Notizie USA Tassi Fed, il verdetto di Powell è di un taglio di 50 punti base. Wall Street ora recepisce il messaggio e scatta

Tassi Fed, il verdetto di Powell è di un taglio di 50 punti base. Wall Street ora recepisce il messaggio e scatta

19 Settembre 2024 11:19

Un trionfo per le colombe, ma non per Wall Street: la Fed di Jerome Powell ha deciso di dare all’economia americana una forte scossa, annunciando un taglio di 50 punti base, e portando così i tassi sui fed funds a scendere a un range compreso tra il 4,75% e il 5%, rispetto al precedente livello compreso tra il 5,25% e il 5,5%, record degli ultimi 23 anni.

Immediata la reazione di Wall Street che, pochi minuti dopo l’annuncio del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale americana, ha brindato ieri alla mossa di Powell, con il Dow Jones salito fino a +375 punti, il Nasdaq avanzato dello 0,75%, lo S&P 500 in rialzo dello 0,51%.

Il brindisi ha avuto tuttavia vita breve, con i listini che hanno azzerato i guadagni riportati nei massimi intraday virando nel finale in territorio negativo.

Il Dow Jones ha perso così alla fine della sessione 103,08 punti, o lo 0,25%, a quota 41.503,10 punti. Lo S&P 500 ha ceduto lo 0,29% a 5.618.26, mentre il Nasdaq ha segnato un calo dello 0,31% a 17.573,30.

Sia lo S&P 500 e il Dow Jones, dopo l’annuncio della decisione sui tassi, avevano testato nuovi valori record. Ennesimi valori record che saranno stracciati forse nella giornata di oggi, visto il trend dei futures. Alle 11 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones schizzano di 400 punti, quelli sullo S&P 500 volano di oltre l’1,3%, quelli sul Nasdaq Composite si infiammano dell’1,8%.

Dopo tutto, seppur a scoppio ritardato, sembra così avverarsi la profezia degli analisti di Goldman Sachs che, valutando il trend del mercato delle opzioni, avevano previsto ieri che Wall Street avrebbe riportato dopo l’annuncio della Fed forti oscillazioni, con variazioni per lo S&P 500 stimate al +1,1%/-1,1%.

In un momento in cui i trader stanno iniziando a digerire i messaggi lanciati dalla Fed, il dollaro torna a perdere a terreno nei confronti dell’euro, con gli investitori che riflettono anche sulle decisioni di politica monetaria che la Bce di Lagarde dovrebbe annunciare nei prossimi mesi.

Il rapporto EUR-USD sale così dello 0,40%, a quota $1,1165. Il dollaro continua invece a salire nei confronti del dollaro, con il cambio USD-JPY che ora avanza dello 0,40% circa nei confronti dello yen del JPY 142,78.

I rendimenti dei Treasury a 10 anni avanzano fino al 3,7018%, mentre poco mossi sono i tassi dei titoli di stato Usa a due anni, che oscillano attorno al 3,6127%.

Fed: svolta storica sui tassi, primo taglio da 2020 è ‘Jumbo’

Quello annunciato ieri, mercoledì 18 settembre 2024, è stato il primo taglio dei tassi deciso dalla Fed in più di quattro anni, dal 2020, anno in cui la Banca centrale americana fu costretta a intervenire, così come la Bce e le banche centrali di tutto il mondo, per fare da scudo a una economia messa in ginocchio dagli effetti devastanti dei lockdown da Covid-19.

Si è trattato anche del primo taglio successivo alla serie scatenata di rialzi dei tassi che la Fed, insieme di nuovo alla Bce e ad altre istituzioni centrali, è stata costretta a lanciare, nel disperato tentativo di affossare un’inflazione fuori controllo, arrivata a schizzare del 9,1% negli Stati Uniti, nel giugno del 2022.

Quell’inflazione si è confermata forte mal di testa sia per Jerome Powell che per la presidente della Bce Christine Lagarde, entrambi banchieri centrali che si misero probabilmente in trappola da soli nel momento in cui definirono la crescita dei prezzi “transitoria”.

Risultato: oltre a essere inciso nei libri di storia dell’economia, quel grande peccato di politica monetaria a cui Powell e Lagarde hanno dovuto ovviare nel 2022 e nel 2023 annunciando una raffica di strette monetarie, si è confermato un ricordo ossessivo, che per tanto tempo ha impedito sia alla Fed e alla Bce di smarcarsi dall’incubo dell’inflazione.

L’annuncio di ieri e i precedenti arrivati dalla Bce dimostrano che le due banche centrali sono forse riuscite a superare quel trauma, sebbene in modo diverso.

