Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce: scossa Fed sveglierà Lagarde? I prossimi tagli: rispondono Panetta & Co.

Tassi Bce: scossa Fed sveglierà Lagarde? I prossimi tagli: rispondono Panetta & Co.

20 Settembre 2024 11:21

Cosa farà la Bce, ora che la Fed ha inaugurato un ciclo di tagli ai tassi annunciando subito una riduzione di 50 punti base?

L’interrogativo è più che attuale, se si considera che non manca poi tanto alla prossima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, in calendario giovedì 17 ottobre.

Si tratterà del penultimo meeting di politica monetaria dell’Eurotower di questo 2024 che, finora, ha visto la Bce tagliare i tassi due volte:

la prima volta, il 6 giugno scorso; la seconda, la scorsa settimana, dopo la pausa di luglio. 

In entrambi i casi, a dispetto degli appelli lanciati da più parte, il costo del denaro dell’Eurozona è stato tagliato di 25 punti base, a causa dei timori che la presidente della Bce Christine Lagarde continua a nutrire tuttora nei confronti dell’inflazione domestica.

Ma quali ripercussioni avrà il maxi taglio della Fed sulle prossime decisioni della Bce?

Powell avrà fatto da sveglia a Lagarde? Oppure, nonostante l’economia dell’area euro necessiti di una sferzata più forte rispetto a quella “solida” – parola di Powell – , la Bce continuerà a tenere ancora tirato il freno a mano?

Tassi Bce: countdown a prossima riunione Lagarde di ottobre

Nella giornata di ieri e nelle ultime ore, diverse dichiarazioni sono state rilasciate dagli esponenti della Banca centrale europea.

Ieri ha parlato il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, mentre oggi il sito della Bce ha pubblicato l’intervista rilasciata al settimanale portoghese Expresso dal vice presidente dell’istituzione, Luis de Guindos lo scorso 13 settembre, ovvero poco dopo l’ultimo annuncio della Bce sui tassi e prima del Fed-Day di mercoledì scorso, 18 settembre.

Oggi sono arrivate anche le dichiarazioni dell’esponente del Consiglio direttivo Olli Rehn, interpellato dal quotidiano finlandese Kauppalehti, mentre ieri, a parlare di inflazione, è stata Isabel Schnabel, esponente del Comitato esecutivo della Bce, nota per essere tra i falchi della Banca centrale europea.

I vari funzionari hanno dato indicazioni utili ai mercati per capire quelle che potrebbero essere le prossime mosse della Bce.

Intervenendo a Catania all’incontro “Il polso dell’Economia – Il Mezzogiorno”, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha detto che “nei prossimi mesi la riduzione dei tassi potrebbe accelerare”.

Panetta ha messo in evidenza “la debolezza persistente dell’economia” vista in Europa, facendo riferimento anche agli Stati Uniti.

“Forse questi due fattori, i segnali che stanno arrivando dagli Stati Uniti e i segnali in arrivo dagli indicatori economici europei, possono portarci a pensare che la riduzione dei tassi di interesse possa essere accelerata nei prossimi mesi”.

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Ma il falco della Bce Schnabel rilancia l’attenti sull’inflazione

Nelle stesse ore, tuttavia, Isabel Schnabel è tornata ad agitare lo spettro dell’inflazione in Eurozona, pubblicando alcune slide che hanno mostrato come la persistenza dell’inflazione dei servizi continui a esercitare una pressione rialzista sul tasso di inflazione.

La notizia incoraggiante per le colombe, che premono per un’accelerazione dei tagli dei tassi da parte della Bce, è che Schnabel ha fatto notare anche che la Bce prevede un rallentamento della crescita dei salari, grazie allo smorzarsi dei precedenti shock che hanno colpito i prezzi.

Detto questo, l’Eurotower non sembra disposta ad abbassare la guardia, visto che tra i fattori di rischio per l’inflazione c’è anche “l’incertezza geopolitica”.

In generale, inoltre, “il trend dei prezzi dei servizi rimane elevato e al di sopra di livelli considerati coerenti con la stabilità dei prezzi”.

