Inflazione euro al minimo in tre anni. Il verdetto su altri tagli tassi Bce, mentre anche tedesca Schnabel avverte i mercati
L’inflazione dell’area euro giustifica o no l’avvento di un secondo taglio dei tassi da parte della Bce, nella riunione imminente del prossimo 12 settembre?
A rispondere è stata oggi Eurostat, che ha comunicato il dato tanto atteso dai mercati, in quanto necessario ad anticipare quelle che potrebbero essere le prossime e imminenti mosse di Christine Lagarde e colleghi: l’indice armonizzato dei prezzi al consumo dell’Eurozona.
Le indicazioni, pur mettendo in evidenza la fatica che la Bce deve ancora fare per rimettere in riga l’inflazione del blocco, sono state positive.
Inflazione euro +2,2% ad agosto, crescita minima in tre anni
L’Eurostat ha annunciato di fatto che, nel mese di agosto, l’inflazione dell’area euro è attesa in rialzo al ritmo annuo del 2,2%, rispetto al +2,6% di luglio, e in linea con le attese. Quella appena resa nota è stata la lettura preliminare dell’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona.
In linea con le stime anche il trend su base mensile, che è stato di un rialzo dell’indice CPI dello 0,2%, rispetto al trend invariato di luglio.
Ha rispettato le previsioni anche l’inflazione core, ovvero il tasso di inflazione depurato dalle componenti più volatili, salita ad agosto del 2,8%, rispetto al 2,9% di luglio.
I mercati guardano in particolare all’ottima notizia dell’inflazione headline che, con il rialzo del 2,2%, è cresciuta al tasso minimo degli ultimi tre anni.
L’Eurostat ha messo tuttavia in evidenza anche il trend di alcune componenti dell’inflazione:
l’inflazione dei servizi è salita del 4,2%, i prezzi dei beni alimentari, alcol e tabacchi sono cresciuti del 2,4%, mentre quelli di altri beni hanno riportato un rialzo dello 0,4%.
Occhio alla componente dei prezzi energetici, scesa del 3%.
Dopo Nagel arriva anche l’attenti inflazione di Isabel Schnabel
Il dato è stato pubblicato poco dopo l’avvertimento, l’ennesimo nell’arco delle ultime ore, arrivato dalla stessa Bce, per voce dell’esponente tedesca del Comitato esecutivo della banca centrale, Isabel Schnabel.
Così come il suo collega anche lui tedesco Joachim Nagel, Schnabel ha lanciato un attenti ai mercati, invitando le colombe a darsi una calmata.
E’ vero che “i dati in arrivo hanno confermato in modo ampio lo scenario di base”, e che le condizioni sono per un “tasso di inflazione che centrerà il (target) del 2% alla fine del 2025“.
Tuttavia, ha sottolineato la funzionaria della Bce, “il ritmo dell’allentamento della restrizione monetaria non può essere meccanico” e “l’attuale livello dell’inflazione” dell’Eurozona “sottovaluta le sfide della Bce”.
Parlando da Tallin, in Estonia, Schnabel si è riferita nello specifico al “processo di disinflazione nei servizi, in fase di stallo da novembre”, aggiungendo che “il momentum dell’inflazione continua a essere alto”, e che la “politica monetaria dovrebbe concentrarsi sul target dell’inflazione”.
Inoltre, a conferma del fatto che, evidentemente a suo avviso, l’economia dell’area euro è più resiliente di quanto si tema, “in Eurozona è più probabile un soft landing che una recessione”.
Tornando al dato relativo all’inflazione dell’area euro, il grande market mover di oggi è stato reso noto dopo la carrellata di altri indicatori macro diffusi alla vigilia, relativi al trend dell’inflazione di singoli paesi del blocco:
in evidenza soprattutto l’inflazione tedesca, che ha centrato il target del 2% della Bce per la prima volta in più di tre anni.
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Il dato conferma o no scommesse taglio tassi a settembre?
Il trend dell’inflazione dell’area euro ha confermato il processo disinflazionistico in corso nell’area euro: il dietrofront dell’indice dei prezzi al consumo headline è stato notevole, se si considera il rallentamento dal ritmo di crescita pari a +2,6% nel mese di luglio al rialzo del 2,2% di agosto, appena comunicato dall’Eurostat.
Il dato dovrebbe dunque confermare la grande scommessa dei mercati, ovvero l’arrivo di un altro taglio dei tassi da parte della Bce di Christine Lagarde nel prossimo meeting di settembre del Consiglio direttivo, quello prossimo del 12 settembre.
Le scommesse dei mercati, conferma un articolo del Financial Times, sono di una riduzione del costo del denaro, che porterà il tasso sui depositi a scendere al 3,5%, dopo il primo taglio mini del 6 giugno scorso e il successivo nulla di fatto nel meeting di luglio, prima della pausa di agosto.
Sembra tuttavia improbabile, stando almeno alle dichiarazioni e ai vari attenti lanciati nelle ultime 24 ore prima dal tedesco Joachim Nagel, esponente del Consiglio direttivo della Bce, poi oggi da Isabel Schnabel, anch’essa tedesca, esponente del Comitato esecutivo della stessa banca centrale, che l’Eurotower farà la gioia di quelle colombe, che scalpitano in attesa di un annuncio che sperano di essere di 50 punti base (come il governo Meloni, in primis).
Nel commentare i numeri relativi all’inflazione resi noti dall’Eurostat, stando a quanto riportato dal Guardian Melanie Debono, economista senior della divisione di Pantheon Macroeconomics, ha fatto notare che “per la Bce questi dati sono largamente in linea, per quanto riguarda l’inflazione headline, con le aspettative per il terzo trimestre che sono state annunciate a giugno. Tuttavia l’inflazione core appare in qualche modo più solida di quanto la banca centrale si aspettasse. Detto questo, noi crediamo che un taglio dei tassi tra due settimane sia tuttora una scommessa ragionevole”.
Il motivo?
“L’inflazione dell’area euro ora è appena superiore rispetto al target” della Bce, fattore che rende “difficile per la banca giustificare la sua impostazione attuale di politica monetaria, estremamente restrittiva”. Di fatto, “i tassi di interesse sono stati alzati al livello attuale quando l’inflazione, lo sorso anno, viaggiava al ritmo superiore del 5%”.