Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce: l’Italia lancia la crociata contro Lagarde. L’appunto di Bankitalia

Tassi Bce: l’Italia lancia la crociata contro Lagarde. L’appunto di Bankitalia

5 Luglio 2023 13:33

Coro di critiche dall’Italia contro la Bce di Christine Lagarde. Non solo dal governo Meloni. Incubo tassi, cosa dice la politica e cosa dicono gli economisti

Non solo dal governo Meloni: ormai, contro la Bce di Christine Lagarde e la sua determinazione ad alzare i tassi per sconfiggere la crescita dell’inflazione ancora troppo forte dell’area euro, si può dire che è stata lanciata dall’Italia tutta, o quasi tutta, una vera e propria crociata.

Christine Lagarde

Oggi si sono messe in evidenza, in occasione dell’assemblea annuale dell’ABI, non solo le tirate di orecchie del presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli e del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

Anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, ormai vicino alla scadenza del mandato, ha detto la sua:

Gli aumenti dei tassi di interesse, consistenti e continui, hanno mirato a garantire che la progressiva riduzione della dinamica dei prezzi su livelli coerenti con l’obiettivo del 2 per cento abbia luogo in tempi sufficientemente brevi, evitando il disancoraggio delle aspettative d’inflazione a medio-lungo termine e contrastando il rischio di un’inflazione di fondo ancora troppo e troppo a lungo elevata”, ha detto il numero uno di Palazzo Koch.

Visco ha lanciato tuttavia un avvertimento sui rischi che la strategia di strette monetarie lanciata da Lagarde & Co comportano per l’economia:

Se occorre tenere alta la guardia e dritta la barra, sono altresì necessarie buone dosi di prudenza e pazienza nel valutare e anticipare gli effetti della restrizione monetaria in atto dallo scorso anno, pure giustificata e da mantenere”, ha spiegato il governatore della Banca d’Italia.

“Allo stesso tempo, è certamente possibile limitare le conseguenze negative sull’attività economica e sulla domanda aggregata ed evitare che esse possano finire per riflettersi in pressioni eccessive al ribasso sui prezzi nel medio termine”.

Bankitalia: Visco vicino a fine mandato bacchetta la Bce

Vicino ormai alla scadenza del mandato di governatore della Banca d’Italia – il suo posto sarà preso dall’attuale esponente del Consiglio direttivo della Bce, Fabio Panetta – Visco ha lanciato una critica decisa contro i falchi dell’Eurotower:

Non comprendo e continuo a non condividere, a questo riguardo, osservazioni anche di recente avanzate che spingerebbero a preferire il rischio di essere più, anziché meno, restrittivi”, ha detto.

“Ritengo che si debba essere cauti quanto basta; un atteggiamento simmetrico, in linea con le conclusioni della revisione della strategia di politica monetaria della Bce, mi sembra adeguato alle circostanze; permetterebbe anche di contenere le ricadute sul credito e preservare la stabilità finanziaria, di cui ho trattato in questo intervento e che, come ho osservato, è essa stessa condizione necessaria per la stabilità dei prezzi e la tenuta delle nostre economie”.

Si può dire che, con questo discorso proferito in occasione dell‘assemblea annuale dell’Abi, Visco si sia tolto più di un sassolino dalla scarpa, rivolgendosi ai falchi della Banca centrale europea.

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Se il monito di Ignazio Visco si è messo particolarmente in luce, in quanto arrivato dalla stessa Bankitalia, va detto che altre strigliate contro la politica monetaria della Bce, oggi, non sono mancate. E ormai i moniti arrivano, per l’appunto, non solo dal governo Meloni, e neanche solo dalla politica.

Anche l’Abi sta perdendo la pazienza, come hanno dimostrato le parole proferite dal suo presidente Antonio Patuelli, che si è complimentato con Bankitalia:

Più crescono i tassi, più aumentano anche il rischio di credito ed il costo del debito pubblico. Saggia, autorevole, coerente e lungimirante è la posizione della Banca d’Italia per evitare eccessive strette monetarie e penalizzazioni del Pil”.

“La lotta all’inflazione non può dipendere esclusivamente dalle politiche monetarie – ha ammonito il numero uno dell’Associazione bancaria italiana – Occorrono strategie rigorose contro ogni evasione fiscale per la riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil e in cifra assoluta, e contro la spirale di crescita dei prezzi, quando l’euro è più robusto della vecchia lira italiana e limita l’inflazione”.

Contro Bce anche Confindustria. Bonomi e la frase sui tedeschi

Contro la ricetta della Bce – che secondo molti è sempre più strozza-Pil – si è scagliato l’altroieri, lunedì 3 luglio, anche il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi:

“Per combattere l’inflazione si rischia di andare in recessione e soprattutto si rischia di bloccare investimenti in un momento in cui dobbiamo investire”, ha detto il numero uno dell’associazione degli industriali.

“Fino a un certo punto l’abbiamo condiviso, del resto abbiamo avuto un decennio di tassi negativi, ma oltre un 3% si rischia di mettere in crisi”, ha continuato Bonomi, esprimendosi sulla posizione che Confindustria ha avuto inizialmente nei confronti dell’Eurotower.

