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Tassi Bce, Lagarde su critiche governo Meloni post taglio: ‘siamo indipendenti’

13 Settembre 2024 15:29

Christine Lagarde, numero uno della Bce, è tornata a parlare anche oggi, in occasione delle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin di Budapest, rispondendo in modo chiaro alle critiche dell’Italia, che si sono ripresentate dopo l’annuncio di ieri del taglio dei tassi di 25 punti base deciso dalla istituzione, e che hanno visto come solito mittente il governo Meloni.

A lanciare un nuovo monito a Lagarde è stato il leader di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che ha accusato Francoforte di non avere avuto sufficiente coraggio a varare un sostegno più importante a favore dell’economia dell’area euro.

Nelle ultime settimane, Tajani aveva lanciato più volte un appello all’Eurotower affinché tagliasse i tassi di 50 punti base, a seguito del taglio di 25 punti base del 6 giugno scorso e dopo la pausa di luglio. 

La Bce taglia i tassi ancora di 25 punti base. Tajani deluso

E invece no. Anche stavolta la Bce di Lagarde ha snobbato i desiderata espressi dal governo Meloni, decidendo di sforbiciare il costo del denaro dell’Eurozona di 25 punti base, come a giugno.

Per la precisione, al termine della riunione del Consiglio direttivo, l’Eurotower ha annunciato la decisione di tagliare i tassi di interesse sui depositi di 25 punti base, al 3,5%, dal 3,75% precedente, abbassando i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rispettivamente dal 4,25% al 3,65% e dal 4,5% al 3,9%.

Il taglio di questi due ultimi tassi è stato più significativo, in linea con la decisione di Francoforte di ridurre lo spread tra i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP) e i tassi sui depositi, per abbassarlo a quota 15 punti base: altra mossa della Bce anticipata dai mercati, vista l’intenzione già espressa dalla Bce di incentivare l’accesso delle banche dell’area euro ai suoi prestiti.

Quel taglio di appena 25 punti base, così come il precedente, ha ulteriormente irritato la politica italiana, in particolare il governo Meloni, che da tempo chiede un allentamento della restrizione monetaria più incisivo di quello finora concesso da Lagarde.

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Non l’ha presa bene il ministro Antonio Tajani che ieri, nel commentare l’esito della riunione della banca centrale, non ha risparmiato nuove critiche a Francoforte:

“Io mi aspettavo una scelta più coraggiosa da parte della Banca centrale europea, 0,25% è troppo poco“, ha commentato il ministro.

Bce, Lagarde ribatte a Tajani: noi indipendenti

Stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters, Christine Lagarde ha risposto però oggi per le rime all’Italia, ricordando che la Bce è una istituzione indipendente non soggetta ad alcuna pressione politica.

“La Banca centrale europea è una istituzione indipendente, è stabilito in modo molto chiaro nei trattati – ha detto Lagarde – Non siamo soggetti ad alcun tipo di pressione politica”, ha aggiunto.

Le parole di Lagarde non hanno però certo frenato il ministro degli Esteri Tajani che ha prontamente ribattuto:

“La Bce deve essere indipendente ma rivendico il diritto di commentare le sue scelte”.

Eurogruppo blinda Lagarde. Ma che succede ora ai tassi?

A prendere la parola a difesa di Lagarde è stato oggi lo stesso Paschal Donohoe, numero uno dell’Eurogruppo, che si è ritrovato a dover precisare, nel corso della conferenza stampa successiva alla riunione informale di Budapest, che “tutti i ministri hanno riconosciuto l’indipendenza della Bce”, aggiungendo che proprio “l’indipendenza è uno dei motivi del successo” della istituzione.

Nel frattempo, all’indomani del Bce-Day, l’impressione, sui mercati e tra gli economisti, è che la Bce di Christine Lagarde abbia azionato subito lo stop, dopo aver tagliato i tassi di interesse dell’area euro di 25 punti base, per la seconda volta, dopo le strette monetarie consecutive lanciate nel periodo compreso tra il luglio del 2022 e il settembre del 2023.

