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Patto Stabilità, ci siamo? Meloni VS MES: tensione alla Camera

20 Dicembre 2023 15:16

Nuovo patto di stabilità e crescita Ue e MES: novità per  i due dossier che continuano ad assillare tutta l’Unione europea e l’Italia.

Nelle ultime ore è stata riportata la notizia dell’accordo sui nuovi diktat europei sul debito e sul deficit, che saranno fissati con la nuova versione del Patto di stabilità, che sarebbe stato raggiunto tra la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Olaf Scholz.

Continuano a essere roventi intanto le polemiche sulla mancata ratifica da parte del governo Meloni del MES. Protagoniste oggi le parole del deputato di Italia Viva Luigi Marattin che ha pubblicato su Twitter un post contenente il suo intevento in Aula, a commento di quanto accaduto stamattina nella Commissione bilancio della Camera.

Nuovo Patto di Stabilità e crescita UE: l’accordo tra Francia e Germania

L’annuncio dell’accordo raggiunto tra la Francia e la Germania sulla riforma del Patto di Stabilità è arrivato con la pubblicazione del post del ministro delle Finanze francese Le Maire:

Questa sera abbiamo raggiunto un accordo al 100% con (Christian Lindner) riguardo alle nuove regole del Patto di Stabilità e crescita”.

L’intesa è stata definita da Le Maire “una notizia eccellente per l’Europa, che assicurerà la solidità delle finanze pubbliche e gli investimenti”.

Un post su Twitter è stato pubblicato anche dal ministro delle Finanze tedesco Lindner che, dopo aver incontro l’omologo Le Maire ieri sera, a Parigi, ha confermato che le controparti hanno siglato una intesa sugli “elementi chiave” delle nuove regole di bilancio dell’Unione europea, citando in particolare “le salvaguardie per assicurare livelli di deficit e di debito più bassi, e gli incentivi per le riforme e gli investimenti”.

L’accordo franco-tedesco è stato commentato oggi dal quotidiano La Repubblica, che ha riportato la reazione dell’Italia di Meloni, che si sarebbe sentita “spiazzata” dall’intesa raggiunta tra Parigi e Francoforte.

Il quotidiano ha reso noto che i due ministri avrebbero “sentito telefonicamente anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che però non ha gradito lo sprint imposto dai “colleghi”.

Al governo Meloni, di fatto, non sarebbe piaciuta l’immagine emersa con il raggiungimento dell’intesa: quella di una Europa che vede la Francia e la Germania (ancora, direbbero in molti) decidere su tutto.

Cruciale sarà a questo punto la riunione dell’Ecofin di oggi.

Al centro del dibattito sul nuovo Patto di stabilità e crescita i nuovi diktat sui rapporti debito-Pil e deficit-Pil che i governi Ue dovrebbero  rispettare.

La Commissione europea, nel presentare qualche mese fa la sua proposta, non ha fatto mistero del suo desiderio di tracciare un percorso di aggiustamento dei conti pubblici incentrato sui tagli alla spesa pubblica, da varare in un arco temporale compreso tra i 4 e i 7 anni.

Questo, a fronte di una Germania che ha chiesto fin dall’inizio ai paesi caratterizzati da elevati livelli di debito pubblico, come per l’appunto, l’Italia, di sforbiciare il debito di almeno l’1% del Pil ogni anno.

Le regole del Patto di stabilità e crescita dell’Unione europea sono state congelate per tre anni, a partire dal 2020, anno dell’esplosione della pandemia Covid-19, per consentire ai governi delle economie del blocco di aumentare la spesa pubblica, al fine di blindare le famiglie e le imprese dagli effetti devastanti della recessione peggiore dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

La guerra tra l’Ucraina e la Russia scoppiata poi il 24 febbraio del 2022, insieme alla sfida rappresentata dalla lotta al cambiamento climatico, ha convinto poi l’Europa a prorogare lo stop al Patto.

La nuova proposta della Commissione europea ha creato subito due fronti contrapposti: da un lato, i falchi della Germania, dall’altro le colombe, rappresentate dall’Italia e dai paesi più indebitati dell’area euro, che hanno spinto subito per l’approvazione di un nuovo Patto che, nel fissare paletti sui livelli di debito e di deficit, non finisse però per strozzare la crescita del Pil.

Più volte, nel caso dell’Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rimarcato la necessità che il nuovo Patto sia soprattutto un Patto a favore della crescita del Pil.

La premier, qualche giorno fa, ha detto anche di non escludere l’esercizio del diritto di veto, nel caso in cui Bruxelles finisse per sfornare un accordo contrario agli interessi dell’Italia.

Meloni è stata attaccata tra l’altro più volte dalle opposizioni di usare il MES, o meglio la mancata ratifica della sua riforma, come arma di ricatto per ottenere un Patto di stabilità e crescita più favorevole all’Italia.