Ancora, “la trasmissione della politica monetaria potrebbe star perdendo parte della sua efficacia”. Così Schnabel, dopo che nei giorni scorsi un altro falco aveva affossato le speranze.

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Tassi, de Guindos: più informazioni a dicembre che a ottobre

La nostra porta è totalmente aperta” verso tutte le opzioni, ha detto dal canto suo il vicepresidente della Bce Luis de Guindos, ribadendo tuttavia quanto aveva affermato in parte già la presidente della Bce Christine Lagarde, ovvero che la banca centrale disporrà di maggiori informazioni “più a dicembre che a ottobre”.

Siamo pienamente impegnati a rispettare il nostro mandato (di stabilità dei prezzi) e dipendiamo dai dati”, ha confermato de Guindos, reiterando anche che la Bce continuerà a prendere le sue decisioni di riunione in riunione, a seconda dell'”evoluzione dell’intero set dei dati che riceveremo”.

“Ci saranno altri due meeting del Consiglio direttivo, a ottobre e a dicembre” ed è “vero dire che a dicembre disporremo di maggiori informazioni rispetto a ottobre, insieme “al nuovo round di proiezioni” economiche (sul Pil, sull’occupazione e sull’inflazione), ha spiegato il banchiere. “Ma teniamo la porta totalmente aperta” a varie opzioni.

Il numero due della Bce ha aggiunto che “è piuttosto chiaro, e credo che questo sia importante, che le attese siano di dati relativi all’inflazione di settembre molto positivi, grazie agli effetti di base ma, allo stesso tempo, a causa (sempre) degli effetti di base, l’inflazione salirà nell’ultimo trimestre dell’anno. Dunque, bisogna prendere in considerazione questi fattori”.

“Ma, e lo ripeto: lasciamo aperte tutte le nostre opzioni“, ha ripetuto de Guindos, che ha ripetuto anche che la Bce prevede che l’inflazione dell’area euro centrerà il target del 2% entro la fine del 2025.

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Di tassi ha parlato anche Olli Rehn, sottolineando che la Banca centrale europea è “chiaramente” orientata “ad allentare la direzione della sua politica monetaria”, ma anche che “il ritmo e la portata (dell’allentamento della restrizione monetaria) dipenderanno dai dati e dalle analisi economici in arrivo”.

In ogni caso, “la Bce ha fatto buoni progressi nel centrare il suo target di inflazione e, in più, abbiamo sottolineato nel nostro comunicato che ci sono rischi al ribasso sull’outlook economico“, così come “i rischi di uno sviluppo più debole sono significativi”:

e “questa è una delle ragioni per cui abbiamo deciso di tagliare i tassi nella riunione della scorsa settimana”.

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Riguardo alla grande mossa annunciata dalla Fed, Rehn ha sottolineato che, “negli Stati Uniti, ci sono prospettive piuttosto buone sulla possibilità di un soft landing”, così come “sembra che la Fed voglia garantire” questo scenario, come dimostra la riduzione dei tassi di 50 punti base.

Di tagli ai tassi di 50 punti base sembra a tal proposito che la Bce neanche voglia parlarne, così come sono gli stessi economisti a non prevedere nessun ‘Jumbo-cut’, a dispetto dei continui appelli che in Italia arrivano dal governo Meloni. Appelli a cui la presidente della Bce Christine Lagarde ha risposto, tra l’altro, in modo alquanto deciso.

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Tassi Bce VS tassi Fed: il commento di Allianz Global Investors

Così si legge intanto nel weekly outlook di Allianz Global Investors a cura di Sean Shepley, Senior Economist “La Fed inizia ad allentare, la Bce procede con cautela”:

“Con l’avvio del ciclo di allentamento monetario della Federal Reserve (la banca centrale statunitense, detta comunemente Fed), questo è il primo mese dal 2019 in cui sia la Fed che la Banca Centrale Europea (Bce) riducono i tassi di riferimento”.