Il presidente di Via dell’Astronomia ha detto anche di credere che ci sia una ragione precisa alla base di queste strette monetarie continue:

Nessuno mi toglie dalla testa che i tedeschi, che hanno un problema con l’inflazione, continuino a spingere in quella direzione”.

Una posizione, quella della Germania, ossessionata e terrorizzata dalla piaga dell’inflazione, riassunta nello stesso significato della parola “schuld”, che può significare “colpa”, ma anche “debito”.

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Non per niente, in un articolo del 2018, il Financial Times (FT) aveva approfondito la questione, facendo riferimento alle tensioni continue tra il falco allora esponente del Consiglio direttivo della Bce, Jens Weidmann e la Bce evidentemente troppo dovish all’epoca in cui era capitanata dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

L’FT aveva fatto notare come la posizione di Weidmann fosse in linea con quella della sua patria Germania, una ‘nazione che vede il debito come un peccato’, ricordando come la parola “schuld”, debito, significasse, per l’appunto, anche “colpa”.

Assolombarda, Spada: attenzione al loop

Il pericolo tassi più alti era stato rimarcato anche dal presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione, a Milano, che si è svolta sempre lunedì 3 luglio:

Se i tassi di interesse salgono troppo, aveva avvertito Spada, “si entra in un loop che genera costi maggiori e crea a sua volta nuova inflazione”.

“Ci aspettavamo che i tassi aumentassero, abbiamo viaggiato per anni con i tassi a zero e non era corretto: ci aspettavamo una crescita, che deve essere però controllata e non far sì che i tassi aumentino troppo”, aveva ammesso il numero uno di Assolombarda.

Spada aveva affermato anche di ritenere che un valore sostenibile dei tassi fosse attorno al “3-3,5%”, in quanto, un livello superiore, ha ricordato di aver sempre detto, avrebbe scoraggiato “le aziende ad investire”.

Così due giorni fa il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni:

“Purtroppo, abbiamo subito già otto rialzi del costo del denaro in 11 mesi e quello di luglio sarà il nono: arriveremo al 4,25%. Così aumentano le difficoltà per le famiglie e le imprese a causa dei tassi sui mutui e sui prestiti che saliranno ancora”.

“L’alternativa alla politica della Bce per l’inflazione esiste – ha detto Sileoni – Per l’economia italiana è far ripartire opere pubbliche e grandi cantieri, risolvere le crisi aziendali e tutelare l’occupazione“, ha concluso.

Cosa dice la politica italiana

Nelle ultime ore l’attenzione della politica si è focalizzata sulla proposta del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini: quella di un aiuto, da parte del governo Meloni, a favore degli italiani che stanno pagando rate sui mutui a tassi variabili schizzati ormai a livelli record, sulla scia dei rialzi dei tassi della Bce.

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In una nota diffusa nella giornata di ieri, Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, si è così espressa:

“Con il rialzo dei tassi di interesse, i mutui a tasso variabile sono più che raddoppiati e molte famiglie rischiano di non riuscire a pagare le rate dovute alle banche”.

La proposta di Azione?

“Noi proponiamo di dare la possibilità di posticipare il rimborso delle quote capitale, continuando a pagare gli interessi. In un momento come questo, con l’inflazione alle stelle e una pesante perdita di potere d’acquisto dei salari, aiutare famiglie, giovani coppie e imprese per noi è una priorità. Lo sia anche per il governo”.

Sempre ieri è stato il leader di Azione, Carlo Calenda, a commentare così la situazione, con un post su Twitter:

“La situazione dei mutui a tasso variabile sta diventando insostenibile per le famiglie a medio basso reddito. Abbiamo proposto che, come già accaduto in passato, sia consentito di posticipare il rimborso delle quote capitale, continuando a pagare gli interessi”.

La scorsa settimana, ha detto la sua sull’inflazione e sulla Bce anche il leader del M5s Giuseppe Conte, a seguito delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue dei giorni successivi:

“Noi da mesi denunciamo l’inflazione come tassa patrimoniale per i risparmiatori italiani, ma la presidente Meloni oggi non può venire in aula e prendersela con la Bce, il nemico di turno su cui scaricare le responsabilità. Meloni non è un analista finanziario, è lei che governa il paese, noi vi abbiamo anche scritto la norma sugli extraprofitti ma non possiamo infondervi il coraggio che non avete”.

Da Bruxelles critiche, anche in questo caso più contro il governo Meloni che contro la Bce di Lagarde sono arrivate dalla segretaria del Pd Elly Schlein (che comunque ha ricordato di aver auspicato anch’essa una stop alle strette monetarie dell’Eurotower:

“Io mi ero già espressa a Rapallo dai giovani di Confindustria qualche giorno fa, auspicando che si fermasse l’aumento dei tassi. Non è andata così. Bisogna tenere conto degli impatti economici e sociali di quell’aumento dei tassi, pensate ai mutui delle persone e alle difficoltà delle imprese. Però è curioso che questo governo, campione di scaricabarile, se la prenda con un ennesimo caproespiatorio”.

