Notizie Notizie Italia Governo Meloni BTP e PIl Italia, Meloni torna a tessere le lodi. La frase su Draghi

BTP e PIl Italia, Meloni torna a tessere le lodi. La frase su Draghi

18 Settembre 2024 16:48

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata oggi a illustrare i progressi compiuti dall’Italia, parlando della legge di bilancio a cui il suo governo sta lavorando, ma anche dello spread BTP-Bund, degli ultimi nuovi BTP lanciati dal Tesoro, del Pil, del Green Deal europeo.

Intervenendo all’assemblea annuale di Confindustria, che si è tenuta all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma, la premier ha menzionato anche il contenuto del rapporto sulla competitività firmato dall’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, suo predecessore a Palazzo Chigi, affrontando il tema cruciale della transizione ecologica.

Paladina del debito pubblico nelle mani del numero più alto possibile degli italiani, (e del BTP Valore a cui il suo esecutivo ha dato vita), Meloni ha di nuovo ricordato i vari avvertimenti che erano stati lanciati, in vista dell’insediamento del suo governo nell’ottobre del 2022, da chi aveva sfornato scenari da incubo per l’Italia e i suoi BTP.

Meloni: si era parlato di rialzo spread e crack Italia

Abbiamo sentito parlare dell’innalzamento dello spread, di crack dell’Italia“, ha ricordato la premier, aggiungendo che “le cose sono andate diversamente”.

Stavolta Meloni non ha tessuto le lodi, per lo meno non direttamente e non subito, del suo esecutivo, riconoscendo piuttosto, nella giornata dell’assemblea di Confindustria, il merito degli imprenditori:

“L’Italia supera le difficoltà meglio di altre grandi nazioni europee: merito del governo? No, il merito è delle imprese e dei lavoratori“.

Domanda nuovo BTP a 30 anni valore della fiducia verso l’Italia

Detto questo, la presidente del Consiglio ha rivendicato anche il successo delle emissioni di titoli di stato lanciate di recente dal Tesoro, in particolare del collocamento del nuovo BTP a 30 anni, che è stato accolto poco prima dell’annuncio sui tassi da parte della Bce di Christine con una raffica di ordini.

“E’ di pochi giorni fa l’emissione del nuovo BTP a 30 anni alla quale hanno partecipato oltre 400 investitori per una domanda complessiva che ha superato i 130 miliardi di euro a fronte degli 8 miliardi che offriva il Tesoro”. Un “valore della fiducia che viene riposta nell’Italia”, ha rimarcato Meloni, “un valore record che non si era mai registrato prima”.

Il ritrovato appeal dei titoli pubblici è uno dei dati che mi piace di più”, ha continuato la presidente del Consiglio, che già in precedenza, in questi anni due anni di governo, si è presa la rivincita nei confronti dei mercati e soprattutto di alcune voci del mondo dell’alta finanza, che avevano dato l’Italia orfana di Draghi, che aveva guidato il paese prima di lei, quasi per spacciata, agitando lo spettro di nuove fiammate, in particolare, dello spread.

Gli alert lanciati dal Goldman Sachs

Più che esplicito era stato tra i tanti il richiamo di Goldman Sachs che, ancora prima dell’esito delle elezioni politiche del settembre del 2022, aveva lanciato una profezia, anticipando la vittoria di Meloni, con tanto di alert:

Giorgia Meloni vincerà, ma “se abbandonerà l’agenda Draghi saranno guai”.

Idem avevano sentenziato altri colossi finanziari, del calibro di UBS e Société Générale, nelle rispettive analisi dedicate alle elezioni politiche 2022.

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In realtà, Goldman Sachs nello specifico si era già attivata, ancora prima che lo stesso governo Draghi cadesse nell’estate del 2022, visto che già nel maggio di quell’anno, quando la crisi di governo sembrava ancora lontana, aveva fissato alcune soglie pericolo per la sostenibilità del debito pubblico italiano, preparandosi a quelle che a suo avviso, così come per molti italiani, sarebbero state le elezioni politiche del 2023. Elezioni politiche che, per la caduta del governo Draghi, vennero poi per l’appunto anticipate al 25 settembre del 2022. Così aveva scritto in una nota pubblicata nella primavera di due anni fa:

In Italia il rischio di una spaccatura politica è ancora più profondo, visto che il governo Draghi giungerà a scadenza, con l’attuale coalizione che lo appoggia che si spezzerà in due principali blocchi: la coalizione di centro-sinistra attorno al Partito Democratico e la coalizione di centro destra, con la destra estremista di Fratelli d’Italia (FdI) al momento in testa ai sondaggi.

Già da allora Goldman Sachs non aveva fatto mistero della paura che il populismo avesse la meglio, facendo magari esplodere ulteriormente il debito pubblico italiano.

