Patto di Stabilità UE: reazione Meloni a nuovi diktat debito e deficit. Ha vinto la Germania?

Nuovo Patto di Stabilità e crescita UE: la fumata bianca è finalmente arrivata.
Nella riunione straordinaria dell’Ecofin che si è tenuta ieri, mercoledì 20 dicembre 2023, i ministri delle finanze Ue hanno detto sì alle nuove regole di bilancio dell’Unione europea.
Il giorno prima, Francia e Germania si erano dette d’accordo al 100% su alcuni elementi chiave, che si sono confermati i pilastri dell’accordo poi annunciato.
L’Italia di Meloni, che inizialmente, secondo alcune fonti, era rimasta “spiazzata” dall’intesa raggiunta alla vigilia tra Parigi e Francoforte – che, secondo i critici, ha ripresentato un’Europa capitanata dall’asse franco-tedesco, ha dato la sua approvazione al testo, come ha annunciato il ministro dell’Economia e delle Finanze (Mef) Giancarlo Giorgetti.
- Nuovo Patto di Stabilità UE: la reazione di Giancarlo Giorgetti e di Giorgia Meloni
- Nuove regole debito-Pil e deficit-Pil: confermati i diktat del Trattato di Maastricht
- Patto di Stabilità: le regole imposte ai paesi con debito-Pil oltre il 90%
- Il commento di Gianni Piazzoli (CIO) di Vontobel Wealth Management SIM
- Patto di Stabilità UE: la reazione di Italia Viva, PD, Azione, M5S
Nuovo Patto di Stabilità UE: la reazione di Giancarlo Giorgetti e di Giorgia Meloni
Nessun tono trionfalistico, stavolta, dal governo Meloni.
Piuttosto pacate e non prive di un certo rammarico le dichiarazioni che sono state rilasciate dal numero uno del Mef, il ministro Giancarlo Giorgetti, e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a commento dell’accordo sulle nuove regole del Patto di Stabilità, che hanno fissato i nuovi diktat sui rapporti debito-Pil e deficit-Pil a cui i paesi Ue dovranno attenersi.
D’altronde, l’Italia è tra i paesi che rischia di più in Europa, essendo caratterizzata da livelli di debito e di deficit che, in rapporto al Pil, sono destinati a rimanere persistentemente elevati nei prossimi anni.
Patto di Stabilità, Giorgetti: “verso una realistica e graduale riduzione del debito”
Il ministro Giancarlo Giorgetti ha posto l’accento sullo “spirito di compromesso” con cui l’Italia ha approvato il testo del nuovo Patto di stabilità e crescita.
Palazzo Chigi non ha inoltre nascosto la delusione per la mancata approvazione della golden rule.
“Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi”. E’ stato con queste parole che il ministro dell’Economia e delle Finanze ha annunciato e commentato l’accordo che i ministri delle Finanze Ue hanno raggiunto ieri con la riunione straordinaria dell’Ecofin. Riunione che si è tenuta in videoconferenza, sotto la presidenza della ministra delle Finanze spagnola Nadia Calvino.
“Ci sono alcune cose positive e altre meno – ha ammesso il titolare del Tesoro – L’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo”.
“Ci sono regole più realistiche – ha detto ancora Giorgetti – di quelle attualmente in vigore. Le nuove regole naturalmente dovranno sottostare alla prova degli eventi dei prossimi anni che diranno se il sistema funziona realmente come ci aspettiamo”.
“Consideriamo positiva – ha concluso il ministro – il recepimento delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027“.
Meloni: si terrà conto degli investimenti PNRR e maggiori costi interessi post rialzo tassi Bce
Il commento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivato con una nota da Palazzo Chigi:
La presidente del Consiglio considera “importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita”.
Per Meloni, il nuovo Patto risulta inoltre “per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato”, con “regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri”.
“Grazie a un serio e costruttivo approccio al negoziato – si legge nella nota di Palazzo Chigi – l’Italia è riuscita, non solo nel proprio interesse ma in quello dell’intera Unione, a prevedere meccanismi graduali di riduzione del debito e di rientro dagli elevati livelli di deficit del periodo Covid”.
“Inoltre – ha aggiunto la premier – si terrà conto degli investimenti del PNRR e dei maggiori costi sugli interessi causati dall’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Bce e le spese per la difesa saranno considerate separatamente in quanto fattori rilevanti”.