Il sospetto è che anche quello annunciato ieri, così come quello precedente del 6 giugno scorso, sia stato un taglio dei tassi hawkish, e che Lagarde non solo continuerà a snobbare i vari appelli a favore di una sforbiciata di 50 punti base, ma che, nella prossima riunione di ottobre, confermerà lo status quo.

D’altronde, è stata lei stessa ad alimentare il sospetto di una pausa in occasione della prossima riunione del Consiglio direttivo di ottobre, rispondendo ieri a una domanda che le è stata fatta durante la conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi della Bce:

Decideremo di riunione in riunione“, ha detto, facendo anche notare che poco è il tempo che separa il meeting di settembre da quello di ottobre, fattore che renderà difficile per l’Eurotower valutare in modo approfondito gli sviluppi dell’economia, soprattutto dell’inflazione, dell’area euro.

La proposta di Tajani: modificare il trattato della Bce

Il nodo da sciogliere, di fatto, è sempre quello: pur confermando il processo di disinflazione in atto nel blocco, gli ultimi dati macro, secondo la Bce, non sono stati sufficienti a scacciare del tutto lo spettro dell’inflazione.

Sebbene la traiettoria al ribasso dei tassi sia “piuttosto ovvia”, Lagarde ha così reiterato che la Banca centrale europea non si impegna a seguire alcun percorso “predeterminato” dei tassi.

Più che dare speranza ai mercati, ai cittadini dell’area euro e agli stessi governi del blocco sull’arrivo di ulteriori riduzioni dei tassi, la presidente della Bce ha preferito ripetere dunque il suo solito mantra, relativo alla necessità di riportare il ritmo di crescita dell’inflazione dell’area euro al target del 2%:

Manterremo i tassi a un livello sufficientemente restrittivo per il tempo necessario a centrare questo obiettivo”.

Tajani è tornato così a far sentire la sua voce, rimarcando l’appello dovish:

“Dobbiamo puntare sulla crescita, ormai l’inflazione è in calo – ha fatto notare nella giornata di ieri, ripetendo che, a suo avviso, la “Banca centrale deve poter fare di più”.

“Io credo anche che si debba modificare un trattato che è seguito dalla Banca centrale europea. La banca centrale non può essere solo guardiana dell’inflazione, deve governare la moneta per sostenere la crescita e quindi per sostenere l’economia reale. Da un punto di vista monetario si può e si deve fare di più per aiutare la crescita in questo momento perché meno costa il denaro, più è facile per le imprese ovviamente accedere al credito e avviare i progetti“, ha aggiunto il titolare della Farnesina, che ha motivato ulteriormente il suo appello a favore di un taglio dei tassi più ambizioso, di 50 punti base.

Se il costo del denaro è eccessivo, e oggi è eccessivo – ha continuato Tajani – non c’è motivo per tagliare solo lo 0,25%. Ovvio, la Banca centrale fa ciò che ritiene opportuno”, ma “non dobbiamo neanche cedere a capricci rigoristi che danneggiano l’economia di tutti, anche quella della Germania”.

Il ministro ha continuato ricordando che “la Germania ha bisogno di più industria”, e che “se sta avvenendo un momento di stagnazione, il problema non si risolve con tassi così alti, anche per l’industria tedesca“.

Dunque, “la Banca centrale deve avere più coraggio rispetto alle decisioni perché è una istituzione indipendente, però posso anche dire quello che penso e proporre una riforma che è assolutamente indispensabile”.

Non è certo la prima volta che il ministro Tajani invita la Bce di Lagarde a essere più coraggiosa: in più di una occasione il leader di Forza Italia ha auspicato una riduzione dei tassi di 50 punti base da parte dell’Eurotower, facendo riferimento anche alle attese su come si svilupperà la politica monetaria della Fed di Jerome Powell, tra l’altro attesa al varco dai mercati.

