Notizie Notizie Italia TIM: governo Meloni alla carica post sentenza canone. Titolo giù a Piazza Affari

TIM: governo Meloni alla carica post sentenza canone. Titolo giù a Piazza Affari

4 Aprile 2024 12:47

Un miliardo di euro nelle casse di TIM-Telecom Italia da parte dello Stato italiano: ma il governo Meloni non ci sta, e presenta ricorso contro quella sentenza della Corte di Appello di Roma che è arrivata ieri, chiudendo un contenzioso nato nel lontano 1998, quando lo Stato italiano chiese alla compagnia telefonica il versamento di un canone per l’utilizzo della rete telefonica.

Il tribunale ha dato ragione a Telecom Italia, come ha annunciato ieri sera la stessa TIM con un comunicato ad hoc:

una buona notizia per il gruppo guidato dal ceo Pietro Labriola, alle prese tra l’altro con diversi dossier. Ma, per l’appunto, il governo Meloni ha deciso di fare ricorso contro quanto stabilito dalla Corte.

Il titolo TIM, già vittima di diversi sell off dall’inizio dell’anno, oggi fa dietrofront, confermandosi a Piazza Affari tra i peggiori dell’indice Ftse Mib.

Alle 12.30 circa ora italiana, il titolo perde l’1,7%, a quota 0,299 euro. Va detto tuttavia che ieri le azioni erano scattate di oltre il 5%, dopo le indiscrezioni relative al verdetto del Tribunale.

TIM, Corte d’Appello su canone 1998: Stato restituisca 1 miliardo di euro

“TIM comunica che, con sentenza odierna, la Corte d’Appello di Roma ha chiuso in favore del Gruppo un contenzioso durato quindici anni relativo alla restituzione del canone concessorio preteso per il 1998, l’anno successivo alla liberalizzazione del settore, e richiesto in restituzione dalla Società”, si legge nella nota diffusa dal gruppo, che ha poi spiegato il modo in cui il Tribunale ha calcolato il pagamento, da parte dello Stato, di una somma di 1 miliardo di euro circa.

La somma è comprensiva dell’ammontare di rimborso del canone originario, chiesto da TIM nel 1998, “di poco superiore a 500 milioni di euro“, a cui si aggiungono altre somme, che tengono conto della rivalutazione e degli interessi maturati: si arriva così alla cifra di 1 miliardo di euro.

La sentenza, che la Corte di Appello ha presentato come “immediatamente esecutiva” è stata seguita tuttavia dalla nota arrivata dal governo Meloni, ergo da Palazzo Chigi, che ha prontamente reagito al risarcimento in favore del Gruppo TIM stabilito dai giudici:

La Presidenza del Consiglio dei Ministri, appresa la notizia della sentenza di condanna della Corte d’appello civile di Roma a risarcire in favore del Gruppo TIM la somma di circa 528 milioni di euro, oltre interessi, rivalutazione monetaria e spese di lite, comunica che proporrà ricorso per Cassazione e chiederà la sospensione degli effetti esecutivi della pronuncia.

Nel comunicato di ieri, TIM aveva ricordato la genesi del contenzioso, esploso tra le controparti dopo la richiesta del pagamento del canone, nel 1998, inoltrata dallo Stato italiano a TIM e ad altre aziende di tlc, calcolato in base al fatturato.

Una richiesta che TIM aveva definito subito nel corso degli anni senza alcun fondamento, vista la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni stabilita a livello europeo, entrata in vigore lo stesso anno.

Nonostante questo, lo Stato italiano aveva preteso il pagamento del canone di concessione del 1998.

La società di tlc ricorda che sulla vicenda era “intervenuta in più occasioni la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, segnalando il contrasto tra la direttiva sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni e le norme nazionali che avevano prorogato per il 1998 l’obbligo di pagamento del canone a carico dei concessionari di settore”.

Tra le ultime sentenze, quella del 2020, con cui la Corte di Giustizia Ue aveva “stabilito che il sistema normativo comunitario non consentiva a una normativa nazionale di prorogare per l’esercizio 1998 l’obbligo imposto a un’impresa di telecomunicazioni, precedentemente concessionaria (come TIM), di versare un canone calcolato in funzione del fatturato, ma permetteva soltanto la richiesta di pagamento dei costi amministrativi connessi al rilascio, alla gestione, al controllo e all’attuazione del regime di autorizzazioni generali e di licenze individuali”.

Ieri, l’ennesimo giudizio a favore di TIM è arrivato dalla Corte di Appello di Roma.

Con sentenza capital gain in arrivo?

