Tassi Fed: dati occupazione cambiano spartito 2024 per Powell? Larry Summers critica mossa settembre
Il sorprendente dato sull’occupazione negli Stati Uniti di venerdì scorso, che allontanerebbe lo spettro della recessione mostrando un’economia in uno stato di salute migliore del previsto, ha il potenziale per cambiare lo scenario attorno alla politica dei tassi di interesse della Federal Reserve per i prossimi mesi.
Dopo il maxi-taglio di 50 punti base operati in settembre, si era diffusa quasi all’unanimità tra gli osservatori che l’istituto guidato da Jerome Powell avrebbe proseguito con una politica di riduzioni significative al costo del denaro per operare un cosiddetto “soft-landing” dell’economia, cercando ossia di evitare una recessione scongiurando allo stesso tempo il pericolo, ancora non domato, dell’inflazione. I dati recenti aprono, però, nuovi scenari.
Diminuiscono aspettative per ulteriore taglio di 50 punti base
Il dato diffuso venerdì scorso dal Bureau of Labour Statistic ha visto l’economia americana aggiungere 254.000 nuovi posti di lavoro in settembre, a fronte di un aumento previsto di 150.000, e una riduzione del tasso di disoccupazione al 4,1%, contro il 4,2% previsto, e anche le revisioni dei numeri di luglio e agosto sono state in senso positivo. Questo ha reso meno probabile che nella prossima riunione di novembre del Federal Open Market Committe (FOMC), il ramo della Fed responsabile per le decisioni di politica monetaria, venga deciso un ulteriore maxi-taglio dello 0,50 per cento, come era stato invece messo in conto da molti osservatori prima della scorsa settimana.
Secondo il CME FedWatch, l’indice elaborato dal CME Group che associa una probabilità alle possibili decisioni del Fomc, un taglio ai tassi di 50 punti base in novembre sembra non essere più contemplato, mentre a inizio della settimana scorsa era al 53 per cento. Il mercato adesso indica a quasi l’85% la probabilità di un taglio di 25 punti base.
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Ex segretario al Tesoro Summers: errore maxi-taglio, rischio “no landing”
Come suo solito non si è tirato indietro dal dire la sua in modo chiaro e netto Larry Summers, l’ex segretario al Tesoro americano. “Col senno di poi, il taglio di 50 punti base di settembre è stato un errore, anche se non di grosso impatto”, ha scritto sul suo profilo X immediatamente dopo la diffusione dei dati sull’occupazione. “I dati confermano che ci troviamo in una situazione di alti tassi di interesse naturali, in cui una politica monetaria responsabile necessita di molta cautela nei tagli”, ha proseguito Summers. Il tasso di interesse naturale è quello che non dovrebbe avere né effetti di stimolo né di rallentamento sull’economia.
“Con questi dati, bisogna fare i conti con sia con il rischio di ‘no landing’ che di ‘hard landing'”, ha aggiunto Summers nel suo post, “La crescita nominale dei salari resta molto al di sopra dei livelli pre-COVID e questo non sembra decelerare”. In altre parole l’inflazione non è sconfitta ed è anzi possibile leggere il dato come inflazionistico. Uno scenario “no landing” sarebbe quello in cui l’economia continua a crescere, l’inflazione si rianima e per la Fed si riducono gli spazi di manovra, mentre quello di “hard landing” vedrebbe una forte contrazione dell’economia a fronte di politiche monetarie troppo restrittive.
A fare eco a Summers è stato anche il leggendario investitore Mohammed El-Erian, chief economic adviser di Allianz e presidente del Queens’ College di Cambridge. “L’inflazione non è morta”, ha detto El-Erian sul canale tv di Bloomberg dopo i dati di venerdì.
Goolsbee, Fed di Chicago: dati “eccellenti” ma attenzione ai dettagli
Non tutti sono d’accordo nell’interpretazione da dare ai dati di venerdì. C’è chi come il numero uno della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, li considera “eccellenti” ma suggerisce di non farsi prendere da un eccessivo entusiasmo, lasciando intendere che ulteriori interventi a sostegno dell’economia possono essere necessari. Goolsbee ricorda che questi dati sono spesso soggetti a revisioni anche importanti, ed è quindi fondamentale aspettare un po’ di tempo per essere certi che il trend si consolidi.
“Se la crescita del Pil sarà forte come dicono le previsioni, e se e il tasso di disoccupazione e i numeri sull’occupazione continuano ad essere al livello di quanto abbiamo visto questo mese, direi che potremo avere molta fiducia sul fatto che i rischi di eccessiva crescita o di recessione si siano attenuati”, ha detto Goolsbee.
Va anche ricordato che per quanto riguarda i dati sull’occupazione di settembre, oltre il 60% dell’aumento è stato registrato nei servizi di ristorazione, sanità e impiego pubblico, settori che hanno beneficiato largamente di contributi federali, quelli che hanno portato il deficit del bilancio Usa sull’orlo dei 2 trilioni di dollari.
C’è infine, come scrive Cnbc, un importante fattore tecnico nel report, ossia il basso tasso di risposta delle aziende interpellate per compilare i dati sull’occupazione, il che rende più probabile una sostanziale revisione nei mesi successivi.