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Tassa extraprofitti banche italiane, Fitch: colpirà gli utili ma non i rating

10 Agosto 2023 10:23

Tassa extraprofitti banche, Fitch commenta la mossa del governo Meloni. Impatto sugli utili ma non sui rating. Il calcolo del danno che sarà sofferto da UniCredit, Intesa SanPaolo, Mps, Banco BPM & Co.

Arriva con una nota il verdetto dell’agenzia di rating Fitch sulla tassa sugli extraprofitti delle banche italiane annunciata dal governo Meloni.

Fitch fa il calcolo dei danni che il settore bancario soffrirebbe a causa del provvedimento, scrivendo che il prelievo sugli extraprofitti “ridurrà la redditività (delle banche italiane) nel breve termine ma non si tradurrà in un taglio dei rating vista la natura straordinaria (della tassa) e il fatto che la misura verrà applicata in un momento caratterizzato da una redditività ciclicamente elevata, a fronte di livelli di capitale confortevoli”.

Nella nota con cui ha riassunto lo shock che è piombato su Piazza Affari, con tanto di successivo dietrofront del governo Meloni dopo qualche ora, Fitch ha reso noto che la tassa sugli extraprofitti genererà un gettito fiscale di 2,5-3 miliardi di euro, che si accolleranno soprattutto le banche commerciali più importanti, ovvero Intesa SanPaolo e UniCredit (entrambe con rating ‘BBB’ e outlook stabile), Banco BPM e Bper (entrambe con rating BBB- e outlook stabile) e Banca Monte dei Paschi di Siena (B+/Stable), così come anche i gruppi di credito cooperativo Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea (BB+/Stable) e Gruppo Bancario Cooperativo Cassa Centrale Banca (BBB-/Stable)”.

“Queste banche  – ha continuato Fitch – , hanno assistito a un forte rialzo del margine di interesse a partire dal secondo semestre del 2022, in quanto i tassi di interesse più alti si sono riversati sui loro asset, che sono soprattutto a tasso variabile e in misura molto minore sulle loro passività”.

L’agenzia di rating ha ricordato che le banche italiane su menzionate “sono in gran parte finanziate dai depositi” e che, “le loro forti franchise hanno consentito loro di ridurre la trasmissione dei tassi di interesse più alti sui depositi” (atteggiamento contestato dallo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e alla base del provvedimento della tassa sugli extraprofitti sul settore appena sfornata dal governo Meloni).

Fitch prevede che, nella maggior parte dei casi, la tassa sugli extraprofitti raggiungerà quel cap dello 0,1% degli asset totali che il Mef di Giorgetti ha fissato come limite del prelievo, nel comunicato diramato l’altro ieri sera con cui ha fornito precisazioni sull’imposta.

Si tratta di un “cap – ha precisato l’agenzia che equivale a circa 30 punti base, in media, delle attività ponderate per il rischio, che corrisponde al 10-15% della guidance sugli utili netti delle banche per il 2023 e che ribalterà in gran parte i recenti miglioramenti degli outlook” comunicati al mercato dagli istituti.

“Nel complesso – ha precisato ancora Fitch – riteniamo che l’erosione della generazione di capitale interno e della reddititività sarà modesta”.

Dall’altro lato, “le banche più piccole e più specializzate dovrebbero essere meno condizionate dalla tassa, dal momento che i loro costi di raccolta sono saliti in generale in modo più veloce sulla scia del rialzo dei tassi di interesse, limitando il beneficio sul margine di interesse (NII)”.

Allo stesso tempo, “la tassa potrebbe limitare la capacità di alcune banche di erogare prestiti, visto che le banche più piccole tendono a disporre di cuscinetti di capitale più ristretti e dipendono in misura maggiore dalla generazione interna di capitale per finanziare la crescita organica”.

Detto questo, conclude Fitch nella nota “rischi al ribasso sui rating potrebbero sorgere nel caso in cui la tassa venisse rinnovata, con un impatto negativo sugli utili che ridurrebbe la capacità delle banche di assorbire le perdite sui crediti in un contesto di rallentamento dell’economia”.

In questo caso, “potrebbe essere danneggiata anche la capacità delle banche di raccogliere capitale in caso di necessità, dal momento che (la proroga della tassa) colpirebbe l’appetibilità del settore bancario domestico agli occhi degli investitori. In ogni caso, crediamo che il rinnovo sia improbabile”.

