lanciati dal banchiere centrale, e che rischiavano di confermarsi una pesante eredità per chi avrebbe preso il suo posto, ovvero l’attuale presidente Christine Lagarde.

Pimco avvertiva inoltre i futuri Draghi.

Christine Lagarde, dalla pandemia al continuo rialzo dei tassi

Ma la storia tornava a prendere in contropiede tutti, annullando tutta la validità dei consigli e dei vari alert, con l’arrivo della pandemia Covid-19 nel marzo del 2020 e con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, il 24 febbraio del 2022.

L’esordio di Christine Lagarde ai tempi della pandemia Covid si confermava da incubo, facendo scattare sull’attenti il governo, all’epoca, M5S-Lega. “La reazione dell’euro non mi interessa, ho detto che non avrei voluto fare nessun WhateverItTakes e non voglio essere ricordata in stile WhateverItTakes“, diceva l’ex numero uno del Fondo Monetario Internazionale, arrivata solo da qualche mese a Francoforte. Lagarde faceva una magra figura in Italia soprattutto con la sua infelice e diventata ormai famosa frase sullo spread.

La numero uno della Bce tornava poi sui suoi passi annunciando il QE pandemico di emergenza PEPP e confermando i tassi principali dell’area euro.

Almeno fino al 2022, quando la sua altra famosa frase “l’inflazione è transìtoria” si scontrò con la realtà dei fatti, costringendo la Bce ad alzare continuamente i tassi. Ad alzarli anche fin troppo, secondo diversi critici, in primis L’Italia del governo Meloni

E il punto è che, dopo la nuova stretta di maggio, l’ultimo atto non è ancora arrivato.