La notizia dell’intesa raggiunta tra la Francia e la Germania ha scatenato dunque subito le reazioni dei partiti. In particolare, interpellato da SkyTg24 il segretario di +Europa, Riccardo Magi, si è così espresso:

“Sul Patto di Stabilità mi pare che sia fallito l’approccio a pacchetto del governo italiano, che voleva tentare il ricatto attraverso il veto sulla ratifica del MES. Abbiamo subito detto che era un approccio sbagliato, che avrebbe isolato l’Italia, ed è quello che stiamo vedendo in questo momento”.

Tra i nodi da risolvere relativi al nuovo Patto di stabilità e di crescita,  come gestire quella situazione che si verrebbe a creare nel caso in cui un paese Ue sfondasse la soglia del deficit-Pil del 3%: nel caso dell’Italia, una certezza, come è emerso dalla  Nadef  e dalla legge di bilancio sfornati dal governo Meloni.

I deficit eccessivi devono essere ridotti, non perdonati “, diceva fino a qualche giorno fa il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. 

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E proprio di MES è arrivata nelle ultime ore una raffica di commenti, dopo che la commissione Bilancio della Camera ha concluso i lavori con un nuovo rinvio del parere sulle proposte di ratifica da parte delle opposizioni.

Così la relatrice Ylenja Lucaselli, capogruppo di FdI in commissione Bilancio:

“Non c’è urgenza. E non ci sono effetti negativi per gli altri Stati che possono comunque usufruire del Mes. Quindi approfondire e porre condizionalità rispetto a un provvedimento che sulla programmazione potrebbe avere effetti finanziari è doveroso per rispetto degli italiani”.

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Immediata la reazione delle opposizioni, in particolare del deputato di Italia Viva Luigi Marattin, che ha riassunto quanto accaduto nelle ultime ore con un intervento in Aula, con cui, tra le altre cose, ha fatto riferimento alla “pantomima ridicola” sul MES lanciata nel 2019 dal M5S e dalla Lega, ai tempi del governo giallo-verde.

Se scendesse un marziano sulla Terra… “, così Marattin ha raccontato in Aula quanto avvenuto nelle giornate di ieri e di oggi, in merito alla domanda presentata dalla relatrice di maggioranza, che ha chiesto al governo quali potrebbero essere gli effetti di finanza pubblica di una eventuale ratifica della riforma del MES.

Una domanda a cui il governo Meloni aveva in realtà dato già una risposta, come ha ricordato lo stesso deputato di Italia Viva, menzionando la “nota del 21 giugno”: quella con cui il Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze) aveva analizzato gli effetti di finanza pubblica di una eventuale ratifica.

Detto questo, stamattina, ha fatto notare Marattin, il governo ha ripetuto quanto già detto a giugno, stavolta per voce del sottosegretario Freni, che ha risposto alle domande presentate dalla stessa maggioranza ribadendo che no, non ci sarebbe nessun effetto finanziario di finanza pubblica firmando la ratifica del MES.

“Non solo – ha continuato Marattin – il sottosegretario Freni ha precisato anche che, in caso di ratifica del MES, l’Italia non sarebbe neanche mai chiamata a versare quei 125 miliardi di quota di capitale aggiuntiva del MES” , contrariamente a quanto dice – ha fatto notare il deputato di Italia Viva – il segretario della Lega Matteo Salvini, “capo del sottosegretario Freni”.

“Ma lasciando perdere anche questo particolare, Freni ha comunque messo a verbale che ‘da punto di vista di finanza pubblica non ci sarebbe alcun problema’.

Una dichiarazione poi messa in dubbio dalla stessa relatrice della maggioranza, che ha ribattuto a quanto confermato per l’ennesima volta da Freni, dunque al governo.

Marattin ha messo in evidenza il paradosso che si è venuto a creare, facendo notare che non ci sarebbe stato alcun problema se il governo Meloni avesse chiesto di aspettare l’esito di oggi della riunione dell’Ecofin per decidere il da farsi sul MES.

“Invece voi  (rivolgendosi ai parlamentari della maggioranza di governo) avete scelto una cosa pericolosa, avete scelto di usare la Commissione bilancio, che è un organo di garanzia, di tutela, per arrivare a una finalità politica“, ha continuato il deputato.

Di fatto, “gli elementi per esprimere un parere, oggi, c’erano tutti – ha ammonito Marattin – C’erano dal 21 giugno e c’erano da stamattina, quando il governo senza ambiguità ha detto che ‘non ci sono effetti di breve, di lungo, di medio lungo (…) ‘.

Ma “voi (maggioranza) avete risposto”, mettendo in dubbio la veridicità di quanto detto dallo stesso governo, ha ammonito Marattin descrivendo, parole sue, quella che è stata “l’indecenza che si è consumata stamani in Commissione bilancio sul MES” e lanciando un alert sul danno che è stato così inflitto alla credibilità delle istituzioni.

“Istituzioni che restano, mentre le maggioranze vanno”, ha puntualizzato.