Detto questo Meloni non ha nascosto la nota stonata:
“Sebbene il nuovo Patto contempli dei meccanismi innovativi volti a tener conto degli effetti di eventi esterni e straordinari nel computo dei parametri numerici da rispettare, rimane il rammarico per la mancata automatica esclusione delle spese in investimenti strategici dall’equilibrio di deficit e debito da rispettare. Una battaglia che l’Italia intende comunque continuare a portare avanti in futuro”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è riferita all’assenza, nella nuova versione del Patto di stabilità e crescita, della golden rule sugli investimenti, ovvero l’esclusione dai conti pubblici degli investimenti strategici, proposta in linea con la sua visione di un Patto che, così come aveva rimarcato più volte, avrebbe dovuto essere in primis un Patto di crescita.
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Nuove regole debito-Pil e deficit-Pil: confermati i diktat del Trattato di Maastricht
Ma al di là delle reazioni della politica italiana, cosa prevede il nuovo Patto di stabilità e crescita Ue? E in che modo i paletti precedentemente stabiliti con il Trattato di Maastricht e applicati ai conti pubblici sono cambiati?
In realtà, ma questo era chiaro fin da quando la Commissione europea aveva annunciato la propria proposta di riforma del Patto, le soglie massime dei ratio debito-Pil e deficit-Pil sono rimaste immutate.
Detto questo, a dispetto dei rigoristi tedeschi, i paesi più indebitati del blocco, Italia in primis, hanno portato a casa un maggiore grado di flessibilità nel percorso di aggiustamento dei conti pubblici.
La soglia massima del debito-Pil rimane pari al 60%, mentre quella del rapporto deficit-Pil sarà ancora inchiodata al 3%.
Il permanere di questi diktat era qualcosa che i paesi Ue e i mercati sapevano bene.
Il nodo Italia con stime Nadef by Meloni su debito e deficit
Non per niente, con la presentazione prima della Nadef e poi della legge di bilancio 2024 da parte del governo Meloni, i BTP erano stati presi di mira dagli investitori, scontando quelle stime sul rapporto deficit-Pil contenute nella Nadef che indicano un percorso di aggiustamento dei conti pubblici, da parte dell’Italia, niente affatto in linea con i desiderata di Bruxelles.
L’effetto dei sell sui BTP era stato il rialzo dello spread BTP-Bund fino a oltre 200 punti base, in una situazione in cui già si sapeva che quei diktat Ue sul debito e sul Pil sarebbero stati confermati, nonostante diversi economisti li avessero bollati ormai obsoleti.
Quello che è cambiato è la traiettoria consentita ai paesi Ue per centrare quei paletti.
Una traiettoria meno rigida rispetto al passato ma, allo stesso tempo, una traiettoria che alcuni esperti ritengono soddisfare, se non tutte, sicuramente diverse richieste che erano state presentate dai falchi della Germania, noti per essere saliti più volte sulla cattedra di Bruxelles per impartire lezioni ai paesi non virtuosi, ovvero ai paesi indebitati come l’Italia e la Grecia.
D’altronde la Germania sarebbe stata spalleggiata da un numero più alto di alleati rispetto a quelli della Francia.
Patto di Stabilità: le regole imposte ai paesi con debito-Pil oltre il 90%
Il nuovo Patto di stabilità e crescita prevede la presentazione da parte di ogni stato membro alla Commissione di un piano fiscale di medio termine, stilato con l’obiettivo di tagliare il deficit a un ritmo credibile, mettendo così il debito su “una traiettoria al ribasso plausibile”.
I piani singoli dei paesi Ue saranno negoziati tra la Commissione e i rispettivi governi, sulla base di una “traiettoria tecnica”.
Le nuove regole sul debito e sul deficit implicano l’introduzione di alcune salvaguardie numeriche spalleggiate dalla Germania di Olaf Scholz:
I paesi con un debito pubblico superiore al 90% del Pil dovranno tagliare i loro livelli di debito dell’1% del Pil ogni anno.
Se il ratio debito-Pil è compreso tra il 60% e il 90%, la riduzione dovrà essere pari allo 0,5% del Pil all’anno.
Si tratta di target decisamente inferiori e più realistici rispetto a quelli del vecchio Patto lanciato con il Trattato di Maastricht, che prevedeva che ogni paese dovesse tagliare il debito superiore alla soglia massima del 60% del Pil di 1/20, ogni anno.