Su cosa può succedere ora un commento è stato rilasciato da Equita SIM che, nella nota odierna, ha avuto cura di ricordare che un esito processionale “molto simile” aveva visto protagonista Vodafone Italia – che si appresta, vale la pena di ricordare, a convolare a nozze con Fastweb di Swisscom.

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Esattamente dieci anni fa infatti, nel 2014, Vodafone Italia aveva vinto il ricorso contro il Ministero e incassato i € 49 milioni dovuti, vincendo poi anche il definitivo ricorso in Cassazione nel 2020.

La SIM ha fatto notare che la presenza di questo precedente sia un elemento che permette a TIM di essere fiduciosa nella capacità di incassare la somma dovuta dallo Stato.

Tuttavia, ha continuato Equita, “al momento non ci è ancora chiaro se TIM riuscirà a incassare il dovuto in tempi rapidi o se dovrà attendere l’esito del ricorso in Cassazione (con tempi che potrebbero essere piuttosto lunghi, anche se con un pagamento che sarà oggetto di rivalutazione)”.

“In entrambi gli scenari – ha sottolineato la SIM – la notizia positiva è rilevante per l’ammontare e il grado di visibilità che offre. Apprezziamo anche il fatto che il management abbia mantenuto un approccio comunicativo molto prudente in merito a questo potenziale upside, in attesa dell’esito della sentenza”.

Tra l’altro, “oltre all’aspetto di cassa – ha continuato Equita – ci aspettiamo che la sentenza faccia emergere un capital gain
importante a livello di SpA, anche se rimane difficile capire se questo comporterà l’emersione di un utile a livello di SpA viste le molte operazioni straordinarie del 2024″.

Nella nota è stata data già una motivazione al trend al ribasso del titolo, ovvero l’incertezza scontata dal mercato sul momento in cui TIM dovrebbe riuscire a incassare quel miliardo di euro.

Pensiamo che il mercato non prezzerà al 100% la notizia, in parte per le incertezze sui tempi di incasso e in parte per le altre vertenze legali che insistono sul bilancio di TIM e che noi riflettiamo nella valutazione per gli importi effettivamente accantonati, pari a 366mn a fine 2023. Come sensitivity, un 50% dell’importo dovuto corrisponderebbe a circa € 2c di valore addizionale per TIM, che abbiamo riflesso nella nostra valutazione portandola a € 37 centesimi”.

TIM alle prese con diversi fronti: da rete fissa ad attacco di Elon Musk

Il nuovo caso che vede protagonista (ancora) il titolo TIM a Piazza Affari esplode in un momento in cui il gruppo gestito dal ceo Pietro Labriola è alle prese già con diversi fronti.

Intanto, il nuovo atto TIM VS Stato italiano – lanciato con la decisione del governo Meloni di fare ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte di Appello di Roma – si presenta proprio nel momento in cui la compagnia di tlc  si sta avviando a cedere NetCo, ovvero la rete fissa, a un consorzio che vede affiancati sia il fondo americano KKR che il governo di Meloni stesso, in particolare il Mef, ovvero il ministero dell’Economia e delle Finanze.

Tra gli interessati alla rete fissa anche il fondo pensione canadese CPP .

Il closing dell’operazione di cessione di NetCo da TIM al consorzio, si è appreso qualche settimana fa, dovrebbe avvenire entro la fine del 2024, in un momento in cui il dubbio è cosa rimarrà di TIM una volta resa orfana della sua rete fissa.

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Il titolo TIM rimane osservato speciale, tra tanti dubbi e incognite sul suo futuro, anche e soprattutto dopo quel tonfo storico pari a -24% circa di qualche settimana va avvenuto nel giorno in cui l’AD Pietro Labriola ha presentato il nuovo piano industriale “Free To Run”, che non ha convinto gli operatori di mercato soprattutto a causa delle stime sui livelli di debito del gruppo.

Vanno ricordate inoltre la grande scommessa short da €1 miliardo lanciata contro il titolo dopo il tracollo delle azioni sul Ftse Mib e l’imminente riunione dell’assemblea degli azionisti in calendario il prossimo 23 aprile, con cui si stabilirà anche il rinnovo del cda attualmente presieduto dal ceo Pietro Labriola.

E qualcuno teme anche una mossa eventuale di Vivendi, primo azionista di TIM, che non ha fatto mai mistero della sua opposizione al deal con cui il gruppo ha deciso di vendere la rete fissa a KKR.

Ciliegina sulla torta, l’accusa pesante che la Starlink di Elon Musk ha mosso qualche giorno fa contro la società, accusandola di ostacolare la diffusione di Internet veloce in Italia.

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