Ironia della sorte, la Fed di Powell ha deciso di intervenire con un taglio più pesante di quello deciso dalla Bce, che finora ha concesso appena due tagli mini dei tassi di interesse, ciascuno di 25 punti base, a dispetto degli appelli lanciati da cittadini e governi dell’Eurozona, e a fronte di un’economia degli Stati Uniti che rimane solida, a parte qualche sacca di vulnerabilità, rispetto a una economia dell’area euro decisamente più debole.

Occhio al grafico di Statista, che mette in evidenza il boom dei rialzi dei tassi Usa lanciati dalla Fed di Jerome Powell negli anni 2022 e 2023, paragonandolo alle strette monetarie del passato.

Palpabile è stata ieri l’alta tensione sui mercati precedente l’annuncio della Fed:

non è esagerato dire che, poco prima della pubblicazione del comunicato del Fomc, a Wall Street i tre principali indici azionari Usa, ovvero il Dow Jones, il Nasdaq e lo S&P 500 erano rimasti praticamente fermi, oscillando nervosamente attorno alla parità.

Diversi gli outlook sfornati dalla comunità degli analisi, in attesa dell’inizio della nuova era della politica monetaria della Fed: tagli ai tassi Usa anche in assenza di recessione

A tal proposito, uno studio della CNBC aveva ricordato come, tra le azioni di Wall Street che tendono a guadagnare quando la Fed annuncia un taglio dei tassi in assenza di una recessione negli Stati Uniti – come è in questo caso – comparissero Nike, Amgen e UnitedHealth.

Fed: dopo maxi taglio quante riduzioni nel 2025-2026?

Quella della Fed non è stata sicuramente una decisione facile.

Lo ha messo in evidenza Nick Timiraos, l’economista del Wall Street Journal attenzionato dai mercati, che dirige il team del quotidiano dedicato alla Federal Reserve e alla politica economica degli Stati Uniti.

Con un post su X, Timiraos ha fatto notare anche la sorpresa presente nel nuovo dot plot della Fed, ovvero nel grafico che presenta le proiezioni degli esponenti del Fomc sulla direzione dei tassi:

la proiezione mediana che emerge dal documento indica ora due altri tagli dei tassi da parte della banca centrale Usa nel corso del 2024, ciascuno di 25 punti base, per un totale di sforbiciate, nel 2024, pari a -100 punti base.

Per il 2025, le aspettative dei banchieri sono di altri tagli complessivi di 100 punti base.

Infine, dal dot plot emerge l’outlook di tagli finali di 50 punti base nel corso del 2026, che dovrebbero portare i tassi a scendere al range compreso tra il 2,75% e il 3%.

Dal canto suo, con un post pubblicato su X, Nick Timiraos, considerato dagli operatori di mercato voce della Fed, ha messo in evidenza che la decisione della Fed di tagliare i tassi di 50 punti base non è stata unanime: la governatrice Michelle ( Miki Bowman), evidentemente più falco, avrebbe preferito una riduzione inferiore, pari a 25 punti base, ed è stata la prima volta dal 2005 che un governatore non si è unito al coro della maggioranza.

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Il nuovo comunicato del Fomc

Trader e strategist si sono messi subito all’opera per studiare i dettagli del comunicato con cui il Fomc ha spiegato i motivi che hanno indotto la banca centrale americana a ridurre i tassi di 50 punti base.

I cambiamenti apportati al comunicato da parte della Fed non sono passati inosservati.

Il braccio di politica monetaria della Federal Reserve parla ora di “indicatori recenti che suggeriscono che l’attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo solido”, come nel comunicato di luglio.

Detto questo,  viene sottolineato che “la crescita dei posti di lavoro è rallentata (nel comunicato di luglio si parlava di una crescita che aveva moderato il passo)”, a fronte di un tasso di disoccupazione  che è salito, “rimanendo però basso”.

Il Fomc ha cancellato inoltre la parte del comunicato in cui si leggeva che “l’inflazione Usa si è indebolita nel corso dell’ultimo anno, rimanendo in qualche modo elevata”.

La parte iniziale di questa frase non è più presente, dettaglio importante che indica come il processo disinflazionistico abbia convinto alla fine Powell ad arrendersi all’evidenza e a concedere ai mercati il cosiddetto “Jumbo cut”, ovvero il maxi taglio di 50 punti base.

Ora si legge che “l’inflazione ha fatto ulteriori progressi nel dirigersi verso l’obiettivo del 2% della Commissione”.