Allo stesso tempo, fa notare Reuters, il diktat è più severo rispetto alla proposta originale della Commissione UE, con cui si considerava sufficiente una qualsiasi riduzione del debito nell’arco di un periodo di quattro anni.
Il nuovo Patto di Stabilità e crescita UE stabilisce inoltre che i Paesi con un rapporto debito-Pil superiore al 90% debbano puntare a far scendere il disavanzo all’1,5%, scegliendo un aggiustamento strutturale annuo dello 0,4% spalmato in quattro anni, o dello 0,25% in sette anni, al netto degli interessi sul debito e a fronte dell’impegno del Paese a lanciare investimenti e riforme.
Per quanto riguarda il rapporto deficit-Pil, il nuovo Patto vara inoltre una cosiddetta ancora di salvaguardia, che obbliga i Paesi caratterizzati da un rapporto del parametro inferiore al 3% a far scendere ulteriormente il deficit all’1,5% per disporre di un cuscinetto anti-crisi.
Il cuscinetto è stato deciso per dare ai governi un margine di manovra nel caso in cui si verifichino eventi eccezionali, allo stesso tempo consentendo il rispetto della soglia del 3% del deficit-Pil.
I paesi con deficit superiore al 3% saranno sottoposti automaticamente alla procedura per deficit eccessivo, che può portare Bruxelles a comminare multe nel caso in cui il paese in questione continui a non agire nel percorso di aggiustamento del bilancio.
Il commento di Gianni Piazzoli (CIO) di Vontobel Wealth Management SIM
Occhio al commento sul nuovo Patto di Stabilità e di crescita Ue di Gianni Piazzoli (CIO) di Vontobel Wealth Management SIM).
Riferendosi al trend dei BTP e dello spread, da Piazzola ha fatto notare che “il mercato dei titoli di Stato sembra assorbire senza scossoni le novità del nuovo Patto di Stabilità UE, le cui “norme transitorie per il periodo 2025-2027 lasciano del tempo all’adattamento”.
Vontobel ha riassunto in una tabella i livelli di debito-Pil e deficit-Pil dei principali paesi Ue, ovvero di Italia, Francia, Germania, Spagna.
Il nuovo patto di stabilità UE è imperniato attorno ai seguenti pilastri:
- Restano gli obiettivi del debito/Pil al 60% e di deficit/Pil al 3%: la novità è che per i paesi che superano i parametri si concorderà, paese per paese, una traiettoria di rientro su 4 o 7 anni (se si fanno riforme).
- Inoltre, ai paesi con debito/Pil superiore al 90% verrà richiesto di ridurlo dell’1% all’anno, tra questi l’Italia e la Francia.
- Infine, ai paesi con deficit superiore al 3% annuo e debito sopra il 60% si chiederà di contenere il deficit – strutturale – all’1,5% (finora 0,5%);
- Per rientrare come deficit, verrà chiesto un miglioramento del deficit strutturale di 0,4% all’anno, ma nel periodo 2025-2027 si potranno dedurre dal deficit strutturale gli oneri per interessi.
- Vi saranno sanzioni per i paesi che non rispettano i limiti, questi saranno costretti a tagliare le spese di -0,5%.
“La commissione Ue – ha sottolineato il chief investment officer di Vontobel Wealth Management – ha già detto che i documenti programmatici di bilancio appena presentati per molti paesi non rispecchiano i criteri e saranno sanzionati dopo le elezioni Ue”.
Piazzola ha commentato il nuovo Patto di Stabilità e crescita mettendo in evidenza il caso Italia, e riprendendo le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti:
“Il ministro Giorgetti ha dichiarato di aver accettato l’accordo per questioni di compromesso. Che dire? All’Italia l’accordo per quanto noto finora potrà stare indubbiamente stretto, non dimenticando che misure come quelle del taglio del cuneo fiscale sono finanziate solo per il 2024. L’attenuante di un periodo transitorio fino al 2027 ‘con lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale’ è di notevole aiuto”.
Il responsabile investimenti di Vontobel Wealth Management fa notare infatti che, “considerando il deficit strutturale prima degli interessi (nella tabella a riga 8) e il miglioramento del deficit strutturale (riga 6), l’Italia potrebbe avere una combinazione ‘facile’ per i prossimi 3 anni”.
