Nadef e manovra, Giorgetti e quell’ansia deficit-debito. Con trauma Fmi sul Pil
Nadef e manovra grandi protagoniste di questi giorni, con le audizioni alle Commissioni bilancio di Camera e Senato: oggi è stato il turno del ministro dell’economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che ha lanciato un attenti sull’outlook dell’economia, reso più incerto dall’escalation delle tensioni geopolitiche scatenata dall’attacco di Hamas a Israele.
Giorgetti ha ribadito gli obiettivi che il governo Meloni, al lavoro sulla legge di bilancio, vuole centrare, riconoscendo al contempo la doppia angoscia rappresentata dai livelli di deficit e di debito. Un’angoscia che, necessariamente, imbriglia la spesa pubblica dell’Italia, visto il pesante fardello rappresentato dalle spese per gli interessi.
“L’elevato ammontare della spesa per interessi sottrae importanti risorse che potrebbero essere dedicate a specifiche politiche di redistribuzione e di sviluppo”, ha ammesso il ministro, facendo riferimento alla forte impennata della spesa per interessi prevista dal governo Meloni nei prossimi anni, tutta incisa nella Nadef.
Giorgetti ha ricordato anche l’arrivo imminente della nuova versione del Patto di stabilità e di crescita, che sarà presto annunciata dall’Unione europea, e che certificherà il ritorno dei diktat sulle soglie massime di deficit-Pil e debito-Pil che l’Italia e i paesi Ue dovranno rispettare o impegnarsi comunque a rispettare.
In particolare, con le nuove regole del Patto di stabilità “il ferreo controllo della spesa è un imperativo non più eludibile”, ha detto il ministro.
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Nadef, Giorgetti parla mentre arriva stangata Fmi su Pil Italia
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha parlato nelle stesse ore in cui è arrivata la stangata dell’Fmi sul Pil italiano.
Il Fondo monetario internazionale è stato costretto a rivedere al ribasso le stime sulla crescita del Pil dell’Italia, che ora è previsto in espansione al ritmo annuo dello +0,7% su base annua sia per il 2023 che per il 2024.
L’Fmi ha annunciato così un doppio downgrade sull’outlook per il Pil per il biennio 2023-2024.
La nuova stima di una crescita del Pil italiano pari a +0,7% per entrambi gli anni corrisponde a un taglio delle previsioni di 0,4 punti percentuali per il 2023 rispetto alle ultime stime e a un downgrade di 0,2 pp rispetto alla crescita attesa in precedenza per il 2024.
Le difficoltà del quadro economico globale sono state rimarcate dal ministro Giorgetti, nel corso della sua audizione.
Giorgetti ha sottolineato che “il quadro macroeconomico e di finanza pubblica della Nota di aggiornamento (Nadef) che vi ho esposto oggi continua a essere improntato alla responsabilità di una prudenza realista che ha contraddistinto gli interventi adottati nel corso del primo anno di mandato del Governo”.
Ribadita dunque dal ministro quella disciplina fiscale che ha caratterizzato i primi mesi del governo Meloni.
Detto questo, l’esecutivo non ha voluto rinunciare alla promessa di prorogare il taglio del cuneo fiscale:
“La proroga per il 2024 della riduzione del cuneo fiscale, che assorbirà di fatto le risorse rese disponibili dallo scostamento di bilancio per interventi discrezionali, è un intervento che riteniamo doveroso, anche alla luce dei recenti dati Istat, che mostrano il peggioramento delle condizioni economiche di alcune fasce della popolazione”, ha detto il titolare del Tesoro, aggiungendo che la “proroga rappresenta quindi un valido sostegno ai redditi e ai consumi delle famiglie con redditi più bassi, che potrà anche contribuire al contenimento delle aspettative di inflazione”.
Giorgetti: sfida più importante è su sostenibilità debito pubblico
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha ribadito in ogni caso la necessità di tenere sotto controllo il debito pubblico italiano:
“La sostenibilità del debito pubblico rappresenta la sfida più importante che il Paese è chiamato ad affrontare, in considerazione della particolare attenzione riservata dalle nuove regole di bilancio europee e, soprattutto, per rafforzare la fiducia degli investitori”.
E questo significa che “la riduzione dello stock finora accumulato è uno degli obiettivi del Governo, che deve però essere contemperato con le esigenze allocative e redistributive del bilancio”.
