Notizie Notizie Mondo Fed, minute: Powell contrario a tagliare tassi troppo presto, l’inflazione Usa non convince

Fed, minute: Powell contrario a tagliare tassi troppo presto, l’inflazione Usa non convince

22 Febbraio 2024 09:44

La Fed di Jerome Powell invita i mercati a non sperare troppo nell’arrivo imminente di tagli ai tassi: un copione già visto, recitato da Powell in diverse occasioni dall’inizio dell’anno e ricalcato anche, nel caso dell’area euro, dalla Bce di Christine Lagarde. E un copione che emerge dalla pubblicazione delle minute relative all’ultima riunione della Federal Reserve, o anche primo atto della Fed dell’anno, che si è conclusa con la decisione della banca centrale, lo scorso 31 gennaio, di lasciare i tassi sui fed funds invariati alla forchetta compresa tra il 5,25% e il 5,5%.

Tassi al picco del ciclo di restrizioni Fed, ma nessuna fretta di tagliarli

Nei verbali relativi a quella riunione,  pubblicati sul sito della Fed, si legge che “nel discutere in merito all’outlook della politica (monetaria), i partecipanti (del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed), hanno ritenuto che i tassi probabilmente fossero al picco di questo ciclo di restrizioni monetarie”.

Allo stesso tempo, “i partecipanti hanno indicato di non ritenere appropriato ridurre il target dei tassi sui fed funds, in attesa di avere maggiore fiducia nel trend sostenibile dell’inflazione verso il 2%”.

Le minute hanno rivelato di fatto il desiderio della maggior parte degli esponenti del Fomc di avere a disposizione nuovi dati macro, per comprendere se il ritmo di crescita dell’inflazione si stia davvero dirigendo in modo sostenibile verso il 2%.

Sebbene l’inflazione abbia fatto “solidi progressi” nel riportarsi verso livelli in linea con i desiderata della banca centrale Usa, alcuni di questi progressi presentano infatti “una natura idiosincratica” e sono legati a fattori che potrebbero non durare.

Dai verbali è emersa però anche l’incertezza della Fed sulla necessità di portare avanti una politica monetaria restrittiva, con alcuni esponenti che hanno fatto riferimento alla presenza di rischi al ribasso legati al mantenimento di una politica incentrata su tassi di interesse molto alti per un periodo di tempo troppo lungo.

Diversi membri del Fomc hanno ribadito a tal proposito la necessità che la Fed spieghi in modo chiaro cosa intende quando afferma di utilizzare un approccio dipendente dai dati.

Minute Fed: crescita Pil solida, l’inflazione rimane elevata

Dalle minute, è emersa la fiducia della Fed nella solidità dell’economia Usa, fattore che di per sé non renderebbe necessario per la banca centrale americana affrettarsi a tagliare i tassi.

Per quanto i rischi che incombono sull’outlook dell’economia siano rivolti verso il basso, i verbali hanno confermato infatti che “gli ultimi indicatori suggeriscono che l’attività economica si sta espandendo a un ritmo solido”, che “la crescita dei posti di lavoro ha moderato il passo rispetto all’inizio dello scorso anno, ma rimane solida” e che “il tasso di disoccupazione è rimasto basso”.

Questo, a fronte di “una inflazione che si è smorzata nel corso dell’ultimo anno ma che rimane elevata”, come dimostrano tra l’altro i recenti termometri della dinamica dei prezzi, che hanno riportato a Wall Street addirittura lo spettro dei rialzi dei tassi di interesse.

In particolar modo l’ex segretario al Tesoro americano Larry Summers si è fatto portavoce dei mercati, riproponendo la posssibilità che, prima di porre fine al ciclo di restrizioni monetarie, la Federal Reserve annunci una ultima stretta monetaria, per sferrare il colpo di grazia all’inflazione.

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Se la scorsa settimana  il Dow Jones è affondato fino a oltre 700 punti, è stato di fatto per la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo,  che ha fatto sorgere più di un dubbio sull’opportunità che la Fed inizi a tagliare i tassi, così come ha fatto l’altro dato pubblicato qualche giorno dopo, l’indice dei prezzi alla produzione.

Vale la pena mettere in evidenza che entrambi i dati sono stati pubblicati a seguito del primo atto della Fed del 2024 a cui le minute pubblicate ieri si riferiscono. Minute in cui i funzionari già si erano definiti “preoccupati per i danni che una inflazione elevata ha continuato a infliggere alle famiglie, soprattutto a chi ha strumenti limitati per assorbire i prezzi più alti”.

Quelle ultime indicazioni arrivate dal fronte macro avranno di conseguenza fatto scattare ulteriormente sull’attenti la banca centrale americana.

Tassi Usa: le previsioni degli economisti e le scommesse dei mercati

Dal canto loro, gli economisti e i mercati hanno iniziato a prezzare già prima della pubblicazione delle minute la prospettiva di una Fed che per ora non si affretterà a tagliare i tassi.

Da un sondaggio di Reuters lanciato nella settimana compresa tra il 14 e il 20 febbraio è emerso per esempio che, dei 104 economisti intervistati, 86 hanno detto di considerare probabile un primo taglio dei tassi , il prossimo trimestre.

Ma sono soltanto 53 gli economisti di questo campione a prevedere un taglio del mese di giugno, mentre un fronte ancora più risicato di 33 economisti stima una mossa nella riunione di maggio.

Il resto degli economisti crede che la prima riduzione dei tassi avverrà nel secondo semestre del 2024, mentre nessuno prevede un taglio nel prossimo meeting di marzo, contro i 16 economisti che, nel precedente sondaggio, avevano pronosticato una sforbiciata in questo mese.

Dal canto loro, i trader attivi nel mercato dei futures sui fed funds hanno spostato le loro scommesse su un taglio dei tassi da marzo al mese di giugno, prevedendo per l’intero 2024 quattro tagli dei tassi, rispetto ai precedenti sei attesi, e ai tre stimati dal Fomc.

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