Nel commentare il nuovo Patto di Stabilità e di Crescita Ue, l’articolo di Reuters Main elements of fiscal reforms agreed by EU governments ha messo in evidenza che l’accordo raggiunto ieri con la riunione straordinaria dell’Ecofin è, di fatto, un compromesso, che ha cercato di soddisfare le diverse richieste arrivate dal fronte dei falchi Ue come la Germania e dal fronte dei paesi meno virtuosi, come l’Italia e la Francia.
La Francia, e di conseguenza anche l’indebitata Italia, si è vista riconoscere la richiesta di vedere scomputati dagli sforzi di riduzione del deficit, fino al 2027, le spese per i pagamenti degli interessi, il che significa che sia Parigi, che l’Italia, e tutti gli altri paesi alle prese con un rapporto deficit-Pil superiore al 3%, disporranno di uno spazio di manovra maggiore da utilizzare per il lancio di nuovi investimenti.
Nel commentare la nuova versione del Patto, l’analista di Bruegel Zsolt Darvas, interpellato da Euronews, ha commentato che la riforma del Patto rappresenta “un miglioramento” rispetto alle regole attuali, in quanto si tradurrà in una “austerity fiscale inferiore” rispetto a quella imposta in passato dall’Unione europea.
Dall’altro lato, Darvas ha avvertito che i governi potrebbero limitare i loro investimenti nelle energie rinnovabili, sia per la presenza delle salvaguardie numeriche volute dalla Germania, che per l’assenza della “golden rule” sugli investimenti (voluta dalla premier Meloni), volta a scomputare le spese per la transizione energetica dal calcolo del deficit.
“Qualcosa di molto negativo – ha detto l’esperto – visto che così l’Ue rischia di non centrare gli obiettivi fissati per gli investimenti green da attuare”.
Patto di Stabilità UE: la reazione di Italia Viva, PD, Azione, M5S
Fermento nel mondo della politica italiana, dove, oltre al teatrino che va avanti sul MES, tasto dolente del governo Meloni, dall’opposizione sono arrivati commenti negativi sul Patto di Stabilità e di Crescita UE e, in particolare, sul ruolo che l’esecutivo italiano avrebbe ricoperto nelle trattative per sfornare la nuova versione.
Il deputato del PD Andrea Orlando ha commentato che “il trionfalismo con il quale Fratelli d’Italia e Lega celebrano il nuovo patto di stabilità, deciso da Francia e Germania e ratificato dall’Italia, è imbarazzante. La stagione del Next Generation è una parentesi che si chiude quasi del tutto. Gli urrà olandesi la dicono lunga”.
Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, a SkyTg4:
“Io spero che gli investimenti siano scorporati tutti, ma l’elemento più complicato è che” il nuovo Patto di Stabilità e crescita implica che “più o meno che nel giro di un triennio bisogna trovare dai 15 ai 20 miliardi all’anno”. Meglio del Fiscal Compact, ha detto Renzi, ma “non benissimo”.
Il leader del M5S Giuseppe Conte ha parlato di Pacco di Stabilità:
“Ho sempre combattuto, quando ero al Governo, per contrastare le vecchie logiche di austerità e trasformare il ‘Patto di stabilità e crescita’ in un ‘Patto di crescita nella stabilità’. Purtroppo da un anno se ne occupa Giorgia Meloni e il suo patriottismo a chiacchiere sta rifilando all’Italia un ‘Pacco di stabilità’ che si tradurrà in un cappio al collo per il Paese. Un Patto scritto dalla Germania, comunicato ieri dai ministri tedesco e francese, che hanno precisato che il ministro Giorgetti era ‘informato'”.
La vittoria della Germania è stata messa in evidenza anche dal leader di Azione, Carlo Calenda, in Senato a margine di una conferenza stampa con la Federazione Azione-Per e con l’Associazione Socialisti Liberali, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Askanews:
“Sul patto di stabilità vince la Germania, nel senso che rispetto alla proposta della Commissione, ci saranno limiti automatici, numerici, quantificati alla discesa del deficit e del debito con conseguenti multe automatiche. E’ una vittoria della Germania su tutti i fronti, quello che farà la Germania è dare tre anni di ‘bonus’ in cui si entrerà in questo Patto in forma più lieve, ma poi entrerà in vigore, ed è plasticamente questo il modo in cui noi facciamo politica estera: la Germania pensa ai prossimi cinque anni, noi pensiamo ai prossimi cinque mesi, finchè continueremo a fare così verremo fregati su tutti i tavoli internazionali”.
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