Infine, ha concluso Fitch, “la decisione di alleggerire la proposta iniziale applicando un tetto massimo dello 0,1% sugli asset totali ci porta a credere che il governo sia consapevole del bisogno di bilanciare l’obiettivo di alzare la tassa con quello di preservare i profili finanziari delle banche”.

Tassa extraprofitti, utili e dividendi a rischio. La nota di Scope

Fitch a parte va detto che, in linea di massima, con la tassa sugli extraprofitti delle banche varata dal governo Meloni, a rischio sono sia gli utili che i dividendi delle banche italiane.

Non solo: in più, soprattutto dall’estero, fanno notare che a rischio c’è anche la reputazione dell’Italia, visto il modo in cui la tassazione è stata annunciata, con tanto di dietrofront da parte del governo Meloni e di precisazioni del Mef.

Ciliegina sulla torta, le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ieri, in occasione dell’aggiornamento degli ‘Appunti di Giorgia’ ha rimarcato l’importanza della misura, scagliandosi di nuovo anche contro la Bce di Christine Lagarde, colpevole per l’Italia di aver alzato troppo i tassi nella sua lotta contro l’inflazione dell’area euro.

Ma in che senso il provvedimento, sempre se riceverà l’ok del Parlamento, condizionerà la percezione degli investitori nei confronti delle banche italiane e la redditività delle stesse?

Quanto i titoli del settore continueranno a confermarsi appetibili agli occhi degli investitori, dopo la buona performance riportata in questi ultimi mesi, sostenuta dalla forte crescita degli utili?

“L’impatto della nuova tassa sugli extraprofitti potrebbe ridurre in modo significativo gli utili del secondo semestre. L’indebolimento dei prestiti e un repricing più veloce dei depositi potrebbero iniziare a erodere anche il margine di interesse (net interest income – NII) – si legge nella nota di Scope Ratings – sebbene crediamo che ci sia ancora un qualche potenziale al rialzo rispetto alle proiezioni delle banche, in quanto i tassi sui depositi potrebbero aumentare in modo più lento delle attese”.

Inoltre, “dopo aver toccato il fondo nel primo semestre, a quota 36 punti base, il costo del rischio potrebbe normalizzarsi, a fronte di un lieve aumento dei tassi di default e in un contesto in cui le banche provvederanno ad accumulare le riserve sulle perdite (sui crediti) per il 2024)”.

Riguardo all’impatto che la tassa sugli extraprofitti avrebbe sulla solidità patrimoniale delle banche italiane Alessandro Boratti, analista di Scope Ratings, ha fatto notare che le conseguenze sul CET1 sarebbero “significative”, oscillando tra 20 e 100 punti base, che noi stimiamo si ridurrebbero a 15-25 punti base nel caso il cui il cap dello 0,1% sugli asset totali venisse confermato”.

“Le banche – si legge nella nota – dispongono di cuscinetti di capitale sufficienti per assorbire il colpo ma potrebbero dover essere più prudenti sui dividendi e i buyback”.

Impatto tassi Bce su margine interesse era destinato già a scendere

La tassa sugli extraprofitti va a colpire le banche italiane, va detto, proprio nel momento in cui le stesse hanno ricordato che quell’aiuto sul margine di interesse arrivato dalla Bce di Lagarde con i suoi ripetuti aumenti dei tassi  non sarà eterno.

Lo ha detto chiaramente, minimizzando tra l’altro anche l’impatto che le strette monetarie dell’Eurotower hanno avuto sul boom da sogno degli utili della banca da lui gestita,  Andrea Orcel, numero uno di UniCredit.

Il ceo di UniCredit Orcel ha tra l’altro smentito l’assunto secondo cui la carrellata di rialzi dei tassi abbia fatto davvero “felici le banche”.

Piuttosto, “ha creato un picco di redditività che il mercato non sta apprezzando perché si chiede quale sarà la nostra redditività quando i tassi si aggiusteranno”.

“Quello che cambierà – ha fatto notare ancora Orcel – sarà il pass through (coefficiente di trasferimento dei tassi di interesse sulla raccolta) sui depositi, ma in molti Paesi e in centro Europa vediamo già una normalizzazione”.

Di manna dal cielo non eterna ha parlato anche il ceo di Mps Luigi Lovaglio che, nel commentare, la notevole ripresa della redditività della banca senese, ha detto di ritenere che il margine di interesse testerà il picco nel terzo trimestre del 2023, per poi iniziare a scendere nel corso del quarto trimestre.