Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Giappone: Bank of Japan annuncia fine tassi negativi. Gli effetti sulla borsa di Tokyo e sullo yen

Giappone: Bank of Japan annuncia fine tassi negativi. Gli effetti sulla borsa di Tokyo e sullo yen

19 Marzo 2024 10:30

La Bank of Japan ha annunciato oggi, martedì 19 marzo 2024, la tanto attesa – e temuta – svolta storica di politica monetaria, decretando la fine dell’era dei tassi negativi, in essere in Giappone dal 2016.

La BoJ, guidata dal governatore Kazuo Ueda, ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2007, dal -0,1% a cui erano rimasti inchiodati negli ultimi otto anni, al range compreso tra lo zero e lo 0,1%.

La decisione sancisce la caduta dell’ultimo baluardo dei tassi al di sotto dello zero, che avevano caratterizzato negli anni precedenti anche le politiche monetarie della Bce, della Swiss National Bank (Banca Nazionale Svizzera) e delle banche centrali di Danimarca e Svezia.

Con la mossa della Bank of Japan, finisce ufficialmente un’era che aveva fatto sì che, nel 2020, i bond globali che presentavano rendimenti negativi ammontassero a un valore superiore a 18 trilioni di dollari.

Stop anche a controllo curva rendimenti e a buy ETF e J-REITS

La parola fine è stata scritta anche per l’altro strumento su cui si è imperniata la strategia della Bank of Japan, ovvero il controllo della curva dei rendimenti (YCC -Yield Curve Control) dei titoli di stato giapponesi con scadenza a 10 anni.

Va ricordato che qualche modifica a questo strumento era stata già annunciata sia dall’attuale governatore Ueda che dal suo predecessore Haruhiko Kuroda, con quello che era stato definito il bis dello shock di Natale storico.

Con questo strumento, la BoJ aveva stabilito un target per i rendimenti di più lungo termine , che aveva rispettato attraverso l’acquisto di bond, a seconda delle necessità.

Non solo.

I tempi sono ormai maturi, ha annunciato ancora la banca centrale del Giappone, per dire basta anche agli acquisti degli ETF e dei J-REITS (quote di fondi comuni di investimento immobiliare), così come per la riduzione graduale degli acquisti di corporate bond, che termineranno, secondo quanto reso noto dall’istituzione, nell’arco di un anno.

Con gli annunci di oggi, la Bank of Japan ha deciso praticamente di svuotare il suo ricco arsenale di bazooka, che ha fatto della sua politica monetaria una delle più espansive mai varate nel corso della storia delle banche centrali.

Va detto, tuttavia, che l’istituzione ha confermato che continuerà ad acquistare lo stesso ammontare di titoli di stato giapponesi (JBG) di cui ha fatto incetta fino a questo momento (pur non mirando ad alcun target).

Il motivo dei vari stop decisi dalla BoJ è la prospettiva di una crescita dell’inflazione che, secondo Ueda e i suoi, avverrà in Giappone in modo stabile e sostenibile, a quel ritmo del 2% che corrisponde ai desiderata della banca centrale.

La reazione della borsa di Tokyo e dello yen alla mossa della Bank of Japan

Massima attenzione alla reazione della borsa di Tokyo e dello yen.

L’ indice Nikkei 225 ha segnato oggi un solido rialzo riagguantando la soglia di 40.000 punti, che aveva sfondato al rialzo qualche settimana fa, quando era volato al nuovo record della storia.

Sul mercato del forex, lo yen fa un forte dietrofront, in coerenza con il fenomeno Sell the news, con il rapporto dollaro-yen USD-JPY che scatta di oltre lo 0,80% oltre quota 150 e il rapporto euro-yen EUR-JPY che avanza dello 0,56%, oltre quota 163.

Il primo rialzo dei tassi in Giappone in ben 17 anni , va ricordato, è avvenuto sulla scia dell’esito delle trattative annuali tra le aziende giapponesi e i sindacati (Shunto), che si sono tradotte in una crescita a livelli record dei salari accordati dalla Corporate Japan ai dipendenti.

Nel comunicato stampa con cui ha annunciato la mossa, la Bank of Japan ha messo in evidenza che “è molto probabile che quest’anno i salari continueranno a salire in modo costante, dopo i rialzi dello scorso anno”.

