Bagarre su extraprofitti banche, nuovo round Lega-Tajani. Per Btp e spread settimana di fuoco
L’Italia inizia la settimana che porterà ai giudizi di S&P e Fitch sul merito di credito del belpaese con rinnovate tensioni in vista del rush finale della Manovra 2025. Intanto, oltralpe la Francia è stata castigata da Fitch, con outlook passato a negativo e il timore che Parigi non centri gli impegni di rientro del deficit.
Nuovo affondo della Lega su tassazione banche
Nel weekend a tenere banco è stato nuovamente il nodo extraprofitti. Dalla Lega si è tornato a chiedere a gran voce un balzello sulle banche. Andrea Crippa, vice-segretario della Lega, ha ricordato che negli ultimi due anni “a causa dell’ingiustificato e folle rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, i primi sette istituti di credito italiani hanno quasi raddoppiato gli utili: +93%”. “E’ quindi giusto ed equo – osserva – che siano loro, ora, a contribuire per redistribuire la ricchezza e favorire non solo le classi meno agiate del Paese ma anche la crescita economica”. Crippa parla anche di “gioco” non lineare sui tassi di interesse con “aumenti rapidi e cospicui delle rate di mutui e prestiti quando il costo del denaro saliva, e ora che ha iniziato a scendere, guarda caso, i ribassi delle stesse rate sono proporzionalmente molto inferiori”.
Tajani si mette di traverso: “tassare extraprofitti è da Urss”
Pronta è arrivata la replica di Forza Italia che così come lo scorso anno si mette di traverso davanti a ogni ipotesi di tassa sugli extraprofitti. “Non possiamo pensare di fare la guerra alle banche», ha tagliato corto ieri il segretario di Forza Italia e vice premier Antonio Tajani, durante la Conferenza nazionale degli Enti locali del partito azzurra a Perugia. “Sono contrario alla tassazione sugli extraprofitti perché è una cosa da Unione Sovietica. Non possiamo imporre una tassa in base a un principio degli extraprofitti”.
Tutto questo a 24 ore dal consiglio dei ministri che dovrà approvare il Documento programmatico di bilancio e spedirlo lo stesso giorno a Bruxelles.
Le misure sul tavolo di Giorgetti e il calcolo dei potenziali impatti sulle banche
Sul tavolo del Ministro dell’Economia Giorgetti c’è sicuramente il tema di una tassazione addizionale che possa coinvolgere determinati settori, non solo quello bancario. Ma in che modo? Il quotidiano Repubblica indica tra le misure allo studio ci sarebbe un incremento dell’addizionale Ires che viene applicata sul settore (oggi al 3,5%). Secondo La Stampa, il governo avrebbe bisogno di reperire 10 miliardi per prorogare gli interventi temporanei di riduzione del cuneo fiscale. Tra le misure considerate ci sarebbero tagli alla spesa pubblica, mancata conferma dell’ACE (risparmio atteso di 3 mld), rimodulazione delle accise sul carburante (1 mld di maggiori incassi), minori agevolazioni fiscali (1 mld di risparmi), v) stretta sui profitti realizzati in Italia dalle multinazionali del web (0,5 mld).
A questo potrebbe dunque aggiungersi un incremento delle soglie Ires e Irap da applicarsi a imprese con certe soglie di utile/fatturato con un gettito aggiuntivo fino a 4 miliardi stando alle fonti citate dal quotidiano torinese.
“L’incremento dell’Ires sarebbe chiaramente una mossa più impattante rispetto a quanto ipotizzato nelle scorse settimane, ovvero una dilatazione nel tempo dell’utilizzo delle DTA e della deduzione delle stock options”, commentano stamattina gli analisti di Equita. La sim milanese simula che un incremento dell’1% del tax rate sulle banche comporterebbe un maggiore gettito per lo Stato poco superiore a 300 mln (< 1% market cap complessiva di settore).
Per l’Italia è una settimana clou con giovedì la Bce, con Giorgetti che confida in nuovi tagli dei tassi in modo da evitare una recessione stile Germania, e il giorno successivo (18 ottobre) il doppio appuntamento con S&P e Fitch che si esprimeranno sull’Italia (indicano attualmente rating BBB con outlook stabile).
Parigi sotto attacco, Fitch vede nero
Chi sembra stare decisamente peggio è la Francia. Venerdì sera l’agenzia di rating Fitch ha portato a negativo l’outlook sul debito del paese transalpino, esattamente un giorno dopo che il governo ha presentato il suo budget 2025, esprimendo una rapida critica agli sforzi del primo ministro Michel Barnier per affrontare un forte deterioramento delle finanze pubbliche.
A preoccupare è la traiettoria del debito. “Lo slittamento fiscale previsto per quest’anno pone la Francia in una posizione di partenza peggiore e ora ci aspettiamo disavanzi fiscali più ampi, che porteranno a un forte aumento del debito pubblico verso il 118,5% del Pil entro il 2028”, taglia corto Fitch che sulla Francia è merito di credito “AA-“.
Le finanze pubbliche francesi si sono deteriorate bruscamente quest’anno poiché le entrate fiscali sono state inferiori alle aspettative e la spesa è salita più del previsto, lasciando il debito francese a rischio di un declassamento del rating. Fitch ha affermato che l’elevata frammentazione politica e un governo di minoranza complicano la capacità della Francia di rimettere in sesto le sue finanze pubbliche. Fitch prevede un deficit del 5,4% del PIL nel 2025 e nel 2026 e ha dichiarato di non aspettarsi che il governo rispetti l’impegno di portare il divario entro il limite del 3% dell’UE entro il 2029.
Il budget 2025 da 60 miliardi di euro presentato dal nuovo governo prevede tagli alla spesa e aumenti delle tasse incentrati sui ricchi e sulle grandi imprese.
I Btp guadagnano appeal rispetto agli Oat
Difficoltà della Francia sfociate in una pronunciata debolezza delle obbligazioni francesi, con lo spread sulla Germania balzato a quasi 80 punti base da meno di 50 all’inizio dell’anno. Frasncia che è stata sopravanzata dalla Spagna a livello di affidabilità (i Bonos decennali rendono il 3% rispetto al 3,03% degli Oat).
Rispetto all’Italia i titoli di stato francesi ormai viaggiano solo 50 punti base di rendimento in meno.
Settimana scorsa Citi ha sottolineato la preferenza verso i Btp rispetto agli Oat della vicina Francia, alle prese con una situazione di instabilità politica. Il pil italiano negli ultimi hanno ha avuto un percorso migliore accompagnato da una forte crescita dei livelli occupazionali che porta in dote delle entrate in rapporto al Pil sono strutturalmente più alte rispetto al passato. In aggiunta, spiega Citi, i Btp stanno beneficiando del fatto che sono una valida alternativa a livello di offerta e liquidità rispetto agli Oat francesi senza presentare preoccupazioni politiche e fiscali immediate. Tradotto: l’Italia ha attualmente un governo stabile, la Francia no.