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Tassi Bce, Lucrezia Reichlin avverte Lagarde: non esiste solo l’inflazione

26 Luglio 2023 10:23

La Bce di Lagarde verso un nuovo rialzo dei tassi anti-inflazione: è ora di fermarsi? L’economista Lucrezia Reichlin avverte la Banca centrale europea, sottolineando che, sebbene il mandato principale dell’Eurotower sia quello di assicurare la stabilità dei prezzi dell’area euro, Francoforte debba fare da assist anche all’economia del blocco.

Rischio trappola tassi, la Bce di Christine Lagarde stia attenta. L’appello arriva dall’economista Lucrezia Reichlin, ex direttrice del dipartimento di ricerca della Bce durante la presidenza di Jean-Claude Trichet, a poche ore dall’ennesimo rialzo dei tassi dei tassi nell’area euro, che i mercati finanziari danno ormai per certo.

E’ stata la stessa Lagarde a reiterare più volte l’intenzione di varare una stretta monetaria, anche nella riunione ormai alle porte del Consiglio direttivo dell’Eurotower: quella di domani, giovedì 27 luglio, che seguirà il meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed guidata da Jerome Powell.

Nelle ultime ore la posizione in cui versa l’ex direttrice dell’Fmi si è fatta ancora più complicata, a causa di un paper pubblicato dalla stessa Bce: il rapporto Banking Lending Survey (BLS), reso noto alla vigilia.

I risultati del sondaggio trimestrale che Francoforte lancia ormai da 20 anni hanno dato ragione alle colombe e alla platea sempre più nutrita di chi ritiene che Lagarde stia facendo un grave errore:

una platea che non vede più in prima fila ‘soltanto’ la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, ma istituzioni ed economisti sempre più rilievo.

Bce: con pericolo credit crunch rialzo tassi settembre meno probabile

Il pericolo di un credit crunch, nell’Eurozona, si sta facendo sempre più reale e il Financial Times, a poche ore dal verdetto tassi della Bce, fa notare come la rapida contrazione del credito erogato dalle banche e l’outlook sull’economia decisamente fosco  – confermato dal calo dell’indice Ifo tedesco al minimo in otto mesi – potrebbero a questo punto indurre Lagarde e i falchi al suo seguito a sottorrare l’ascia di guerra contro l’inflazione: almeno quella che, finora, ha preso corpo con le continue strette monetarie varate dallo scorso anno.

I mercati stessi stanno scommettendo su una svolta nella politica monetaria della Bce.

Se così l’ennesimo rialzo dei tassi di 25 punti base di dopodomani è considerato ormai cosa fatta, la prospettiva di una Bce orientata ad alzare i tassi anche a settembre viene ritenuta dagli stessi esperti meno probabile.

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Lucrezia Reichlin avverte Lagarde: il paragone tra inflazione Europa e Usa

Nelle ultime ore un chiaro attenti a Lagarde è stato lanciato dall’economista Lucrezia Reichlin, con un articolo pubblicato sul sito Project Syndicate: Europe’s Monetary Over-Tightening Trap”, ovvero “La trappola di rendere troppo restrittiva la politica monetaria dell’Europa”.

L’economista ex Bce, docente dal 2008 alla London Business School, fa quel parallelismo tra i fondamentali dell’economia dell’Eurozona e quelli degli Stati Uniti, più volte sbandierato come prova del nove della grande cantonata che Francoforte starebbe prendendo.

Quel paragone fatto anche da Francesco Giavazzi

Il paragone era stato fatto nel 2022 anche dall’altro economista, allora consigliere economico e braccio destro dell’ormai ex presidente del Consiglio, Mario Draghi: Francesco Giavazzi.

Giavazzi aveva fin da subito allertato Lagarde e i suoi colleghi falchi, mettendo in evidenza la grande differenza tra la genesi della fiammata dell’inflazione in Eurozona e quella dello stesso fenomeno negli Stati Uniti.

Uno stesso fenomeno con radici diverse: un’inflazione, nell’area euro, scatenata da uno shock di offerta. E un’inflazione, negli States, provocata dalla forza della domanda.

“Noi non siamo alle prese con una inflazione che deriva dalla domanda domestica, così come sta avvenendo negli Stati Uniti. Noi abbiamo un’inflazione collegata al (balzo) dei prezzi del gas“, affermava Francesco Giavazzi, confermando i timori che già stavano assillando cittadini europei e mercati, poco prima del primo rialzo dei tassi in un decennio che l’Eurotower avrebbe annunciato il 21 luglio del 2022, tra l’altro in concomitanza, ironia della sorte, con la fine del governo Draghi.

