Oro a nuovi record con febbre banche centrali. E ora? I fattori tassi Fed e inflazione
La corsa all’oro, in un clima di inflazione ancora persistente e di attesa allo stesso tempo di tagli ai tassi da parte della Federal Reserve, della Bce e di altre banche centrali del mondo, continua a confermarsi uno dei grandi temi del 2024.
Oggi le quotazioni del bene rifugio per eccellenza fanno dietrofront, rimanendo tuttavia al di sopra della soglia psicologica di $2100 l’oncia, nei pressi del record che è stato toccato nella sessione di ieri.
Attenzione massima alle dichiarazioni che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell rilascerà in occasione della sua audizione al Congresso degli Stati Uniti.
Per ovvi motivi, il focus dei mercati finanziari e dei cittadini è tutto rivolto alle possibili indicazioni che il timoniere della Banca centrale americana potrebbe dare riguardo alla direzione dei tassi: un tema cruciale, da cui dipendono le aspettative sulla performance di altri asset, come, per l’appunto, dell’oro.
Oro a nuovi record: in cinque sessioni prezzi spot volano di $100
Occhio al trend dei prezzi del metallo prezioso: nella sessione di ieri, martedì 5 marzo 2024, il contratto spot dell’oro è salito fino a $2141,59 l’oncia, in rally, come mette in evidenza un articolo della Cnbc, per la quinta seduta consecutiva, testando un nuovo record di sempre.
Le quotazioni dell’oro sono salite del 5,6% nell’ultimo mese e del 16% su base annua.
Nell’arco di sole cinque sessioni, i prezzi hanno incassato rialzi per un valore di 100 dollari.
Nuovi massimi storici anche per i futures sull’oro, che hanno messo a segno un rialzo, ieri, fino a $2.150,50, prima di fare dietrofront attorno a $2.134,80.
Lunedì scorso, entrambi i contratti avevano terminato la sessione al di sopra dei 2.100 dollari all’oncia per la prima volta in assoluto.
Oro hedge contro inflazione. Ma rally scattato anche con outlook tagli tassi
Cosa sta scatenando questa corsa all’oro?
Da un lato l’oro beneficia dell’inflazione persistente, sia nell’area euro che negli Stati Uniti, come dimostrano gli ultimi dati, attentamente monitorati dalla Bce di Christine Lagarde, protagonista tra l’altro in queste ore con il countdown all’ennesimo annuncio sui tassi, e dalla Fed di Jerome Powell.
Con l’inflazione che continua a erodere il valore dei risparmi e della liquidità, in sintesi del contante, l’oro si presenta alla stregua di una valida alternativa di investimento.
Dall’altro lato, a fronte della persistenza dell’inflazione, le banche centrali si stanno comunque preparando alla grande mossa sui tassi, ovvero a tagliare il costo del denaro.
Il processo disinflazionistico è un dato di fatto mentre la crescita dell’economia, soprattutto nell’area euro, arranca.
C’è poi un altro motivo, che riguarda la domanda stessa di oro.
L’articolo della CNBC mette in evidenza la febbre sull’oro che vede protagoniste le stesse banche centrali, che stanno facendo shopping di lingotti per la loro caratteristica di strumenti hedge contro l’inflazione.
Lo shopping prosegue a un ritmo tale che, stando a quanto ha fatto notare Kunal Shah, responsabile della divisione di ricerca di Nirmal Bang Commodities, Mumbai, “negli ultimi due anni le banche centrali hanno acquistato più di 1.000 tonnellate di oro, rispetto alla media storica di 300 tonnellate, fattore che ha compensato le perdite sofferte dalla domanda retail e di ETF”.
In attesa del market mover cruciale: Powell (Fed) al Congresso Usa
Market mover determinante per i prezzi dell’oro sarà a questo punto e per gli stessi motivi l’audizione di Powell al Congresso Usa.
Oggi il presidente della Fed parlerà alla Commissione dei servizi finanziari della Camera dei Rappresentanti Usa.
Una nuova audizione di Powell è in calendario nella giornata di domani, giovedì 7 marzo, stesso giorno in cui la Bce di Lagarde farà il suo grande annuncio sui tassi di interesse dell’area euro.
Nel caso della Fed, sebbene le scommesse su imminenti tagli si siano decisamente ridimensionate, dopo i ripetuti avvertimenti sull’inflazione lanciati a più riprese da Powell – occhio alle indicazioni cruciali emerse dalle minute relative al primo atto del 2024 – i trader scommettono su una sforbiciata ai tassi nel mese di giugno con una probabilità pari al 71%.
Una riduzione ai tassi a giugno è prezzata dai mercati anche guardando alla Bce.
Interpellato dalla Cnbc Ajay Kedia, numero uno di Kedia Commodities, ha ricordato a tal proposito che il rally recente dell’oro si spiega con i dati macro Usa arrivati la scorsa settimana, la cui debolezza a suo avviso ha portato gli investitori a scommettere con più sicurezza su un taglio dei tassi da parte della Fed nel mese di giugno.
Kedia ha aggiunto tuttavia che l’oro potrebbe essere prossimo al dietrofront, a causa dell’arrivo di prese di profitto da parte degli operatori di mercato, a meno che non si manifestino alcuni fattori, come movimenti al ribasso del dollaro o una eventuale ulteriore escalation delle tensioni geopolitiche.
Un altro articolo della CNBC ha segnalato la view bullish di Citi che ha parlato in una nota della probabilità pari al 25% che i prezzi dell’oro oscillino a una media record di $2.300 l’oncia nel secondo semestre del 2024.
Lo scenario base di Citi rimane di un target price pari a $2.150: detto questo, la divisione di ricerca del colosso di Wall Street ha reiterato di non escludere la possibilità che, nell’arco dei prossimi 12-16 mesi, le quotazioni del metallo prezioso arrivino a toccare quota $3.000.
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Per Citi, l’oro è un “hedge contro la recessione”, e contro l’incertezza destinata a farsi più forte sui mercati a causa dell’appuntamento dell‘Election Day degli Stati Uniti in calendario nel novembre di quest’anno.
A tal proposito, gli analisti di Berenberg hanno scritto anche di ritenere che una eventuale vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa sarebbe un altro fattore a favore dell’oro.
A loro avviso, inoltre, il bene rifugio per eccellenza dovrebbe continuare a beneficiare della volatilità scatenata sui mercati dalle guerre ancora in corso in Ucraina e a Gaza.
Vale la pena ricordare che, oltre ai prezzi dell’oro, in queste ultime sessioni a scattare verso nuovi valori record della storia sono stati anche i prezzi del Bitcoin.
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