Detto questo, viene rimarcato che l’inflazione “rimane in qualche modo elevata”.

Ergo, Powell non abbassa la guardia nei confronti del trend dei prezzi.

Ancora, la Commissione, ovvero il Fomc, ha ribadito quello che è il suo mandato, ovvero “cercare di raggiungere la massima occupazione e un’inflazione che cresca nel più lungo termine al ritmo del 2%“.

A tal proposito, frase aggiunta, “la Commissione ha raggiunto un livello di maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2%”, e reputa che i rischi per il raggiungimento dei target di inflazione e di occupazione siano all’incirca “bilanciati” (in precedenza la Fed aveva scritto che i rischi continuavano a muoversi verso una condizione di “migliore equilibrio”).

Ribadito l’outlook di una “economia incerta”, così come è stata ripetuta l’intenzione della Commissione di tenere sotto controllo “i rischi che incombono su entrambi gli aspetti del suo mandato”.

Cosa ha detto il presidente della Fed Jerome Powell

Nel prendere la parola aprendo la conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, tagliati ieri al range compreso tra il 4,75% e il 5% con una sforbiciata pari a -50 punti base, il presidente della banca centrale americana Jerome Powell ha detto che, al termine del meeting del Fomc durato due giorni, la Fed è arrivata alla conclusione che “un taglio di 50 punti base fosse la cosa giusta da fare”.

Powell ha aggiunto che le decisioni future sui tassi saranno prese “di riunione in riunione”, confermando dunque la strategia che accomuna la banca centrale Usa alla Bce, anch’essa ferma nel non voler seguire né tracciare un percorso predeterminato dei tassi.

Inoltre, ha aggiunto il timoniere della Federal Reserve, “non c’è niente nella SEP (ovvero nelle nuove proiezioni economiche, che l’istituzione pubblica con cadenza trimestrale), che lasci pensare che la Commissione abbia fretta”, il che significa che “possiamo andare (tagliare) più velocemente, rallentare o fare una pausa se appropriato”.

“Il nostro scenario di base”, ha aggiunto Powell in conferenza stampa, “è di rimuovere la restrizione e vedere come l’economia reagisce”.

Il presidente della Fed ha anche detto, riferendosi all’inflazione degli Stati Uniti, che “non stiamo dicendo ‘Mission accomplished’“, ma che “siamo incoraggiati” dal suo trend.

Alla fine riporteremo l’inflazione al 2%”, ha affermato il banchiere centrale, aggiungendo che “avremmo potuto tagliare i tassi a luglio, se avessimo ricevuto in anticipo i numeri relativi all’occupazione” (quelli che hanno confermato l’indebolimento del mercato del lavoro Usa). Proprio per quanto concerne il mercato del lavoro, Powell ha parlato di “condizioni solide”, che è “nostra intenzione mantenere”, aggiungendo che “potete dire la stessa cosa sull’intera economia”. Sempre riguardo all’occupazione, “non stiamo sentendo di aziende che stanno aumentando i licenziamenti, né stiamo assistendo” a questo fenomeno e “il momento di sostenere il mercato del lavoro è quando è forte”.

Sul taglio dei tassi, “è avvenuto in modo tempestivo e non riteniamo che siamo arrivati in ritardo”. Il presidente della Fed ha tuttavia affermato che nessuno dovrebbe guardare alla riduzione di 50 punti base come a un “nuovo ritmo” (ed  stata questa frase nello specifico che ha scatenato dopo la reazione a caldo i buy sul dollaro Usa).

Così Philip Straehl, direttore degli investimenti della divisione Americhe di Morningstar Wealth, ha commentato l’annuncio della Fed:

“I recenti dati economici suggeriscono che l’economia è relativamente forte rispetto a quella degli altri periodi di allentamento (monetario), con il tasso di disoccupazione pari al 4,2%, più alto su base annua, ma a un livello che segnala una piena occupazione, un Pil che cresce al tasso annuo del 3%, stando ai dati del secondo trimestre del 2024″.

Straehl ha notato che tagli di mezzo punto percentuale “sono stati rari negli ultimi decenni”, ricordando che manovre di una tale intensità venivano di norma annunciate nei casi di emergenza, come è stato nel marzo del 2020, quando è esplosa la pandemia Covid, e nel 2008, durante la crisi finanziaria globale.

Ancora, il CIO ha aggiunto che una mossa così aggressiva indica che la Fed si è convinta del fatto che il trend al ribasso dell’inflazione sia “sostenibile” e che ora punta soprattutto a blindare la crescita dell’economia degli Stati Uniti.