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MES, manovra, Patto Stabilità: Giorgetti alla Camera. Cosa ha detto

27 Dicembre 2023 16:08

Il dossier MES continua ad agitare la politica italiana e ad assediare il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, protagonista oggi  mercoledì 27 dicembre, con la sua audizione alla Commissione bilancio della Camera.

Oggetto dell’audizione è in realtà, in via ufficiale, la legge di bilancio, ovvero la manovra stilata dal governo Meloni per il 2024 che, dopo essere stata approvata dal Senato giovedì scorso, dovrà superare l’esame della Camera entro la scadenza del 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio.

L’audizione, in teoria, verte dunque solo sulla manovra.

Detto questo, le opposizioni del governo Meloni da giorni chiedono la testa di Giorgetti sui dossier MES e Patto di Stabilità e di crescita.

Giorgetti alla Camera: l’appello alle dimissioni dopo no MES

“Sono pronto a rispondere ad ogni richiesta di informazione anche con riferimento alla vicenda MES e alla vicenda della governance europea che credo siano di grande interesse e sulle quali giustamente il ministro deve dare in qualche modo conto al Parlamento che è l’organo sovrano”, ha detto subito il ministro dell’Economia e delle Finanze, aprendo il suo intervento alla Commissione di bilancio della Camera.

Dopo qualche minuto, il ministro ha affrontato la nota dolente del MES, sottolineando di non aver mai detto che la riforma del Meccanismo sarebbe stata ratificata, e aggiungendo che il vero problema non è il Meccanismo europeo di stabilità, ma il debito pubblico elevato dell’Italia:

“Il MES non è né la causa nè la soluzione ai nostri problemi. Il nostro problema non è il MES ma è il debito che deve essere tenuto sotto controllo o il nostro Paese non ce la fa”. In risposta a un’altra domanda, il ministro si è così espresso: “Io non ho mai detto in Parlamento nè in sede europea nè altrove che l’Italia avrebbe ratificato il MES. Ho letto cose assurde e false”. E per quanto riguarda le conseguenze paventate per l’Italia della mancata approvazione della riforma del MES, Giorgetti è tornato a lodare, così come aveva fatto Palazzo Chigi, la solidità delle banche italiane:

“Le conseguenza per la mancata approvazione del Mes? Noi abbiamo il sistema bancario più solido in Europa”, ha detto il ministro, parlando alla Commissione bilancio della Camera. Inoltre, “anche grazie a delle leggi tanto criticate e denigrate la ricapitalizzazione e la patrimonializzazione delle banche italiane è in questo momento eccezionale e quindi non credo che abbiano conseguenze”.

Sulla vicenda spinosa del MES, Giorgetti si era già espresso nei giorni scorsi. In particolare, subito dopo il No MES votato dalla Camera, il ministro aveva riferito ai giornalisti che, “come Ministro dell’economia e delle finanze, avevo interesse che il MES fosse approvato, per motivazioni di tipo economico e finanziario”.

Una frase che ha certificato secondo le opposizioni il conflitto esistente tra la posizione del ministro dell’Economia e lo stesso governo Meloni, che per mesi ha ribadito invece l’inutilità della riforma del Meccanismo europeo di stabilità, più volte descritta alla stregua di una vera e propria minaccia per l’Italia. Vero, anche, che Giorgetti aveva aggiunto che “tutto si può migliorare, anche il MES”, facendo notare che “questi Trattati sono stati fatti in certi periodi storici” e che, di conseguenza, “la storia può richiedere altri tipi di risposte”.

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Giorgetti aveva poi commentato le richieste di dimissioni lanciate più volte dalle opposizioni con un’intervista rilasciata alla vigilia di Natale dal quotidiano Il Giornale, con cui aveva confermato la sua intenzione di non dimettersi.

“Fino a quando la maggioranza sosterrà la mia impostazione su progetti seri, credibili e sostenibili non vedo perchè lasciare. Come ho già detto, l’opposizione ha tutto il diritto di dare suggerimenti, anche graditi, poi però decido io”.

Ma le opposizioni non sembrano avere alcuna voglia di chiudere un occhio di fronte quella che vedono una contraddizione insita nel governo Meloni, tra un ministro dell’Economia, Giorgetti, favorevole alla ratifica del MES e un governo da sempre ostile alla misura, tanto che sono stati la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepremier Matteo Salvini a portare avanti per mesi la loro crociata contro questo strumento.

Giorgetti e quel silenzio nel giorno X della tassa su extraprofitti banche

Detto questo, sulla credibilità di Giorgetti era stata la stessa stampa internazionale a sollevare più di un dubbio quando, agli inizi di agosto, a fare l’annuncio in pompa magna della tassa sugli extraprofitti delle banche – quella che aveva scatenato subito una Caporetto di Borsa, a Piazza Affari – era stato non il ministro dell’Economia Giorgetti, ma il ministro dei Trasporti, leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini.

Giorgetti, di fatto, non si era neanche presentato alla conferenza stampa indetta per presentare i decreti sfornati dall’esecutivo con la cosiddetta manovra d’estate.

L’assenza di Giorgetti era stata commentata anche dal Financial Times che, tra gli altri, aveva riportato il commento di Francesco Giavazzi, professore di economia alla Bocconi, braccio destro dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

“Non si agisce in questo modo – commentava Giavazzi – non si tassano le banche senza prima informarle e senza che il ministro delle finanze vada in televisione a spiegare” la mossa.

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MES, parla l’ex ministro Padoan. E Giorgetti spiega il compromesso

Nel frattempo, oggi il quotidiano La Repubblica ha pubblicato l’intervista al presidente di UniCredit ed ex ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan che ha affermato come, a suo avviso, “per l’Italia, nel complesso il nuovo Patto di stabilità non è un peggioramento, anzi. Quindi non ha senso dire che il voto contrario sul Mes sia stato una ritorsione”.

“Il problema – ha fatto notare Padoan – è che il dibattito sul MES era già nato male ed è via via proseguito su un sentiero sbagliato fino a perdere qualsiasi contatto con i veri motivi per cui il Fondo salva-Stati è nato”.

L’ex ministro ha aggiunto:

“C’è poco da discutere: quando hai una crisi finanziaria hai bisogno di due cassette degli attrezzi – ha concluso -. Una per tamponare l’emergenza e l’altra per rimettere a posto i bilanci. L’Europa continua a lavorare perché esistano entrambe”.

Questo, a fronte di un dibattito sul MES che, in Italia, “va avanti praticamente da quando è nato, ed è sempre stato esposto a forzature ideologiche, a travisamenti, a speculazioni. Il tutto annacquato da questioni meramente politiche e sempre più lontane dalla logica economica”.

Praticamente, “in Italia in particolare si parla quasi sempre del MES in modo strumentale, al di fuori della logica finanziaria”.

Oggi, nella sua audizione alla Commissione bilancio della Camera, Giorgetti è tornato a illustrare la sua opinione sulla nuova versione del Patto di stabilità e crescita approvato dai ministri delle finanze Ue la scorsa settimana, durante la riunione straordinaria dell’Ecofin.

Sul patto è stato raggiunto “un compromesso, se verso il basso o verso l’alto la valutazione la faremo tra qualche tempo”, ha detto il titolare del Tesoro, che la scorsa settimana, nel presentare i nuovi diktat sul debito e sul deficit decisi dal nuovo Patto di Stabilità, aveva parlato di “spirito di compromesso, inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi”.

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Detto questo, “il successo italiano è la possibilità dell’allungamento” fino a “7 anni per coloro che rispettano il PNRR”.