Notizie Dati Macroeconomici Usa: inflazione core Pce gennaio 2,8%, nessuna fretta per tagli tassi Fed

Usa: inflazione core Pce gennaio 2,8%, nessuna fretta per tagli tassi Fed

29 Febbraio 2024 15:13

Nessuna sorpresa dal dato americano sul core Pce, che rallenta come previsto al 2,8% a gennaio. Per trovare un dato inferiore bisogna tornare a marzo 2021, sintomo che l’inflazione sta continuano a diminuire come auspicato dalla Fed, ma manca ancora un po’ di strada per raggiungere sostenibilmente il target del 2% indicato dal Fomc.

Ecco tutti i dettagli sul report odierno, la reazione dei mercati e le implicazioni per la politica monetaria, con particolare riferimento alle tempistiche dei tagli dei tassi di interesse.

 Pce core in discesa al 2,8% a gennaio

A gennaio, l’indice core Pce (personal consumption expenditure, che misura l’andamento dei prezzi per consumi personali) ha rallentato dal 2,9% al 2,8%, in linea con le previsioni degli analisti. Su base mensile, il dato mostra una crescita dello 0,4%, coerente con le stime, mentre la lettura di dicembre è stata rivista a +0,1% (da +0,2%).

Il core Pce, che non tiene conto delle componenti più volatili (prezzi alimentari ed energetici), è un parametro attentamente monitorato dalla Federal Reserve statunitense per misurare l’inflazione sottostante e aggiustare la propria politica monetaria.

Includendo nel calcolo i prezzi alimentari ed energetici, il deflatore Pce evidenzia un aumento dello 0,3% mensile e del 2,4% (entrambi in linea con il consensus), con quest’ultimo in frenata dal 2,6% di dicembre.

La spesa dei consumatori corretta per l’inflazione è diminuita per la prima volta in cinque mesi (-0,1%, come stimato).

Messaggi in chiaroscuro dall’inflazione core Pce

Se da un lato la crescita su base annua continua a evidenziare segnali di miglioramento, dall’altro l’espansione mensile dello 0,4% rappresenta il ritmo più rapido da quasi un anno, supportando l’approccio paziente dei policy maker nel tagliare i tassi di interesse, attualmente nel range 5,25-5,5%.

I funzionari della Fed hanno più volte affermato che servono maggiori prove di raffreddamento dei prezzi per avere maggior fiducia sul fatto che l’inflazione stia convergendo in maniera sostenibile verso il target del 2%.

Il rapporto odierno sembra sostenere questa visione nel breve termine, suggerendo di aspettare più dati prima di cominciare a ridurre il costo del denaro.

Tagli dei tassi Fed non prima di giugno

Su base annualizzata a sei mesi, il core Pce si è attestato al 2,5% a gennaio, rimbalzando nuovamente sopra l’obiettivo del 2% della Fed dopo due mesi (1,9% nei sei mesi a dicembre).

I funzionari continuano a prestare molta attenzione all’inflazione dei servizi, esclusi quelli relativi all’edilizia abitativa e all’energia, che tende ad essere più vischiosa. Questo parametro è aumentato dello 0,6% rispetto a un mese fa, il massimo da marzo 2022.

Quello di oggi è l’ultimo rapporto sul Pce a cui i funzionari della Fed avranno accesso prima dell’incontro del 20-21 marzo. Il presidente Jerome Powell e i suoi colleghi hanno sostanzialmente escluso un taglio dei tassi in quella riunione e gli investitori propendono ora per giugno come data più probabile per il primo ritocco al ribasso.

Secondo Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, bisognerà invece aspettare la riunione del Fomc di luglio, “perchè crediamo che il processo di disinflazione negli Stati Uniti sarà molto più lento rispetto a quello in Europa. Con queste cifre macroeconomiche, in particolare i brillanti dati sul mondo del lavoro, la Fed non può ancora cambiare strategie monetarie.”

La reazione dei mercati al dato sull’inflazione core Pce Usa

I futures sugli indici azionari statunitensi Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq viaggiano in rialzo tra lo 0,2% e lo 0,6% in seguito ai dati.

Sull’obbligazionario, i Treasury hanno ridotto le perdite, con il biennale al 4,63% e il decennale al 4,26%.

Sul Forex il biglietto verde si è indebolito nei confronti delle altre valute, portando il cambio euro/dollaro a 1,084 e il dollaro/yen a 149,8.

I future sui Fed Funds prezzano solo 82 bp di allentamento monetario nel corso dell’anno, con la prima mossa attesa atra giugno e luglio, mentre la probabilità di un taglio dei tassi già a maggio è intorno al 20%.