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Il governo Meloni, come hanno confermato invece successivamente le stesse tre agenzie di rating Moody’s (che alla fine del 2023 ha spazzato finalmente lo spettro di un downgrade del rating sui BTP a “junk”, spazzatura), S&P Global e Fitch, si è invece attenuto ai compiti, permettendo così alla presidente del Consiglio di fare del rating del debito italiano quasi un motivo di vanto, dimostrando l’intenzione di voler tenere sotto controllo i conti pubblici disastrati dello stato.

Non che gli alert delle varie istituzioni internazionali siano mancati: in realtà non sono mancati neanche i momenti in cui i mercati sono tornati a temere iniziative contrarie al contenimento del debito pubblico monstre dell’Italia, come è avvenuto quasi esattamente un anno fa, quando la presentazione della Nadef da parte dell’esecutivo ha portato lo spread BTP-Bund e i tassi a risalire, anche in modo importante ; o quando, ancora prima, l’annuncio shock della tassa sugli extraprofitti aveva messo a rischio i BTP e, di conseguenza, lo spread.

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Ma la stabilità del governo Meloni, unita ad altri fattori come la caccia ai rendimenti (quelli italiani sono tuttora i più alti dell’area euro) e i tentativi della premier di non entrare troppo in collisione con l’Unione europea, insieme al grande fattore rappresentato dalla Bce di Lagarde – che secondo qualche critico, come l’ex di Goldman Sachs Robin Brooks, capo economista @IIF, ovvero dell’Instituite of International Financeha continuato a blindare i BTP anche in tempi di continui rialzi dei tassi, impedendo così attacchi speculativi contro l’Italia.

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Meloni: +1% Pil a portata di mano. La frase su Draghi

Nel suo intervento all’assemblea di Confindustria, la presidente del Consiglio Meloni ha mostrato ottimismo nei confronti della traiettoria del Pil italiano, come fatto già in passato:

Il governo guarda al quadro economico con ottimismo: una parola che si usa poco – ha fatto notare – in particolare in Italia, dove si fa sempre allarmismo. Dobbiamo essere soddisfatti dei risultati raggiunti, soprattutto se teniamo conto del contesto in cui abbiamo operato”.

Sulla crescita del Pil italiano, “sono fiduciosa che si possa fare qualcosa di meglio rispetto alle previsioni della Commissione” europea.

Ovvero, “continuo a ritenere che il +1% del Pil sia a portata di mano soprattutto dopo i primi due trimestri”.

Ogni trionfalismo sarebbe infantile ma non era scontato dopo anni trascorsi in fondo alle classifiche”, ha aggiunto.

La premier oggi ha dato ragione anche all‘ex presidente del Consiglio Mario Draghi, ribadendo quanto scritto nel rapporto di competitività dell’ex numero della Bce, ovvero la necessità di “investimenti” per la transizione ecologica nell’Unione europea.

Come correttamente ha sottolineato Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati, da un piano coerente per raggiungere, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vada a scapito della competitività e della crescita”.

Detto questo, sul Green Deal europeo, la premier ha lanciato anche un attenti:

Transizione ecologica non può voler dire perdere migliaia di posti di lavoro e smantellare imprese”, ha sottolineato, definendo a tal proposito lo stop deciso da Bruxelles al motore termico al 2035 esempio di un “approccio auto-distruttivo”.

“E’ stata scelta una conversione forzata a una tecnologia di cui non controlliamo le materie prime, non controlliamo le catene di valore, il prezzo è proibitivo e abbiamo una capacità produttiva insufficiente. Non è intelligentissima come strategia. In un deserto non c’è niente di verde”, ha detto ancora la premier, aggiungendo che chi sostiene questa tesi “non è nemico dell’Europa, ma amico dell’Europa”.

Meloni a Orsini: ‘molto lavoro da fare con la legge di bilancio’

Sulla manovra-legge di bilancio per il 2025, non è mancato l’invito della premier rivolto al presidente di Confindustria, Emanuele Orsini:

“Propongo di vederci da subito, c’è molto lavoro da fare, con la legge di bilancio, cerchiamo di organizzare prima possibile. Confido che continueremo a lavorare insieme”, ha detto Meloni, assicurando “un confronto leale e regole certe”.

“Non andremo sempre d’accordo, ma la penseremo sempre sullo stesso modo su un punto: l’Italia può ancora stupire e lasciare tutti a bocca aperta. A lungo abbiamo rincorso gli altri, ci dobbiamo far rincorrere dagli altri”.

Sia la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che il neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini hanno ricordato con i loro rispettivi interventi il nodo della produttività italiana.

Meloni ha detto chiaro e tondo che “il prossimo obiettivo è aumentare la produttività del lavoro”, ammettendo che “siamo distanti rispetto alla media europea” e che dunque “aumentare la produttività è una priorità assoluta”.

Emanuele Orsini, nel mettere in evidenza le sfide che l’industria italiana deve fronteggiare, alle prese con una produzione industriale che “da diciotto mesi ha un segno negativo”, ha auspicato una “vera e propria responsabilità collettiva, di tutti i soggetti sociali e politici del nostro Paese”.

Ovvero: “quella di realizzare un deciso balzo in avanti della produttività italiana”.

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