Praticamente, “riuscire a trovare un efficace punto di equilibrio tra quelli che possono sembrare obiettivi antitetici è l’unico modo per migliorare le prospettive di crescita e, pertanto, stabilizzare le aspettative dei mercati”.
Giorgetti ha manifestato anche fiducia nei confronti del piano di privatizzazioni del governo Meloni, che ha definito “un progetto ambizioso” che però, a suo avviso, “potrà essere realizzato”.
“E’ un percorso a ostacoli che intendiamo perseguire”, ha puntualizzato, ricordando che, oltre alla vendita di partecipazioni da parte dello Stato, “ci sono concessioni che stanno giungendo a scadenza e che potranno essere messe sul mercato”.
Per quanto riguarda la richiesta dello scostamento di bilancio, questa è stata motivata con la presenza di eventi straordinari:
“A nostro avviso ricorrono eventi straordinari al di fuori del controllo dello Stato, ivi incluse crisi finanziarie e calamità naturali che hanno gravi ripercussioni finanziarie sul Paese”, ha detto ancora Giorgetti.
Non poteva mancare il riferimento ad alcuni di questi eventi straordinari, come la “guerra in Ucraina, che ha avuto ripercussioni economiche e finanziarie” e la “politica restrittiva della Bce” di Christine Lagarde, che ha continuato ad alzare i tassi dell’area euro nella sua disperata lotta lanciata contro l’inflazione.
Fmi lascia invariato outlook Pil globale. Occhio all’inflazione
Le nuove previsioni sul Pil italiano sono arrivate con la presentazione, da parte dell’Fmi, del World Economic Outlook, il cui titolo dice tutto:
“Global recovery remains slow, with growing regional divergences and little margin for policy error”. Tradotto in italiano: “La ripresa globale rimane lenta, a fronte di divergenze crescenti tra le regioni e pochi margini di errore”.
Più in dettaglio, l’Fmi ha reso noto con il rapporto di aver alzato le stime sul Pil globale, alzando però l’outlook sulla crescita dell’economia Usa.
Lo scenario di base rimane quello di un Pil globale in rallentamento dal ritmo di crescita del 3,5% del 2022 al 3% nel 2023 e al 2,9% nel 2024, “ben al di sotto della media storica (degli anni 2000-2019) pari al 3,8%)”.
Le economie avanzate, ha spiegato l’istituzione di Washington, assisteranno a un indebolimento della crescita del Pil dal rialzo del 2,6% del 2022 al +1,5% nel 203 e al +1,4% nel 2024, prezzando le conseguenze dei rialzi dei tassi di interesse lanciati dalle banche centrali, mentre per i mercati emergenti e per le economie in via di sviluppo l’outlook è di un dietrofront, dalla crescita del Pil pari a +4,1% del 2022 al +4% sia nel 2023 che nel 2024.
A livello globale, il tasso di inflazione è stimato dal Fondo Monetario Internazionale in costante discesa, dal +8,7% del 2022 al +6,9% nel 2023 e al +5,8% nel 2024, a causa dell’impatto delle strette monetarie varate dalle banche centrali e grazie ai prezzi delle materie prime più bassi.
L’inflazione core è attesa scendere in modo più graduale. Nella maggior parte dei casi, secondo l’Fmi, l’inflazione non tornerà ai target stabiliti dalle banche centrali almeno fino al 2025.
Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato inoltre un downgrade sulla crescita dell’economia dell’area euro.
La sforbiciata delle stime, pari a -0,2 punti percentuali per il 2023, ha tagliato l’outlook di crescita del Pil dell’Eurozona a +0,7%, quest’anno. Rivista al ribasso anche la crescita del Pil del 2024: in questo caso il downgrade è stato pari a -0,3 punti percentuali, al +1,2%.
L’Fmi ha invece migliorato le proiezioni della crescita del Pil Usa di 0,3 punti percentuali nel 2023, a +2,1% e di 0,5 pp per il 2024, anno in cui è previsto uno scatto ulteriore, pari a +1,5%.
Per quanto riguarda l’outlook sul Regno Unito, in questo caso il Fondo ha rivisto al rialzo le stime sul Pil del 2023 a +0,5%, rivedendo tuttavia al ribasso l’outlook del 2024 di ben 0,4 punti percentuali a un ritmo di espansione pari a +0,6%.