Proprio la crescita record dei salari renderà finalmente più sostenibile la crescita dell’inflazione, in un Giappone che per anni è stato menzionato piuttosto per il problema opposto, ovvero per la deflazione.

A pilotare la grande svolta della Bank of Japan, ancora prima, è stata la pubblicazione del dato relativo al Pil del Giappone, che ha dimostrato come, contrariamente ai numeri preliminari, l’economia nipponica sia riuscita a schivare la recessione tecnica.

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La politica monetaria della Bank of Japan rimarrà accomodante

“Questo è il primo rialzo dei tassi in 17 anni, dunque si tratta di una mossa che ha un significato simbolico notevole – ha commentato al Guardian Izumi Devalier, responsabile della divisione di economia del Giappone presso BofA Securities, prima dell’annuncio ufficiale della Bank of Japan.

Detto questo, “l’impatto reale sull’economia è molto contenuto e non prevediamo un aumento significativo dei costi di finanziamento o dei tassi sui mutui“.

Secondo Devalier, la politica monetaria della BoJ rimarrà infatti accomodante.

Certo, l’incremento dei tassi comunque farà salire i costi di finanziamento sostenuti dai consumatori e dalle aziende, aumentando anche i costi di emissione che il Giappone dovrà emettere per rifinanziare il suo gigantesco debito pubblico, tra i più alti al mondo, che si aggira a circa il 260% del prodotto interno lordo.

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Va precisato che, se tutti gli esponenti della Bank of Japan hanno votato a favore della proposta di porre fine all’acquisto di ETF da parte della banca centrale, due su nove non hanno dato il loro consenso alla fine dell’era dei tassi negativi.

Nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, stando alla traduzione di Reuters, il governatore della Bank of Japan Kazuo Ueda ha spiegato le ragioni alla base della sua decisione, affermando che “la probabilità di una inflazione che sta centrando in modo stabile il nostro target è aumentata...” e che proprio “questa probabilità ha raggiunto una certa soglia che si è tradotta nella decisione di oggi”.

Allo stesso tempo, la banca centrale del Giappone ha avvertito che questo di oggi non sarà l’inizio di un ciclo aggressivo di rialzi dei tassi, sottolineando di prevedere che “le condizioni finanziarie accomodanti verranno preservate per il momento”, in un contesto in cui la quarta economia del mondo (il terzo posto che occupava è stato occupato di recente dalla Germania) riporta una crescita ancora debole.

Il commento di eToro sulla fine del bazooka della BoJ

Così Gabriel Debach, analista dei mercati di eToro, ha commentato la grande notizia di oggi arrivata dal Giappone:

“Dopo 17 anni, la BoJ ha annunciato significativi cambiamenti, fissando il tasso overnight call come nuovo tasso di politica monetaria, ponendo così fine all’era dei tassi di interesse negativi e terminando ufficialmente il controllo della curva dei rendimenti. Tuttavia, la BoJ ha confermato che continuerà ad acquistare titoli di stato giapponesi (JGB) a un ritmo costante e reagirà prontamente a eventuali aumenti rapidi dei tassi”.

Debach ha messo in evidenza il fatto che la decisione di porre fine all’era dei tassi negativi è stata “presa con una maggioranza di 7 voti a 2″, fattore che indica la presenza di “alcune preoccupazioni riguardo alla necessità di monitorare ulteriormente i dati sui salari delle imprese più piccole, che rappresentavano il principale argomento per un eventuale posticipo della decisione fino ad aprile”.

Sotto i riflettori “la reazione del mercato moderata, con l’USD/JPY in rialzo e il rendimento del JGB a 10 anni in calo, data la conferma degli acquisti della banca centrale, in un contesto in cui l’inflazione sta gradualmente tornando nel paese, con il sindacato più grande del Giappone che ha annunciato il più grande aumento salariale annuale degli ultimi tre decenni la scorsa settimana”.

Il market analyst di eToro ha fatto notare inoltre che “è certamente interessante osservare come, in questi 17 anni di assenza di rialzi dei tassi in Giappone, il panorama economico sia cambiato significativamente”.

Di fatto, “durante questo periodo, l’inflazione complessiva è stata in media dello 0,61%, mentre la crescita del Pil è stata piuttosto modesta, con una media dello 0,13%. Parallelamente, il debito pubblico lordo, in rapporto al PIL, è aumentato di 90 punti percentuali, dal 173% al 263%”.