Ma Lagarde finora ha fatto orecchie da mercante

Più di un anno dopo quell’alert, l’atteggiamento di Christine Lagarde non è cambiato.

Così come aveva fatto orecchie da mercante allora, la presidente della Bce Christine Lagarde fa orecchie da mercante oggi.

L’economista Lucrezia Reichlin non lascia spazio tuttavia a dubbi e non si esime neanche dal lanciare più di un monito alla Banca centrale europea, non prima di riassumere quanto accaduto in questo anno di continue strette monetarie varate dall’Eurotower.

“In Eurozona, il rialzo dell’inflazione dell’inizio del 2022 è stato scatenato soprattutto da shock che hanno colpito l’offerta,  che hanno provocato importanti cambiamenti per i prezzi: lo shock energetico è stato più ampio in Europa che negli Stati Uniti, e la risposta fiscale (europea) è stata inferiore. In più, in quanto importatrice netta di energia, l’Unione europea è stata colpita da uno shock negativo in termini commerciali, fattore che ha ridotto il reddito disponibile reale”.

Da lì a oggi di acqua sotto i ponti, tuttavia, ne è passata. Tanto che ora “quelle interruzioni dell’offerta che avevano innescato la crescita dei prezzi sono diminuite – ha fatto notare Lucrezia Reichlin – e le restrizioni monetarie stanno dispiegando i loro effetti”.

Reichlin, inflazione core ancora elevata? Fenomeno atteso

E’ vero, “l’inflazione core rimane elevata – ha continuato l’economista – ma, così come ho dimostrato in un nuovo rapporto che ho stilato insieme ai miei co-autori Veronica Guerrieri, Michala Marcussen e Silvana Tenreyro, questo fenomeno era atteso, visto il meccanismo di aggiustamento dei prezzi tra i diversi settori”.

Ovvero?

Reichlin ha spiegato che “gli shock energetici e le interruzioni nelle catene di approviggionamento colpiscono settori diversi con gradi di intensità differenti”, fattore che di per sé si traduce in “una ridistribuzione delle risorse tra settori, che avviene attraverso aggiustamenti dei prezzi relativi”.

Il punto è che “i prezzi dei beni e dei servizi sono ostinati” e che “diverse attività economiche sono caratterizzate da collegamenti complessi tra gli input e gli output”.

Tradotto: “la disinflazione non si verifica immediatamente in tutti i settori. Soprattutto nel settore dei servizi, che è colpito in modo solo indiretto dai prezzi energetici più alti, i prezzi tendono ad aumentare in ritardo, e l’inflazione tende a scendere in modo lento”.

Questo significa che bisogna dare alla disinflazione il tempo di fare il suo corso: aspettare dunque, una volta alzati i tassi, che la manovra dispieghi i suoi effetti a seconda del settore interessato.

E’ dunque naturale, secondo Reichlin, che “l’inflazione core rimanga elevata per un po’ di tempo prima di rallentare”.

Il consiglio alla Bce di Christine Lagarde è così quello di attendere, di avere pazienza. Anche perché, in caso contrario, l’adozione di misure aggressive volte a ridurre l’inflazione media “affosserebbe il processo di aggiustamento creando inefficienze“.

Reichlin: indebolimento consumi ultima cosa di cui Europa ha bisogno

La Bce faccia dunque attenzione. In caso contrario, il danno sarebbe significativo:

“Noi sappiamo che una restrizione monetaria eccessiva rallenta la domanda” ma sappiamo “anche che, nell’interrompere la ridistribuzione delle risorse, indebolirebbe anche i consumi, minando l’efficienza. E questa è l’ultima cosa di cui l’Europa ha bisogno”.

Reichlin ha ricordato quanto gli italiani e gli europei hanno già appreso, ovvero che, “nel secondo trimestre di quest’anno, la produzione industriale si è deteriorata in modo rapido, e gli indicatori relativi alle condizioni del credito si sono confermati molto deboli”.

Ancora, “i consumi e gli investimenti in Unione europea, diversamente che negli Stati Uniti, permangono al di sotto dei trend stimati nel 2019″.

E “molti, inclusi i banchieri centrali, hanno espresso timori sugli effetti di una ulteriore pressione, per non parlare di un’altra recessione, particolarmente in Italia e in Portogallo“.

Lucrezia Reichlin ha fatto notare che, diversamente dalla Fed, che ha un doppio mandato, la Bce ha un unico obiettivo: quello di assicurare la stabilità dei prezzi, definita come quella situazione in cui il tasso di inflazione si attesta al 2% per un ‘medio termine’ indefinito”.