Cosa significano i tagli dei tassi in Usa e in Eurozona

Per l’economista, “il fatto che queste due importanti autorità monetarie abbassino i tassi di interesse in contemporanea indica un cambio di rotta significativo nel ciclo della politica monetaria globale, una svolta tanto attesa dagli investitori. Benché l’inflazione non sia stata ancora sconfitta definitivamente, le banche centrali ritengono che in questo momento sia opportuno adottare una linea meno restrittiva”.

“La direzione comune della politica monetaria mette però in luce il forte contrasto tra l’economia Usa e quella dell’area euro – fa notare Shepley – Mentre gli Stati Uniti si trovano in una situazione favorevole di crescita prossima al livello tendenziale (nonostante l’aumento della disoccupazione) e inflazione tendente al target, l’area euro risente di una crescita debole (la domanda interna è diminuita sia nel primo che nel secondo trimestre), una produttività anemica e un’inflazione core ostinatamente elevata, soprattutto nel settore dei servizi”.

Bce: il livello dei tassi atteso per la fine del 2025

L’economista senior di Allianz riassume la situazione, scrivendo nell’outlook che “una delle conseguenze dell’andamento deludente dell’economia europea è che la Bce ha iniziato a tagliare i tassi di interesse, seppur molto lentamente. Il tasso di riferimento è stato abbassato di 25 punti base (pb) a giugno e a settembre. Di questo passo, cioè con riduzioni trimestrali di 25 pb, a fine 2025 i tassi overnight della Bce si attesterebbero al 2,60% circa, un livello superiore a quello che molti ritengono il tasso neutrale per l’economia dell’area euro”.

“Naturalmente qualcuno si chiede: ‘Perché mai la Bce taglia i tassi di interesse considerando che l’inflazione annualizzata si attesta oltre il 3% dal mese di marzo?’ In effetti questa potrebbe essere una considerazione logica per chi ha un approccio miope all’inflation targeting – mette in evidenza Sepley, spiegando subito che “tuttavia, ci sembra assolutamente evidente che la politica monetaria dell’area euro è restrittiva e soffoca l’attività economica tanto da far decelerare la crescita nominale ai livelli pre-pandemia, mentre il deflatore del Pil (prodotto interno lordo), un parametro dell’inflazione che considera l’economia nel suo insieme, non è molto lontano da tali livelli”.

Shepley ha sottolineato tra l’altro che “nel secondo trimestre di quest’anno i tassi di riferimento della Bce hanno superato sia il tasso di crescita annuo del deflatore del Pil che il Pil nominale nel complesso per la prima volta dal 2008-2009″.

“In tale contesto – si legge nella nota – la Bce prevede che la crescita salariale e l’inflazione dei servizi rallenteranno sensibilmente nel corso del 2025, facendo convergere stabilmente il tasso core e quello complessivo verso l’obiettivo prefissato. Sebbene al momento l’inflazione superi il target, la banca centrale intende e può abbassare i tassi di interesse poco alla volta”.

Il punto è che “lo svantaggio di un allentamento graduale in una fase di crescita economica stentata è che il mercato stima tassi overnight nell’area euro inferiori al livello neutrale nel 2025. Le attese circa i tassi overnight della regione si attestano attorno all’1,80%, un dato che implica un’accelerazione dei tagli a un certo punto”.

Allianz presenta le due possibilità

Ovviamente il grande interrogativo è su quando questa accelerazione dei tagli dei tassi, di cui ha parlato anche il governatore di Bankitalia, si presenterà nei fatti.

Per l’economista di Allianz, “vi sono due possibilità”, così elencate:

  • La prima: il mercato del lavoro Usa rallenta oltre il previsto costringendo le principali banche centrali a premere l’acceleratore sui tagli dei tassi negli ultimi mesi di quest’anno.
  • La seconda: nei primi mesi dell’anno prossimo l’inflazione salariale e quella dei servizi non replicano il rialzo osservato nel primo trimestre 2024 e i tassi di inflazione annua scendono verso il target con relativa rapidità. In entrambi i casi, potremmo attenderci dalla Bce una riduzione dei tassi a ogni riunione o addirittura ribassi di 50 pb anziché 25 in alcune occasioni.