Proprio questi dati, secondo Debach, “possono suggerire la presenza di sfide per l’economia giapponese nella gestione del debito pubblico e nel mantenimento di una sostenibilità fiscale nel lungo periodo, nonostante gli interventi della Banca centrale, coinvolta nell’acquisto di titoli Stato come parte delle sue politiche di stimolo monetario”.

Per quanto riguarda lo yen, l’analista ha ricordato che la borsa di Tokyo ha goduto della “situazione della valuta, che negli ultimi 5 anni ha subito una costante svalutazione rispetto alle principali valute globali, favorendo le aziende giapponesi dedite all’export”.

“In particolare – ha ricordato Debach – lo yen ha perso circa il 25% del suo valore rispetto al dollaro e circa il 22% rispetto all’euro e al franco svizzero”.

Proprio questo deprezzamento  ha rappresentato “un vantaggio competitivo significativo per un’economia prevalentemente orientata all’export come quella del Giappone”.

Dunque, “aziende giapponesi come Toyota, Sony, Tokyo Electron, Nintendo, Yamaha Motor, Fuji e molte altre hanno tratto vantaggio da questa situazione”, che ha reso “i loro prodotti più competitivi sui mercati internazionali”.

Perchè lo yen scende?

Lo yen è sceso anche nella giornata di oggi, a dispetto della grande mossa annunciata dalla Bank of Japan.

Ne ha beneficiato, ovviamente, la borsa di Tokyo, che nelle ultime settimane, ricorda Gabriel Debach, aveva incassato “un nuovo massimo storico, superando il massimo del 1989, dimostrando il beneficio che le aziende giapponesi hanno tratto da questa dinamica valutaria”.

E se oggi lo yen è stato travolto dai sell nonostante il primo rialzo dei tassi dal 2007 della Bank of Japan, è stato perchè i mercati scontano la prospettiva di una banca centrale che continuerà a confermare la propria politica monetaria accomodante.

Nella nota “FX Daily: BoJ lift-off underwhelms the yen”, gli strategist di ING hanno infatti scritto di prevedere per il momento un rapporto dollaro-yen che si muoverà all’interno del range compreso tra JPY 150-152.

Gli esperti hanno detto inoltre che a Tokyo circola la convinzione che la BoJ non interverrà per sostenere la valuta fino a quando il rapporto USD-JPY non toccherà la soglia di 155.

Focus sulle parole su Ueda, numero uno della Bank of Japan

Per quanto riguarda le dichiarazioni di Kazuo Ueda, Min Joo Kang, economista senior della divisione di ING dedicata al Giappone e alla Corea del Sud e Chris Turner, responsabile globale della divisione dei mercati di ING, hanno sottolineato che i commenti rilasciati dal governatore della Bank of Japan sono stati più neutrali che dovish.

Ueda ha infatti “ammesso che l’esito delle trattative sui salari più forte delle attese ha avuto una grande incidenza nel determinare la decisione” sui tassi, reiterando che “il raggiungimento del target (dell’inflazione) è all’orizzonte e che il ciclo economico virtuoso è stato confermato dagli ultimi dati pubblicati”.

Allo stesso tempo, gli economisti di ING hanno evidenziato che commenti dovish ci sono comunque stati.

Ueda ha infatti riconosciuto che il momento in cui le aspettative sull’inflazione raggiungeranno il 2% è ancora piuttosto distante e che non si può avere ancora la certezza che il target del 2% venga centrato.

Di conseguenza, hanno fatto notare da ING, Ueda prevede che la Bank of Japan rimarrà accomodante fino a quando l’inflazione sottostante non raggiungerà il 2%, pur non escludendo la possibilità di ulteriori rialzi.

Detto questo, se la BoJ rileverà rischi al rialzo sull’inflazione, potrebbero presentarsi secondo ING nuove strette monetarie.

In questo senso, la pubblicazione dell’outlook trimestrale sull’economia di aprile sarà “per i mercati più importante del solito”.

Ma nel frattempo, con quei tassi di interesse da zero virgola, nessuno si azzarda ad affiancare alla Bank of Japan l’aggettivo hawkish.