“Oggi la Bce – ha detto Schlein – domani chissà chi, anziché fare tutto il necessario per ridare potere di acquisto alle persone, per sostenere le imprese nell’accesso al credito”.

C’è chi invece ha deciso di dare la colpa a entrambi, alla Bce di Lagarde e al governo Meloni, come il segretario della Cgil Maurizio Landini ha fatto un po’ di giorni fa:

“Le scelte sbagliate della Bce e l’inerzia del governo non risolvono un’inflazione da profitti e impoveriscono milioni di lavoratori e pensionati. Dopo 7 rialzi dei tassi, per 400 punti base in totale l’annuncio del presidente della Bce di un ulteriore aumento a luglio rappresenta una scelta sbagliata e controproducente per l’intera economia europea”.

“Una scelta, peraltro – ha aggiunto il numero uno della Cgil – in contraddizione con le stesse analisi della governatrice centrale che ha spiegato come circa due terzi dell’inflazione dipendano dalla forte crescita dei profitti delle imprese. A conferma, dunque, che non c’è alcuna spirale salari-prezzi, al punto che la stessa Lagarde ha invitato le imprese ad assorbire l’aumento del costo del lavoro nei loro margini”.

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Un sostegno alla Bce di Christine Lagarde è arrivato giorni fa dall’economista Carlo Cottarelli, noto anche come mister Spending rewiev.

Cottarelli, che ha un passato anche nell’Fmi (Fondo Monetario Internazionale) – venne infatti chiamato nel 2013 dal governo Letta per cercare di arginare la spesa pubblica dell’Italia.

Così con un post su Twitter di fine giugno:

“La Bce annuncia un altro aumento (contenuto) dei tassi di interesse e Tajani e Salvini tuonano che non va bene perché questo frena la crescita. Purtroppo quando l’inflazione raggiunge questi livelli, per ridurla occorre accettare un rallentamento della crescita, talvolta persino una recessione. Spero che quest’ultima si possa evitare, ma occorre riportare l’inflazione, ormai dovuta a fattori di domanda anche in Europa, su livelli più accettabili”.

Il post di Carlo Cottarelli continua:

“L’inflazione ha comportato la più grande patrimoniale sui nostri depositi e titoli a tasso fisso mai vista in Italia. Tajani e Salvini vogliono che si continui così? I tassi zero dovevano continuare per sempre? Non credo proprio. Occorre evitare di esagerare con l’aumento dei tassi, e credo ci stiamo avvicinando alla fine. Ma per ora la BCE non poteva fare altro visti i livelli di inflazione”.

Occhio anche all’articolo pubblicato su La Stampa, dell’economista Veronica de Romanis.

Con un post su Twitter de Romanis ha pubblicato l’articolo, sconfessando la frase della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, secondo cui la Bce sbaglierebbe e il Mes non sarebbe nell’interesse dell’Italia:

“Bce sbaglia e Mes non è nell’interesse dell’Italia”. Alllora 1) costo (permanente) inflazione è maggiore costo (temporaneo ) di recessione: 2) Mes tutela sopratutto Paesi ad alto debito che hanno pochi margini di manovra (alto debito) come l’Italia.

Quest’ultima osservazione, tra l’altro, ovvero quella secondo cui il Mes sarebbe in realtà uno scudo del debito pubblico e dunque dei BTP era stata messa in evidenza dallo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze, guidato da Giancarlo Giorgetti.

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Così i tecnici del Mef:

“Rispetto alle prospettive degli altri Stati membri azionisti del MES l’attivazione del supporto rappresenterebbe, direttamente, una fonte di remunerazione del capitale versato e, indirettamente, un probabile miglioramento delle condizioni di finanziamento sui mercati”.

E ancora:

“Sulla base dei riscontri ricevuti da analisti e operatori di mercato, è possibile che la riforma del MES, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l’Italia”.

Dal canto suo, l’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, nel discorso proferito al MIT, ha parlato in questi termini della lotta contro l’inflazione che le banche centrali del mondo stanno continuando a portare avanti:

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“Le banche centrali certamente devono essere molto attente al loro impatto sulla crescita, al fine di evitare qualsiasi inutile contraccolpo. Ma il compito ricadrà principalmente sui governi nel ridisegnare le politiche fiscali compatibili con questo nuovo ambiente. Dovranno imparare a vivere di nuovo in un mondo in cui lo spazio fiscale non è infinito, come sembrava essere il caso quando i tassi di crescita superavano sostanzialmente i costi finanziari”.

“E – ha detto ancora Mario Draghi – se alcune delle lezioni degli ultimi trent’anni sono state comprese, molto più attenzione dovrà essere posta sulla composizione della politica fiscale. Ciò dovrebbe essere progettato per aumentare la crescita potenziale, proteggendo e includendo contemporaneamente coloro che hanno maggiormente bisogno di aiuto”.