Ora anche negli Usa si rendono conto che i tassi vanno tagliati. Mi auguro che la Bce segua questo percorso per evitare ulteriori problemi all’economia italiana ed europea”, aveva detto il ministro agli inizi di agosto, chiedendo espressamente una riduzione dei tassi, da parte della Bce, non di 25 punti base ma di 50:

“Siamo preoccupati per la situazione economica, chiedevamo un taglio dello 0,50 ma ci si è fermati allo 0,25″.

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Il ministro Urso: taglio insufficiente, Lagarde ascolti Draghi

Ieri, così come negli ultimi giorni, non è stato solo Tajani a tornare a criticare Lagarde.

Un monito è stato lanciato anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che si è così espresso:

“La Bce ha deluso le aspettative, ancora una volta. Il taglio è insufficiente ed è già stato scontato dal mercato. Ci vuole più coraggio, con più tempestività. Un cambio di passo, subito”, ha chiesto il ministro, invitando Lagarde ad ascoltare Draghi e ricordando che “serve un forte impulso alla crescita, investimenti e risorse, quindi tagli ai tassi, strutturali, rapidi e significativi”.

Va ricordato che a lanciare un attenti alla Bce sono stati in passato e di recente, oltre ai rappresentanti del governo Meloni, anche l’esponente del Comitato esecutivo della banca centrale, Piero Cipollone, e il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta.

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Tassi Bce, Intermonte: cosa farà Lagarde nelle prossime riunioni

Ma cosa dicono gli analisti e gli strategist, e quali sono le loro previsioni dopo l’ennesimo mini taglio dei tassi annunciato dalla Bce nella giornata di ieri? Nella nota “FLASH BCE – Oggi taglio di 25pb, per fine anno possibile taglio di 25pb a dicembre”, Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, ha messo in evidenza le novità emerse dalla riunione di ieri del Consiglio direttivo:

Nel comunicato sono state aggiunte alcune parti nuove, in particolare quella che fa riferimento al fatto che”:

  • i salari continuano a salire ad un passo elevato ma decrescente.
  • Inoltre, viene rilevato come le relative pressioni sul fronte prezzi siano parzialmente assorbite dai profitti aziendali.

Questi invece i principali punti emersi dalla conferenza stampa:

  • I rischi sulla crescita sono al ribasso.
  • L’inflazione tornerà al 2% nel corso del 2025.
  • L’inflazione calerà a settembre ma poi aumenterà di nuovo.
  • La Bce continua ad essere data dependent.

Sulla base di queste novità, Cesarano ha commentato che “il quadro macro offerto dalle nuove stime dello staff recepisce il rallentamento della crescita ma allo stesso tempo tiene conto che l’inflazione dei servizi stenta a calare, impattando sull’inflazione core”.

Una “sintesi” che, a suo avviso, “riflette probabilmente le due anime della Bce, ossia quella più preoccupata dalla crescita e quella invece più attenta a che l’inflazione ritorni stabilmente al 2% spegnendo il focolaio dei servizi”.

A questo punto, ha continuato lo strategist, “il prossimo incontro Bce è piuttosto ravvicinato (17 ottobre vs invece 7 novembre per la Fed dopo il meeting del 18 settembre)” e la “vicinanza del prossimo meeting insieme a considerazioni inerenti alla necessità di tenere insieme le due anime all’interno del board, portano a ritenere che la Bce proseguirà il ciclo di taglio tassi ma ad un ritmo/cadenza più moderato rispetto alla Fed“.

Cesarano ha così scritto di ritenere che sia possibile “che la Bce proceda per tagli di 25 e non 50 pb, come invece potrebbe accade nel caso della Fed a novembre o dicembre”.

C’è inoltre il rischio che Francoforte possa tornare a deludere di nuovo le colombe, governo Meloni incluso:

Il prossimo taglio Bce di 25 pb – ha scritto il Chief Global Strategist di Intermonte – è atteso nella riunione del 12 dicembre (saltando quindi la riunione del 17 ottobre), quando verranno aggiornate anche le stime dello staff”, mentre “in termini di prospettive di futuri tagli le aspettative sono rimaste poco mutate (si veda il grafico) con l’attesa di ritorno del tasso sui depositi in area 2% agli inizi del 2026″.