Proprio questa missione dell’Eurotower “potrebbe spiegare il motivo per cui la valutazione della Bce della bilancia dei rischi mostri un orientamento verso una politica restrittiva”.

Tuttavia, ammonisce l’economista, “il fatto che esista un obiettivo principale non significa che tutto il resto non conti: la Bce ha anche l’obbligo di sostenere gli obiettivi economici più ampi dell’Ue. Di conseguenza, quando concepisce una politica con l’intento di raggiungere la stabilità dei prezzi, la Bce dovrebbe tenere in considerazione anche costi secondari, in aree come i consumi, l’occupazione, la stabilità finanziaria, così come dovrebbe considerare anche altri obiettivi”.

Tra l’altro, proprio “quei costi dovrebbero aiutare a stabilire quale arco temporale si intenda per ‘medio termine’. Più alti sarebbero i costi, più tempo sarebbe necessario per assicurare la stabilità dei prezzi”.

Ma in questo contesto, ha sottolineato Lucrezia Reichlin “l’impressione è che la Bce dìa una interpretazione più rigida al suo mandato di stabilità dei prezzi. Piuttosto che apportare aggiustamenti al suo approccio, al fine di sostenere altri obiettivi, la Bce ha lanciato un appello (ai governi) a favore di una politica fiscale più restrittiva, per sostenere la sua battaglia contro l’inflazione”.

Praticamente, sembra che le autorità “non abbiano imparato niente dagli eventi del 2011, quando un’inflazione scatenata dalla crisi petrolifera e il deterioramento delle condizioni dell’economia reale portarono la Bce ad alzare i tassi di interesse due volte e a invocare una politica fiscale più restrittiva. Il risultato – ha ricordato l’economista – fu una recessione che, unita alla crisi dei debiti sovrani e delle banche, scatenò un diffuso sentimento anti-Ue”.

Reichlin conclude l’articolo tornando alle differenze tra l’economia degli Stati Uniti e i fondamentali economici dell’Europa.

L’economia americana appare più resiliente rispetto a quella dell’Europa, forse in parte a causa del sostegno fiscale massiccio lanciato durante la pandemia. Infatti, è sempre più probabile che l’economia degli Stati Uniti sarà interessata da un soft landing, che riporterà l’inflazione al target della Fed senza scatenare una recessione”.

Invece, “a meno che la Bce non decida di adottare un approccio più paziente al suo mandato di stabilità dei prezzi, l’Europa potrebbe non essere così fortunata”.

Bce-Day alle porte, Lagarde ascolterà appello di Reichlin?

Domani, giovedì 27 luglio,  arriverà il Bce-Day tanto atteso dai mercati, successivo al Fed-Day di oggi con cui la banca centrale americana guidata da Jerome Powell potrebbe, almeno così si spera, annunciare un ultimo rialzo dei tassi sui fed funds, pari a +25 punti base, dopo la pausa di giugno.

In quella occasione il Fomc, braccio di politica monetaria della Fed, ha lasciato i tassi sui fed funds nel range compreso tra il 5% e il 5,25%,.

Il dubbio che la Fed possa alzare tuttavia i tassi anche a settembre, esiste, visto che è stato lo stesso Jerome Powell a non escludere la possibilità di varare anche due rialzi consecutivi.

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Dal canto suo, nell’ultima riunione del 15 giugno, la Bce ha annunciato di aver alzato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi rispettivamente al 4,00%, al 4,25% e al 3,50%.

Negli ultimi giorni si sono messe in evidenza le dichiarazioni del super falco Klaas Knot, governatore della banca dell’Olanda ed esponente del Consiglio diretivo della Bce.

Parlando del rialzo dei tassi, Knot ha detto che “per il mese di luglio è una necessità, per qualsiasi cosa che vada oltre luglio sarebbe al massimo una possibilità, ma sicuramente non una certezza. Dobbiamo guardare con attenzione a ciò che i dati ci diranno”.

E ancora:

“Finora, ci siamo focalizzati soprattutto sul rischio rappresentato dalla persistenza dell’inflazione. Ma la bilancia dei rischi si sta gradualmente spostando, ed è necessario prestare più attenzione al rischio di fare troppo”.

Le dichiarazioni di Klaas Knot hanno stupito , in quanto arrivate da quello che da tempo viene considerato uno degli esponenti più hawkish della Bce.

A questo punto sapremo presto, domani, se Christine Lagarde avrà ascoltato l’appello di Lucrezia Reichlin o se continuerà, imperterrita, a portare avanti la sua lotta contro l’inflazione che, ormai, sembra essere diventata più una questione di principio che, così come fanno notare molti, una necessità economica.